Capitolo XVII
Novità e pericoli
Ero ancora lì, ferma e immobile, completamente incapace di credere a quanto avessi proprio davanti agli occhi. I miei genitori mi guardavano come se fossi ammattita, e come se quella fosse la cosa più normale al mondo, e in effetti lo era, ma io non riuscivo a crederci. Non la vedevo da una decade, e tutto mi giungeva irreale, eppure non era così. Difatti, tutto corrispondeva alla realtà. Alisia si era innamorata, e aveva perfino avuto un bambino. Da quanto avevo avuto occasione di vedere fino a quel momento, il piccolo sembrava essere nato da poco, e a prova di ciò, non riuscivo a stabilirne il sesso neppure guardandolo. Aggrappandomi saldamente a un briciolo di buon senso, ipotizzai che prima o poi l’avrei scoperto, ma non ora né oggi. Ad ogni modo, e Ancora attonita, provai a muovere la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono. Me ne stavo lì con la lingua impastata, e così anche Stefan, colto come me alla sprovvista. Non sapendo cosa dire né fare, mi guardai confusamente intorno, incrociando per un attimo gli occhi del fidanzato della mia sorellastra. Azzurri come quelli di Maddox e Lady Bianca, ma di una tonalità più scura e calda di quella che loro vantavano. Stranamente, mi ricordavano il profondo oceano che ormai non vedevo da un pezzo, e anche il tranquillo laghetto nel vicino bosco, da poco ritornato ad ospitare la vita di qualche sporadico e piccolo pesce dopo il freddo e duro inverno. Non volendo continuare a fissarlo e risultare quindi scortese, distolsi velocemente lo sguardo, ma prima che potessi farlo, lui si accorse di me, e solo allora, sorrise. “Ashton.” Si presentò, giulivo e amichevole. “Rain.” Replicai, sorridendo a mia volta e afferrando la mano che mi aveva offerto in amicizia. “La sorella della mia amata! Un piacere!” rispose allora, con un lampo di felicità nelle iridi chiare come il cielo. “Sorellastra.” Corressi gentilmente, mostrando un nuovo sorriso di circostanza e sperando di non aver urtato la sua sensibilità. “Scusa. Alisia me l’ha detto, ma devo averlo…” continuò, chiedendo perdono e sperando segretamente che glielo concedessi. In silenzio, guardai Alisia stessa, che incontrando il mio sguardo, rimase muta, limitandosi ad annuire. “Non fa niente.” Mi diede poi modo di capire, sussurrando e muovendo leggermente una mano. Silenziosa almeno tanto quanto lei, non feci che annuire, e tornando a concentrarmi su Ashton, lasciai cadere l’argomento. “Dimenticato? Non preoccuparti, succede.” Minimizzai, giustificandolo su muto consiglio della fidanzata. Lei stessa, si avviò verso il suo lui, e interrompendo la nostra quasi imbarazzante conversazione, gli posò un bacio sulle labbra. Dolce, casto e leggero, mi fece sorridere, e in quel momento, il mio cuore ebbe un sussulto. Ero felice, e a quanto sembrava, si stava di nuovo riempiendo di gioia. Inutile era dire che fossi anche orgogliosa della mia amata sorellastra, in quanto, nonostante il dolore, la tristezza, la fame, la miseria e il grigiore che pendevano su tutta Aveiron e dintorni, era riuscita a restare sé stessa e innamorarsi, ma inspiegabilmente, la felicità che provavo si scontrava rumorosamente con i miei dubbi. Come avevo spesso sentito dire, la prima impressione conta, e per qualche arcana ragione, non riuscivo a dipingere un quadro completo della personalità di Ashton. Dolce, certo, ma a mio dire, anche enigmatica. Forse stavo esagerando, e forse la voce della mia coscienza faceva lo stesso, ma qualcosa nel suo sguardo e nel colore dei suoi occhi mi portava a pensare che il suo arrivo nella vita di Alisia e di tutti noi fosse sinonimo di novità e pericoli. In cuor mio speravo di sbagliarmi, ma solo per il bene di colei che nonostante il diverso sangue sarebbe sempre stata mia sorella.