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Autore: FatSalad    08/05/2017    8 recensioni
Spartaco è giovane, bello, spiritoso, laureato, con un contratto a tempo indeterminato e con un “superpotere”: quello di far cadere ai suoi piedi qualsiasi donna senza fare assolutamente niente.
Il rovescio della medaglia di una capacità del genere, però, è che Spartaco è incapace di costruire rapporti di amicizia con le ragazze e, soprattutto, quando si scoprirà completamente e perdutamente innamorato si renderà conto di una cosa: non ha assolutamente idea di come si conquista una donna.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dall'altra parte dello schermo'
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“Che giornata di merda!” pensò Spartaco lasciando cadere il borsone degli allenamenti e togliendosi il giubbotto prima di buttarsi sul divano. Fece un paio di sospiri profondi massaggiandosi gli occhi con due dita, poi cercò di trovare qualche aspetto positivo della sua situazione. Solo a quel pensiero gli venne da sorridere, ricordando che quel “metodo dell'ottimismo” gliel'aveva insegnato il suo amico Kilowatt e subito si affrettò ad accendere il pc per correre a lamentarsi da lui, sperando che fosse online.
Dopo aver premuto il tasto dell'accensione andò verso il frigo, raggiungendolo in due falcate. Lo aprì e ne esplorò il contenuto con lo sguardo.
«Merda, la spesa!» sbottò il ragazzo ricordandosi in quel momento che avrebbe dovuto fermarsi in un supermarket prima di rientrare a casa.
Avrebbe dovuto, appunto, ma se ne era scordato. Con uno sbuffo richiuse il frigo e portò una mano a massaggiarsi la nuca, scompigliando i riccioli mori ancora un po' umidi di doccia. Aggiunse mentalmente alla lista delle proprie disavventure giornaliere anche quella piccola dimenticanza, e mise un pentolino d'acqua sul fuoco.
«Stasera pasta in bianco! - Esclamò tra sé imitando una voce entusiasta. - Yu-hoo!» continuò con meno convinzione, tornando con due passi in salotto.
Due passi erano la distanza massima che separava le stanze del suo appartamentino. Non che Spartaco avesse da lamentarsi, a ventisei anni era già piuttosto orgoglioso di potersi permettere di vivere da solo senza alcun aiuto da parte dei suoi e poi in quelle tre stanze c'era tutto ciò di cui aveva bisogno. Camera, bagno, salotto e cucina minuscola, ma provvista di frigorifero, forno e addirittura di una lavastoviglie. Per la lavatrice invece il ragazzo si serviva delle lavanderie a gettone di cui il centro pullulava, quando non rifilava direttamente il cestone dei panni sporchi a sua madre, ogni volta che tornava a panzo a casa la domenica.
Sedendosi sul divano con il portatile sulle gambe si affrettò ad entrare nel social in cui chattava ormai abitualmente con Kilowatt.
- Kilo... ho avuto una giornata di merda!
Lo informò digitando la frase in fretta, impaziente di liberarsi di quel peso e fiducioso di trovare conforto nel saggio amico virtuale.
Andava ancora all'università quando aveva cominciato a giocare ad un gioco di ruolo online, dove aveva stretto amicizia con Kilowatt. Spartaco aveva subito salutato il giocatore con uno scherzoso “Salve, amico! Potresti aiutarmi con la tua carica”, non solo perché avesse bisogno di aiuto nell'affrontare una missione, ma anche perché come proprio nickname aveva scelto “CortoCircuito” e quell'incontro gli era sembrato un disegno del destino.
“Certo, amico! Già mi sembra di avere un legame fisico con te” aveva risposto l'altro, continuando il gioco di parole patetico.
Insieme avevano pensato tante strategie, sconfitto diversi boss e passato tante notti in bianco, incapaci di staccarsi dallo schermo del computer. Poi avevano iniziato a scriversi e parlare anche di altri argomenti che non riguardavano affatto i giochi di ruolo, finché Kilowatt non aveva invitato Spartaco su un social per poter chattare tranquillamente quando ormai entrambi si erano stancati di combattere mostri. Dopo tutto quel tempo, ancora Spartaco non conosceva il nome dell'amico e viceversa, non sapevano né l'età del loro interlocutore né cosa facesse l'altro nella vita, continuavano a chiamarsi con i loro nickname e non avevano mai chiesto di vedersi in faccia. Forse avevano paura che informazioni così personali avrebbero rotto l'incanto creato dall'anonimato e ogni tanto Spartaco si ritrovava a pensare “Meglio non sapere se il mio amichetto dall'altra parte dello schermo è un bimbo delle elementari”.
- Che ti è capitato, Corto?
