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Autore: Scarlet Jaeger    12/05/2017    1 recensioni
Dal capitolo 18:
"«Eh sì, io ti conosco bene…angelo sul volto, demone nel cuore!» sorrise, anche se una nuova consapevolezza e una nuova idea iniziò a farsi spazio nel cuore del colpito. Forse fu la disperazione del momento a muovere Kanon. La disperazione fa fare alla gente cose assurde…"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11
 
 
Un ragazzo aveva appena raggiunto un bar nei pressi del Colosseo, nella città di Roma, e si sedette ad uno dei tavoli con fare annoiato. Era un ragazzo con dei lucenti capelli castani dal taglio sotto le spalle, che lui aveva legato in una morbida coda dietro la nuca, e due penetranti occhi verdi. Se ne stava compostamente seduto sulla sedia ad aspettare la sua ordinazione e forse qualcuno, vista l’aria circospetta che aveva mentre si guardava attorno cercando di scorgere la persona a lui interessata.
Quando riuscì a notarla, tra le altre persone intente a camminare nella via affollata della caotica città in quell’ora di punta, le fece un cenno con il capo in segno di saluto, e probabilmente per indicargli dove egli fosse.
Era una ragazza con dei lunghi capelli biondi e gli occhi color ghiaccio, il suo marchio di riconoscimento. Camminava sicura di sé e sul viso aveva un’espressione puramente divertita anche quando lo raggiunse al tavolo, dove sedette senza aspettare il suo invito.
Lui la guardò con un sorrisetto soddisfatto e non le staccò gli occhi di dosso nemmeno per un attimo.
« Ecate. Impossibile non riconoscerti, anche in questo aspetto. » Le sorrise lui e lei si aprì in un sorriso incredibilmente soddisfatto.
« Non mi sono ancora data un nome in questo corpo. » Fece spallucce. « Invece come dovrei chiamare voi, mio diletto? » Continuò, piantando gli enigmatici occhi in quelli di lui.
« Marco. In questo mondo mi chiamo così. » Restituì l’occhiata il ragazzo, rimanendo in silenzio mentre la cameriera posava due bicchieri pieni di liquido ambrato di fronte a loro.
« Ho ordinato anche per te, spero non sia un problema. » Continuò poi, una volta rimasti di nuovo soli.
Ecate scosse la testa, chiaro segno che a lei non importava minimamente di quella piccolezza, ed andò subito al sodo.
« Immagino che, con questa convocazione, vogliate informazioni su vostra sorella. » Prese il bicchiere e lo portò alle labbra, assaggiando la fresca bevanda con fare bramoso.
« Esattamente. Hai fatto quello che ti ho chiesto? L’hai incitata a tornare a casa? » Si azzardò a chiedere lui, con sguardo inquisitore.   
« Esattamente come mi avete chiesto di fare. Tuttavia sono sorte alcune complicazioni… » Lasciò per un attimo cadere la conversazione, osservando la reazione dell’uomo di fronte a sé, ma per fortuna nel suo sguardo c’era solo un misto di curiosità e rassegnazione.
« Come immaginavo. Devo dire che lo avevo messo in conto, soprattutto quando ci sono di mezzo i Saint di Athena. » Soffiò in risposta, iniziando a bere il suo tanto aspirato drink. « Invidio queste bibite agli umani. » Ridacchiò infine, pulendosi con il dorso della mano un rivolo di liquido che gli era caduto lungo il mento.
« Oh ma non dovete preoccuparvi, ho comunque mandato a segno il mio colpo. Il suo cuore è piano di dubbi, sono riuscita a sentirlo benissimo. » Ridacchiò la donna, trasportando anche il suo interlocutore.
« Sapevo di poter contare su di te. Ed è un bene che ci faccia aspettare ancora, potrebbe portare a dei risvolti molto divertenti. »
« Confido che saprà trovare il momento giusto. In fondo, nemmeno voi siete riuscito a svegliarvi completamente in questo corpo. »
« Già, ma è questione di poco oramai. Anche i miei guerrieri tra non molto saranno pronti, e per i Greci non ci sarà più scampo. La divina Athena lascerà a me il comando del Tempio, così come del mondo intero, e per prima cosa farò sprofondare di nuovo negli inferi i suoi guerrieri. » L’uomo si lasciò andare in una sonora risata, che fece voltare incuriositi tutti i clienti del bar seduti agli altri tavoli.
