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Autore: SANKY    09/05/2017    4 recensioni
Il calcio è la loro passione.
Uniti dal pallone fin da piccoli.
MA ora stanno crescendo... cosa accadrà ai ragazzi della nazionale alle prese con una nuova fase della vita?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Scritta da Guiky80


 

La mano passò tra i capelli lisci, il sospiro lasciò la bocca pesantemente.

Fissò l'immagine allo specchio prima di sbattere le palpebre e raddrizzare le spalle: basta piangersi addosso!

Kumi si alzò di scatto dalla poltroncina rosa posta di fronte al piccolo specchio, decisa raccolse i capelli nei soliti codini bassi e sistemò la divisa scolastica: era ora di andare.

Mentre camminava spedita verso scuola, si ritrovò a pensare al primo anno delle medie. Sorrise, la prima volta che l'aveva visto lui correva palla al piede, lei sapeva chi aveva davanti: il Capitano.

Le piaceva, le piaceva tanto. Lui, la sua passione per lo sport, la sua allegria, anche il suo essere goffo al di fuori del campo. Tutti lo rispettavano, tutti avevano belle parole per lui.

Era entrata nella squadra di calcio per farsi notare, voleva che lui diventasse il suo ragazzo, voleva fargli battere il cuore, come lui faceva con lei.

Fare la manager era divertente, ma anche faticoso. Era la più piccola e doveva portare rispetto a Nishimoto e Nakazawa.

Nakazawa.

Sanae Nakazawa.

La sua rivale numero uno per la conquista del Capitano.

Per mesi Kumi si era prodigata a bordo campo, sempre intenta a ronzare intorno ai giocatori, a lui. Pronta a ogni esigenza, voleva essere sempre presente, a costo di diventare stucchevole a volte. Si era ritrovata a seguirlo di domenica, per riuscire a intercettarlo da solo, a parlare con lui da sola, senza la squadra intorno, senza lei intorno.

Si rese ben presto conto, però, che per lui esisteva solo il calcio. Lui voleva solo giocare a pallone, vincere il campionato, andare in Brasile. Parlava solo di quello, viveva solo per quello.

O così lei credeva.

Quando pensò di essere pronta, andò da lui, aprì il suo cuore all'unico ragazzo che l'avesse fatto battere fino ad allora.

La risposta che ricevette non fu quella attesa, ma se l'aspettava. Si rifiutava di ammetterlo, ma il cuore lo sapeva già.

Lei non era mai stata in competizione con Sanae Nakazawa per il cuore del Capitano. Non era mai stata la sua rivale... perché il cuore di Tsubasa era già di Sanae.

Loro erano legati, indissolubilmente.

Kumi li osservò attentamente dopo quel giorno e le sembrò quasi di vederlo quel filo che li univa. Anche se ognuno era preso in chissà quali impegni, bastava nulla perché i loro occhi si incontrassero e in quel momento il mondo spariva. Kumi lo sentiva.

Sorrise persa nei ricordi e quasi non notò di aver superato Izawa e Morisaki, finché quest'ultimo non la chiamò.

“Ehi, Sugimoto, sei così ansiosa di andare a scuola?”

Si voltò stupita prima di sorridere.

“Buongiorno, scusate non vi avevo visti.”

Yuzo le sorrise con cortesia, mentre Mamoru inclinò la testa. “Va tutto bene? Sembri molto pensierosa.”

Il rossore non potè non invaderle il viso, incrociando le iridi nere del terzino della Nankatsu.

Tutte le sue compagne di classe e amiche erano innamorate perse di Mamoru Izawa e la invidiavano da morire, perché lei lavava la sua maglietta, poteva parlare con lui senza scuse strane o altro.

Tuttavia lei aveva ancora battiti accelerati per il Capitano, ma non come prima, forse cominciava a passarle la cotta.

In effetti anche lei pensava che Izawa non fosse niente male, anzi...

Scosse la testa sorridendo ancora. “Tutto bene, davvero.”