Spartaco ci pensò su, prima di decidere quanto rivelare della propria giornataccia. Eliminò i particolari, non importava che Kilo sapesse che aveva fatto tardi a lavoro perché non trovava parcheggio, che la nuova arrivata gli aveva sbattuto contro rovesciandogli addosso mezza tazza di caffè bollente, che al lavoro si era annoiato come non mai e che si era scordato di fare la spesa. Pensò piuttosto alla telefonata della sua ragazza, Barbara, che gli aveva sensualmente proposto di raggiungerlo a casa e al modo in cui lui aveva cercato di dissuaderla. Aveva gli allenamenti di calcio quella sera, non sapeva quando sarebbe tornato a casa, avrebbe mangiato tardissimo e via dicendo.
«Vabbè, ho capito»
Aveva detto Barbara con tono aspro, prima di chiudere la chiamata e lui si era sentito da una parte sollevato, dall'altra colpevole, perché prima di andare agli allenamenti aveva comunque trovato il tempo di passare, come ogni venerdì, dal negozio di elettronica e guardare le ultime novità della corsia di videogiochi, mentre Camilla, la commessa, scambiava due chiacchiere con lui. Si era sentito di nuovo vagamente in colpa quando la ragazza gli aveva chiesto:
«Me lo offri un caffè?».
«Hai ragione, offri sempre tu!» aveva risposto prontamente lui, ricordandosi di come, sfruttando il proprio impiego, Camilla ogni tanto gli facesse provare il caffè in cialde dei nuovi arrivi del reparto “Elettrodomestici da cucina”.
«Speravo in un caffè ad un bar» aveva ribattuto lei e a Spartaco era parsa risentita.
- Ho litigato con la mia ragazza
Decise di sintetizzare.
- E poi un'amica se l'è presa a male perché non le ho offerto un caffè! - Continuò. - Dico io, ti sembra un motivo valido? E poi la mia ragazza lo sa che il mio appartamento è piccolo, è un buco e che stasera sarei tornato a casa tardi...
Andò avanti per qualche minuto finchè, non si rese conto che Kilowatt non aveva ancora risposto nulla.
- Io odio le donne!
Concluse con enfasi, aspettando comprensione.
- Corto... hai appena detto di odiarmi.
Spartaco rilesse qualche secondo quelle poche parole, cercando di capire dove fosse il gioco di parole, la battuta o la citazione, ma continuando a trovare un unico significato a quella frase.
L'unica cosa che gli fece distogliere l'attenzione dallo schermo fu un rumore sgradevole che lo raggiunse dal piano cottura.
«Merda, l'acqua!»
Saltò in piedi ricordandosi in quel momento della sua cena che stava straboccando dalla pentola con sbuffi pericolosi e cercò di riparare al danno.
«Che giornata di merda!» esclamò di nuovo, contemplando il disastro davanti a sé.
Il ragazzo era così in crisi per quell'eccesso di donne, che appena si ricordò di avere un migliore amico maschio, del quale conosceva la consistenza fisica stavolta, digitò in fretta e furia il suo numero di cellulare, ricordandosi a chiamata già inoltrata che forse Giovanni non era ancora uscito dal lavoro. Diede un'occhiata all'orologio che aveva al polso, senza chiudere la chiamata: forse poteva avere fortuna.
«Yo, capitano!»
“Capitano” l'aveva chiamato, come sempre. Spartaco sbuffò nel sentire quel soprannome, cercando di nascondere una risatina. Era un soprannome che gli era rimasto dagli anni del liceo, dove avevano giocato tante partite di calcetto uno a fianco all'altro.
«Sei a lavoro?» chiese Spartaco con un minimo di educazione, come per scusarsi della sua chiamata ad un'ora tanto tarda del venerdì sera.
«Sono appena uscito, tranquillo. Che succede?»
Giovanni era sempre stato un tipo pratico e Spartaco conosceva il valore della sua amicizia. Si erano conosciuti il primo giorno di scuola di liceo e si erano piaciuti fin da subito, riconoscendo l'uno le qualità dell'altro e decidendo tacitamente che era meglio mostrare un atteggiamento di complicità piuttosto che di competizione. I due erano rimasti in classe insieme finché Spartaco non era bocciato all'ultimo anno e aveva visto Giovanni iniziare da solo l'avventura dell'università. Purtroppo lì il suo amico era rimasto e mentre Spartaco recuperava il tempo perso e si laureava, Giovanni doveva ancora finire gli esami di Economia e Commercio. Nel frattempo alcuni giorni a settimana portava menù e prendeva ordinazioni ad una pizzeria, mentre Spartaco, dopo aver venduto contratti di energia elettrica per qualche mese, ancora fresco di studi di Ingegneria aveva vinto un concorso alla stessa compagnia, assicurandosi un contratto a tempo indeterminato in un comodo ufficio.
«Giova, ti ricordi il mio amico cibernetico Kilowatt?»
«Quello del gioco online?» chiese l'amico.
«Sì, lui. Ecco, lui... è una donna.»
«Uh! Cazzo...»
Sapeva che Giova l'avrebbe capito.
