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Autore: axSalem    08/05/2017    1 recensioni
La sala è vuota, completamente. Un silenzio che pare assordante fa vibrare le pareti e sussurrare le ombre scure, è un brusio di vecchie presenze che si amalgama con l'ambiente inospitale.
[...]
«Stasera vi racconterò di lei, perché di lei non vi ha mai raccontato nulla nessuno.»
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro.
E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te.
Friedrich Nietzsche - Al di là del bene e del male
 

Take me down there,
Photographic relapse,
People feeding frenzy,
The devil is so lovely.
System of a Down - DDevil
 



 
La sala è vuota, completamente. Un silenzio che pare assordante fa vibrare le pareti e sussurrare le ombre scure, è un brusio di vecchie presenze che si amalgama con l'ambiente inospitale.
Un eco vuoto rompe l'equilibrio, una, due, infinite volte. E nel buio che mellifluo abbraccia ogni forma compare una figura estranea e stonata, che estranea e stonata si ferma al centro della sala, gli occhi che si guardano attorno con curiosità genuina, le labbra che sottili e rosse non si piegano in un sorriso, ma danno accenno a voler parlare. 
Spettatori inanimati le sedie sparse nell'ambiente. Alcune sono rovesciate.
«Stasera vi racconterò di lei, perché di lei non vi ha mai raccontato nulla nessuno.

«Magari non vi colpirà al primo sguardo, piccola com’è. E magari non vi colpirà subito nemmeno al cuore con la sua forzata ironia e i suo gesti così bruschi e delicati e istintivi, così spinti dal suo Essere che muta in ogni immagine, tranne in quella che si cela dietro ai suoi specchi. Si lascia intravedere solo se le mostri fiducia, solo se saprai conquistarla.
«Chi è, vi chiedete? Io vi dirò soltanto che è lei quella che cerca quegli occhi, quel qualcuno che in lei ha lasciato un segno, qualcuno che è pronto a lasciarlo. Vi dirò che è lei quella che non si rende conto di ciò che ha più vicino, persa con lo sguardo lontano all’orizzonte, persa con lo sguardo in fuga da qualsiasi altro. Persa, semplicemente. E in fuga.
«Lei si arrabbia quando la sai leggere, e subito torna da te a chiederti quello che hai intravisto. Quell’inseguirsi di emozioni contrastanti che non la rendono peggiore, la rendono, e basta. La rendono lei: un equilibrio sbilanciato ma armonioso, pacifico e calmo e rilassante. Se la saprai cogliere. Se la saprai rivelare.»
Una pausa, le mani si alzano ma subito tornano ad abbandonarsi sui fianchi, inermi.
«Cos’altro, chiedete? Io vi ho già raccontato molto, sta a voi trovarla. Non la descriverò più di così, perché di lei dovete imparare a raccontare quegli occhi, di lei dovete imparare a raccontare quella semplicità, di lei dovete imparare a raccontare quei gesti e quelle parole e quelle emozioni. Di lei dovete imparare a leggerne l’anima, così piccola e così luminosa, spaventata, in fuga.»
Silenzio. Uno scroscio di applausi elogia il suo spettacolo, anche le sedie ribaltate si sollevano per salutare questa figura così anonima, eterea. Fa un breve inchino, e scompare dalla scena come vi è entrata: con rumori di echi sordi in ombre di elegante follia.
Occhi che scintillano di fiamme si riflettono nella sala per pochi secondi.
 
L’ambiente è familiare, lo è il silenzio e le ombre sottili ed eleganti. Non sono familiari i passi di echi ovattati. E mai sarà familiare la figura che compare, con un ghigno compiaciuto: è il suo momento e il sipario si alza solo per lei. C’è qualcosa di ingenuo nei suoi occhi, e tanta, tanta meraviglia.
Il tempo ha scavalcato altro tempo, ma nelle inesistenti sale da ballo nessuno ne nota la differenza. Le sedie sono già volte a lei, a quella cantastorie dalla voce di rettile, e nessuna di loro le mostra fiducia, mentre molte hanno espressioni ilari.
«Stasera ve ne racconterò un’altra. E basta, penserete, cos’hai ancora da raccontare che già di lei non sappiamo? Il fatto è che quella di stasera è diversa, completamente.