Subito vennero raggiunti dalla Silver Combi e insieme si avviarono a scuola. Varcò il cancello scortata da ben quattro Cavalieri, sotto lo sguardo attonito e invidioso di mezzo corpo studentesco femminile.


 

Seduta al suo banco, poche ore dopo, Kumi osservò il cielo terso, si preannunciava un caldo pomeriggio di allenamenti. Sospirò.

“Ehi, Kumi, stamattina sei arrivata con Izawa, è vero?”

Voltò la faccia verso le sue tre compagne di classe.

“Sì, ho incontrato lui e Morisaki in strada, poco lontano da qui.”

Le tre con i pugni stretti vicino al viso sbottarono in coro.

“Presentaceli!”

“Cosa?”
“Organizza un'uscita.”

“Dai andremo al karaoke, ci divertiremo!”

“Facci stare con loro!”

Parlarono tutte insieme e lei sperò di aver capito male! Avrebbe dovuto coinvolgere due dei ragazzi più popolari della squadra in un'uscita programmata? No, non erano per lei quelle cose!

“Ragazze, ma cosa dite? Devono allenarsi, non hanno tempo per le uscite!”

Le tre sbuffaro contemporaneamente, ma fu Riku a prendere la parola.

“Guarda che li abbiamo visti venerdì scorso, dopo l'allenamento, Izawa, Morisaki, Taki, Kisugi e Takasugi andare al karaoke. Sappiamo che si divertono anche loro la sera! Basterà sapere quando vanno e farci trovare lì! Sono tuoi amici, ti inviteranno al loro tavolo e il gioco è fatto!”

Kumi sbarrò gli occhi.

“Ma voi siete matte!”

“Eddai! Non vorrai tenerli tutti per te... o forse sì?”

L'insinuazione di Izumi si attirò l'attenzione delle altre che iniziarono a saltellare tutte insieme.

“Ingorda, Kumi, lascene qualcuno anche a noi!”

Lei strinse le labbra e cercò di evitare che tutta la classe venisse coinvolta nella discussione.

“D'accordo, vedrò cosa posso fare!”

Le urla di gioia vennero interrotte dall'arrivo provvidenziale del professore di matematica.


 

Al campo di allenamento, Kumi si sentì a disagio. Anche preparare l'acqua per la pausa dei ragazzi si rivelò difficoltoso. I suoi occhi continuavano a correre al campo, verso Izawa e poi indietro verso la porta di Morisaki, infine intercettava il movimento di Kisugi. Chiuse gli occhi e respirò a fondo: come poteva mettersi a spiare le loro conversazioni senza dare nell'occhio?

Quelle tre erano pazze! Non poteva mettersi a fare certe cose con i ragazzi della squadra! Sospirò ancora, attirandosi un'occhiata del mister, che però non disse nulla.

Il pomeriggio sembrò interminabile. A un tratto sentì delle voci fin troppo famigliari. Con terrore sollevò gli occhi e trovò le sue tre compagne di classe appostate poco lontano dal magazzino in contemplazione del campo.

Con un scusa si defilò e arrivò da loro.

“Che fate qui?”

“Allora? Hai saputo dove andranno stasera?”

Kumi sgranò gli occhi: subito?! Doveva spiarli subito?!

“No, non hanno parlato di nulla. Credo che certe cose le decidano negli spogliatoi a fine allenamento.”

Izumi annuì convinta.

“Molto bene, entrerai a cercare qualcosa e carpirai notizie per noi!”

Sugimoto sbarrò la bocca.

“Sei pazza?! Dovrei entrare negli spogliatoi mentre ci sono i ragazzi!? Ma non ci penso nemmeno! Cosa penserebbero di me? Non voglio trovarmeli davanti a petto nudo o peggio!”

Le tre si fecero pensierose, poi Saori sghignazzò.

“In realtà, io vorrei vederli a petto nudo... soprattutto Izawa.”

Le altre le diedero man forte.

“In effetti... non ti è mai capitato?”

“No! E non lo farò capitare oggi!”

Riku sollevò un sopracciglio.

“Sicura di volerci aiutare davvero? Fai di tutto per non farlo!”

