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Autore: Levyan    12/05/2017    0 recensioni
Due anni dopo gli eventi dello speciale Omega Ruby e Alpha Sapphire, molte cose sono cambiate. E molte vecchie conoscenza avranno modo di reincontrarsi ad Holon, un resort per Allenatori in cui tradizioni e leggende sono sostituite da comodità e attrazioni. Sarà necessario far fronte ad un nuovo pericolo. Purtroppo non tutti gli amici che si hanno accanto sono sempre quello che crediamo siano.
Ma la follia è come la gravità, basta solo una piccola spinta.
Genere: Avventura, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Levyanbräu (Pokémon Adventures)'
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Capitolo 9: Notturni pt. 3
 
 
 
− Riesci a vederli, Xatu? – chiese al suo Pokémon.
“Zero è all’ultimo piano, Ruby e Sapphire lo hanno raggiunto. Nei piani sotterranei ci sono invece Crystal e Silver che lottano contro un Dakrai. Credo stiano cercando le persone...
− Che persone?
“Civili… terrorizzati… si trovano appena sotto di loro.”
− Non posso aiutarli, non ora, devo occuparmi di Zero.
“Quindi raggiungiamo l’ultimo piano?”
− Sì – rispose il ragazzo dai capelli bianchi.
Kalut aveva raggiunto Porto Alghepoli in tempi strettissimi, considerato che appena quarantacinque minuti prima si trovava a Zafferanopoli. Era sul tetto del centro commerciale e, un centinaio di metri più lontano, vedeva il palazzo FACES. Si preparava ad entrare in soccorso dei Dexholder per fermare Zero una volta per tutte.
“Kalut, aspetta…” mormorò ad un certo punto Xatu.
− Che succede?
“Non ti ho ancora detto cosa sta succedendo…”
 
− Andiamo, forza! – esclamò Silver. Il suo Feraligatr colpiva violentemente il Darkrai nemico, lo scontro stava volgendo leggermente a vantaggio suo e di Crystal. − Idropompa!
Il Pokémon Neropesto scomparve. L’oscurità a intervalli del parcheggio sotterraneo in cui stavano lottando era un ottimo espediente per nascondersi per un Pokémon come lui. Tuttavia, i suoi agguati erano divenuti ormai prevedibili e l’Hitmonchan di Crystal si era trasformato in una perfetta retroguardia pronta ad intercettare ogni singolo movimento sospetto. Stavolta però, Darkrai non tentò di prendere alla sprovvista Feraligatr o Hitmonchan.
Silver udì un urlo acutissimo, la eco di quel parcheggio amplificò la potenza di quel grido. Silver si voltò immediatamente.
− Crystal – sussurrò.
La ragazza aveva commesso un errore: invece di mantenersi nelle zone illuminate dalle luci al neon, aveva mezzo un piede in una zona d’ombra. Forse si era solo distratta, forse se ne era scordata, forse la violenza della lotta l’aveva costretta a fare un passo indietro involontariamente.
Aveva una grossa e affilata appendice nera conficcata nella coscia destra, un tentacolo fatto di pura oscurità le aveva trafitto la carne. Quella era l’unica parte del suo corpo che era entrata nell’ombra, ma secondo lei faceva già abbastanza male.
− Crystal! – gridò Silver, gettandosi verso di lei.
La lama d’ombra serpeggiò fuori dalla ferita, Crystal cadde a peso morto sul terreno e Silver la soccorse. Il sangue cominciò a fuoriuscire copioso, a terra si formò in pochi istanti una grossa pozzanghera. La situazione era preoccupante, ma tra il sangue, le grida di Crystal e la lotta che, anche senza le loro indicazioni, continuava ad imperversare, Silver mantenne la lucidità. Il fulvo prese gli elastici con cui Crystal si era legata i capelli e li utilizzò come lacci emostatici stringendoli nella parte alta della coscia. Prese la sua maglietta e la avvolse attorno alla ferita, premendo forte sui due fori da cui sgorgava il liquido ematico.
− Andrà tutto bene.
Tutto questo, non riusciva a calmare il dolore della ragazza. Chiamò allora Weavile e ordinò di raffreddare la ferita, in modo da diminuire l’afflusso sanguigno e dare un minimo di sollievo alla ragazza.
− Non è successo niente, ti porterò in ospedale.
Crystal continuava ad ansimare. Aveva le lacrime agli occhi e stringeva il braccio di Silver come fosse stato l’ultimo appiglio prima del vuoto.
−Ti prego, farò di tutto per salvarti.
A quel punto, Silver si rese conto di trovarsi davanti ad una scelta: fuggire con Crystal tra le braccia e avere un buon margine di possibilità di salvarla oppure pensare agli impiegati, salvando centinaia di persone, ma perdendo di certo Crystal.
 