« O sarà proprio vostra sorella a farlo crollare dall’interno. » Azzardò la dea con voce sardonica.
« Oh lo spero, lo spero proprio mia diletta! »
 
°°°°
I prepotenti raggi del sole che entravano dalla finestra spalancata destarono Elena dal suo sonno, risvegliandola dal groviglio di lenzuola in cui era avvolta. Dopo aver sbattuto gli occhi tre volte, per riuscire a capire di nuovo dove fosse, si ricordò di essere nella sua vecchia stanza. Anche i ricordi della notte appena trascorsa le tornarono alla mente, ma Camus non era nel letto con lei. Però era comprensibile, lo sapeva bene anche lei. Cosa l’avesse spinto a condividere quella notte di fuoco senza che ricambiasse i suoi sentimenti per lei era un mistero, ma dovette ammettere di essere finalmente in pace con sé stessa. Il suo animo era quieto, così come il suo cuore. Le rimanevano solamente dei ricordi meravigliosi, ma quello era il momento di superare il passato e pensare al futuro.
In ogni caso, come si sarebbe dovuta comportare con lui? Doveva tenere la solita rigidità e freddezza che si addice ad un guerriero o trattarlo di nuovo come il vecchio compagno di addestramento?
Scosse la testa con veemenza, lasciando che i capelli spettinati post coito le ricadessero lungo le spalle. Inoltre le ferite non tiravano più e forse avrebbe potuto finalmente togliere tutto il bendaggio che le aveva fatto accuratamente il suo ex maestro. Di quella sanguinosa battaglia, seppur non fossero passati che pochi giorni, oramai ne rimaneva solo un lontano ricordo, sorpassato da quello molto più recente. Se chiudeva gli occhi poteva trovare di nuovo lo sguardo del Saint, azzurro e profondo come l’oceano più pulito, mentre la osservava in quei momenti di pura intimità.
Per quello si dichiarò più sveglia che mai, pronta a vivere al meglio quella giornata. Non avrebbe dovuto vivere nel ricordo, non sarebbe stato da lei. Era stata incredibilmente felice in quegli attimi e se provava a soffermarcisi poteva sentire ancora il tocco caldo delle mani di Camus ancora su di lei, ma scacciò ogni pensiero.
Doveva guardare avanti! E poi, qualora fossero stati entrambi in grado di camminare, o correre, sarebbero dovuti tornare al Tempio. Non voleva forse diventare una guerriera? Adesso che ne aveva l’opportunità ed aveva chiuso tutti i suoi sentimenti all’interno del suo cuore poteva dichiararsi pronta.
Ma la frase che Camus le aveva rivolto la sera prima l’aveva turbata non poco.
“Io non posso più essere il tuo maestro.”
« E allora chi? » Chiese retoricamente verso la sua figura speculare allo specchio, dove era arrivata per darsi un aspetto un po’ più presentabile. Ma ovviamente quella non poteva rispondere e di nuovo aveva una domanda senza risposta.
Sospirò, cercando di non darsi pensieri, e dopo essersi vestita e sistemata uscì dalla camera per affrontare di nuovo la realtà dalla quale era stata strappata giorni prima.
 
----
Camus era tornato nel luogo in cui, pochi giorni prima, aveva quasi rischiato di riperdere la vita. Se ne stava in piedi, a braccia conserte e gli occhi chiusi, vestito degli abiti pesanti che gli aveva gentilmente donato il suo maestro. Lasciava che la fredda brezza scompigliasse i suoi capelli, lasciando che gli ricadessero anche davanti agli occhi, ma a lui non stava minimamente importando. La sua mente vagava oltre ciò che stava vivendo.
