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Autore: lost in books    08/05/2017    1 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La mattina seguente il sole splendeva nel cielo, non c’era neanche una nuvola a bloccare la luce che emanava.
Sandir si era svegliato quando ormai era già metà mattina. Non era riuscito ad addormentarsi, almeno non fino al cuore della notte, quindi si era svegliato tardi e nessuno, a quanto pareva, era andato a chiamarlo.
Quando raggiunse la sala dove avevano cenato la sera precedente vide che c’era del cibo ad aspettarlo.
“Ah, vedo che finalmente ti sei svegliato dormiglione”
Sentendo quella voce Sandir si voltò e si trovò davanti Iliana. Portava una veste dalle maniche corte, cosa che non le aveva mai visto indossare. Tutto il suo vestiario fino a quel momento era consistito in lunghe vesti, tutte con maniche lunghe.
Ma la cosa che trovò decisamente strana e fece passare in secondo piano la veste che portava era il fatto che tra la spalla e il gomito della donna si trovasse una cicatrice: sembrava il segno che avrebbe potuto lasciare una coppia di lunghi artigli.
“Pensavo che non potessi avere delle cicatrici per via della maledizione. Non guarisci automaticamente da ogni ferita, anche mortale?”
“Oh, parli di questa?” e la donna si guardò la grande cicatrice “quando sono stata colpita dalla maledizione non mi è rimasto addosso nessun segno o ferita che mi fossi procurata nel tempo, tutto sparito, tranne questa”
“Hai idea del perché?”
“Forse. Ma non mi dispiace che sia rimasta. La considero un ricordo del passato ormai”
Iliana guardò di nuovo la cicatrice e qualunque cosa stesse passando per la sua mente non sembrava essere un ricordo terribile.
In quel momento re Florian fece la sua comparsa nella sala, anche lui indossava abiti  più leggeri rispetto al giorno precedente.
“Buongiorno Sandir. Dormito bene?”
“Sì. Grazie per averlo chiesto” Il re degli spiriti dimostrava sempre grande cordialità, era quasi l’opposto della maga con cui, nonostante tutto, era amico fin dall’infanzia.
La maga si avvicinò alla tavola, prese un piatto e cominciò a riempirlo.
“Perché stai riempiendo quel piatto?” le chiese.
“Io e Florian non mangeremo qui a pranzo. Stiamo lavorando ad un progetto e non abbiamo molto tempo per completarlo dato che dobbiamo ripartire presto. Quindi probabilmente passeremo tutta la giornata a lavorare, ma tu vai pure a divertirti. Approfittane finché puoi”
Il re si avvicinò alla tavola per prendere dell’acqua e Sandir notò che anche lo spirito aveva una cicatrice nello stesso punto in cui si trovava quella della donna. Era praticamente identica alla sua.
“Anche lei ha una cicatrice sul braccio” parlò senza riuscire a frenare la lingua.
Il re rise “Già, io ed Ilia abbiamo cicatrici coordinate, da veri amici per la pelle” poi continuò “è quello che rimane di una vecchia ferita e si può anche dire che sia una sorta di ricordo di una vecchia amica”
“Se hai preso quello che ti serve possiamo tornare a lavorare” disse la maga interrompendolo.
“Arrivo, arrivo. Quando sta lavorando a qualcosa non le piace perdere tempo in chiacchere. A stasera, spero. Non ho idea di quanto ci metteremo” e il re seguì la donna ovunque stesse andando.
Così il ragazzo bevve dell’acqua, prese un pezzo di pane e uscì dal palazzo.
Non c’era niente di particolare che volesse fare e non aveva idea di dove fosse Leon quindi si limitò a curiosare in giro. C’erano spiriti ovunque, intenti alle loro attività quotidiane, sembrava quasi che niente potesse preoccuparli.
Stanco di camminare si sedette su di un tronco sistemato come una sorta di panchina. Lo trovò un po’ strano visto che di panchine ne aveva viste in giro il giorno precedente ma non se ne preoccupò molto.
Alzò il capo. Il sole ora era nel punto più alto del cielo, era così luminoso che dovette chiudere gli occhi.
