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Autore: laylabinx    09/05/2017    2 recensioni
"Hai detto che stava bene, perché invece non mi hai detto che è stato trasformato in un moccioso?"
In cui Steve viene trasformato nel più adorabile bambino di tre anni e Bucky è totalmente, esilarantemente come un pesce fuor d'acqua.
[ Pre Age of Ultron ]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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cap 1 trigger

Capitolo 1: La definizione di "compromesso"



«Sarà meglio che qualcuno mi dia delle maledette risposte o inizierò a fare tiro al bersaglio usando gli agenti come sagome,» ruggisce James mentre si fa strada attraverso l'ufficio. I due agenti al suo fianco fanno un passo indietro lasciando all'ex assassino tutto lo spazio che gli serve, per paura che alla minaccia possano seguire i fatti.

Fury alza lo sguardo su di lui, per nulla turbato. «Non sarà affatto necessario, Agente Barnes.» Fa un cenno col capo e indica la sedia dalla parte opposta della scrivania. «Accomodati pure.»

«Preferisco restare in piedi,» replica James. Le parole fendono l'aria come lo schiocco di una frusta.

«Come vuoi. Tutto bene durante il volo?»

«Dai un taglio ai convenevoli, Fury,» ribatte James, resistendo all'impulso di mettergli le mani intorno al collo. «Sai perché sono qui.»

Fury annuisce. «Sì. E sarò felice di rispondere a tutte le tue domande, quando avrai messo giù la pistola.»

Solo allora James si rende conto che la mano sinistra si è in qualche modo stretta intorno al calcio dell'arma. Si costringe a lasciare la presa e torna a fissare il direttore. «Voglio sapere dov'è Steve.»

«È qui,» dice Fury, ma qualcosa nella sua voce fa sussultare lo stomaco di James.

«È morto?» chiede l'altro con la gola quasi chiusa dall'ansia.

«No,» risponde Fury scuotendo la testa. «Il Capitano Rogers è vivo e sta bene. È qui sull'helicarrier.»

James spalanca gli occhi, sorpreso. Per le ultime otto ore si è preparato a una risposta contraria, si è preparato ad affrontare il peggio. È stato un lungo, lungo viaggio e man mano che le ore passavano lui diventava sempre più ansioso. Era in missione insieme al suo team per intercettare un carico di armi a Francoforte quando aveva ricevuto il messaggio.

"Rogers è stato compromesso. Ritorna immediatamente."

Un singolo messaggio e James si era sentito come se il mondo gli fosse crollato addosso. Conosce abbastanza lo S.H.I.E.L.D. e l'organizzazione interna da sapere che "compromesso" è una parola che nessuno vorrebbe mai associare a un agente. Compromesso può avere una miriade di definizioni diverse, nessuna delle quali positiva. Compromesso può significare scomparso o catturato o tenuto in ostaggio. Compromesso può significare ferito o malato o in pericolo. Compromesso può significare morto.

Il messaggio non dava nessun'altra informazione ed era stato inviato da una linea prontamente resa irrintracciabile appena terminata la trasmissione. Dallo S.H.I.E.L.D. non avevano risposto alle sue chiamate e tutti i suoi tentativi di ottenere maggiori dettagli erano andati a vuoto. Steve era stato compromesso (ferito/disperso/morto) e lui era dall'altra parte dell’Oceano.

Si era imbarcato sul primo volo diretto negli Stati Uniti nel giro di un'ora, deciso a cercare di ottenere informazioni e sempre più disperato man mano che l'attesa aumentava. Steve aveva bisogno di lui, poteva essere ferito o disperso o morto e nessuno rispondeva alle sue telefonate per spiegargli esattamente cosa fosse successo. Quando aveva lasciato Francoforte era preoccupato; adesso, raggiunto l'ufficio di Fury, è fuori di sé dal nervoso.

«Quindi sta bene?» chiede James poco convinto, perché è chiaro che Fury stia nascondendo qualcosa. Solo che non sa di preciso cosa.

«Sì,» risponde ancora il direttore.

«Non è ferito? Nessuno lo tiene in ostaggio? Non è che qualcuno l'ha colpito alla testa con quello stupido scudo?!»

Fury scuote il capo per ogni domanda che gli viene rivolta. «Posso assicurarti, Agente Barnes, che Steve Rogers è vivo e sta bene.»

