♫  Simon & Garfunkel - The Sound Of Silence ♫ 

Quella mattina, come ogni mattina da quando era successo si svegliò sudato ed agitato.
Si coprì il viso con le mani e tirò la pelle verso il basso, stanco di non riuscire più a dormire.
Si sedette sul letto e per qualche minuto rimase immobile ad osservare la sua stanza. Era molto spartana ma tutto sommato elegante per essere la stanza di un diciassettenne: un armadio di finto legno dell'ikea color canapa, una piccola scrivania in ferro battuto e vetro, una sedia di design ed un morbidissimo letto ad una piazza e mezzo...poco più.
"Monotono..." pensò ad alta voce accarezzando il muro bianco quasi a testarne la levigatezza.
Si alzò e di fronte a lui una figura maschile con un paio di occhiaie nerissime che lasciavano intravedere uno splendido viso dai lineamenti sudamericani lo copiò nei movimenti.
Quasi non si riconosceva, con quel viso stanco illuminato dai primi raggi del sole.
Decise che una doccia avrebbe potuto riportarlo allo stato di umano.
L'acqua che scorreva sul suo corpo per qualche secondo portò via tutti i brutti pensieri.
Si asciugò, si vestì e scese lentamente le scricchiolanti scale di legno cercando di far meno rumore possibile.
- Che ci fai sveglio a quest'ora? - rimbombò la voce forte e profonda di suo padre alle sue spalle.
- Non avevo molto sonno... - rispose lui vago, voltandosi verso l' omone dietro di lui. Gli somigliava così poco...certo era normale per lui, considerando che era stato adottato, non essere il ritratto sputato del padre ma erano addirittura agli antipodi, persino caratterialmente.
Uno magro e l'altro grasso, uno basso e l'altro alto, uno introverso e l'altro molto socievole...l'unica cosa che avevano in comune erano forse i capelli neri; perfino gli occhi, sebbene fossero entrambi scuri, non avevano quasi nulla in comune: forse per lo sguardo dolce dell'uomo in contrasto con quello misterioso del figlio, forse per il color cioccolato fondente del primo che esprimeva dolcezza e bontà del primo ed il caldo nocciola dalle sfumature ambrate che nascondeva un pizzico di malinconia del secondo...
Si diresse in cucina, aprì la mensola di legno sopra il forno e tirò fuori una tazzina da caffè ed una caffettiera. Gli piaceva fare il caffè all'italiana e nel vecchio modo, nonostante avessero una splendida macchina che svolgeva egregiamente il suo lavoro.

- Un espresso italiano con cinque bustine di zucchero? Ma scherziamo?! - La prese in giro giocosamente, osservando le sue lunghe dita delicate tamburellare sul tavolo seguendo un ritmo tutto loro. Era nervoso ma cercava di non darlo a vedere. Cercò di asciugarsi le mani sui pantaloni, troppo intimorito per prendere quelle piccole artiste ed intrecciarle con le sue.  La guardò negli occhi e pensò a quanto bello fosse quel sorriso, così naturale e spontaneo. E quelle labbra...così lisce e morbide. Desiderò baciarla ma non lo fece, non poteva...erano solo amici dopotutto.

Lo sbuffo della caffettiera e l'aroma insistente che sprigionava lo riportarono al presente. Spense il fornello, si buttò lo zaino sulle spalle ed uscì dalla porta dimenticando del tutto la colazione.


- Angolo autrice -
Salve cari lettori! Spero che questo piccolo prologo sia di vostro gradimento. Se volete partecipare inviatemi questa scheda compilata per messaggio privato:

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Se non conoscete la serie di Skins tranquilli...sono ben accetti anche personaggi non collegati ai protagonisti.
Sopra ogni capitolo troverete una canzone consigliata come sottofondo per la lettura.
Lasciatemi una recensione!! :)