Si stava davvero rilassando quando avvertì un pizzico su una gamba. Istintivamente aprì gli occhi e controllò per accertarsi della causa. Aveva pensato che lo avesse morso un insetto ma non trovò niente, così richiuse gli occhi, pensando di esserselo solo immaginato, ma poi lo sentì di nuovo.
Si alzò di scatto ma non c’era niente. Era strano e non capiva cosa stesse succedendo. Era forse impazzito?
“ Perché quella faccia perplessa? Che succede?”
Sandir riconobbe la voce di Sera “Non è niente”
Ma la ragazza si accorse subito che stava fissando il tronco in modo strano.
“Oh, ho capito cosa succede. Tranquillo, non sei pazzo se era questo che temevi”
“Cosa vuoi dire?” Voleva una spiegazione e subito.
“Sei solo l’ennesima vittima di Zola. Fa degli scherzi a tutti i visitatori e tu sei il primo a cadere nel suo tranello dopo anni, dato che non se ne vede uno da parecchio qui”
“Il troco è uno spirito” Sandir lo disse con una voce monotona “Mi sono seduto sopra ad uno spirito”
“Non farne un dramma. Lei ed i suoi amici sono rinomati per i loro scherzi. Io li adoro. A dopo Zola!”
Dal tronco spuntò una mano scura che sventolò in segno di saluto.
“Giusto per informazione, tutti i tronchi e le rocce e chissà che altro qui è uno spirito?”
“Non tutto. Ad alcuni spiriti piace mantenere una forma più, come dire, naturale, tutto qui”
Sandir decise di camminare in compagnia della ragazza. Anche se non sapeva se poteva fidarsi di lei totalmente, almeno era un volto noto.
“Quindi quella è una normale roccia?” chiese ad un certo punto indicando una grande roccia.
“Esatto” gli rispose lei.
“E anche quella?”
La ragazza seguì il suo sguardo “No, quello è Eban” poi si rivolse alla roccia “Mi spiace ma Zola ti ha battuto sul tempo!”
La roccia si mosse, sembrò quasi che stesse sospirando.
“Fammi indovinare. È uno degli amici amanti degli scherzi di quella Zola?” chiese Sandir con voce rassegnata.
“Già” fu tutto quello che disse Sera.
“Hai per caso visto Leon oggi?” cambiò discorso il giovane.
“No” gli rispose la ragazza “ma se vuoi ti do una mano a cercarlo”
“Non serve. Probabilmente starà curiosando anche lui in giro oppure si starà allenando”
Continuarono a camminare fino a che il sole non cominciò a tramontare, con Sera che faceva da guida mostrandogli i luoghi più belli di Idyll, ma le gambe di Sandir infine si stancarono e  lei lo condusse in un luogo stavolta provvisto di panchine.
“Posso fidarmi?” chiese il giovane, che ora dubitava di ogni punto in cui si poteva riposare.
“Certo che puoi fidarti”
In tutta risposta lui la fissò non del tutto convinto.
“Ma insomma…” la ragazza si mise una mano sul petto “giuro che è una panchina, altrimenti…
altrimenti sarò costretta ad obbedire ad un tuo ordine”
“Va bene, mi fido” Era convinto che Sera non avrebbe rischiato tanto.
I due si sedettero. Sera fu la prima ad interrompere il silenzio.
“Certo che voi umani vi stancate facilmente” lei aveva deciso di considerarlo come tale, visto che a parte il marchio, lui non possedeva altre facoltà Darman.
“È solo perché tu puoi volare, non è valido” Sandir incrociò le braccia al petto e cambiò discorso “Posso farti una domanda? Mi ronza in testa da ieri ma non ho fatto in tempo a chiedertela”
“Sono tutta orecchi”
“So che tuo padre è uno spirito delle terra ma ho visto un quadro della regina ed è chiaro che fosse uno spirito dell’acqua…”
“Vuoi sapere come è possibile che io sia uno spirito del fuoco” lo interruppe lei.
“Io non ho idea di come funzioniate voi spiriti, scusami in anticipo se la mia è una domanda stupida” cercò di scusarsi lui.
