Capitolo 1: La definizione di "compromesso"
Fury
alza lo
sguardo su di lui, per nulla turbato. «Non
sarà affatto necessario, Agente
Barnes.» Fa un cenno col capo e indica la sedia dalla parte
opposta della scrivania. «Accomodati
pure.»
«Preferisco
restare in piedi,» replica James. Le parole fendono l'aria
come lo
schiocco di una frusta.
«Come
vuoi. Tutto bene
durante il volo?»
«Dai
un
taglio ai convenevoli, Fury,» ribatte James, resistendo
all'impulso di mettergli
le mani intorno al collo. «Sai perché sono
qui.»
Fury
annuisce. «Sì. E sarò felice di
rispondere a tutte le tue
domande, quando avrai messo giù la pistola.»
Solo
allora James
si rende conto che la mano sinistra si è in qualche modo
stretta intorno al
calcio dell'arma. Si costringe a lasciare la presa e torna a fissare il
direttore. «Voglio sapere dov'è Steve.»
«È qui,»
dice Fury, ma qualcosa nella sua voce fa sussultare lo stomaco di James.
«È morto?»
chiede l'altro con la gola quasi chiusa dall'ansia.
«No,»
risponde Fury scuotendo la testa. «Il Capitano Rogers
è vivo e sta bene. È qui sull'helicarrier.»
James
spalanca
gli occhi, sorpreso. Per le ultime otto ore si è preparato a
una risposta contraria,
si è preparato ad affrontare il peggio. È stato
un lungo, lungo viaggio e
man mano che le ore passavano lui diventava sempre più
ansioso. Era in missione
insieme al suo team per intercettare un carico di armi a Francoforte
quando
aveva ricevuto il messaggio.
"Rogers è stato compromesso. Ritorna immediatamente."
Un
singolo messaggio e James si era sentito come se il mondo gli fosse
crollato
addosso. Conosce abbastanza lo S.H.I.E.L.D. e l'organizzazione interna da sapere che "compromesso" è una parola
che nessuno vorrebbe mai associare a un agente. Compromesso
può avere una
miriade di definizioni diverse, nessuna delle quali positiva.
Compromesso può
significare scomparso o catturato o tenuto in ostaggio. Compromesso
può
significare ferito o malato o in pericolo. Compromesso può
significare morto.
Il
messaggio
non dava nessun'altra informazione ed era stato inviato da una linea
prontamente resa irrintracciabile appena terminata la trasmissione.
Dallo S.H.I.E.L.D.
non avevano risposto alle sue chiamate e tutti i suoi tentativi di
ottenere
maggiori dettagli erano andati a vuoto. Steve era stato compromesso
(ferito/disperso/morto)
e lui era dall'altra parte dell’Oceano.
Si
era
imbarcato sul primo volo diretto negli Stati Uniti nel giro di un'ora,
deciso a
cercare di ottenere informazioni e sempre più disperato man
mano che l'attesa
aumentava. Steve aveva bisogno di lui, poteva essere ferito o disperso
o morto
e nessuno rispondeva alle sue telefonate per spiegargli esattamente
cosa fosse
successo. Quando aveva lasciato Francoforte era preoccupato; adesso,
raggiunto
l'ufficio
di Fury, è fuori di sé dal nervoso.
«Quindi
sta bene?» chiede James poco convinto, perché
è chiaro che Fury stia
nascondendo qualcosa. Solo che non sa di preciso cosa.
«Sì,»
risponde ancora il direttore.
«Non
è
ferito? Nessuno lo tiene in ostaggio? Non è che qualcuno
l'ha colpito alla
testa con quello stupido scudo?!»
Fury
scuote il capo per ogni domanda che gli viene rivolta. «Posso
assicurarti,
Agente Barnes, che Steve Rogers è vivo e sta bene.»
James
è sul
punto di scoppiare. «Allora ti spiace spiegarmi
perché dallo S.H.I.E.L.D.
avete sentito il bisogno di mandarmi uno dei messaggi più
criptici che abbia
mai letto in vita mia?»
Fury
si
allontana dalla scrivania e si dirige verso la porta. «Credo
sia meglio
che tu mi segua.» Passa accanto a James e l'altro lo segue
senza
replicare, nonostante il nervoso e l'impazienza.