Zero sembrò non curarsi della presenza di Ruby e Sapphire nella stanza. I due, dal canto loro, non sapevano assolutamente come muoversi. Si erano preparati a dover affrontare l’Allenatore più forte del mondo, ma lo avevano trovato lì, da solo, al centro della stanza, con un foglio in mano e il volto rigato di lacrime.
Con lo sguardo più umano che gli avessero mai visto fare, Zack alzò gli occhi in loro direzione. Si asciugò le lacrime con le dita. Guardò il pavimento come un bambino che ha appena combinato un disastro.
− Teneva tutto in cassaforte, il bastardo… − commentò, alzando il mento in segno di disprezzo verso la scrivania.
Ruby e Sapphire erano ancora pietrificati.
− Mi è toccato irrompere dentro un palazzo – ringhiò.
− Zero… − tentò Ruby. – se hai ottenuto quello che volevi, puoi lasciar andare i civili.
− No, mi dispiace, loro moriranno tutti – negò il Campione di Holon accennando una risata, come fosse la cosa più normale del mondo.
− Aspetta, perché dovresti farlo? Qual è il tuo obiettivo? – Ruby cercava di mantenere la calma.
Zero scrutò il personaggio che aveva davanti. Fece qualche passo in sua direzione.
− Io ti ho fatto uccidere dal mio Scizor, Ruby, e non hai neanche un graffio…
− Zero, ti chiedo di rispondermi, altrimenti sarò costretto ad utilizzare le maniere forti – lo minacciò Ruby.
Zero tacque. Aggrottò le sopracciglia e annuì.
− Va bene – sussurrò.
Il pavimento tremò sotto i piedi dei presenti, il palazzo sembrò dondolare come una torre di costruzioni. Ruby e Sapphire furono colti di sorpresa, ma Zero non fece la minima piega.
− Lo senti? – domandò Zero. – Sono io che comando qui! – gridò loro il ragazzo.
− Che diavolo hai in mente?
− Oh, niente di particolare, solo i miei Pokémon pronti ad abbattere questo gigantesco castello di carte dalle fondamenta – stavolta aveva lui il coltello dalla parte del manico.
− Tu non puoi…
− Sì io posso.
Zero sospirò. Ruby teneva fissa la posizione, coprendo Sapphire col suo corpo.
− Non credere che sia io il cattivo, ragazza – disse lui, rivolto alla Dexholder. – Il tuo amichetto lì… ha pure lui qualcosa da raccontarti.
− Che cosa stai dicendo? – chiese Sapphire, senza sapere come rivolgersi ad un genio omicida fuori di testa.
− Dico che ci troviamo qui per una ragione ben precisa, no? Niente va mai lasciato al caso. Ti sei chiesta perché ho colpito la multinazionale che controlla la Lega di questo buffone qui davanti? Non hai mai pensato di fare qualche connessione?
Sapphire era ormai incuriosita. Ruby taceva, con espressione provata in volto.
− Però effettivamente nemmeno lui ha colpa… è solo un disperato, proprio come tutti…
− Zero, dicci che cosa vuoi e che scopi hai – riprovò Ruby.
− Io voglio che questo posto diventi polvere, amico mio… − rispose Zero. – Mi hanno portato via tutto, mi hanno fatto sembrare un assassino, mi hanno dipinto come un mostro. E allora va bene, sarò il mostro che hanno creato.
− Parli della bugia a proposito di Murdoch? – intervenne Sapphire.
Zero si mostrò stupito.
− Cosa sapete?
− Sappiamo che i tuoi Superquattro ti hanno tradito e incastrato, ci è stato detto da una persona.
− Oh, il giovane Kalut… beh, voi gli avete creduto?
− Ha dimostrato di meritare la nostra fiducia – rispose la ragazza.
− Beh, effettivamente ha ragione. Murdoch ha ucciso tutte quelle persone a Vivalet sapendo che poi la colpa sarebbe ricaduta su di me, Fenix, Axel, Tiana… erano tutti d’accordo per farmi arrestare.
− Noi ti crediamo, Zero, possiamo fare qualcosa…
− Beh, sì, alla fine ho soltanto ucciso quattro persone, demolito l’Altopiano Blu, abbattuto il palazzo della FACES e fatto una strage dei suoi uomini… mi rilasceranno sicuramente.
− Perché hai deciso di diventare un criminale? Perché non hai scelto di dimostrare la tua innocenza?
− Perché è così che loro ti maneggiano! – esclamò lui con tanta forza nei polmoni da mettere quasi paura ai due Dexholder.
− Ti mettono nei guai, ti distruggono… poi ti tendono la mano al momento giusto. Se sono la tua unica speranza, possono sfruttarti a loro piacimento – spiegò Zero.
− Di chi parli, quando dici loro? – chiese Sapphire.
Zero non rispose subito, lasciò parlare Ruby. Il Campione di Hoenn si era zittito dopo l’accusa di Zero e, fino a quel momento, aveva taciuto.
− Della FACES – rivelò il Dexholder.
− Bravo, risposta esatta, figlio di Norman.
Tale appellativo causò un piccolo spasmo al ragazzo, come se fosse stato punto all’improvviso.
− Ruby, che cosa intende? – chiese Sapphire.
− I miei Superquattro erano agenti FACES. Avevano l’ordine di boicottarmi fin dall’inizio. Io non lo sapevo, non l’ho capito subito… − spiegò Zero. – Ero una minaccia, per la FACES, perché ho scalato fino alla vetta del potere con il solo obiettivo di distruggerla, loro lo hanno scoperto in qualche modo, mi sono fidato delle persone sbagliate.
− E perché volevi distruggerla?
− Per questo – disse passando loro il fascicolo che stava leggendo fino a poco prima.
Ruby lo prese con cautela, lo alzò in modo che anche Sapphire potesse leggere con lui.
 