“Non è una domanda stupida. Comunque per rispondere al tuo quesito, se due spiriti appartengono allo stesso macro gruppo, che può essere terra, aria, fuoco o acqua, allora anche il figlio apparterrà a quel gruppo. Invece se due spiriti appartengono a due gruppi differenti allora il figlio apparterrà ad uno dei gruppi dei genitori” Sera guardò in basso, le labbra piegate in un sorriso malinconico “nel mio caso, io sono stata adottata. I miei veri genitori erano entrambi spiriti del fuoco”
Sandir non sapeva cosa dire: aveva pensato a quella eventualità e non voleva turbarla come invece ora era sicuro di aver fatto, ma ora che Sera gli aveva rivelato quell’informazione non sembrava volersi fermare lì.
“Non sono nata qui ad Idyll. Io ed i miei genitori vivevamo in pace in un villaggio umano. I miei facevano quello che noi spiriti dovremmo fare, erano i custodi della natura in quel luogo. Andavamo tutti d’accordo, ogni giorno era meraviglioso, o almeno così era per me.
Non ne ero consapevole allora perché nessuno me lo aveva detto per non spaventarmi, ma dei maghi oscuri avevano ideato una sorta di macchinario in grado di assorbire l’energia di uno spirito e rinchiuderla in degli artefatti speciali, così da sfruttarne il potere visto che, anche se siamo limitati al nostro elemento, la nostra abilità con esso è di gran lunga superiore a quella di un mago. Una volta che l’energia viene assorbita, dello spirito non rimane più niente, è come se fosse cancellato dall’esistenza, ed è il motivo principale del perché non ci sono molti spiriti ora al di fuori di Idyll”. Lei smise di parlare, chiuse gli occhi e con una mano strinse il bordo della panchina, sembrava che le fosse troppo difficile continuare ma poi riprese.
“Era una bella serata. Io, i miei genitori e gli abitanti del villaggio eravamo riuniti per festeggiare la buona riuscita del raccolto quando sono comparsi loro. Gli adepti di Umbra.
Erano in gruppo, attaccarono il villaggio; gli abitanti non erano in grado di combattere contro di loro, ma cercarono di fermarli ugualmente: sapevano che erano lì per un motivo ben preciso, catturare me ed i miei genitori. I miei mi portarono al sicuro e mi nascosero, i maghi oscuri non si erano ancora accorti di me e, a quanto pare, erano a conoscenza della presenza di soli due spiriti nel villaggio.
Gli abitanti stavano soccombendo, riuscivo a sentire le loro urla. I miei genitori, una volta messami al sicuro, andarono ad aiutarli ma fu tutto inutile, i maghi erano preparati ad affrontarli. Combatterono valorosamente assieme a chi era ancora in vita ma l’unica cosa che riuscirono a fare fu scostare il cappuccio di quello che era a capo della spedizione. Non dimenticherò mai il volto di quell’uomo, quel mostro che me li ha portati via. Io li odio, li odio tutti…”
“Sera!”
Il punto in cui stava stringendo la panchina aveva cominciato a fumare. Lei, riscossasi, mollò subito la presa e Sandir fece del suo meglio per estinguere il piccolo fuocherello che si era generato dove prima si trovava la mano della ragazza.
“Mi dispiace, non dovevo chiederti niente”
“Non è colpa tua, non sei stato tu ad ucciderli” Sera si mosse fino ad appoggiare i piedi sulla panchina e strinse le ginocchia al petto “ormai voglio finire di raccontarti la mia storia, dicono che faccia bene parlare con  qualcuno delle proprie sventure e tu ti sei confidato con me ieri quindi così siamo pari”
“Solo se te la senti” le rispose.
La ragazza sospirò e riprese la sua storia “Rimasi nascosta per giorni, paralizzata dal terrore, quando arrivò nei pressi di quello che rimaneva del villaggio uno spirito, conoscenza dei miei genitori. Gli era giunta voce che gli adepti fossero passati in quella zona e aveva sperato che non fosse successo niente ma purtroppo non era stato così.
Uscii dal mio nascondiglio e lei decise di portarmi nell’unico luogo ancora sicuro per uno spirito: Idyll.
