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Autore: Lady I H V E Byron    13/05/2017    1 recensioni
"Feel it all... don't look back, just let it go..."
Tutto quello che si impara, vivendo in un quartiere povero e malfamato, è essere egoisti e imparare a sopravvivere, non importa come. Bill e Tom, due gemelli inseparabili contro un intero quartiere, spesso adocchiati dalle varie gang, cercano ogni giorno di farsi strada in mezzo a quell'inferno vivente, fra droga, violenza e furti, e sopravvivere contro i mali che il mondo può offrirci. Fino a quando...
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
Capitoli:
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Note dell'autrice: questa parte sarà costituita quasi prevalentemente da flashback.

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-Pronto?
-Sono io.-
Gordon. Era mezzanotte, proprio l’ora in cui aveva promesso che avrebbe richiamato.
-Com’è andata?-
-“Little John” è morto, abbiamo preso la droga che teneva in casa e poi abbiamo dato fuoco all’appartamento, come stabilito. Missione completata.-
-Perfetto. Non potevo aspettarmi altrimenti dai miei figliocci. Vi meritate la ricompensa.-
Era ancora notte fonda quando i Kaulitz tornarono nel loro appartamento. Si aspettavano le guardie del corpo di Trümper; ma non si aspettavano anche lui in persona.
Li accolse con le braccia aperte.
-I miei figliocci!- salutò, avvicinandosi a loro e mettendo le sue mani sulle loro spalle, orgoglioso; aveva indosso un completo di pelle, con stivaletti a punta.
Tom fece una smorfia di disgusto nel vedere quella mano consumata dalla droga e dall’età sulla sua spalla.
-Non gli bastava inviare i suoi cani da guardia per assicurarsi che avessimo compiuto i nostri doveri?- aveva sussurrato, quando era ancora in moto –Ora ha anche ricoperto il ruolo di avvoltoio?-
-Tom, smettila! Ti farai sentire!-
Fortuna che Trümper non lo udì.
-Mi riempite di orgoglio, lo sapete?- proseguì l’uomo, osservando entrambi i ragazzi, sorridendo –Non credo ci siano persone più felici di me nel mondo, per avere due ragazzi bravi e belli come voi.-
Bill sapeva che Tom avrebbe tanto voluto dare un pugno sui denti di Gordon seduta stante, infatti lo precedette ringraziando a nome di entrambi.
-Facciamo del nostro meglio, signore…- mormorò, abbassando lo sguardo.
L’uomo sorrise di nuovo, lieto della sottomissione del ragazzo. Lasciò le spalle, facendo un passo indietro.
-E ora vediamo quanto avete preso.-
Erano almeno una ventina i sacchetti di carta presi dall’appartamento di “Little John”, tutti contenenti vari tipi di droga. Erano tutti sistemati con cura nel bauletto che avevano messo dietro al posto passeggero.
Era anche un punto d’appoggio per Bill.
Gordon vi guardò dentro, con aria curiosa e annuendo.
Il ragazzo biondo gli porse anche un foglietto.
-E… qui ci sono i nomi dei suoi fornitori…- disse, timido, mordendosi le labbra.
L’uomo prese il foglietto con interesse. Appena vi lesse dentro sorrise di nuovo.
-I migliori…- complimentò –Siete i migliori. Non sarei niente senza di voi, ragazzi miei.-
Un’altra tattica che sfoderava con i gemelli: coprirli di complimenti per incitarli a restare con lui. O meglio, per restare dalla sua parte.
Si rivolse ad una guardia del corpo.
-Dai loro quanto spetta.-
Due rotoli. Uno a testa per i gemelli. Pieno di banconote da 50€.
I Kaulitz ebbero lo stesso pensiero riguardo quei soldi.
-E metà di quanto avete recuperato, come promesso.- disse, prima di congedarsi –Godetevela finché potete. E domani prendetevi la serata libera. Ve la siete meritata.-
Ricompense. Libertà. Promesse. Così Gordon li manipolava.
