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Autore: Robigna88    12/05/2017    1 recensioni
Quarta parte della serie The Family Business.
Crossover tra The Originals/TVD/Supernatural/Constantine/Arrow
-"Sei la donna più forte che conosco, puoi farcela. Ti amo."- Queste sono le ultime parole che Elijah Mikaelson ha detto a sua moglie poco prima di chiudere gli occhi e cadere nel sonno profondo all'interno della Chambre de Chasse creata da Freya per tenere la sua famiglia al sicuro. Queste sono le ultime parole che Allison ha sentito pronunciare da suo marito prima che chiudesse gli occhi lasciandola sola con il cuore spezzato.
-"Sistemeremo tutto.-" Questa è invece la promessa che Allison ed Hayley si sono fatte e che hanno intenzione di mantenere.
Da quelle parole sono passati cinque lunghi anni e molto è cambiato; la piccola Hope ha sette anni, è bella, sana e amata e le due donne stanno ancora provando a mantenere le promesse fatte. Per farlo sono pronte a qualunque cosa perchè la famiglia viene prima di tutto. Le conseguenze delle proprie azioni, però, tornano sempre a bussare e a volte marchiano l'anima... per sempre.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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5.

 

 

 

 

 

Le era mancata New Orleans, non avrebbe mai pensato di dirlo, non dopo tutte le cose spiacevoli che erano successe in quel posto, ma doveva ammettere che la città le era mancata. L'atmosfera gioiosa, i colori vibranti del quartiere francese. C'era vita a NOLA e per quanto lei amasse la sua città, non c'era paragone. Non aveva ancora incontrato nessun volto conosciuto, anche se aveva intravisto Josh davanti al St. James Infirmary mentre guidava per raggiungere la sua camera d'albergo.

I suoi contatti le avevano riferito che lavorava lì oramai da qualche anno, aveva preso la completa gestione di quel posto dove la magia era bandita. Era proprio da lui che era diretta in quel momento. Non voleva fargli del male, voleva solo sedersi lì dentro e aspettare... perchè era sicura che la prima cosa che il ragazzo avrebbe fatto, sarebbe stata avvertire Marcel o chi per lui.

“Non capisco Allison” le disse Lucas, braccio destro fidato e fedele, sempre pronto a guardarle le spalle. “Perchè non andiamo direttamente da Marcel?”

Allison mise il suo cellulare in borsa dopo aver letto il messaggio di Hayley che le comunicava che era quasi riuscita a prendere ciò che serviva. Sperò che anche lei sarebbe riuscita nella sua parte. “Perchè se ci presentassimo da lui, in casa sua, la prenderebbe come una specie attacco e noi non siamo qui per attaccare.”

“E per cosa siamo qui allora?”

“Per parlare e raggiungere un civile accordo. Voglio solo che lasci andare Klaus e gli darò quello che vuole perchè questo avvenga.”

Lucas svoltò a sinistra e rallentò poco. “Lo capisco, davvero. C'è già stato sufficiente spargimento di sangue in questa città, ma hai pensato che forse il tuo piano potrebbe non funzionare?”

“Certo che ci ho pensato.”

L'uomo fermò l'auto davanti al bar. “E hai pensato anche a cosa faremo in quel caso?”

Allison annuì aprendo lo sportello. “In quel caso distruggeremo ogni cosa che ci sarà di intralcio” disse decisa prima di scendere. Lucas la seguì ed entrò dopo di lei all’interno del locale. Lì dentro, notarono mentre prendevano posto ad un tavolo, niente era cambiato; c’era ancora anche quel piccolo palco di legno sul quale la sera suonavano musicisti appassionati. Con una fitta di nostalgia Allison si ricordò di Elijah seduto alla tastiera, un sorriso rilassato sul viso mentre la guardava con quella dolcezza che riservava solo ed esclusivamente a lei. Non ricordava esattamente quanti anni prima fosse successo, ma decisamente troppi.

“Stai bene?” le chiese il suo amico.

“Sì” lei si sforzò di apparire tranquilla, ma si disse che non aveva senso mentire. Non a Lucas che si era rivelato un alleato e amico leale. “No, a dire il vero non proprio. Sono vicinissima a riavere Elijah e dovrei essere felice, giusto? Eppure ho questa strana sensazione alla bocca dello stomaco.”

“Anche io. Si chiama fame” scherzò lui cercando di farla sorridere. “Allison, tu sei la donna più caparbia che abbia mai incontrato. E sei anche la più forte, in tutti i sensi. Andrà bene, riavrai tuo marito e una volta che tutto sarà a posto, mi prenderò una meritatissima vacanza.”

Allison lo guardò perplessa. “Sei un idiota.” Gli disse accennando un sorriso. “Ma non avrei potuto fare niente di tutto quello che ho fatto senza il tuo aiuto. Sei prezioso per la Strige e sei un caro amico per me. Non sono sicura di avertelo detto, ma ti ringrazio Lucas, davvero.”

