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Autore: summers001    10/05/2017    2 recensioni
Bethyl | attenzione, morte di un protagonista | One-shot
Dal testo:
"Ci siamo." disse come se non gliene fregasse niente.
"Lo so." fece Merle, comparendo direttamente al suo fianco.
"Puoi..." cominciò Daryl, ma il tentativo di parlare fallì. Le forze stavano scemando sempre più velocemente, come se le stesse usando per pagare quell'allucinazione. Recuperò fiato e ci riprovò. "Puoi essere lei per un minuto?"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Merle Dixon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona notte

Prima o poi succede. Prima o poi muori. Non c'è alternativa, non puoi farci niente. Ad un certo punto te lo senti. Lo sai che sta per accadere e lo accetti. Forse accade proprio perché te l'aspetti e diventi imprudente e non il contrario.
D'altronde era già campato abbastanza. E pensare che aveva messo in conto di crepare molto prima.
Non c'è nessun senso. Si muore e basta. Caput. Finito. Chiuso.
Aveva combattuto, c'aveva provato, c'era riuscito per tanto tempo. Ma quanto ancora poteva durare? Ormai andava per i cinquanta.
Daryl s'accasciò lungo il muro ormai stanco, sempre di più, e s'accese una sigaretta. L'ultima, che cazzo. Sapeva di muffa e polvere.
"Stai diventando filosofo, eh fratellino?"sentì la voce di Merle, ma non riusciva a vederlo.
"Merle." disse Daryl, più come affermazione che come domanda, per niente sorpreso. Strizzò gli occhi e quello comparve. Se ne stava in piedi di fronte a lui. Daryl si portò due dita alla sigaretta, cercò di prenderla per soffiare vai il fumo, ma la mancò. Ghignò quasi isterico: neanche da ubriaco aveva mai mancato la presa. Ingoiò fumo e tossì. La sigaretta gli cadde sui pantaloni ed a malapena la sentì scottare. Che cazzo.
"E chi ti aspettavi, la fata turchina?" fece ironico suo fratello. Merle s'avvicinò e gli s'abbassò accanto. Si passò un dito sotto al naso e si lamentò della puzza. Forse veniva dalle sue viscere: Daryl non riusciva ad immaginarsi tutt'un pezzo col dolore che lo tagliava in due e forse l'aveva davvero fatto. Merle si sporse, muoveva la testa a destra ed a sinistra forse per guardare la ferita. "Non riesco a vedere niente, fratellino." disse preoccupato. Già, ogni tanto si preoccupava.
Lo allontanò con una mano, ma finì per colpire il vuoto. La vista gli si appannò e sentì il sapore di sangue mischiato alla muffa della sigaretta di poco prima. Non si ricordava nemmeno dove cazzo stava. "Ci siamo." disse come se non gliene fregasse niente.
"Lo so." fece Merle, comparendo direttamente al suo fianco.
"Puoi..." cominciò Daryl, ma il tentativo di parlare fallì. Le forze stavano scemando sempre più velocemente, come se le stesse usando per pagare quell'allucinazione. Recuperò fiato e ci riprovò. "Puoi essere lei per un minuto?"
Chiuse gli occhi per non vedere la faccia offesa di suo fratello, che se fosse stato davvero lì avrebbe avuto da ridire ed avrebbe considerato quanto femminuccia era diventato a preferire una ragazzina al sangue del suo sangue. E forse aveva ragione, perché riaprì gli occhi per rivedere Merle per l'ultima volta di nuovo. "Non sei un bello spettacolo." gli disse. Ed a sua sorpresa Merle sembrava davvero considerare la sua richiesta, per fargli un favore, passandosi il labbro tra i denti. E poi Daryl chiuse gli occhi pesanti di nuovo e non seppe più cosa quello fece. Magari calciò via un po' di terra offeso e se ne andò. Oppure, sempre magari, gli diede una pacca sulla spalla per la prima volta e se ne andò.
Il punto è che se ne andò comunque e quando rialzò le palpebre lei era lì.
"Beth." fece Daryl.
Era sempre la stessa non era cambiata di una virgola. Per un po' aveva creduto di essersela dimenticata, di non ricordarsi quanto esattamente fosse alta, il colore preciso dei suoi occhi. Era così pulita, così ordinata, così normale, tutte cose che la facevano sembrare ancora più giovane di quanto realmente fosse stata. Aveva addosso gli stessi vestiti che portava anni fa, gli stessi con cui alla fine l'aveva seppellita.
"Sono qui." disse lei con voce pacata ed eterea come sempre. Stava in piedi di fronte a lui. Era preoccupata, glielo leggeva in faccia. Stringeva le labbra e lo guardava corrucciata. "Come stai?" gli chiese.
"A te che sembra?" rispose Daryl che pareva aver ritrovato magicamente le forze, come se il tempo si fosse fermato davanti a lei.
Beth si sporse in avanti e guardò a destra ed a sinistra, identicamente a come aveva fatto Merle. "Non riesco a vedere niente." disse poi, replicando di nuovo il più grande, ma non anziano, dei fratelli Dixon. Gli si avvicinò e si sedette accanto a lui. Daryl le lasciò fare tutto quello che voleva, che era quello che lui stesso voleva. Lasciò che Beth gli prendesse la testa e se la posasse tra il petto ed una spalla e lo accarezzasse. Il ritmo della sua piccola mano era rilassante e quasi non sentiva più il dolore che gli veniva dalla pancia e dal petto. Chiuse gli occhi, ma cercò di non lasciarsi andare e combattere il sonno che sapeva l'avrebbe addormentato per sempre. Si concentrò sulla voce di Beth che gli stava sussurrando "Perché me?"