«...scoccia essere più scarso di una femmina, eh?!»
«Ma che hai capito?! Non so che fare ora...»
«E che vuoi fare? Chiedile di farti vedere le bocce!» disse concludendo con una risatina.
«Deficente. Voglio dire... io l'ho trattata come un ragazzo! Penso... sì, penso di averle raccontato anche qualche mia scopata o roba del genere!» affermò, sgomento.
«Allora chiedile di raccontarti qualcuna delle sue, di scopate! Senti, evidentemente a lei non è importanto molto, no?» continuò dopo aver udito il grugnito di disappunto di Spartaco.
«Ha continuato comunque a parlarti e poi, che ne sai? Magari è lesbica, o magari le piace sentire come scopi una donna... anzi, più probabilmente è una nerd obesa che piange ogni volta che ti sente nominare il sesso perché nessuno se la fila...»
«Cazzo, Giova, così non mi aiuti!»
«Che vuoi che ti dica? Avete continuato a chattare anche quando avete smesso di giocare a quel gioco, non vedo perché non possiate continuare ad essere amici anche dopo che il suo sesso è cambiato... ehi! Ci hai pensato? Magari era davvero un uomo, prima.»
«Questo risolverebbe la questione, sì. Glielo chiederò.» concluse Spartaco, fingendosi serio.
«Grazie amico, ci vediamo!»
«Di nulla. In bocca al lupo per la partita e buon fine settimana a te che non lavori!»
Spartaco chiuse la conversazione, sentendosi rincuorato dalla voce dell'amico. Tornò a controllare la pasta sul fuoco e si arrese all'evidenza: avrebbe cenato a pasta in bianco e cotta troppo.
Tornò al computer con il lauto pasto in mano e trovò una serie di messaggi di Kilowatt che si accertava sulla sua salute con “ehi, tutto bene?” e “sei scappato da qualche parte, Corto?”.
Spartco sorrise. Bene, se stava parlando con una ragazza, innanzitutto doveva smettere di farsi chiamare “Corto”, decisamente non voleva darle l'idea sbagliata.
- Kilo... sei davvero una ragazza?
- Oh, allora ci sei. Sì, così mi hanno spiegato fin da piccola.
Spartaco ridacchiò, pensando che quella risposta eliminava anche l'ipotesi di Giovanni. Com'era possibile che in tutto quel tempo non si fosse mai accorto di parlare con una ragazza?
- Perché non me l'hai detto prima?
- Perché non me l'hai mai chiesto.
Rispose lei, con una logica così semplice da sembrare quasi scontata. A pensarci bene, forse si ricordava di qualche volta in cui Kilowatt aveva scritto qualche verbo con terminazione femminile, ma il più delle volte Spartaco non ci aveva fatto caso, considerando quelle “a” finali solo degli errori di battitura.
- Allora forse dovrei ritrattare le miei opinioni sul genere femminile?
Chiese, incerto.
- Figurati, non l'ho presa sul personale, però, a dirla tutta, penso di capire la tua ragazza.
Spartaco non scrisse nulla, in attesa di delucidazioni, che non si fecere attendere troppo, dopo che ebbe scritto un:
- Allora illuminami, per favore!
- La tua donna sta solo cercando sicurezze, conferme dei tuoi sentimenti per lei, le donne sono fatte così. La tua casa magari è piccola e scomoda come dici, ma se le lasci la porta chiusa lei penserà che vuoi lasciarla fuori da una parte della tua vita, che non ti fidi veramente di lei, che non vuoi impegnarti fino in fondo, ecco.
Spartaco ancora non rispose, continuando a fissare quelle linee nere sullo schemo bianco. Odiava le donne, soprattutto quando avevano ragione.
- Stai a vedere che mi sei più utile da amica che da amico!
Le disse scherzoso, ma consapevole del fatto che ogni singola parola che aveva scritto riassumeva perfettamente la sua situazione e pensando tra sé che aveva già abbastanza problemi con le donne che conosceva senza doverne aggiungere di nuove.
«Non so come mai, ma ho paura che le cose si metteranno male...»
Fu il suo ultimo pensiero prima di abbandonare il piatto sporco nel lavandino e fare i due passi che lo separavano dalla camera da letto per coricarsi dopo quella giornata di m... alintesi.


Il mio angolino:
NB Questa storia nasce come spin off della mia precedente long Whatsapp Love, non è necessario aver letto la prima, ma se volete sapere qualcosa sul passato dei personaggi... sapete dove andare! ;)
Adesso conoscete Spartaco... ma ci sono ancora un sacco di personaggi da introdurre!
Per chi invece già conosceva Spartaco... benritrovati! Forse questo non sarà il sequel che qualcuno si aspettava, ma spero che seguirete ugualmente la storia e che vi appassioniate alle nuove vicende del vostro (cioè mio... XD) moretto preferito!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
FatSalad
   
 
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