Lei però non poteva restare, come i miei genitori, aveva deciso di opporsi alle guerre e proteggere chi ne aveva bisogno, anche con il rischio perenne di essere catturati. Stava cercando qualcuno a cui affidarmi quando incontrai il re: in quel momento non mi importava più di niente, ero come una bambola inerte. Allora lui mi disse che sapeva cosa stavo provando perché anche lui aveva vissuto la mia stessa esperienza. Mi confidò che gli adepti gli avevano portato via la persona a cui teneva di più al mondo, sua moglie. Mi disse che se avessi voluto, mi avrebbe presa con sé, così avremmo potuto affrontare il dolore assieme, sostenendoci a vicenda ed io accettai. Ed ora eccomi qui, a parlare con te”
Sandir poteva capirla, in parte. Sapeva cosa voleva dire perdere qualcuno di importante e ora anche quanto re Florian significasse per lei. Erano l’uno il sostegno dell’altra.
Vedendo come lui la stava guardando lei riprese la parola “Adesso basta parlare di cose tristi. Vatti a dare una ripulita e fatti trovare fra un’ora davanti al palazzo. Io vado a cercare Leon”
Fece per andarsene ma Sandir la fermò afferrandole un polso “Aspetta, perché?”
“È una sorpresa!” e gli fece l’occhiolino. Così Sandir la lasciò andare e si fece strada verso il palazzo.
 
Era passata un’ora e Sandir aveva fatto esattamente quello che Sera gli aveva chiesto. Ora stava solo aspettando che lei si facesse viva.
Non riusciva a togliersi dalla testa quello che la ragazza gli aveva detto: non erano poi tanto diversi. Anche se a causa di circostanze diverse, entrambi avevano perso ciò che avevano di più caro e poi trovato una nuova famiglia. Sperava solo che a lei non dovesse mai capitare quello che era successo a lui di recente, non lo augurava a nessuno.
Se lei non gli avesse rivelato il suo passato non avrebbe mai potuto immaginare che le fosse successa una cosa del genere; le era sembrata una persona allegra e spensierata di natura ma ora sapeva che non era così, anche lei aveva una macchia oscura nel suo passato, un dolore che mascherava con il sorriso.
Di colpo una luce rischiarò l’area attorno a lui e subito dopo Sera si ritrovò al suo cospetto.
“Sei puntuale. Bene, andiamo!” Lo prese per mano e cominciò a trascinarlo solo lei sapeva dove. Sembrava avesse recuperato il sorriso e la spensieratezza ma non aveva idea se fosse veramente così, non poteva esserne certo.
“Dove mi stai portando?” le chiese.
“Te l’ho già detto. È una sorpresa!” e ridacchiò.
Ora era leggermente preoccupato. Lei continuò a trascinarlo fino a che non sbucarono in un grandissimo spiazzo illuminato da una grande quantità di torce. Tutti intorno c’erano moltissimi spiriti e delle tavole piene di cibo. Al centro della piazza si trovava un grande falò, principale fonte di luce, e in un angolo degli spiriti stringevano tra le mani degli strumenti.
“Wow” fu tutto quello che uscì dalla sua bocca.
“Concordo” disse una voce molto vicina a lui.
“Leon!”
Il cavaliere, che doveva essere arrivato lì prima di lui, gli si era avvicinato mentre lui era distratto “Sera ha portato qui anche te, vedo. A proposito, è stata lei ad organizzare tutto questo”
Sandir si voltò verso la ragazza che si era messa a giocherellare con i suoi capelli fatti di fiamme e disse “Non è niente di sofisticato ma visto che partirete presto volevo almeno festeggiare un po’ prima che riprendiate il vostro viaggio. Mio padre era d’accordo”
Lui ripensò a tutti i posti in cui Sera lo aveva portato quel giorno “Ecco perché non mi hai mai portato qui oggi, mi pareva strano”
“Ti saresti rovinato la sorpresa. Stavamo ancora preparando tutto e quando ho visto che eri qui vicino sono venuta a parlarti”
Era stato un gesto davvero carino da parte sua. Era la prima volta che qualcuno organizzava una festa in suo onore, anche se non era solo per lui.