"Non abbiamo parlato da quando te ne sei andata." rispose sicuro, perché sapeva il motivo per cui aveva chiesto di lei: era morta troppo presto. Avrebbe voluto chiedergli scusa per non averla salvata, per non aver reso la vita facile a sua sorella, per aver fatto dei casini da quando se n'era andata, da quando era morta. A quel pensiero Beth si separò da lui e la sua espressione si corruccio, come se non fosse stata d'accordo. Allora Daryl fece uno sforzo, ancora un altro, si concentrò e si ripeté che doveva dirle qualcosa ancora prima, da quando Beth era stata rapita, anche quello troppo presto. C'era una cosa che doveva dirle da prima. Controllò lei e lo sguardo azzurro le tornò sereno.
"Non sei mai stato un chiacchierone con me." rispose lei scherzosa.
Beth sorrideva nella luce del sole, con le sue labbra rosee come una pesca. La coda di capelli le cadeva sulla spalle e si muoveva ad ogni inclinazione della testa. Gli occhi però erano pallidi, come se un velo bianco si fosse posato sulle iridi celesti. Non avevano niente dell'azzurro vibrante ed infervorato della vita. Daryl si ricordò solo allora che stava parlando con un'all'ucinazione. "Già." rispose disincantato.
Eppure Beth piegò il viso delusa, strinse le labbra e poi reagì. "Cosa volevi dirmi?" gli chiese.
Daryl ghignò. "Nulla." rispose. Persino nella sua testa continuava a negare e Beth doveva convincerlo a parlare. La sentì sospirare e poi prenderlo di nuovo, posarlo di nuovo su quel punto del petto ed accarezzargli i capelli come non aveva mai fatto.
"Daryl," lo chiamò lei con voce pacata "lo so già."
Daryl trovò le forze di fare un cenno di sì con la testa, poi sentì delle lacrime bagnargli gli occhi. Si nascose nel collo di Beth e pianse. Se i muscoli avessero potuto, avrebbe anche cominciato a singhiozzare e l'avrebbe tenuta stretta per non farla andare via. Invece le lacrime gli bruciarono gli occhi, portandogli via quelle ultime forze vitali a cui stava appendendo con forza.
Piano piano s'addormentò fino a ritrovarsi tra la veglia ed il sonno, tra la vita e la morte. "Dobbiamo andare?" chiese ad occhi chiusi. Non aveva detto niente in realtà, non ce l'avrebbe mai fatta, ma lei aveva capito.
"Solo quando sei pronto." rispose Beth protettiva, continuandolo a cullare dolcemente, materna.
Prese un respiro, forse l'ultimo. Si spaventò perché sapeva che non avrebbe più respirato, sarebbe soffocato, gli sarebbe mancata l'aria e si sarebbe congendato da quel mondo soffrendo così come ci era arrivato. Aveva paura della stessa paura di non respirare. "Non mi lasciare." supplicò disperato come un bambino. Non stavolta, pensò poi.
"Daryl," cominciò lei pacata e rassicurante "non me ne sono mai andata. Sono qui." gli disse mettendogli la mano sul petto, dove sentì il penultimo o forse l'ultimo battito del cuore e poi non lo sentì più ed il panico cominciò a farsi strada nel silenzio del suo torace, tra i fischi dei polmoni che si stringevano alla ricerca di ossigeno che non c'era più. Beth gli accarezzò la guancia. Poteva sentire la sua mano calda, vibrante di energia luminosa, come se quella viva tra i due adesso fosse lei. "Tutto quello che hai fatto o hai detto..." continuava intanto Beth, non curante del suo dolore, come un chirurgo non curante del dolore di un bambino che nasceva. "Non avrei cambiato una virgola." disse alla fine, dandogli le uniche conferme che in quella vita post apocalittica potesse volere, perdonandolo e congedandolo. "Buona notte, Daryl."


 




Angolo dell'autrice
Salve a tutti! 
Torno in vita io su efp dopo una breve assenza per postarvi 'sta cosa, che è probabilmente una delle cose più tristi che abbia mai scritto in vita mia!
E' stata oltre che sofferente, particolarmente difficile da scrivere non solo perché ho dovuto ponderare bene su ogni tempo e modo grammaticale dei verbi che inserivo, ma anche perché con poche parole ho dovuto esprimere molti concetti: la bellezza dell'etereo, il fatto che si nasce e si muore con dolore, l'assenza di speranza di vita dopo la morte, la malinconia, il senso di colpa per non aver fatto o detto abbastanza, l'incuranza invece per la vita (cioé Daryl che muore e se ne frega praticamente di chi resta, però questo lo si capisce solo "non aggiungendolo", non parlandone), ecc. Ho scelto invece di non inserire né la causa della morte né il dopo (la trasformazione). Una ff molto romantica nel senso ottocentesco del termine. 
Spero non tanto che vi sia piaciuta, ma che non veniate sotto casa mia ad uccidermi lol 
Scherzi a parte, commentate e fatemi sapere che ne pensate... Piangiamo insieme ç_ç

Ps. a breve riuscirò finalmente ad aggiornare anche 1947!

  
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