«Non riuscirete a penetrare nei suoi occhi, al primo sguardo, perché lei cercherà insistentemente qualcosa in voi, perché la sua attenzione sarà così flebile che non riuscirete a coglierla nemmeno nella sua minima parte. Cercherà insistentemente qualcosa in voi che le assomigli, qualcosa di terribile e segreto e celato, maniacale nei dettagli. Sta cercando qualcosa che renda sazia la sua coscienza, il suo rimorso, i suoi errori. Ingorda.
«Fra la folla la riconoscerete perché vuole farsi riconoscere, fra la folla i vostri occhi la perderanno perché vuole essere persa. Smarrita come quegli oggetti che i proprietari non verranno mai più a reclamare. Preziosa solo perché il suo immenso egoismo la rende così. Cattiva. Dignitosa.
«Cosa nasconde, vi chiedete? Niente di speciale: quello che nascondono tutti. Vaso di Pandora. Osservandola vedrete il vostro riflesso allo specchio, il riflesso disgustoso che vi ricorda chi siete veramente. Che vi ricorda che a questo mondo non c’è pietà, non c’è bontà o empatia o ancora altruismo. Nasconde i Sette Peccati Capitali, che prendono forma e si riproducono come cellule nel suo organismo. La sua indole sembra forte, vero?
«Ma non troverete forza, in lei. Piuttosto riuscirete ad intravedere da uno sfocato riflesso la sua debolezza che si erge sostenuta da tutto ciò che di male ha, vedrete come tutto la ha corrosa all’interno, lasciandola traboccante di odio e di rabbia ed egoismo.
«Vedrete i suoi occhi stanchi e colmi di lacrime asciutte, pensando a quanto è forte.»
Si culla nella sensazione che le donano le sue stesse parole, sono piacevoli e la rendono bambina. La cadenza scandita e lenta della sua intonazione sibilata ha un che di musicale. Errore che esse siano l’unica cosa che attrae la sua attenzione.
«Di lei c’è poco altro da raccontare, solo prestate attenzione ad avvicinarvi: se sarete abbastanza vicini da lasciare che lei si aggrappi a voi, vi trascinerà con sé nel suo abisso.»
La figura viene colta da atri applausi, e mima un grazie incerto sulle labbra appuntite. Le sedie non la seguono nella sua acclamata uscita, ma bisbigliano fra loro finché non viene inghiottita dalla luce.
 
Serpeggiano i bisbigli annoiati raccogliendosi nelle ombre già fitte, non c’è mai vero silenzio e si nota dalle sedie che sono inquiete presenze raccolte tutte in quel luogo così anormale, atipico. Una cadenza lenta di passi contraddistingue questa noia colorandola di vaga follia, nessuno ha mai notato gli specchi meschini e sinceri che foderano la stanza, e per la terza volta la figura compare adorna delle vicende che narra, perché solo questo sa fare. Solo questo le dona materia, che altrimenti sarebbe solo impalpabile ombra.
«Sì, sì. Stasera è l’ultimo, ve lo giuro. Lasciate che vi racconti di questa ultima, bellissima anima.

«Vi sorprenderete vedendola, oh sì, è così sprezzante, è così dignitosa e vanitosa e libera. Davvero bellissima. Dai suoi occhi sarete messi a nudo, dai suoi occhi il vostro intimo Io sarà completamente svelato, è così brava a sapervi cogliere. Ha una maestria finissima e delicatissima, forte e spaventosa. Elegante. E lei, mi chiedete, lei chi la sa cogliere?
«Non è compito mio rivelarvelo. Ma è compito mio rivelarvi la forza che ineguagliabile vi attrarrà a lei, con gentilezza. La forza che vi animerà e vi sospingerà ad affiancarla. E nemmeno ve ne renderete conto, abbagliati dalla sua presenza, abbagliati dal riflesso che rimanderanno indietro i suoi innumerevoli specchi.
«Ma tutti sanno che tanto più la luce è forte, tanto più l’ombra è scura, densa di significato. Cosa celano le sue ombre? Semplice: tutto quello che la sua luce non fa trasparire.
«Celano fragilità. Celano il suo animo che non è corrotto, ma purissimo e limpido, flebile e piccolo, prezioso. Se vi affacciate al suo involucro, scoprirete come lei vi abbia ingenuamente ingannato, come lei vi abbia nascosto la sua vera anima. E la vedrete fragilissima, la vedrete cullata in un dolcissimo calore per proteggerla dagli urti, per proteggerla dalla solitudine del suo cuore. La vedrete ornata di cicatrici leggere ma profonde.»
Un sorriso malinconico le attraversa le labbra accompagnato da una certa consapevolezza. Sa che ha giurato, e i giuramenti non possono essere infranti.
Eppure la ragione è sedotta da qualcosa di più irragionevole, di più forte.
«Non ho molto altro di lei da narrarvi, se non di prestare attenzione, se non di non urtarla mentre cammina, di non incrociare il suo sguardo in un momento di debolezza. Perché? Perché un frammento di quello che è verrà incastrato in voi, e dolcemente come veleno si insedierà nel vostro cuore.»
Fra gli applausi si sentono acclamazioni e si vedono lacrime straripare da occhi fanciulli e smorfie mostruose di mostruoso terrore deformare labbra sottili. La figura attarda la propria uscita, amaro è il sapore delle cose terminate e cenere è il corpo che armonioso vibra di malcontento.
La sua uscita è decisa e risentita, e nella luce che la inghiotte, risuona la sua voce che puzza di acute menzogne.
«Per l’ultima volta, ho giurato.»
Risata alta di mostro risuona incrinando gli specchi. In fondo, li ha sempre odiati.