James è sul punto di scoppiare. «Allora ti spiace spiegarmi perché dallo S.H.I.E.L.D. avete sentito il bisogno di mandarmi uno dei messaggi più criptici che abbia mai letto in vita mia?»

Fury si allontana dalla scrivania e si dirige verso la porta. «Credo sia meglio che tu mi segua.» Passa accanto a James e l'altro lo segue senza replicare, nonostante il nervoso e l'impazienza.

«Ma se Steve non è stato rapito o torturato e "sta bene", come dici tu, cosa significa che è stato compromesso?» mormora James, intanto che segue Fury lungo i corridoi dell'helicarrier. «Perché mi sembra chiaro che abbiamo due interpretazioni diverse per la stessa parola. "Compromesso" in genere non vuol dire "sta bene", non nel mio vocabolario.»

«Su questo hai ragione, Agente Barnes,» gli dice Fury mentre lo guida attraverso il cuore dell'helicarrier e poi giù fino all'infermeria. Che non è mai un buon segno. «La mia definizione di "compromesso" è differente dalla tua e ho le mie buone ragioni. Con tutto quello che lo S.H.I.E.L.D. ha dovuto affrontare, per noi il termine "compromesso" è più universale. Molti dei nostri agenti possono essere perfettamente incolumi ma anche compromessi, dipende da quello che stavano facendo e da come si è modificata la situazione.»

Le porte scorrono, si aprono con un whoosh meccanico e Fury avanza all'interno. «Dire che "sta bene" è relativo alla sua condizione qui, sulla nave. Quando dico che Steve Rogers sta bene significa che fisicamente è sano, illeso ed è qui con noi. Ma, nonostante tutto, è stato di sicuro compromesso.»

«Che in pratica vuol dire...

«Vuol dire vieni con me,» dice Fury continuando a fargli strada verso alcune delle stanze riservate, in fondo all'infermeria.

«Fury, giuro su Dio...»

«Giura su chi ti pare,» ribatte Fury con noncuranza e di nuovo James deve trattenere la voglia di prenderlo a pugni. «Ma faresti meglio a specificare a quale dio ti riferisci. A quanto pare ce ne sono in giro un po' di più di quanti immagineresti.»

Si ferma davanti a una delle stanze, la porta è chiusa ma le tendine sono abbastanza scostate da permettere di sbirciare all'interno. Ci sono alcune infermiere attorno al letto, che impediscono di vedere il paziente. James è quasi sul punto di fare irruzione ma quando riesce a intravedere chi c'è sulla brandina si ferma di colpo. «Pensavo mi stessi portando da Steve, non all'asilo dello S.H.I.E.L.D. .»

Fury non sembra scomporsi. «Guarda meglio.»

James lascia scappare un sospiro insofferente, poi fa come gli viene detto e guarda di nuovo. Il paziente nella stanza è seduto sul letto, gli occhi azzurri spalancati e curiosi osservano le infermiere intorno a lui. I capelli biondi sono più lunghi di quanto James ricordasse e gli ricadono disordinati sulla fronte in una zazzera di seta di mais. È tranquillo e pensieroso, le mani richiuse in grembo e i piedi nudi che penzolano dal bordo intanto che le infermiere continuano a fare avanti e indietro. È decisamente Steve Rogers ed è perfettamente sano, come aveva detto Fury. Il problema è che ha l'aspetto di un bambino di tre anni.

James boccheggia per alcuni secondi. «Che cosa diavolo è quello?!» domanda gesticolando in direzione della porta. «Hai detto che stava bene, perché invece non mi hai detto che è stato trasformato in un moccioso?»

Lo sguardo che Fury gli rivolge è paziente e comprensivo, lo sguardo di qualcuno abituato a veder succedere un sacco di cose bizzarre che non si scompone quando invece qualcun altro si trova faccia a faccia con qualcosa del genere per la prima volta. «Come ti ho spiegato, "sta bene" in termini relativi.» Indica il vetro della porta e il bambino nella stanza. «E quello, Agente Barnes, è il tuo prossimo incarico.»

Il tempo di realizzare cosa significa davvero e James scuote la testa tanto forte che sente il collo scrocchiare. «No. Non se ne parla. Assolutamente no.»