Silver teneva Crystal stretta a sé. La ragazza continuava a perdere sangue, nonostante il suo intervento di soccorso. Stava per prendere una decisione quando qualcuno comparve alle sue spalle.
− Portala via, qui ci penso io… − mormorò Kalut.
Silver si voltò, comprendendo di aver appena ricevuto una grazia dal cielo.
− Sbrigati, o non durerà a lungo.
Il ragazzo corse sulla via del ritorno. Aveva Crystal in braccio che gemeva e diventava sempre più pallida. Fece una, due, tre, quattro rampe di scale senza mai fermarsi. Poi avvenne qualcosa: il terreno tremò sotto i suoi piedi, il palazzo sembrò doversi sgretolare da un momento all’altro. Cadde dell’intonaco dal soffitto, qualcosa si mosse nell’ombra.
Il ragazzo ebbe appena il tempo di posare a terra la debole Crystal senza farle del male e prendere una Ball dalla propria cintura. Una creatura si avventò contro di lui, famelica. Per fortuna, fu abbastanza rapido da chiamare il suo Feraligatr che lo difese dagli artigli di un ferale Lycanroc.
Se fosse stato un minimo meno attento, sarebbe sicuramente morto, e di conseguenza anche Crystal. Il Pokémon Lupo che aveva davanti sembrava eccitato all’idea di affondare le sue zanne in lui. Era uno dei Pokémon di Zero, quindi temerlo era giusto e saggio. Ma Silver aveva deciso che nulla gli avrebbe impedito di salvare la ragazza.
− Cascata! – ordinò al suo Pokémon.
 
Professor Roland. Soggetto 01: Zackary Edward Roland.
Unione del genoma Pokémon e del genoma umano in fase embrionale.
− Bello, vero? – chiese Zero. − Un padre malato, amante solo di se stesso e del suo lavoro… un paio di calcoli. E così una persona talmente arrogante da non limitarsi a distruggere la tua vita, no… io sono stato creato per una sperimentazione! – gridò, in preda all’ennesimo sbalzo di umore.
− È la verità, questa? – domandò Ruby. – Sono andate così le cose?
− Sì, Ruby, io sono l’esperimento di mio padre. La FACES spinse perché fossi creato, la FACES comandò quell’uomo perché mi costruisse.
− E vuoi vendetta, per questo? – chiese Sapphire.
Zero sorrise. Lo fece in maniera quasi tenera.
− Sembrerebbe la cosa più ovvia, già… ma non è così – scosse la testa. – La vendetta è precisa e prevedibile, è una reazione, è il karma che colpisce al contrario. Io sono più colui che intende impedire che tutto questo avvenga. Questa creazione di mostri, di uomini in provetta, la FACES non può avere il dominio pure sugli esseri umani. Non ne ha il diritto!
− E per questo intendi uccidere dei civili? Degli uomini innocenti? – chiese Sapphire.
− Sì, hanno provato a distruggermi, ci sono riusciti, tutto ciò che posso fare è dimostrare che avevano ragione… sono un criminale. Ma sono un criminale spinto dal desiderio di annientarli per quello che hanno fatto. E quanto tutti crederanno che io abbia agito per vendetta, indagheranno sulla FACES, capiranno cosa sta succedendo…
− Kalut, hai ragione, la FACES va fermata, ma non uccidendo dei civili… − riprovò Ruby.
− Mi dispiace, io non ho nulla contro di voi… si, forse ti ucciderò, Ruby. Ma non qui, non ora, a meno che tu non decida di restare all’interno del palazzo.
 
