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Autore: Xandalphon    09/05/2017    2 recensioni
Una raccolta di 'lettere impossibili' di personaggi storici e mitologici ai loro amori. Un viaggio nel tempo dal 3000 a.C sino all'età contemporanea, attraverso i loro sentimenti per le persone a loro più care. Che siano felicità o disperazione, gioia o amarezza.
Perché l'affetto, l'amore e i sentimenti sono nell'uomo gli stessi di sempre.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Iusta Honoria Grata e Attila

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Un anello. Tanto è bastato. Se ci si pensa con occhio distaccato, non sembra una gran cosa. Un inutile pezzo di metallo inciso con delle pietre incollate... Fa ridere come uno stupidissimo oggettino del genere abbia mobilitato armate, condottieri... Abbia ribaltato il mondo, insomma.

In un certo qual modo, forse, dovrei sentirmi orgogliosa di aver così sconvolto l'intera storia di un impero più che millenario.

Chissà cosa scriveranno i libri di storia su di me?

'La folle Onoria'? 'Onoria la traditrice'? Oppure 'Onoria l'innamorata di barbari'?

Ahahahahah! Come si sbaglierebbero tutti quanti!

Stupida? Forse. Ingenua di sicuro, ve lo concedo.

Traditrice? E di chi? Di un fratello che mi odiava e di una madre che mi considerava essenzialmente come un inutile pezzo di carne al mercato, utile al solo ed unico scopo di rafforzare la posizione di Valentiniano? Chi ha tradito chi, sentiamo?

Innamorata? Oh, questa è proprio bella.

Non penseranno davvero, gli uomini del futuro, che io abbia mandato una lettera con in pegno il mio anello ad Attila perché ero sinceramente innamorata di lui? Di un uomo che si infilava la carne di cavallo tra le cosce durante gli spostamenti da un accampamento all'altro per frollarla meglio? Andiamo, vi sembra verosimile che una principessa viziata quanto me abbia avuto una tale sbandata?


Beh... Ad onor del vero una cosa io amavo sinceramente di quell'uomo folle che era apparso all'improvviso, con il suo popolo, dalle profondità del nulla.


La libertà. Andava di luogo in luogo e si prendeva ciò che voleva. Con la forza, se necessario. Fossero donne, schiavi, oro o terre. Saranno sconvolte da questa mio confessione, le pie anime timorate di Dio del futuro?

Ah, quanto vorrei vedere quei loro faccini contorti in una smorfia di indignazione.

Che c'è di tanto sorprendente, quando sin dalla nascita, alla corte di Ravenna ho visto anche io la mia buona dose di stupri, assassinii e furti? Almeno Attila l'unno non copriva con ipocrite maschere i propri desideri. Non ammantava di è ragionevole', è utile e, peggiore di tutti, è giusto, questo suo comportamento.

Libertà.

Libertà.

Libertà.

Continuo a ripetere questa parola per assaporarla meglio, immaginando di cavalcare in pazze e sfrenate corse per pianure sconfinate. Vestita di sacco e non di seta; con i capelli arruffati e sporchi di fango e non lisci e lucidi; profumando di erba, muschio e sudore, e non di incensi e strani intrugli...

Libertà. Volevo essere libera, io nata in una gabbia, pur dorata che fosse. Volevo distruggerla, questa gabbia. Con uno stupido capriccio, rinfacciatemelo pure. Per questo mio insulso desiderio ho mandato a morire migliaia di uomini in guerre sanguinose, lo ammetto.

Ma sapete che vi dico? Non mi pento. Dio mi spedisca pure all'inferno, come operatrice di iniquità... Ma almeno sarò in buona compagnia, visto che lì, con me, ci sarà anche chi, di Dio, è stato soprannominato il flagello.

Ma che per me è stato il simbolo di un sogno. Sì,ve lo ripeto di nuovo: un dolce sogno di libertà.


Angolino dell'autore

Ho saltato a pié pari secoli di storia romana, per concentrarmi su un episodio del tardo impero che mi ha sempre affascinato. Quello di Attila e Onoria. La leggenda vuole che la tentata invasione dell'Italia del capo unno sia stata giustificata da una lettera della triste sorella dell'imperatore Valentiniano, che in cambio di una eventuale unione aveva persino promesso la metà (sì avete sentito bene!) dell'impero romano d'occidente.

Poi Attila verrà sconfitto dall'ultimo grande generale romano, Flavio Ezio, nel 451 dopo Cristo, ai Campi Catalaunici e fermato, successivamente, dal papa Leone.

Della 'empia' Onoria poi, nelle cronache non si dice più nulla. Con ogni probabilità venne esiliata a Costantinopoli... forse persino fatta uccidere dal non certo misericordioso e caritatevole Valentiniano (che, per la cronaca, fece uccidere lo stesso Ezio durante una lite, pochi anni dopo... Condannando così l'impero ad una lenta quanto ingloriosa fine).

Io l'ho immaginata così. Una ragazza che, per quanto nata nel lusso, è condannata ad una vita in una gabbia, tanto più miserevole quanto le sbarre sono celate alla vista. Una ragazza sempre più sola e disperata, che voleva solo una cosa: smettere di essere la sorella di un imperatore e essere solo Onoria, anche a costo di perdere tutto, persino l'affetto di chi avrebbe dovuto amarla e che invece pensava a lei solo come strumento di trame politiche.

Un sogno di libertà mai realizzato e che ha portato ad una conclusione tanto folle quanto eclatante, ma per questo tanto più valevole di essere raccontato.

  
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