«Temo ci sia un fraintendimento,» ribatte Fury, la voce un po' più seria. «Non ti sto dando una scelta. È un incarico che va ben oltre le competenze di qualsiasi persona sulla nave e non potrei assegnarlo a nessun altro. Abbiamo bisogno del miglior agente disponibile.» Fury torna a guardare attraverso il vetro e si stringe nelle spalle. «Tra l'altro ha chiesto proprio di te.»

«Non mi interessa!» esclama James incredulo, cercando di dare un senso all'insensatezza della situazione nella quale si è trovato coinvolto.

«Questa è la peggiore idea che potesse venirvi! L'ultima volta che ci siamo trovati da soli gli ho quasi tagliato la gola con una lampada rotta! E lui era lanciato in piena modalità Capitan America! Avete pensato a cosa potrebbe succedere ora? Guardalo, Fury! Non arriva neanche a toccare per terra con i piedi!»

«Capisco che tu sia preoccupato, Agente Barnes,» continua Fury, anche se è ovvio che non capisce perché James stia per dare i numeri. «Ma l'Agente Coulson mi ha detto che da almeno tre settimane non hai più avuto alcuna reazione violenta e ti sei dimostrato perfetto per il lavoro sul campo.»

«Essere un buon agente sul campo non è una ragione valida,» borbotta James, dato che Fury non sembra proprio arrivarci e lui ha davvero, davvero bisogno di fargli comprendere quanto quella sia una pessima idea. «Non sono tagliato per fare il babysitter, la granata che ho in tasca penso sia un indizio sufficiente. Sono instabile nelle giornate migliori e letale in quelle storte, sul serio credete che affidarmi la versione in miniatura di Capitan America sia la scelta giusta? Se la risposta è sì siete più stupidi di quanto pensassi.»

«La stupidità qui non c'entra nulla,» ribatte Fury lanciandogli un'occhiata gelida. «Abbiamo bisogno di qualcuno che sia indiscutibilmente leale a Steve Rogers, qualcuno che lo protegga e lo tenga al sicuro finché non troviamo una soluzione. Se le mie informazioni non sono sbagliate - e non lo sono mai - tu corrispondi a questo profilo.»

«Sì, ma sai chi altro corrisponde allo stesso profilo? Coulson. E ti posso garantire che lui ha un curriculum molto meno macabro del mio.»

Fury si limita a scuotere la testa. «Potrebbe anche essere vero, però Coulson è in Guatemala per occuparsi di un'altra missione e non tornerà prima di parecchi giorni. Tu sei la scelta migliore che ci è rimasta.»

«Io sarei la scelta migliore solo se ci fosse da ammazzare qualcuno,» sibila James, agitando in aria le mani per l'irritazione. «Che ne dici di Stark? Perché non mandi Steve a stare da lui?»

«Perché la Stark Tower è un dannato faro nella notte per tutti gli schizzati e gli aspiranti supercattivi della città. Vogliono farsi un nome e arrivano fin lì sperando di guadagnare fama e gloria. Sul serio, quella torre viene attaccata da qualche pazzoide almeno una volta a settimana.»

James apre la bocca ma Fury lo blocca per impedirgli di replicare. «E prima che tu me lo chieda... tenerlo sull'helicarrier è fuori discussione. Non passiamo proprio inosservati e ci sono centinaia di persone che vorrebbero solo vederci finire sul fondo della baia. Quindi, no... non può stare qui. Mentre noi cerchiamo una soluzione dev'essere portato in un posto sicuro e tranquillo.»

James si lascia scappare un gemito a fior di labbra e torna a fissare il bambino seduto sul bordo del letto. È minuto, magro e indifeso, ma è di certo Steve Rogers. Anche da quella distanza James può riconoscere la determinazione e la viva curiosità negli occhi azzurri. Ricorda quegli occhi e quell'espressione, l'ha vista quasi ogni giorno della sua vita prima della caduta dal treno in corsa. Questo è comunque Steve, solo più piccolo, e qualcosa in lui cede.

«È permanente?» chiede a bassa voce.

«Per quanto ne sappiamo, no. Si tratta di un incantesimo che doveva colpire un certo dio nordico di nostra conoscenza, Steve si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. In teoria è reversibile, basta solo trovare il responsabile. Abbiamo mandato Thor e Stark in avanscoperta per rintracciarlo, se dovesse funzionare nel giro di un paio di giorni tornerà tutto come prima.»