“Veramente avete fatto tutto voi! Ora andate, io devo tornare al campo! Appena so qualcosa ve lo dico, promesso!”

Voltandosi con gli occhi chiusi tornò sui suoi passi. Una voce la fermò.

“Tutto bene?”

Sussultando si ritrovò a fissare Takasugi con le braccia incrociate sul petto che la guardò con la testa inclinata di lato.

Il rossore fu istantaneo sulle guance della ragazzina, che annuì freneticamente.

“Tutto bene!”

Lui annuì prima di aggiungere.

“Nakazawa ti sta cercando.”

“Grazie!”

Correndo Kumi si allontanò, non capendo bene perché le fosse venuto così caldo parlando con Shingo.


 

Percorrendo la strada verso casa, più tardi, Kumi venne raggiunta da Saori.

“Ciao, allora?”

Abbassò le spalle sconfitta.

“Datemi tempo! Non posso restare a fissarli aspettando che parlino dei loro impegni!”

L’altra arricciò le labbra. “Sei lenta... va beh vedi di darti da fare domani! Ci divertiremo vedrai e tu potrai scordare il tuo amato Capitano!”

Non disse nulla all'amica, in realtà aveva già iniziato a stare meglio, pensare a Tsubasa non la faceva più fremere come prima, forse stava 'guarendo'.

Qualcuno che arrivò di corsa la fece voltare di scatto.

“Ciao.”

Sbattè le palpebre sorpresa di trovarsi alle spalle Shingo Takasugi.

“Ciao, come mai qui?”

“Volevo... ecco io... volevo sapere se davvero va tutto bene? Oggi mi sei sembrata molto pensierosa, poi sono arrivate le tue amiche ed eri agitata. Sicura che va tutto bene?”

Lei strinse le labbra.

“Mi hai seguito per questo?”

Shingo abbassò il viso stringendosi nelle spalle.

“Beh... sì...”

Lei sorrise dolcemente arrossendo un po', era davvero molto carino da parte sua.

“Va tutto bene, davvero.”

Il ragazzo annuì, spostando il peso da un piede all'altro. Kumi lo osservò pensando che forse poteva scoprire qualcosa.

“Scusa, posso chiederti una cosa?”

“Certo.”

I loro sguardi di nuovo legati.

“Ecco... quando esci con gli altri... cioè con Izawa, Morisaki, così, dove andate?”

Lui sembrò sorpreso.

“In che senso: dove andiamo?”

“Beh... andate al karaoke, in un bar... che fate?”

Lui arriciò le labbra sovrappensiero.

“L'ultima volta al karaoke, un'idea di Mamoru, davvero pessima! Domani forse andremo in quella nuova caffetteria in centro, a vedere com'è... ma non c'è nulla di programmato... insomma, mentre camminiamo decidiamo se e cosa fare.”

Lei annuì. “Oh capisco... grazie mille.”

“Come mai lo volevi sapere?”

Lei arrossì all'improvviso.

“Così... per fare due chiacchiere. Ci vediamo domani!”

Voltandosi corse via.


 

La mattina dopo informò le amiche della possibile visita alla caffetteria, ovviamente venne coinvolta subito.

“Ti aspettiamo al cancello dopo gli allenamenti, vedi di muoverti e non perder temo a sistemare!”

Kumi incrociò le braccia sul petto. “Non perdo tempo, Saori! Sono l'ultima arrivata, se Nakazawa mi dà un ordine devo eseguirlo!”

L'altra scrollò le spalle.

“Dille che stai male e defilati, se arrivano prima di te, ti lasceremo qui!”

“E come li avvicinerete?”

Kumi sorrise subdolamente, quella situazione non le piaceva, ma sapeva anche che serviva lei per avvicinare i ragazzi.

L'altra sbuffò.

“Tu, muoviti!”


 

Ad allenamento finito, cercò di essere il più veloce possibile, fino alle parole di Sanae.

“Hai fretta, Sugimoto?”

Lei si morse il labbro inferiore.

“Veramente... avrei un impegno...”