Per tanti anni aveva funzionato; ma da un paio di anni le cose erano cambiate.
A volte, un piccolo particolare può farti aprire gli occhi sulla tua vita.
Improvvisamente, si fermò.
-Quasi dimenticavo…- si ricordò, voltandosi verso i due ragazzi –Fra tre giorni do una piccola festa insieme a degli amici. Tutta gente per bene.-
Con “gente per bene”, intendeva persone della peggior specie, politici corrotti, persone ricche che non sapevano come spendere i loro soldi, spacciatori dalla mente perversa come la sua.
E le feste che organizzava non erano ricevimenti: sembravano più delle orge.
Uomini e donne, imbottiti di droga fino a scoppiare, completamente nudi, che facevano giochi sessuali su richiesta dei ricchi ospiti, ricevendo soldi per questo.
Anche i gemelli ne avevano preso parte da quando hanno compiuto la maggiore età, ma non come scommettitori, ma come figuranti. Non facevano solo commissioni per Gordon, intrattenevano anche i suoi ospiti. E loro erano i figuranti più richiesti, per la loro bellezza e l’assenza di imperfezioni nei loro fisici.
Entravano in una stanza buia, illuminata solo dalle torce degli “ospiti”. Al centro c’era un tavolino, dove la “festa” si scatenava. I figuranti salivano lì e facevano sesso, masturbazioni, uso di sex toys, una vera e propria orgia. I gemelli venivano spesso costretti a praticare l’incesto, di fronte a quella gente, oltre ad altre cose, sia con uomini che con donne. E questi esultavano, ubriachi, più drogati dei figuranti stessi.
Odiavano quelle feste. Bill tornava sempre a casa piangendo.
-Pensate di unirvi anche voi? Potrei farvi aggiungere qualche extra nel vostro solito stipendio…-
Era quella la scusa che era solito dire per incoraggiarli a partecipare alle sue feste perverse.
Quella sera fu diverso.
-Altri soldi, Gordon?- domandò Tom, sarcastico –Cosa vuoi fare? Renderci ricchi?-
Bill interruppe il discorso.
-Quello che mio fratello vuole dire…- disse, con tono timido ed insicuro –E’ che non possiamo partecipare.-
Tale risposta suonò strana alle orecchie dell’uomo.
-E perché? Che altro avete da fare, dopotutto…?- chiese, con tono derisorio, come volesse prenderli in giro, umiliarli, farli sentire in colpa.
Non si erano preparati ad una domanda simile. Dovevano inventare una risposta plausibile o li avrebbe obbligati a partecipare alla festa.
Si guardarono un attimo: come sempre, trovarono la risposta negli occhi dell’altro.
-Stamattina, al bar, abbiamo sentito in televisione di un concerto in diretta.- rispose Bill, cercando di essere credibile –Il barista aveva persino organizzato una serata di bevute. Quindi… non volevamo perdercela…-
L’uomo storse la bocca e guardò in alto. Sembrava aver bevuto la storia.
-Come volete.- sentenziò –Ma sappiate che era prevista una bella dose per voi. Alla prossima, Zwillinge.-
Se ne andò, agitando la mano.
Una bella dose. Bill sentì quella frase risuonargli nella testa, come un’eco.
I gemelli entrarono nel loro appartamento, con i sacchetti di droga tra le mani.
Tom si abbandonò sul divano, più stressato che stanco.
-Che figlio di puttana…!- imprecò, coprendosi tutto volto con le mani.
Bill osservò tutti quei sacchetti. Poi osservò il sacchetto con la droga avanzata dalla sera prima.
Era quella la loro vita? Imbottirsi di droga e fare i sicari per uno spacciatore?
Non avevano altro.
-Facciamo metà dose?- propose.
Lui si era quasi rassegnato. Tom no.
