Storie originali > Azione
Segui la storia  |       
Autore: Emmastory    11/05/2017    4 recensioni
Dieci anni. Questo l'esatto lasso di tempo trascorso dall'ultima battaglia contro i famigerati Ladri, esseri ignobili che paiono aver preso di mira la bella e umile Aveiron, città ormai divenuta l'ombra di sè stessa poichè messa in ginocchio da fame, miseria, dolore e distruzione. Per pura fortuna, Rain e il suo gruppo hanno trovato rifugio nella vicina Ascantha, riuscendo a riprendere a vivere una vita nuova e regolare, anche se, secondo alcune indecisioni del suo intero gruppo, tutto ciò non durerà per sempre. Come tutti ben sanno, la guerra continua, e ora non ci sono che vittime e complici. (Seguito di: "Le cronache di Aveiron: La guerra continua)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le-cronache-di-Aveiron-VI-mod
 
 
Capitolo XVIII

Piccoli segnali

Lesta e veloce, un’ora se n’era andata, ed ero ancora a casa dei miei genitori. Alisia viveva con loro da ormai molto tempo, e ora si era aggiunto anche Ashton, padre del bambino che i due, insieme, avevano avuto. Parlandomi, mia sorella non faceva che descrivermi le nottate passate insonni per badare al piccolo,  in molti casi completamente da sola. “Com’è possibile?” chiesi, confusa e stranita dalle sue parole. Per qualche strana ragione, la mia domanda giunse alle sue orecchie come retorica, e in un istante, i suoi verdi occhi si accesero d’ira. “Da quando il mondo è crollato, lui va in giro per Ascantha ogni giorno, cercando quello che ci serve per sopravvivere, ecco perché!” mi rispose infatti, inviperita. Colta alla sprovvista, non seppi cosa dire, e nello stesso attimo in cui il silenzio calò nella stanza, questo si ruppe come vetro. Spaventato o forse svegliato da quelle urla, il piccolo si era svegliato, e piangendo, aveva allarmato e attirato l’attenzione di Alisia. “Ecco, l’hai fatto piangere, sei contenta?” chiese, alzandosi dal divano di casa con i nervi a fior di pelle. A quella così retorica domanda, non risposi, e in silenzio, guardai Stefan. Basito, non proferiva parola. Lo amavo, e conoscevo ormai perfino meglio di me stessa, ragion per cui ero sicura che in quel preciso momento si sentisse come un povero pesce fuor d’acqua. D’altronde, conosceva Alisia tanto quanto me, ed era evidente che non si aspettasse una reazione del genere da parte sua. Volendo perdonarla, imputai la colpa di tutto allo stress derivante dall’essere da poco diventata madre, e rimanendo lì ferma, aspettai. Poco dopo, la mia pazienza fu premiata, e lei tornò indietro, con il piccolo stretto fra le braccia e avvolto da una copertina azzurra, in perfetto accordo con il suo essere maschio. A quanto sembrava, anche la sua mamma si era finalmente calmata, e ad essere sincera, ne ero più che felice. Avendo avuto Rose, Terra e Aaron in precedenza, sapevo benissimo cosa si provasse in quei momenti, e vederla così calma e serafica dopo quel piccolo incidente emotivo mi era di conforto. Conoscendola, ero certa che fosse felice di essere diventata madre, ma qualcosa nei suoi occhi tradiva un’emozione che lei si rifiutava di lasciar trasparire. Dolore. Sì, dolore. Una bestia capace di entrarti in corpo e succhiarne via il buonumore e la voglia di vivere, che in tutto quel tempo, non avevo fatto altro che vedere, assieme alla paura, negli occhi di tutte quelle povere e sfortunate genti che Lady Bianca si sforzava di aiutare.  Avvicinandomi, sfiorai la candida pelle di quel neonato, e solo allora, sentii qualcosa. Era Alisia, e stava canticchiando una canzoncina al solo scopo di calmarlo. Per sua fortuna, tale espediente parve funzionare, e di lì a poco, il bimbo si addormentò, cadendo preda del sonno fra le braccia della madre. “Dormi, angelo mio.” Sussurrò al suo indirizzo, accarezzandogli poi il visetto tondo e paffuto. “Angelo?” le feci eco, confusa. “Non ha ancora un nome, e voglio che sia tu a sceglierlo, Rain.” Mi disse, sempre concentrata sul neonato e attenta a non stringerlo troppo né fargli del male. Sorpresa, la guardai, ma pur non dicendo una parola, lei parve insistere. L’aveva detto in tono abbastanza serio, ma nonostante tutto, non me la sentivo di decidere per una creatura che non mi apparteneva. Il bambino in questione era mio nipote, certo, ma in qualche modo sentivo davvero di non farcela. “Alisia, io… vedi, il bambino è tuo, e…” biascicai, tentando di giustificare la mia esitazione con una patetica scusa che non riuscii neppure ad inventare. “Ti ho chiesto io di farlo, ora scegli e torna da me quando sarai pronta. Inoltre, questo bimbo è tuo nipote, e fidati, sarà orgoglioso di conoscere sua zia.” Mi disse, seria come mai prima. “D’accordo.” Mi trovai quindi costretta a rispondere, piegandomi al suo volere e alla sua decisione. Scambiandomi con Stefan una veloce occhiata, non trovai le parole adatte a dire nulla, e abbracciando entrambi i miei genitori, e poi lei, mi congedai da loro, notando appena fuori dalla porta la carrozza di Lady Fatima. Era venuta a riprenderci, e ci stava aspettando. Non volendo farla attendere oltre, guadagnai la porta d’ingresso, e una volta fuori, mi sedetti comodamente. Il viaggio ebbe inizio solo poco tempo dopo, e mentre gli zoccoli di quell’ormai conosciuto destriero davano vita ad un ritmo sostenuto e regolare, io mi perdevo nei miei pensieri, che ora andavano tutti ad Alisia e al mio nuovo nipotino, ma anche ad Ashton e ad ognuno dei suoi piccoli, subdoli e negativi segnali.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Azione / Vai alla pagina dell'autore: Emmastory