Ripensò a quei giorni passati, dalla battaglia con Elena alla notte precedente. Non seppe dire realmente cosa l’avesse mosso. Orgoglio? Rivalsa? Affetto? Purtroppo nemmeno il suo animo riusciva a dare una risposta a quelle domande, ma sentiva sicuramente il cuore più leggero. Quel meraviglioso amplesso aveva messo fine ai loro dissapori, facendo calare il sipario sulle loro vicende passate. Il cerchio si era chiuso e finalmente aveva avuto le sue tanto agognate risposte. Se solo fosse stato più attento forse si sarebbe potuto risparmiare tutto quel dolore. Era sicuro di averne inferto molto alla donna che aveva passato con lui l’apprendistato, e non era più sicuro del ruolo che giocasse per lui in tutto ciò. Avrebbe ripreso il suo tono formale e la sua solita freddezza, ma non poteva mentire a sé stesso. Non l’amava, questo era certo, ma non era nemmeno una semplice donna capitata per caso nella sua vita. Alla fine l’aveva vista crescere e diventare un’ottima guerriera, e forse il merito era anche suo.
Aprì gli occhi azzurri verso il cielo, sospirando, ripensando poi all’ansia della sua Dea quando l’aveva mandato in quei posti per cercarla. Di cosa esattamente aveva paura? La sua mente ci aveva pensato per tutto quel tempo. Possibile che avesse scorto in Elena una qualche minaccia? Oppure era qualcun altro? Adesso che si era chiarito con lei, la questione gli si era palesata di nuovo di fronte. Quando Athena lo aveva incitato a raggiungere quei luoghi per costatare se le sue paure fossero vere o meno, si era fatto prendere dall’ansia di doversi ritrovare Ippolita di fronte come ai vecchi tempi, riaprendo i vecchi dissapori che credeva oramai passati e dimenticando il vero motivo per il quale si trovasse lì.
« Camus! »
La voce della diretta interessata però lo destò dal suo lungo pensare, costringendolo a voltarsi verso di lei.
« Ciao. » Le rispose tranquillamente, nonostante sul suo volto non si notasse il minimo accenno di un sorriso. Tuttavia lei non si fece scoraggiare dalla fredda corazza del Saint, non più almeno. Non dopo quello che si era prefissata di fare.
« Voglio tornare al Tempio il prima possibile. » Gli disse poi, autoritaria, rimanendo ferma nella sua posizione impassibile.
Lui la squadrò con quel suo meraviglioso sguardo oceanico, cercando di captare quali sentimenti la muovessero, ma nonostante ci avesse messo tutto l’impegno di cui era dotato, non riuscì a cogliere la minima emozione.
« Partiremo subito dopo aver mangiato. » Decretò allora lui, muovendosi dalla sua posizione e sorpassandola per tornare sui suoi passi.
Tuttavia lei non fu pronta per lasciarlo andare di nuovo.
« Aspetta! » Lo richiamò con un tono di voce supplichevole. In pochi secondi era riuscita ad abbattere tutta la freddezza di cui si era vestita.
Lui dal canto suo arrestò i suoi passi ma rimase voltato di spalle com’era nel suo stile. Sapeva cosa volesse chiedergli, ma non sapeva se era pronto a rispondere. Tuttavia, nonostante la mancanza di parole da parte del Saint, lei continuò.
« Riguardo a questa notte… io…noi… » Farfugliò Elena, ma non fu capace di mettere insieme una frase completa tanto era stata la foga di voler per forza dire qualcosa pur di non rimandare quel discorso.
« Rimarrà tra noi. » Fu lui a riprendere parola, inchiodando il suo sguardo su di lei, che strinse la mascella per riuscire a darsi di nuovo un contegno. « Ti ho spiegato le mie motivazioni, come tu mi hai detto le tue. Sono felice che tra noi sia tutto chiarito. Io non posso essere ciò che vuoi. » Disse, addolcendo leggermente il tono di voce e mostrando un piccolo sorriso.
« Io non voglio nulla da te. Non più oramai. » Sospirò lei di rimando. « Voglio portare avanti ciò che mi ero prefissata di fare già dal tempo dell’apprendistato. Se Athena crede di potermi far diventare una guerriera, io sono pronta a ricevere di nuovo un allenamento consono al mio ruolo, con chiunque esso sia fatto. » Parlò più fermamente.