«Ma
se
Steve non è stato rapito o torturato e "sta
bene", come dici tu, cosa significa
che è stato compromesso?» mormora James, intanto
che segue Fury lungo i
corridoi dell'helicarrier. «Perché mi sembra
chiaro che abbiamo due
interpretazioni diverse per la stessa parola. "Compromesso" in genere
non vuol
dire "sta bene", non nel mio vocabolario.»
«Su
questo hai ragione, Agente Barnes,» gli dice Fury mentre lo
guida
attraverso il cuore dell'helicarrier e poi giù fino
all'infermeria. Che non è
mai un buon segno. «La mia definizione di "compromesso"
è differente dalla tua e ho le mie buone ragioni. Con tutto
quello che lo S.H.I.E.L.D.
ha dovuto affrontare, per noi il termine "compromesso" è
più
universale. Molti dei nostri agenti possono essere perfettamente
incolumi ma
anche compromessi, dipende da quello che stavano facendo e da come si
è
modificata la situazione.»
Le
porte scorrono, si aprono con un whoosh meccanico
e Fury avanza all'interno. «Dire che "sta bene" è
relativo alla sua
condizione qui, sulla nave. Quando dico che Steve Rogers sta bene
significa
che fisicamente è sano, illeso ed è qui con noi.
Ma, nonostante tutto, è stato
di sicuro compromesso.»
«Che
in
pratica vuol dire...?»
«Vuol
dire vieni con me,» dice Fury continuando a fargli strada
verso alcune
delle stanze riservate, in fondo all'infermeria.
«Fury,
giuro su Dio...»
«Giura
su chi ti pare,» ribatte Fury con noncuranza e di nuovo James
deve
trattenere la voglia di prenderlo a pugni. «Ma faresti meglio
a
specificare a quale dio ti riferisci. A quanto pare ce ne sono in giro
un po'
di più di quanti immagineresti.»
Si
ferma
davanti a una delle stanze, la porta è chiusa ma le tendine
sono abbastanza
scostate da permettere di sbirciare all'interno. Ci sono alcune
infermiere
attorno al letto, che impediscono di vedere il paziente. James
è quasi sul punto
di fare irruzione ma quando riesce a intravedere chi c'è
sulla brandina si ferma di
colpo. «Pensavo mi stessi portando da Steve, non all'asilo
dello S.H.I.E.L.D. .»
Fury
non
sembra scomporsi. «Guarda meglio.»
James
lascia
scappare un sospiro insofferente, poi fa come gli viene detto e guarda
di nuovo.
Il paziente nella stanza è seduto sul letto, gli occhi
azzurri spalancati e
curiosi osservano le infermiere intorno a lui. I capelli biondi sono
più lunghi
di quanto James ricordasse e gli ricadono disordinati sulla fronte in
una
zazzera di seta di mais. È tranquillo e pensieroso, le mani richiuse
in grembo
e i piedi nudi che penzolano dal bordo intanto che le infermiere
continuano a fare avanti e indietro. È
decisamente Steve Rogers ed è
perfettamente sano, come aveva detto Fury. Il problema è che
ha l'aspetto di un
bambino di tre anni.
James
boccheggia per alcuni secondi. «Che cosa diavolo è
quello?!» domanda
gesticolando in direzione della porta. «Hai
detto che stava bene, perché invece non mi hai detto che
è stato trasformato in
un moccioso?»
Lo
sguardo
che Fury gli rivolge è paziente e comprensivo, lo sguardo di
qualcuno abituato a veder succedere un sacco di cose bizzarre che
non si scompone quando
invece qualcun altro si trova faccia a faccia con qualcosa del genere
per la
prima volta. «Come ti ho spiegato, "sta bene" in termini
relativi.»
Indica
il vetro della porta e il bambino nella stanza. «E quello, Agente Barnes, è il
tuo prossimo incarico.»
Il
tempo di
realizzare cosa significa davvero e James scuote la testa tanto forte
che sente
il collo scrocchiare. «No. Non se ne parla. Assolutamente
no.»
«Temo
ci sia un fraintendimento,» ribatte Fury, la voce un po'
più seria. «Non
ti sto dando una scelta. È un
incarico che va ben oltre le competenze di
qualsiasi persona sulla nave e non potrei assegnarlo a nessun altro.
Abbiamo
bisogno del miglior agente disponibile.» Fury torna a
guardare attraverso
il vetro e si stringe nelle spalle. «Tra l'altro ha chiesto
proprio di te.»