«Fino a quel momento, comunque, abbiamo bisogno di qualcuno che lo tenga al sicuro,» continua Fury guardandolo fisso. «Credimi, Barnes, sei l'unico in grado di farlo.»

In effetti nessuno è mai stato più solerte o capace di lui quando si trattava di difendere Steve. L'ha fatto per tutta la sua vita e anche adesso, senza alcuna ombra di dubbio, si sacrificherebbe per proteggerlo. Ma non può negare che in questo momento lui potrebbe essere la persona dalla quale Steve avrebbe più bisogno di essere protetto. C'è davvero da fidarsi ad affidargli una versione striminzita di Steve, quando persino per Steve adulto è pericoloso stargli intorno? Nonostante il suo passato da assassino, però, lui rimane il migliore amico di Steve e il suo compito è tenerlo al sicuro.

Con aria sconfitta si stringe nelle spalle. «Continuo a pensare che sia l'idea peggiore che potesse venirvi.»

«Lo terrò a mente,» risponde Fury.

«Però sia chiaro che non mi riterrò responsabile per qualsiasi danno potrei causare,» mormora James intanto che spalanca la porta. «Se per sbaglio lo rompo sarà colpa tua, Fury.»

Il direttore non dice nulla in risposta e rimane a guardarlo mentre entra nella stanza. James cammina facendo particolare attenzione a come si muove, infilando le mani nelle tasche nel tentativo di sembrare meno minaccioso possibile. Ha partecipato a missioni capaci di ridurre in lacrime uomini molto più duri di lui, ha visto e fatto cose talmente orribili da non avere neanche parole per descriverle, ha visto in faccia la morte così tante volte da essersi dimenticato come si fa ad averne paura. Ma in questo momento, nella stessa stanza con la versione in miniatura del suo migliore amico, è del tutto terrorizzato.

Steve lo vede quasi subito, sporgendosi per guardare oltre le infermiere che gli stanno intorno. «Bucky!» esclama eccitato, saltando giù dal letto prima di correre verso di lui. È scalzo e non si regge bene in piedi mentre corre ma si muove molto più in fretta di quanto James pensasse. Quando gli arriva abbastanza vicino spicca un salto deciso e gli si appiccica addosso come se tutto il suo corpo fosse fatto di ventose e velcro.

James riesce ad afferrarlo al volo e gli scappa un piccolo uumpff sorpreso, per la violenza della collisione. L'imbarazzo dura qualche istante e barcolla svariati secondi nel tentativo di riprendere l'equilibrio, con Steve sempre stretto a lui.

«Ehi, Stevie,» lo saluta mentre lo regge in braccio. «A quanto pare non sai stare fuori dai guai quando non ci sono io in giro... vero, ragazzino?» Il bimbo gli sorride e non lascia la presa.

James sospira, ignorando apposta i sorrisi adoranti delle infermiere, e si incammina verso la porta. Fury è ancora in corridoio quando esce, sul suo viso un'espressione del tutto imperturbabile. «Farò in modo che degli agenti vi scortino a terra,» dice mentre James gli passa accanto.

«Sei un sadico,» replica l'altro, poi cerca di sistemarsi Steve tra le braccia. Steve, da parte sua, non sembra per nulla disturbato dalla piega che hanno preso gli eventi. Sembra pensare che James sia in assoluto la cosa migliore al mondo e si aggrappa a lui con tutta la forza che ha.

James sospira di nuovo. «Sarai la mia rovina, Rogers,» borbotta intanto che tiene il piccolo Steve stretto a sé. «Andiamo a casa.»

 

 

Capitolo originale dell'autrice

Show her some love!

 

 

We're back!!
Per farmi perdonare di tutti i feels massacrati dalla precedente traduzione ho deciso di scegliere una storia fluffosissima… anche se l'idea di Bucky che prende in braccio teacup Steve fa comunque danni!
* sono senza speranza * 
Laylabinx ha postato questo primo capitolo in data 06/08/2014, ecco perché temporalmente si colloca prima di Age of Ultron.
Come sempre spero possa piacervi tanto quanto è piaciuta a me!

Your Humble Translator

   
 
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