− Darkrai è stato battuto, sto facendo uscire gli ostaggi dall’uscita del parcheggio. Silver, tu e Crystal siete fuori? – domandò Kalut sul gruppo di comunicazione. Il ragazzo aveva spalancato l’uscita per le auto che era stata sigillata da Zero.
− Ci siamo quasi.
− Hai preso la strada più lunga, datti una mossa, Zero vuole distruggere questo posto per intero.
− Non è così semplice, dannazione.
 
− Mi dispiace, Zero, dobbiamo comunque impedirti di distruggere questo posto – disse Sapphire. Ruby chiamò all’appello Swampert, lei fece lo stesso con Gallade.
Zero si coprì la faccia con la mano.
− Sono lusingato, ma non potete fare niente, non sarò io a dare gli ordini stavolta. È già tutto programmato, i miei Pokémon sanno già cosa fare… − alzò le spalle.
I due Dexholder non parlarono. Ebbero seriamente paura, capirono di non poter fare niente e di aver solo perso tempo fino a quel momento.
Altra scossa, il palazzo tremò come una gelatina.
− Tardi… troppo tardi – mormorò il ragazzo.
− Ti fermeremo comunque, Zack – gli fece Sapphire, con la voce più insicura mai modulata.
 
“Kalut, intervieni all’ultimo piano” fece Xatu.
“Che succede?” chiese lui.
“Prova ad immaginare…”
“Merda.”
Il ragazzo dai capelli bianchi, fatti uscire tutti i civili, saltò in groppa a Xatu che lo condusse fino all’ultimo piano in poco tempo. Vide immediatamente la scena che si era prefigurato: Ruby e Sapphire intenzionati a portare via Zero per consegnarlo alla legge.
− Fermi! – esclamò Kalut, comparendo alle loro spalle. – Lasciatelo andare.
In quel momento, tutto il palazzo cominciò a crollare. I civili erano fuori, Silver era sicuramente già uscito.
− Cazzo, Kalut, che ti salta in mente? – chiese Ruby.
− Fidatevi di me, arrestarlo significa fare il loro gioco.
Il palazzo cominciava a dondolare pericolosamente, i vetri si rompevano, gli oggetti cadevano da sopra le scrivanie, i muri iniziavano a sgretolarsi.
− Vuoi scherzare? Tu per primo parlavi di fermarlo – fece Sapphire.
− Non così, non arrestandolo.
− Che significa?
− Significa che Kalut ci serve libero, e che le forze dell’ordine sono la FACES, ormai. Non possiamo fidarci, spero vi abbia spiegato cosa sta succedendo. Dobbiamo averlo dalla nostra parte e non dalla loro.
Ruby guardò Kalut, poi fissò Zero, poi cercò risposte negli occhi di Sapphire. Non sapeva come fare, non riusciva a capire quale fosse la cosa giusta da fare.
 
L’ultima Idropompa, e anche Lycanroc andò al tappeto. Silver ordinò a Feraligatr di caricarlo in spalla perché anche quel Pokémon fosse tratto in salvo. Mancavano ancora un po’ di piani all’uscita. Il ragazzo fece altre rampe di scale, con l’aria che nemmeno entrava o usciva più dai polmoni. Sentiva il sangue pulsare sulle tempie e le gambe bruciare come tizzoni ardenti. Si trovò davanti all’uscita, quando tutto cadde.
L’intero pavimento del primo piano crollò davanti alle vetrate, quasi colpendo Silver e Feraligatr in pieno. Il ragazzo non poteva muoversi bene, gli era difficile persino mantenere l’equilibrio, a causa della sorta di scossa sismica che era in corso. Vedeva i muri crollare, i pavimenti che si aprivano fino a mostrare il piano sottostante. Le colonne torcersi su loro stesse e il cemento sgretolarsi.
− Ti amo – le sussurrò, sperando che fosse ancora abbastanza sveglia da sentirlo.
Con le sue ultime forze, correva verso l’uscita con Crystal in braccio quando un pezzo del soffitto di staccò di netto sopra di lui.
Il ragazzo fu colpito, rovinò a terra e lì rimase, svenuto, stretto sulla ragazza come ultimo spasmo di coscienza.
Feraligatr era dietro di lui, lo aveva visto cadere e perdere i sensi.
 