“Ora basta perdere tempo, sbaglio o qui dovrebbe esserci una festa!” Era stata una donna a parlare e subito i musicisti cominciarono a suonare, segnalando l’inizio dei festeggiamenti.
La donna, accompagnata da un altro spirito, si avvicinò a lui, Leon e Sera. Ora che era più vicina poteva vederla meglio: la sua pelle sembrava fatta di terra e i suoi capelli delle foglie, come quelle dei salici, ed erano trattenuti da una fascia per capelli. I suoi abiti erano semplici ma, dal modo in cui stava camminando verso di loro, si capiva quanto fosse sicura di sé. Lo spirito accanto a lei sembrava anch’esso fatto di terra e indossava abiti semplici ma, a differenza della donna, delle piccole pietruzze ornavano i punti attorno alle sopracciglia, la bocca e le orecchie. Era più alto di lei e portava i capelli, dall’aspetto di ciuffi d’erba appena tagliata, corti. Entrambi avevano una corporatura robusta e avevano gli occhi verdi che, come aveva potuto osservare, era lo standard tra gli spiriti della terra.
“Piacere di conoscervi, io sono Sandir” disse quando i due furono davanti a lui.
“Veramente, ci siamo già conosciuti” gli rispose la donna, sorridendo.
Sentì Sera cercare di trattenere una risata coprendosi la bocca con una mano ma decisamente non stava riuscendo nel suo intento.
“Non credo ci abbia riconosciuto, sorella” aggiunse l’uomo accanto a lei.
“Allora forse è il caso di presentarci” decise la donna estendendo una mano verso di lui “ il mio nome è Zola e quello accanto a me è mio fratello Eban”
Sandir aveva già sentito quei nomi, era stata Sera a nominarli. Poi ricordò.
“Sembra che si sia ricordato di noi, sorella” disse Eban visibilmente divertito.
Purtroppo ora ricordava eccome: Eban era lo spirito che aveva incontrato e che aveva assunto la forma di una roccia quel giorno, mentre Zola…
“Lo sai, era da parecchio che non riuscivo a divertirmi in quel modo, a fare scherzi ad un viaggiatore, a festeggiare. Ti ringrazio” gli disse Zola.
“Di niente…” rispose Sandir piano, imbarazzato, cercando di farsi il più piccolo possibile.
In quel momento la melodia suonata dai musicisti cambiò, a loro si era aggiunta anche una donna che cominciò a cantare.
“Adoro questa canzone!” disse Zola e prese Sandir per mano senza tanti complimenti e lo trascinò vicino al falò dove altri spiriti stavano ballando. Non ebbe neanche il tempo di aprire bocca.
Eban invece fece un mezzo inchino e protese una mano verso Sera “Mi concedete questo ballo, signorina?”
Sera fece un inchino degno di una principessa “Con piacere” e insieme raggiunsero Zola e la sua riluttante vittima di quel ballo.
Ben presto anche Leon li raggiunse, una donna spirito dell’aria gli aveva chiesto di ballare, e lui aveva accettato per cortesia. Sembrava che non avrebbe avuto un attimo di pausa però, visto il bel gruppetto di spiriti ad aspettare il suo turno per ballare con lui.  
 
Il palazzo di re Florian era silenzioso, sembrava che nessuno si trovasse lì, invece c’erano ancora due persone al suo interno.
Si trovavano in una stanza dalla temperatura molto alta rispetto al resto delle aree del palazzo, adibita a laboratorio. Al suo interno c’erano degli oggetti di evidente fattura umana,  dal complicato utilizzo; oggetti che venivano usati abitualmente solo dai maghi per i loro esperimenti e creazioni. Sembrava che il re degli spiriti avesse voluto ricreare una piccola porzione del luogo in cui era cresciuto in compagnia della sua amica d’infanzia.
Il re e la maga erano lì praticamente da tutto il giorno, intenti a lavorare instancabilmente; le uniche pause che si erano presi erano state quando si erano recati a prendere del cibo e quando il re aveva desiderato parlare con Leon per una questione importante che non poteva aspettare oltre. Il re aveva preso una decisione che lo rattristava ma che pensava sarebbe stata per il meglio. Continuava a ripeterselo, altrimenti ci avrebbe ripensato.