“Io ringrazio te” replicò Lucas con un lieve sorriso. “La Strige si faceva vanto di essere un’organizzazione nobile ma Tristan aveva fatto di noi un gruppo di mostri rispettati solo perché temuti. Credevamo di non avere altra scelta, ma tu hai cambiato le cose e adesso siamo rispettati perché ci siamo guadagnati quel rispetto nel modo giusto; io ero un soldato, per me questo è fondamentale.”

Rimasero per un attimo in silenzio, infine Allison fece un grosso respiro. “Okay, basta smancerie. Ti direi di ordinare da bere ma... ci hanno appena rovinato la giornata” disse voltandosi verso destra e sorridendo all’ultimo arrivato. “Marcel” lo salutò.

“Allison Morgan” cantilenò il vampiro, o qualunque cosa fosse. “Bella e senza paura esattamente come ricordavo. Cosa ci fai nella mia città?”

La cacciatrice guardò per un attimo Lucas e per lui quello fu il segnale che era il momento di andare. “Vengo a parlare di affari” fece cenno a Marcel di sedersi e lui lo fece. “Ma prima ordiniamo qualcosa da bere, credo che ne avremo bisogno.”

Marcel fece un gesto con la mano e il suo piccolo gruppo si sparpagliò per il locale. “Birra?” chiese alla donna.

“Birra sia!”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Hayley mise tutti gli ingredienti sul tavolo, tirò fuori dalla borsa il cellulare e si prese un attimo per recuperare le forze e soprattutto per trovare il coraggio. Guardò le bare che contenevano la sua famiglia, la famiglia di Hope, quella di Allison e si domandò cosa stesse facendo lei. Le aveva scritto prima ma non aveva ricevuto alcuna risposta e, per un attimo, si pentì di non aver insistito per andare con lei. Avrebbe dovuto farlo, anche se non erano questi i piani, anche se non era in quel modo che avevano deciso di affrontare quel fatidico momento. Ricordava ancora il giorno in cui ne avevano parlato, un anno prima, quando avevano creduto – anche se solo per un attimo – di avercela fatta.

Tu prendi gli ultimi ingredienti, io vado a prendere Klaus e questo è quanto. E considerate le cose che erano successe l’ibrida era stata d’accordo. Quando poi però le loro speranze si erano frantumate, Allison era stata chiara. Non è andata come previsto stavolta, ma quando il giorno giusto arriverà... beh il piano rimane uguale. Tu hai una figlia, quindi io mi prenderò la parte più complicata. Hayley non aveva obiettato neppure quella volta e, solo ora se ne rendeva conto, era stato per una genuina forma di paura; paura che sarebbe morta e sua figlia sarebbe dovuta crescere senza una madre. La sua amica aveva una chance visto che...

Sobbalzò quando il suo telefono prese a squillare e respirò a fondo prima di rispondere. “John” disse poggiando il cellulare sul tavolo e sollevandosi le maniche della t-shirt. “Iniziavo a temere che non mi avresti richiamata.”

“Scusa tesoro” le disse lui. “Ero un po’ impegnato. Allora... a quanto pare il grande momento è arrivato. Pronte a svegliare la vostra personale strega?”

“Sono pronta” l’ibrida annuì, quasi come se John potesse vederla. “Facciamolo John! Voglio che Elijah sia sveglio quando Allison tornerà, voglio... farle questo piccolo regalo, lei ha fatto molto per me e Hope.”

John rise. “Perdonami, mi fa strano pensare a voi due come migliori amiche. Mi ricordo ancora di quando litigavate. L’hai anche morsa se non sbaglio.”

“Sì beh” Hayley scosse il capo quasi divertita, perché sapeva che John si stava divertendo parecchio. Non c’era malizia nelle sue parole, solo giocosità. “Le cose cambiano. A volte vorrei ancora ucciderla sai? E credo che il sentimento sia reciproco, ma è la mia famiglia, mia sorella... e le voglio bene. Anche Hope gliene vuole e io sono grata al cielo o a chiunque l’abbia portata nelle nostre vite, che mia figlia abbia una donna come lei nella sua vita.”

Constantine rimase in silenzio per qualche secondo, infine sospirò. “Oh che io sia dannato!” esclamò. “Sei sentimentale in modo quasi fastidioso. Svegliamo Freya ora, è meglio.”

Lei ridacchiò. “Cosa devo fare?”

“Metti tutti gli ingredienti insieme come nelle istruzioni che io e Freya ti abbiamo lasciato, poi fai silenzio mentre recito l’incantesimo.”

Hayley eseguì passo passo. Dopo dieci minuti Freya aprì gli occhi e scattò seduta. “Hayley” mormorò.

“Ah, sì. Ce l’abbiamo fatta!” esultò John. “Ben tornata dolcezza. Ora devo andare, telefonatemi quando Allison torna.”

Riattaccò e Hayley strinse Freya in un abbraccio carico di sollievo e speranza.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Una visita di qualche minuto era tutto quello che Allison era riuscita ad estorcere a Marcel. Solo per assicurarmi che stia bene, gli aveva detto. Poi potremo discutere di tutto il resto. Il vampiro aveva piegato il capo e aveva parlato con decisione; Puoi vederlo, solo per qualche minuto e non discuteremo di nulla dopo che lo avrai fatto. Te ne andrai e basta.