L'altra si mise le mani sui fianchi.

“E non potevi dirlo subito? Vai pure, finisco io qui.”

“Davvero?”

“Certo! Ti fermi sempre, se una volta non puoi non succede nulla.”

Stupita Kumi ringraziò inchinandosi e corse via, non avrebbe mai pensato che Sanae l'avrebbe lasciata andare, forse non era così male come credeva lei.

Al cancello le amiche erano in trepidante attesa.

“Muoviti, Kumi: Taki, Kisugi e Morisaki si sono già incamminati. Però avevi ragione, parlavano proprio della caffetteria nuova. Izawa non è uscito ancora...”

La manager annuì. “Si è intrattenuto con il mister e ha raggiunto gli altri un po' dopo. Uscirà tra poco.”

“Perfetto! Così noi saremo già là quando arriverà e non penserà che lo abbiamo seguito!”

Riku era molto sicura di questa mossa, Kumi un po' meno, in fondo lei lo aveva saputo da Shingo e se lui fosse arrivato con Mamoru... scosse le spalle, non voleva pensarci.

La caffetteria si rivelò molto carina e grande. I ragazzi occupavano un tavolo ad angolo e furono subito individuati da Izumi.

“Passeremo lì accanto, se non ci vedono, salutali, Kumi!”

Fu invece Taki a notarle.

“Ehi, Sugimoto, anche tu qui?”

Lei sorrise cordiale, con le guance appena rosse, strinse la gonna tra le mani sperando di non fare brutte figure.

“Sì, siamo venute a vedere com'è. Voi invece?”

Yuzo sorrise da sopra il suo bicchiere.

“Aspettiamo Mamoru, che come al solito si è beccato una ramanzina dal mister per i voti!”

Scosse il capo e la ragazzina scoppiò a ridere divertita.

La spinta di Saori alle spalle la fece sussultare.

“Ehm... voi conoscete le mie compagne di classe? Loro sono Saori, Izumi e Riku.”

Le tre si inchinarono.

“Eccomi, finalmente! Non mi mollava più il mister oggi!”

Mamoru arrivò di volata, urtando una spalla della manager.

“Oh scusami... Sugimoto! Ciao! Coma mai qui?”

“Così...”

Lui annuì sistemandosi vicino a Yuzo, le quattro ragazze erano ancora ferme in piede, Kumi non sapeva più che fare, all'improvviso le arrivò un aiuto inaspettato.

“Ehi, ciao ragazzi. Avete preso un tavolo molto grande, ragazze perché non vi sedete con noi?”

Le quattro si ritrovano alle spalle la mole di Shingo e sorrisero.

Kumi arrossì appena stringendo le labbra, meno male che lui l'aveva aiutata.

Quando tutti furono seduti, Mamoru tirò una gomitata a Takasugi, sussurrando: “Perché le hai invitate?”

Lui scosse le spalle senza rispondere.

La serata proseguì tranquilla, qualche battuta, le ragazze che cercavano in tutti i modi di attirare l'attenzione di Mamoru e Yuzo, mentre Kumi si rilassava contro l'imbottitura del divanetto: lei aveva fatto tutto, ora spettava alle sue amiche fare... qualunque cosa volessero fare!

Il suo gomito urtò quello di Shingo.

“Oh, scusa.”

Lui scosse la testa. “No, scusa tu, occupo troppo spazio.”

“Ma che dici?”

Si guardarono e sbottarono a ridere insieme, attirandosi l'attenzione generale.

D'un tratto Mamoru scattò in piedi.

“Bene, io andrei. Yuzo?”

“Sì, in effetti...”

Anche Morisaki si alzò subito. Facendo spostare Hajime e Teppei si defilarono. Kumi salutò con la mano, ma Saori le tirò una gomitata.

“Muoviamoci!”

“Cosa?”

Lei non capiva, ma le amiche erano già tutte e tre in piedi e la stavano trascinando via.

“Ma... aspettate... scusate ragazzi!”

Venne letteralmente spinta fuori dalla caffetteria, sotto lo sguardo un po' sbigottito degli altri tre.

