‘’ Non capisco… da quando gli elefanti volano? ‘’
‘’ Aiolia, è una metafora. ‘’
‘’ Beh Marin, spiegami la metafora di far volare un elefante. Anche con quelle orecchie non è possibile! ‘’
‘’ Credo che abbia a che fare con l’accettazione e il superamento degli ostacoli… non lo so, l’ho visto solo una volta con mio fratello quando eravamo piccoli. Dopo non l’ha più voluto vedere. ‘’
‘’ Chissà perché…  ‘’ commentò sarcastico Saga, alzandosi, facendo attenzione a non svegliare  Atena,  che si era addormentata tra le sue braccia durante la visione del film, tenendo in un pugnetto una ciocca di capelli del saint.
Saga l’invidiava: come aveva fatto a prendere sonno dopo aver visto quello?
Come potevano esserci stati scontri e battaglie peggiori di… di… santo Olimpo, non trovava neppure le parole per definire tanto orrore.
‘’ Andiamo Saga – intervenne Aiolos, gli occhi ancora lucidi per Bimbo mio – E’ stato un film bellissimo! Il topolino poi è il mio personaggio preferito. ‘’
‘’ Bellissimo un corno! Potevamo lasciare delle cicatrici indelebili nella psiche di Atena! ‘’
‘’ Esagerato. A parte la scena con gli elefanti rosa… ‘’
‘’ Ecco, quella. Totalmente assurda, disturbante e contorta. ‘’
‘’ Avrà avuto un senso. ‘’
‘’ E quale? ‘’
‘’ Ma che ne so! Ce ne sarà sicuramente uno e… e… ‘’
Aiolos guardò supplichevole Marin, la quale si limitò a scrollare le spalle.
‘’ Mi dispiace – gli disse – Ma non ci ho mai dato molto peso. Per me quella scena era solo un trip di amminoacidi piuttosto pesanti. ‘’
‘’ E’ un modo per spiegare ai bambini gli effetti dell’abuso di alcool – intervenne, inaspettatamente a dire il vero, Aiolia – Dumbo e il suo amico bevono prima di vedere gli elefanti rosa. E’ capitato anche a me, un paio di volte… ok, forse più di un paio. ‘’
‘’ Con chi? ‘’
‘’ Milo. ‘’
‘’ Questo spiega perché Camus non vi lascia più soli. ‘’
‘’ Ragazzo intelligente – commentò Saga  – Comunque, la prossima volta il film lo sceglierò io. Qualcosa di più consono per una dea in crescita. Qualcosa di educativo, possibilmente. Qualcosa come… Hercules. ‘’