− Ah, vaffanculo! – esclamò Ruby.
− Che cosa dobbiamo fare? – si domandò Sapphire.
− Mi occupo io di lui, mettetevi in salvo – fece Kalut. – Non possiamo consegnarlo alla legge, lo capite?
Il Campione di Holon, trattato come merce di scambio, taceva e seguiva la conversazione con un’espressione divertita in volto, ma nessuno ci faceva caso. Di nuovo, Ruby e Sapphire si guardarono negli occhi. E così si convinsero. Riuscirono a trovare la forza nei loro rispettivi sguardi.
− Faremo come dici tu – mormorarono, lasciando Zero nelle mani del ragazzo dai capelli bianchi.
− È la scelta giusta – commentò lui, guardandoli negli occhi.
I Dexholder cercavano avidamente una piccola ombra di sincerità nel suo sguardo, ma gli occhi di Kalut erano indecifrabili, lo erano stati dal loro primo incontro: due perle vitree che sembrano sempre osservare ogni particolare di qualsiasi situazione. Avevano fatto l’impossibile per fermare Zero e all’ultimo momento il loro alleato più importante aveva rivelato di voler tenere in libertà il loro nemico, si stavano sentendo terribilmente in colpa. Eppure lo guardavano mentre Kalut lo accompagnava verso una vetrata infranta per farlo fuggire con sé.
Poi accadde qualcosa: il ragazzo dai capelli bianchi sussurrò qualcosa all’orecchio di Zero. Questo si voltò verso Ruby e Sapphire.
− Avete perso qualcuno? – chiese, con uno sguardo di dolore puerile negli occhi.
− Un nostro amico è morto a causa di tutto questo – rispose Ruby. – Si chiamava Emerald ed è stato ucciso da Rayquaza. So che è stato Murdoch a causare il disastro a Vivalet, ma sei stato tu ad aver portato tutto questo.
Zero sembrava per la prima volta toccato dalle sue parole, lo stava ascoltando con attenzione.
− Non sei nostro nemico, ma voglio che tu sappia che molti innocenti sono morti a causa di tutto questo e uno di loro, in particolare, si è sacrificato per me, era una delle persone migliori al mondo – concluse.
Il sorriso sul volto di Zack era decaduto. Ciò che Ruby aveva detto lo stava facendo rimuginare su qualcosa. Tuttavia, ebbe poco tempo per farlo, quando Kalut lo prese e lo gettò nel vuoto. Braviary intervenne tempestivo, prendendolo al volo, e Xatu lo affiancò. Kalut e Zero scomparvero nell’oscurità della notte.
 
Gli abitanti di Porto Alghepoli assistettero ad una scena epica e drammatica. Il grattacielo FACES, il più alto della città, si sgretolò su se stesso. Implose scomparendo in una nuvola di polvere. Dalla sua sommità, comparvero due puntini verdi: un Flygon e un Tropius. Le loro cavalcature erano due Dexholder, che atterrarono tra la folla ammassata per le strade, in mezzo alle prime linee. Si era creato, attorno alla zona dell’incidente, un ampio cerchio di ambulanze, volanti, giornalisti. La notte di Porto Alghepoli era ormai colorata dalle luci blu della polizia e dai flash delle macchinette fotografiche, si avvertiva il caos tipico della folla: schiamazzi, chiacchiere, casino.
I due, finalmente in salvo, cercarono Silver e Crystal. Si guardarono attorno, chiesero ai passanti, gridarono a voce alta il loro nome. Poi lo videro: dalla nuvola di polvere, uscì una sagoma di grosse dimensioni.
Sapphire lo riconobbe subito: era il Feraligatr di Silver.
Gli corse incontro e vide molto di più. Il rettile portava i corpi del suo Allenatore e di un Lycanroc sulla spalla destra e nel braccio sinistro stringeva Crystal in posizione fetale. Li aveva portati fino a lì caricandosi di tutto il loro peso, nonostante avesse addosso i segni e la fatica di ben due battaglie. Il Pokémon lasciò i corpi ai paramedici e si gettò a terra per riposarsi. Era coperto di una mistura di sangue e polvere. Sia Silver che Crystal grondavano: lui dalla testa e lei dalla gamba. Immediatamente furono caricati su un’ambulanza che partì a razzo verso l’ospedale più vicino.
Sapphire e Ruby, che avevano seguito la scena da qualche metro di distanza, si accorsero si starsi tenendo la mano. Rimasero stretti l’uno a l’altra in mezzo a tutto quel caos, quella polvere.
Rimasero uniti nella folla, immobili, silenziosi, notturni.
   
 
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