Teppei sbottò a ridere.

“Come sono prevedibili!”

Shingo lo fissò.

“Che vuoi dire?”

“Ma dai, non hai capito? Quelle quattro hanno puntato Mamoru, ovviamente, forse anche Yuzo, di certo non noi! E visto che se ne sono andati, sono schizzate via! Sugimoto avrà sentito che volevamo venire qui.”

Shingo incrociò le braccia sul petto perdendosi nei suoi pensieri, non ascoltando più il discorso intrattenuto dagli altri due.


 

Fuori dalla caffetteria, Kumi si liberò della presa ferrea sul suo braccio.

“Ma che vi è preso? Vi ho accontentate e siete state al loro tavolo.”

Riku incrociò le braccia sul petto.

“Sì, ma loro se ne sono andati e non ci hanno calcolto molto, parlottavano tra loro e basta.”

La manager alzò le spalle.

“Beh, non posso obbligarli a parlare con voi.”

“Presto, dobbiamo raggiungerli!”

Saori partì subito seguita a ruota dalle altre due.

“Cosa?!”
“La smetti di dire cosa!”

Riku prese Kumi per un braccio trascinandola di corsa dietro alle altre.

La ragazza cercava di liberarsi, non voleva seguire Morisaki e Izawa, magari facendosi pure beccare!

“Cavolo li abbiamo persi!”

Izumi si guardò intorno sconsolata, ma subito si riprese.

“Dividiamoci! Saori con me, Riku e Kumi di là, forza!”

Trascinata ancora dall'amica, Kumi si ritrovò a correre per una via parallela al parco.

“Ma mi spieghi perché li stiamo seguendo?”

“Per vedere cosa fanno dopo, vogliamo sapere tutto delle loro vite, per essere pronte quando usciremo con loro.”

“Uscire con loro? Cosa ti fa credere che vogliano uscire con voi?”

La ragazza si fermò fissandola come se fosse una ritardata.

“Andiamo, Kumi, è semplice: basta sapere cosa fanno, cosa piace loro, e fare le stesse cose! Così avremo un sacco di fattori in comune!”

L'altra sgranò gli occhi.

“Ma non puoi costruire le cose in comune! O le hai o non le hai!”

“Non dire assurdità...”

Tornò a trascinarla dietro di sé, fino al ponte poco più avanti.

“Caspita! Spero che le altre li abbiamo trovati. Controllo in quei negozi, tu resta qui e guarda la strada.”

Sospirando la manager si appoggiò al parapetto del ponte, finché delle voci conosciute la riscossero.

“Ma non qui...”

“Perché?”

“Come perché? Ma dai, Mamoru!”

“Uno solo...”

Lentamente Kumi si sporse oltre il parapetto, poco sotto appoggiato al pilastro del ponte, notò Morisaki, con Izawa davanti: ma cosa stavano facendo?

Gli occhi della ragazzina si sgranarono all'improvviso, non era possibile, Izawa stava... baciando Morisaki... sulle labbra... a occhi chiusi... un vero bacio!

La bocca si spalancò, ma non uscì nessuno suono. Si riscosse alla voce di Yuzo.

“Ecco, ora sei contento? Basta Mamoru, vuoi che ci veda qualcuno? Ti ho detto che i miei non ci sono, fermati da me e te ne do quanti ne vuoi.”

L'altro inclinò la testa.

“Casa tua è lontana, non potevo aspettare... però ci sto!”

L'altro scosse la testa.

Kumi si voltò di scatto, rossa in viso. No, non poteva aver visto bene: Morisaki e Izawa! Due dei ragazzi più popolari e belli della scuola... erano... omosessuali... oddei!

L'arrivo di Riku la riportò alla realtà.

“Allora? Li hai visti?”

Subito si allarmò.

“Chi?”

“Ma come chi? Sono passati Izawa e Morisaki?”

“No!” Beh, non aveva mentito... non era passati in effetti.

“Che peccato... va beh, si è fatto tardi io vado. Ci vediamo domani.”