Lei aveva accettato ma aveva omesso di dirgli che non era esattamente come credeva lui che sarebbero andate le cose. Quando arrivarono alla tenuta la cacciatrice si guardò intorno e sentì una grande tristezza invaderla; quel posto che un tempo era pieno di eleganza, sfarzosità, vita, ora era ricoperto da erbacce, scuro e polveroso. Un gruppo di vampiri, lo stesso che aveva accompagnato Marcel al bar era già lì ad attenderli quando arrivarono. Una si avvicinò non appena li vide entrare.

“Così sei tu la famosa Allison Morgan. Ho sentito parecchio parlare di te” le disse con tono quasi sarcastico.

Allison le sorrise senza scomporsi. “Io invece non ho mai sentito parlare di te, anche se so chi sei, conosco la tua storia.”

“Sul serio?” continuò lei con tono impertinente. “Credi di conoscere la mia storia?”

“La tua storia” le disse l’altra avvicinandosi poco. “È praticamente uguale alla storia di tutti quelli che hanno incrociato Klaus e che sono ancora vivi per raccontarlo; salvi per miracolo mentre le persone che amavano... beh il miracolo non si è esteso anche a loro. Sofya Voronova, l’ultima della tua stirpe. Ancora qui, per raccontare la tua storia, solo perché per qualche strano caso ti trovavi altrove mentre le persone a te care venivano massacrate da Klaus. Non sei così speciale” Sofya si irrigidì, Allison potè vedere il suo mento tremare mentre provava a controllarsi. “Vuoi colpirmi?” le chiese. “Coraggio, fai pure.”

“Adesso basta!” intervenne Marcel facendo un cenno a Sofya prima di rivolgersi ad Allison. “Piantala e seguimi prima che cambi idea.”

La cacciatrice alzò le mani capendo che aveva dato fiato alla bocca senza pensare; umiliare Sofya sminuendo la sua perdita non era sua intenzione, ma era successo. “Mi dispiace” si scusò guardandola. “Mi dispiace per la tua famiglia, ma cerchi una vendetta che non avrai mai. Morirai nel tentativo di averla e anche se ti sembra nobile adesso, quando i denti di Klaus affonderanno nel tuo collo o la sua mano ti attraverserà il petto... in quel momento vorrai solo poter tornare indietro per abbandonare i tuoi sogni di vendetta e vivere la tua vita. Fallo finchè sei in tempo.”

Seguì Marcel senza aggiungere altro e salì insieme a lui su per le scale fino ad una stanza che non ricordava neppure esistesse. Entrarono entrambi e lo sguardo della donna si posò subito su Klaus, seduto a terra di spalle, curvo e in disordine.

“Cosa vuoi Marcel? Sei venuto a tormentarmi?” chiese senza voltarsi.

L’altro scosse il capo. “Mi piacerebbe, ma hai una visita.”

Klaus si alzò e solo allora Allison notò le catene che lo tenevano legato. “Un altro nemico da uccidere? Oggi non sono in vena.” Si voltò e il suo sguardo si fermò su di lei. Gli occhi chiari gli si riempirono di lacrime mentre un sorriso gli piegava le labbra. “Ciao, guerriera” mormorò.

La donna gli sorrise avvicinandosi. “Ciao Klaus. Scusa se ci ho messo tanto.”

Lui scosse il capo e avanzò di qualche passo, lasciandosi andare nel calore dell’abbraccio che Allison gli riservò. “Non importa. Sapevo che saresti venuta, che avresti mantenuto la tua parola.”

“Lo faccio sempre” Allison ruppe l’abbraccio, ma gli strinse il viso tra le mani per qualche secondo. “Ora andiamocene da qui.”

“Non credo proprio!” esclamò una voce irritante e rude, e tre vampiri fecero la sua comparsa.

“Sapevo che non avresti rispettato i nostri accordi” aggiunse Marcel. “Lui non va da nessuna parte, ma tu sei libera di farlo. Non voglio farti del male.”

La cacciatrice rise voltandosi. “Mi piacerebbe che ci provassi” gli disse. “A farmi del male intendo. Sì, vi prego,” guardò gli altri tre. “Fatemi infuriare, così potrò uccidervi senza sensi di colpa.”

Uno degli uomini di Marcel si fece avanti e la attaccò. Lei bloccò il colpo con una mano, l’altra la alzò e poggiò due dita sulla fronte del suo avversario. “Avrei voluto farlo con le buone maniere, ma non mi lasciate altra scelta” chiuse per un istante gli occhi e il vampiro su cui le sue dita erano poggiate iniziò a essiccarsi, poi a disintegrarsi fino a diventare un mucchietto di polvere che si dissolse trasportata via da un vento innaturale.

Gli occhi dei rimasti si tinsero di perplessità e spavento. “Allora Marcel,” mormorò lei togliendosi la giacca. “Ti va di riconsiderare la mia offerta?”

 

   
 
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