«Non
mi
interessa!» esclama James incredulo, cercando di dare un
senso all'insensatezza
della situazione nella quale si è trovato coinvolto.
«Questa
è la peggiore idea che potesse venirvi! L'ultima volta che
ci
siamo trovati da
soli gli ho quasi tagliato la gola con una lampada rotta! E lui era
lanciato in
piena modalità Capitan America! Avete pensato a cosa
potrebbe
succedere ora? Guardalo, Fury! Non arriva neanche a toccare per
terra con i piedi!»
«Capisco
che tu sia preoccupato, Agente Barnes,» continua Fury, anche
se è ovvio
che non capisce perché
James stia per
dare i numeri. «Ma l'Agente Coulson mi ha detto che da almeno
tre
settimane non hai più avuto alcuna reazione violenta e ti
sei dimostrato
perfetto per il lavoro sul campo.»
«Essere
un buon agente sul campo non è una ragione
valida,» borbotta James,
dato che Fury non sembra proprio arrivarci e lui ha davvero, davvero bisogno di fargli comprendere
quanto quella sia una pessima idea. «Non sono tagliato per
fare il
babysitter, la granata che ho in tasca penso sia un indizio
sufficiente. Sono
instabile nelle giornate migliori e letale in quelle storte, sul serio
credete
che affidarmi la versione in miniatura di Capitan America sia la scelta
giusta?
Se la risposta è sì siete più stupidi
di quanto pensassi.»
«La
stupidità qui non c'entra nulla,» ribatte Fury
lanciandogli un'occhiata
gelida. «Abbiamo bisogno di qualcuno che sia
indiscutibilmente leale a
Steve Rogers, qualcuno che lo protegga e lo tenga al sicuro
finché non troviamo
una soluzione. Se le mie informazioni non sono sbagliate - e non lo
sono mai -
tu corrispondi a questo profilo.»
«Sì,
ma
sai chi altro corrisponde allo stesso profilo? Coulson. E ti posso
garantire
che lui ha un curriculum molto meno macabro del mio.»
Fury
si
limita a scuotere la testa. «Potrebbe anche essere vero,
però Coulson è in
Guatemala per occuparsi di un'altra missione e non tornerà
prima di parecchi
giorni. Tu sei la scelta migliore che ci è
rimasta.»
«Io
sarei la scelta migliore solo se ci fosse da ammazzare
qualcuno,» sibila
James, agitando in aria le mani per l'irritazione. «Che ne
dici di Stark? Perché non mandi Steve a stare da
lui?»
«Perché
la Stark Tower è un dannato faro nella notte per tutti gli
schizzati e gli
aspiranti supercattivi della città. Vogliono farsi un nome e
arrivano fin lì
sperando di guadagnare fama e gloria. Sul serio, quella torre viene
attaccata
da qualche pazzoide almeno una volta a settimana.»
James
apre
la bocca ma Fury lo blocca per impedirgli di replicare. «E
prima che tu me
lo chieda...
tenerlo sull'helicarrier è fuori discussione. Non passiamo
proprio inosservati e ci sono centinaia di
persone
che vorrebbero solo vederci finire sul fondo della baia. Quindi, no... non
può
stare qui. Mentre noi cerchiamo una soluzione dev'essere portato in un
posto
sicuro e tranquillo.»
James
si
lascia scappare un gemito a fior di labbra e torna a fissare il bambino
seduto
sul bordo del letto. È minuto, magro e indifeso, ma è di certo Steve Rogers.
Anche da quella distanza James può riconoscere la
determinazione e la viva curiosità
negli occhi azzurri. Ricorda quegli occhi e quell'espressione, l'ha
vista quasi
ogni giorno della sua vita prima della caduta dal treno in corsa.
Questo è
comunque Steve, solo più piccolo, e qualcosa in lui cede.
«È permanente?»
chiede a bassa voce.
«Per
quanto ne sappiamo, no. Si tratta di un incantesimo che doveva colpire
un certo dio
nordico di nostra conoscenza, Steve si è trovato nel posto
sbagliato al momento
sbagliato. In teoria è reversibile, basta solo trovare il
responsabile.
Abbiamo mandato Thor e Stark in avanscoperta per rintracciarlo, se
dovesse
funzionare nel giro di un paio di giorni tornerà tutto come
prima.»