“A domani.”

Kumi rimase ferma in quel punto per parecchio, la testa piena di pensieri, il bacio tra quei due ancora impresso nella memoria.

“Incredibile...”

Con questo sussurro si incamminò verso casa.


 

La mattina seguente si svegliò ancora con una strana sensazione addosso, come se avesse visto qualcosa che non doveva vedere, come se avesse interferito con la loro vita senza volere. Scosse la testa, infine le scappò da ridere: le sue amiche poteva far loro la corte quanto volevano, ma non sarebbero mai uscite con Izawa e Morisaki!

Uscì di casa poco dopo e incrociò Shingo.

“Buongiorno, come mai da queste parti?”

Lui arrossì appena. “Passavo di qui...”

Lei inclinò la testa.

“Ma tu non abiti in questo quartiere.”

“Beh... io... d'accordo lo ammetto ti stavo aspettando!”

Il rossore che colpì lei fu improvviso.

“Come... come mai?”

“Senti, l'altra sera mi hai chiesto dei nostri impegni e ieri ti trovo nella caffetteria nuova. Mi hai domando quello perchè volevi stare con Mamoru e Yuzo?”

Lei sbattè le palpebre veloci.

“Beh... sì... scusa se ti ho... usato...”

Lui sbuffò. “D'accordo, ma non farlo più, non mi piace!”

“Scusami davvero...”

“Beh, almeno ti sei divertita? Li hai raggiunti dopo?”

Lei sgranò gli occhi pensando a quello che aveva visto: eh sì, li aveva raggiunti in effetti.

“No, non li ho più visti.”

“Beh, mi spiace per te, comunque li vedrai agli allenamenti, potresti chiedere direttamente a loro di uscire.”

Solo allora capì che Shingo aveva frainteso tutto.

“No, aspetta: non sono io che voglio uscire con loro, ma le mie compagne di classe. Mi hanno usata perché li conosco essendo la manager della squadra. Certo, ammetto che Izawa è un bel ragazzo, ma non fa per me.”

'Decisamente!' Pensò Kumi.

“Davvero?”

“Certo. Mi spiace davvero averti usato.”

“No, non c'è problema, se a te non piacciono loro...”

Lei lo guardò di sottecchi mentre si avvicinavano al cancello della scuola.

“Se a me non piacciono loro?”

“Beh, meglio così!”

“Perché?”

“Beh... perché sì! Mamoru è un farfallone lo sai... e Yuzo... è troppo preso dalla scuola...”

“Capisco. Insomma non mi prenderebbero in considerazione come ragazza.”

“No, aspetta, non ho detto questo. Tu sei una ragazza davvero bella e dolcissima.”

Si bloccarono entrambi, rossi in viso, lei non sapeva più che dire, trattenne il fiato mentre lo guardava, le sfuggi solo un sussurro.

“Davvero?”

“Beh... io... sì... davvero... insomma...”

Lei strinse le labbra e sorrise.

Entrambi sguardo a terra, il cancello della scuola ormai visibile in lontananza, restarono fermi.

La voce di Shingo arrivò un po' bassa.

“Ti andrebbe... sì ecco... ti andrebbe di tornare nella caffetteria? Con me... dopo gli allenamenti?”

Lei sentì ancora più caldo alle guance, le mani strinsero più forte il manico della cartella mentre annuiva.

“Sì, mi andrebbe...”

Si scambiarono solo un fugace sguardo, prima di tornare occhi a terra.

“Bene... allora... ci vediamo agli allentamenti.”

“Agli allenamenti.”

Lui sempre più rosso le voltò le spalle allontanandosi in direzione di Taki e Kisugi che stavano sopraggiungendo, mentre lei con un sorriso allegro si avviò da Saori.

Il cuore le batteva forte, come non accadeva da tanto. Era pronta, pronta a non lasciarsi coinvolgere in altri stupidi inseguimenti, pronta a difendere la privacy dei giocatori, ma soprattutto era pronta a sorridere a una nuova cotta per Shingo Takasugi.


 

   
 
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