Si scrutarono così negli occhi per quelle che sembrarono ore, prima che uno dei due riuscisse di nuovo a dire qualcosa. Sembrava come se il silenzio e quello sguardo carico di aspettative potesse parlare al posto loro, ma fu lui il primo a cedere.
« Sarai degna del tuo ruolo, indubbiamente. Vieni, torniamo a casa. »
Per la prima volta, entrambi lasciarono definitivamente quel luogo senza più rimpianti.
 
Dopo aver consumato un ottimo pasto grazie al loro vecchio maestro, erano già pronti a lasciarsi addietro le fredde lande ghiacciate della Siberia per tornare al clima decisamente più caldo della Grecia.
Quando furono abbastanza distanti dal villaggio, dopo aver corso rapidamente grazie alla velocità della luce dei Saint, Elena chiese di fermarsi. Ovviamente a Camus sembrò strano che lei potesse avere un problema, ma lo sguardo fiero che la ragazza stava tenendo in volto lo costrinse ad arrestare il passo.
« Perché ci siamo fermati? Non volevi raggiungere il Tempio il prima possibile? » Le chiese con la sua solita freddezza, osservandola quasi di sottecchi.
Lei sostenne per un momento lo sguardo, cercando di calibrale le parole che sentiva di dover dire.
« Cosa ti è successo dopo l’investitura? Cosa ti ha costretto a chiudere così tanto il tuo cuore? » Chiese poi senza remore, arrossendo lievemente per la domanda fin troppo intima che gli aveva posto. In fondo, l’Acquario non era mai stato un ragazzo espansivo e non era sicura che quella volta fosse diverso dal solito. Aveva sempre tenuto un alone di mistero su di sé, che negli anni passati non era cambiato di una virgola. Tuttavia ci aveva provato. Voleva davvero riuscire a capire cosa lo avesse colpito così nel profondo.
Dal canto suo lui sospirò solamente, abbattendo per un momento la rigidità consona al suo ruolo di guerriero.
« Non è questo il momento di parlarne. » Prese però parola in tono glaciale, facendole capire che per lui la conversazione poteva ritenersi chiusa.
Ma non per lei.
« Potrebbe essere l’ultimo. Non credo che al Tempio avremmo altri momenti per parlare. » Lei piegò la testa di lato, lasciando cadere i capelli lungo una spalla e continuando a guardarlo speranzosa.
« Elena… » Sussurrò lui in quella che sembrava essere una supplica. « Non c’è nulla di cui parlare. Le battaglie mi hanno fatto diventare quello che sono, non c’è null’altro da dire. »
Dopo quella frase Camus le voltò le spalle, facendole davvero capire che la questione per lui era chiusa. Non era pronto per rimembrare anche quel passato, non con lei. Era stata dura accettarlo allora, com’era dura pensarlo in quel momento. E poi, lui non era una persona che si perdeva in ricordi, lui andava avanti come aveva sempre fatto.
Nonostante avesse scorto una bugia dietro quelle parole lei sospirò, scrollando le spalle per lasciarsi di nuovo addietro i loro discorsi. Avrebbe trovato un altro modo per saperlo.
Così, senza dire altro, ripresero il cammino verso il Tempio.
Fine capitolo 11
 
°°°°°°°°°°°°°°
Angolo autrice:
Ben trovati a tutti in questo finale di capitolo. Mi dispiace molto che sia decisamente sottotono, me ne rendo conto anche io, ma in questi ultimi giorni non sto nel pieno della mia forma fisica e questo mi distrae non poco T.T ne ha risentito lo scritto! Mi farò perdonare ^^ Inoltre è solo un capitolo di transizione, per sistemare al meglio le cose tra i due ed aprire altre “controversie”, tanto perché non può esserci pace tra Camus ed Elena ehehe e poi ho introdotto i nuovi personaggi :P che ne dite di Marco? Vi siete fatti un’idea su di lui? Mi piacerebbe saperla eheh
Ringrazio quindi i recensori, le persone che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e tutti voi lettori silenziosi che apprezzate questa mia storia!
Un bacione a tutti
Al prossimo capitolo!
  
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