«Fino
a
quel momento, comunque, abbiamo bisogno di qualcuno che lo tenga al
sicuro,»
continua Fury guardandolo fisso. «Credimi, Barnes, sei
l'unico in grado di
farlo.»
In
effetti nessuno
è mai stato più solerte o capace di lui quando si
trattava di difendere Steve.
L'ha fatto per tutta la sua vita e anche adesso, senza alcuna ombra di
dubbio,
si sacrificherebbe per proteggerlo. Ma non può negare che in
questo momento lui
potrebbe essere la persona dalla quale Steve avrebbe più
bisogno di essere
protetto. C'è davvero da fidarsi ad affidargli una versione
striminzita di
Steve, quando persino per Steve adulto è pericoloso stargli
intorno? Nonostante
il suo passato da assassino, però, lui rimane il migliore
amico di Steve e il
suo compito è tenerlo al sicuro.
Con
aria
sconfitta si stringe nelle spalle. «Continuo a pensare che
sia l'idea
peggiore che potesse venirvi.»
«Lo
terrò a mente,» risponde Fury.
«Però
sia chiaro che non mi riterrò responsabile per qualsiasi
danno potrei causare,»
mormora James intanto che spalanca la porta. «Se per sbaglio
lo rompo sarà
colpa tua, Fury.»
Il
direttore
non dice nulla in risposta e rimane a guardarlo mentre entra nella
stanza. James
cammina facendo particolare attenzione a come si muove, infilando le
mani nelle
tasche nel tentativo di sembrare meno minaccioso possibile. Ha
partecipato a
missioni capaci di ridurre in lacrime uomini molto più duri
di lui, ha visto e
fatto cose talmente orribili da non avere neanche parole per
descriverle, ha
visto in faccia la morte così tante volte da essersi
dimenticato come si fa ad
averne paura. Ma in questo momento, nella stessa stanza con la versione
in
miniatura del suo migliore amico, è del tutto terrorizzato.
Steve
lo
vede quasi subito, sporgendosi per guardare oltre le infermiere che gli
stanno
intorno. «Bucky!» esclama eccitato, saltando
giù dal letto prima di
correre verso di lui. È scalzo e non si regge bene in piedi mentre corre ma si
muove molto più in fretta di quanto James pensasse. Quando
gli arriva
abbastanza vicino spicca un salto deciso e gli si appiccica addosso
come se
tutto il suo corpo fosse fatto di ventose e velcro.
James
riesce
ad afferrarlo al volo e gli scappa un piccolo uumpff sorpreso,
per la
violenza della collisione. L'imbarazzo dura qualche istante e barcolla
svariati
secondi nel tentativo di riprendere l'equilibrio, con Steve sempre
stretto a
lui.
«Ehi,
Stevie,» lo saluta mentre lo regge in braccio. «A
quanto pare non sai
stare fuori dai guai quando non ci sono io in giro...
vero, ragazzino?» Il
bimbo gli sorride e non lascia la presa.
James
sospira, ignorando apposta i sorrisi adoranti delle infermiere, e si
incammina
verso la porta. Fury è ancora in corridoio quando esce, sul
suo viso un'espressione
del tutto imperturbabile. «Farò in modo che degli
agenti vi scortino a
terra,» dice mentre James gli passa accanto.
«Sei
un
sadico,» replica l'altro, poi cerca di sistemarsi Steve tra
le braccia.
Steve, da parte sua, non sembra per nulla disturbato dalla piega che
hanno
preso gli eventi. Sembra pensare che James sia in assoluto la cosa
migliore al
mondo e si aggrappa a lui con tutta la forza che ha.
James
sospira
di nuovo. «Sarai la mia rovina, Rogers,» borbotta
intanto che
tiene il piccolo Steve stretto a sé. «Andiamo a
casa.»
Capitolo originale dell'autrice
Show her some love!
We're back!!
Per farmi perdonare di tutti i feels massacrati dalla
precedente traduzione ho deciso di scegliere una storia fluffosissima… anche se l'idea di Bucky che prende in braccio teacup
Steve fa comunque danni!
* sono senza speranza *
Laylabinx ha postato questo primo capitolo in data 06/08/2014, ecco perché
temporalmente si colloca prima di Age of Ultron.
Come sempre spero possa piacervi tanto quanto è piaciuta a me!
Your Humble Translator