“Dovremmo esserci finalmente” era stata Iliana a parlare, seduta davanti ad un tavolo nella più totale confusione.
Florian le si avvicinò, il frutto del loro lavoro davanti ai suoi occhi. Sperava solo di non doverlo usare…
“Ora che abbiamo finito qui, che ne dici di raggiungere tutti. La festa organizzata da Sera dev’essere già cominciata”
“Sai che non mi piacciono le feste…” controbatté la donna.
“Volevo fare un tentativo. Comunque non credo che il tuo odio per le feste sia l’unico motivo per il tuo isolamento qui”
“Non sono da sola. Ci sei tu qui con me”
“Sai cosa voglio dire. Stai cercando di evitare i tuoi compagni di viaggio con la scusa della mia presenza”
Iliana cercò di controbattere ma Florian la fermò “Ti conosco bene, forse anche meglio di quanto tu conosci te stessa. So qual è il problema: tu non riesci a fidarti di loro, non completamente”
“Come potrei? Se sapessero quello che è successo mille anni fa…”
Florian si avvicinò a lei e le mise una mano su una spalla “Non credo che ti vedrebbero diversamente per quello. Sera mi ha raccontato quello che ha scoperto sul loro conto. Anche loro hanno sofferto parecchio e capirebbero”
“Nessuno può capire, tranne te ora” lo interruppe lei.
“Io, te ed Akane abbiamo giurato di non raccontare quello che è successo quella notte in cui il nostro viaggio è giunto al termine, ma credo che anche lei sarebbe d’accordo con me. Almeno loro dovrebbero sapere, è un rischio a cui vanno incontro”
“Non permetterei mai che una cosa del genere accada di nuovo!” Iliana si era alzata in piedi di scatto “non potrei sopportarlo”
Florian rivolse uno sguardo pieno di comprensione alla sua più cara amica “È stato doloroso per tutti noi ma sia io che Akane abbiamo fatto del nostro meglio per andare avanti. So che per te è stato peggio, ma non sopporto di vederti così. È come se fossi rimasta a mille anni fa e non mi sto riferendo all’effetto della maledizione”
“Florian…” la donna stava cercando di trattenere le lacrime con tutte le sue forze ma una riuscì a sfuggire al suo controllo e venne catturata da un pollice dello spirito.
“So che è difficile ma prova a fidarti di loro, veramente, come ti fidi di me e come ti sei fidata di Akane… ed Artorius” sentire quel nome pronunciato dopo tanto tempo fece uno strano effetto ad entrambi “Procedi per gradi, vedi come reagiscono e regolati di conseguenza. Almeno provaci, fallo per me. Io non sarò per sempre qui con te…”
“Non dirlo neanche…!”
“È un dato di fatto Ilia” il tono di voce di Florian era calmo. Sembrava che niente potesse turbarlo.
“Ora che ti ho detto quello che volevo, che ne dici ora di andare dove sono tutti quanti?”
“Vuoi fare un altro tentativo?” la donna si asciugò gli occhi e sorrise, anche se flebilmente.
“Non sono uno che si arrende facilmente. Allora, cosa farai?” Florian aspettava una sua risposta.
“Non mi ricordo neanche quando è stata l’ultima volta che ho ballato”
L’amico lo prese come un segno positivo e le offrì il braccio.
La maga, lentamente, accettò l’offerta e insieme, a braccetto, si recarono dove si stavano svolgendo i festeggiamenti.
 
Il mattino seguente Sandir si svegliò, per la prima volta dopo tanto tempo, contento. La festa della sera precedente era stata proprio quello che ci voleva per rimetterlo veramente in sesto. Aveva mangiato, riso e ballato in compagnia degli spiriti, nessuno turbato dalla sua presenza. Aveva avuto modo di conoscere meglio Zola ed Eban, che gli avevano presentato il resto del loro gruppo di amici amanti degli scherzi, e doveva ammettere che gli erano veramente simpatici.
Ad un certo punto, con suo stupore, persino re Florian e Iliana li avevano raggiunti alla festa ed il re era pure riuscito a convincere la donna a ballare con lui.
