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Autore: in rotta per il paradiso    13/05/2017    3 recensioni
Cecco e Max sono due ragazzi figli della strada. Sono cresciuti tra risse e droga e ne sono diventati campioni. L'unica cosa che può salvare Max è la piccola Benedetta, la sorellina del suo migliore amico. E quando tutto sembrava​ andare bene, qualcosa li travolge.
Dedicato a coloro che hanno qualcosa per cui vivere e talvolta anche per morire...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 4.
La tranquillità della sera prima era un preavviso prima della nuova ondata di urla e pianti isterici. Quella donna era una calamità: non sapevi mai cosa aspettarti.
  Erano state le sue grida a svegliarlo dal sonno leggero. Inveiva contro il marito, colpevolizzandolo per quella misera vita e lo accusava anche di volerla abbandonare. Massimiliano, ancora steso sul suo letto, si era coperto gli occhi. Non era la prima né sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbe svegliato tra quelle violente e burrascose litigate. 
Inizialmente i vicini suonavano al campanello, visibilmente allarmati e preoccupati per quei toni di voce alti e rabbiosi, tuttavia ci avevano impiegato poco per capire e avevano smesso di impicciarsi. In quei momenti Max sperava che il pavimento lo inghiottisse oppure sognava di svegliarsi in un altro posto; sogno mai realizzato. Fanculo anche ai desideri! 
La porta della stanza si spalancò violentemente. Il padre era un uomo possente, con pochi capelli bianchi e la faccia perennemente incazzata. Anche ora il suo viso era una maschera di rabbia.
«Me ne vado! Sennò stavolta l'ammazzo a quella stronza!»
Trenta secondi dopo la porta d'ingresso venne chiusa così forte da far tremare tutti i 60 metri di casa.
Si era alzato controvoglia, già gli giravano i coglioni! La rabbia si tramutò subito in tristezza, gli bastò vedere la madre seduta su una sedia in lacrime, sembrava un fiume in piena.
«Che è successo stavolta?»
«Tuo padre è solo un bastardo!»
«Perché?» le domandò quasi disperato.
«Non far finta di non saperlo! Io so tutto, capisco che vuole liberarsi di me e sicuramente siete anche d'accordo!»
Che aveva fatto di male? In una vita precedente era stato così spregevole da meritarsi tutto questo?
«Quante stronzate... Perché vorrebbe liberarsi di te?» cercò di farla ragionare. Non aveva bevuto molto: la bottiglia era vuota o piena per metà, questione di punti di vista.
«È evidente: si scopa un'altra!»
Fra tutte quelle che aveva detto, questa era la cazzata più grossa di tutte.
«Dove pensi che lui passi le notti? A casa di un amico? No! Sta a casa di un'altra donna, una bella e prosperosa».
L'odio nella voce della donna sorprese il figlio; era abituato alla rabbia, alla malinconia, non all'odio vero e proprio. Il cambiamento che vedeva in lei giorno dopo giorno lo destabilizzava. Non poteva far altro che restare a guardare, mentre la sua vita faceva sempre più schifo.
«Ne sei sicura?» chiese titubante.
Credeva fossero solo sue paranoie, però se non fosse stato così...
"Già, cosa faresti se scoprissi che tuo padre si scopa un'altra quasi ogni notte, mentre tu soffri come un cane?" gli domandò una vocina impertinente nella sua testa.
"Non lo so"
«L'ho seguito» ammise imbarazzata.
Il cuore di Max si fermò per due secondi per poi prendere a battere più forte. 
Non ci credeva, non voleva crederci; può arrivare un uomo ad essere così bastardo? Si aggrappò alla speranza, alle fantasie di una donna instabile e alcolizzata. Un po' le credeva, solo un po' però. 
Cecco detestava la scuola, la considerava inutile e non riusciva a prestare attenzione alle parole di un insegnante. Il suo banco era accanto alla finestra, dove la libertà gli sembrava più vicina e perciò la vita era ad un passo; almeno finché qualcuno non lo richiamava all'attenzione e tutta la vita si allontanava.
                                  Era brutta la sua classe: le mura bianche ed asettiche gli rendevano il sonno facile e dormire diventava un'opzione da prendere in considerazione. Quell'edificio malmesso era una prigione e il suo quartiere era solo una gabbia più grande! La cronaca nera, di cui sentiva vagamente parlare ai tg, aveva le sembianze di quei palazzoni e le facce di chi le abitava. Avrebbe volentieri fatto partecipare altri alle sue vicende, almeno tutti si sarebbero resi conto di quanto fosse complicata la rinascita per quelli come lui. Inutile negarlo, sentiva su di sé il peso dei pregiudizi… E lentamente sentiva di annegare. Ascoltava i consigli di coloro che vivevano nella sua stessa zona. Gli consigliavano di godersi la bella vita e lui li lasciava parlare. Li conosceva uno per uno e non poteva non pensare che un giorno, avrebbe letto i loro nomi sulla pagina della cronaca nera del quotidiano. Le giornate che passava con Massimiliano erano monotone, sembrava come se qualcuno si divertisse a spingere il tasto replay del telecomando. 

Il padre gli lanciò il giornale della mattina sul divano.
 «Cerca di non fare la stessa brutta fine!»
                                      Max si era assopito da poco meno di mezz'ora dopo una notte nella quale non era riuscito a dormire bene. Socchiuse le palpebre, visibilmente infastidito dal fascio di luce proveniente da fuori la finestra. Raccolse il giornale e lesse il titolo della cronaca: “La vita di un giovane stroncata dall'eroina”.  
                                                   Il ragazzo si accese come un fuoco d'artificio e iniziò a inveire contro quell'uomo. Un'altra litigata, altre parole, un altro replay. Succedeva sempre la stessa cosa.  
                                        Massimiliano buttò uno sguardo all'orologio, se avesse continuato a discutere con suo padre avrebbe sicuramente fatto tardi. Imboccò la porta di casa e la sbatté con furia, tanto più distrutto di così quell'appartamento non poteva essere. Imprecò a causa del padre che aveva e si accese una sigaretta per calmarsi, perché lo attendevano al vecchio parco.
   
 
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