Questa volta c’è urgenza e nessuna armonia e paura che cavalca oltre il tempo. La figura stonata e impetuosa raggiunge il centro della sala, e con la coda dell’occhio vede il proprio riflesso agli specchi che per la prima volta nota alle alte pareti, un lamento sibilato accompagna l’espressione piena di dolore. La sua sagoma pulsa di fuoco come di fuoco pulsano i tizzoni ardenti.
«Sì, è vero, non ho scuse. Avevo giurato che non avrei più raccontato anime, avevo giurato che non avrei più rubato loro piccoli frammenti per mostrarveli nella loro eterea bellezza; ma, l'ho sempre detto: di me non rimarrà nulla, se non un ammasso di promesse infrante. Chi è, stasera? Oh, stasera vi narrerò di una piccola, piccolissima anima.

«La vedrete splendere remissiva di una luce estranea. Vedrete occhi che non si soffermeranno mai sui vostri, frenetici, in fuga. Più vi avvicinerete, più lei sembrerà allontanarsi da voi, e voi cercherete così insistentemente di raggiungerla, e così insistentemente vedrete una sorta di timore riflesso in lei, ma nessun tremito e nessuna sorpresa e nessun smarrimento.
«Perché scappa, vi chiedete? Perché in lei cela un grande sentimento di solitudine. Fuggirà da voi perché sa che in voi non troverà quello che cerca, fuggirà da voi perché sa che la colpirete nel vivo di quella solitudine, che è grande ferita non rimarginata. E talvolta ancora sanguinante. Sa che affonderete lame bollenti e arrugginite nel suo più vivo dolore.
«Ma lei non è solo questo. Lei nasconde altro in sé, nasconde altro dietro i confini degli specchi che vi rimandano cieca la vostra immagine. Lei nasconde catene che la legano, forti e dolorose e inflessibili, catene che legano lei e la sua libertà. Una libertà bellissima e forte e intrepida, una libertà egoista e dolcissima, che accarezza delicata e strappa lancinante. Ne rimarrete affascinati, se la saprete cogliere. Se la saprete rivelare, liberare.
«È così indifesa, quest'anima, vi si mostrerà senza armatura, senza difesa alcuna, il suo Essere stesso è il suo scudo malridotto ma resistente, il suo Essere stesso è la sua cotta senza scaglie brillanti e il suo Essere stesso è Drago che non sputa fuoco, ma minaccia con finta imponenza e cattiveria che a lui non appartiene. Essere effimero e fiabesco. Malinconico ma armonioso.»
Il respiro è corto, affaticato. È l’ultimo combattimento di materia che non vuole cedere alle ombre, combattimento che stride come stridono insieme vita e morte.
I suoi occhi offuscati vengono ancora catturati dalla propria immagine allo specchio: è una sedia, quella che vede, non sé stessa.
«Basta, basta così, vi ho raccontato già troppo. Altro, mi chiedete? Vi basta sapere questo. Vi basta sapere la bellezza inconscia e la solitudine amara che la colgono. Vi basta sapere che lei è una piccola, piccolissima anima. Preziosa. Avida. In cerca di chi la sappia proteggere, in cerca di qualcuno da cui trarre la propria forza, la propria chiave per slegare le catene. Pronta per alzarsi in volo.»
Terminata la frase, fra risa di scherno la figura sfiorisce tragicamente. Le sedie mostrano i loro veri volti come ombre che hanno vissuto il suo stesso destino, ipocrite.
Bellissimo il demone che prende posto nella sala, alato di sogni spezzati, abile di inganni come quello della figura che ora è ombra in lacrime, astuto di saldi fili che reggono la passione di ognuno.
Bellissimo il demone che è pronto a ricevere altre mille e mille anime nella sua spoglia sala di aride speranze.








 

Ed eccoci qua con questa piccola creatura.
Ammetto che questa storia se ne stava a prender polvere dal 2015, quando la presentai per vincere un concorso, e mi accorgo, leggendola ora, che ho fatto della strada in più, rispetto ad allora. Oppure della strada in meno, va a capire.
Inizialmente, era una raccolta di monologhi chiamati: "Racconti di Anime", "Altri racconti di Anime", "Ultimi racconti di Anime" ed "Epilogo, racconti di Anime"; ma successivamente li unii creando una sorta di effetto Matryoshka, storia dentro storia o storia riflessa in storia, se vogliamo essere più inerenti al titolo.
Forse è confusionaria e forse non racconta nulla, ma va bene così.
Grazie per la lettura!
  
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