I festeggiamenti si erano protratti per buona parte della notte e, anche se era assorto nelle danze e le chiacchere, si era accorto che a un certo punto il re aveva richiamato l’attenzione di Sera e poco dopo non li aveva più visti in giro.
Il resto non lo ricordava poi molto, era ancora intontito, ma non poteva rimanere a letto. Una cosa che ricordava era che durante la festa Iliana gli aveva detto di prepararsi per la partenza, Leon era già stato informato.
Così, seppur a malincuore, radunò le sue cose e, una volta pronto, uscì per l’ultima volta dalla sua stanza. Gli sarebbe mancata, come Idyll ed i suoi abitanti del resto.
Iliana gli aveva detto che avrebbero mangiato strada facendo e di presentarsi all’ingresso del palazzo; una volta giunto lì trovò Leon ad aspettarlo in compagnia della donna.
“Buongiorno. Dormito bene?” Leon, sempre cordiale, a differenza di lui sembrava in piena forma, come se non avesse festeggiato per buona parte della notte.
“Buongiorno anche a te. Sì, dormito bene” salutò anche la maga che gli rispose con un cenno del capo.
Stavano aspettando solo che re Florian gli consegnasse il frammento e poi sarebbero ripartiti verso la Resistenza. Sperava che Sera venisse a salutarli, in fondo gli sarebbe mancata.
Sentì dei passi e diresse lo sguardo in direzione del rumore: sulla cima della scalinata comparve una ragazza, la cosa strana era il fatto che fosse umana.
Mentre lei era intenta a scendere le scale poté osservarla per bene: aveva i capelli rosso fuoco e la pelle chiara leggermente arrossata, non era alta ed indossava un abito verde, degli stivali neri adatti a camminare per un lungo periodo di tempo e una sacca sulle spalle. Quando fu abbastanza vicina notò che i suoi occhi erano del colore dell’ambra, non comune ma presente fra gli umani.
Per qualche ragione la ragazza gli parve familiare.
“Siete già tutti pronti. Non sono in ritardo, vero?” chiese lei, anche la sua voce era familiare.
“Non ti preoccupare, anche Sandir è appena arrivato e stiamo ancora aspettando il re” le si rivolse Leon, come se la conoscesse.
“Leon, chi è lei?” gli chiese.
La ragazza si voltò verso Sandir “Non dirmi che non mi hai riconosciuta. Sono io, Sera”
Effettivamente gli era sembrato che la ragazza davanti a lui assomigliasse a Sera ma lei era uno spirito, quindi aveva escluso la possibilità.
“Ma come?” biascicò lui.
“Intendi come mai sembro umana? Oh caspita, forse non ti ho detto che noi spiriti nel tempo abbiamo appreso la facoltà di assumere a piacimento sembianze molto simili a quelle umane, così da passare inosservati all’occhio non attento. Allora, che ne dici?” Sera girò rapidamente su se stessa “per gli occhi non riesco a fare di meglio”
“Va bene così Sera” si intromise la maga.
“Mi potete spiegare come mai Sera ha assunto questa forma e perché nessuno mi dice niente?” Sandir voleva una spiegazione, era stufo di sapere le cose sempre dopo gli altri.
Fu Leon ad intervenire “Ieri re Florian mi ha chiesto se era possibile portare con noi anche Sera, come rappresentante degli spiriti, e dopo aver consultato la Resistenza ho accettato. Per quanto riguarda il non avertelo detto…”
“… volevo che fosse una sorpresa. Adoro le sorprese!” concluse Sera per il cavaliere.
“Ci siete tutti” disse all’improvviso la voce del re, che li aveva raggiunti mentre erano distratti. Tra le mani stringeva il frammento a cui aveva aggiunto una sorta di catenina fatta di legno. Si avvicinò al gruppo e mise la catenina al collo di Sera. La guardò, aprì la bocca per parlare, quando le porte del palazzo si spalancarono violentemente.
Ad aprirle erano stati Zola ed Eban, visibilmente scossi e dal fiato corto.
“Cosa sta succedendo?” chiese il re, preoccupato.
Zola fu la prima a riprendersi “Gli adepti di Umbra. Sono qui!”
 
   
 
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