Scattò in piedi, quasi prendendo a calci la merce appena portata.
-Forse dovremo smettere con questa roba.- decise -Non ricordi più cosa è successo a Cecilia?-
Il biondo assunse un’aria malinconica. Ricordava benissimo.
Cecilia era un’altra delle sottoposte di Trümper, ma non era una delle sue prostitute.
Esattamente come i gemelli, il suo compito era svolgere incarichi per il capo, soprattutto consegnare droga ai clienti.
Fu trovata morta in vasca da bagno dal suo ragazzo Lennard, anche lui collega dei Kaulitz. Si era iniettata più droga del solito, oppure il suo corpo non poteva più sopportare quelle sostanze, nessuno lo seppe con chiarezza. La vide con la schiuma alla bocca e lo sguardo verso il vuoto. Cercò di rianimarla con degli schiaffi, ma fu tutto inutile.
Fu gettata in una fossa comune.
Bill ne era infatuato, ma ormai Cecilia aveva scelto Lennard.
Quel giorno era stato uno dei più tristi per il ragazzo. Nemmeno gli sguardi affettuosi e gli abbracci di Tom servirono per consolarlo.
Il moro si osservò i cavi dietro i gomiti, poi osservò quelli del fratello: erano ormai neri, a causa delle continue iniezioni.
A volte provavano dolore. Un’altra iniezione sarebbe stata fatale.
Inoltre, per quanto si illudessero, la droga non li aiutava a dimenticare.
Il ricordo della separazione dei genitori ritornava sempre. La delusione. L’abbandono.
Tornavano tutti insieme, più potenti di mille pugni sullo stomaco.
Da tempo se ne erano resi conto, ma non riuscivano a trovare altre soluzioni se non accogliere la droga nel loro corpo.
-Allora cosa ne facciamo?- domandò il gemello.
Tom ebbe un’idea. Anzi, l’aveva formulata dalla “fuga” dall’appartamento di “Little John”.
-Noi non la vogliamo più, ma qui fuori c’è chi è disposto a pagare milioni per questa schifezza.- propose, sorridendo in modo furbo, senza mostrare i denti -Che ne dici di accontentarli…? Loro sono soddisfatti e noi guadagniamo altri soldi da mettere da parte per la nostra fuga.-
Bill storse la bocca, riflettendo. Non era male. Sempre meglio che guadagnare soldi provando orgasmi di fronte a gente perversa e corrotta, più drogata di loro.
-E poi, considerando che io non ho sonno, tu nemmeno…-
-Sì, è un’ottima idea, Tomi!-
Passarono l’intera notte nei vicoli del “Drogesviertel”, con i cappucci celati, per non farsi riconoscere, vendendo tutta la loro droga a chiunque fosse interessato, a prezzi ragionevoli.
Dopotutto, come l’oceano è composto da gocce, ogni milione è composto da spiccioli.
Avevano praticamente guadagnato 100€ a testa, quindi 200€, più i soldi “lanciati” da Gordon, più i loro vecchi risparmi…
Sembrava tutto pronto per la famosa fuga.
-Bill? Mi stai ascoltando?-
Uno schizzo di acqua calda sul volto fece cadere il biondo dalle nuvole.
Erano rientrati nel loro appartamento e avevano deciso di farsi il bagno.
Si immergevano sempre insieme. Erano soliti farlo da quando erano bambini.
Dopo la vendita, Tom aveva avuto un’improvvisa voglia di andare al bordello del quartiere. Rassegnato, Bill lo seguì.
Restarono ivi per un’ora.
Mancava un’ora all’alba, quando erano rientrati.
-Era proprio necessario?- si lamentò il biondo, asciugandosi gli occhi.
-Sembrava non mi stessi ascoltando, quindi ho dovuto prendere delle… precauzioni.- fece notare l’altro, sciacquandosi le braccia –Comunque, stavo parlando del gruzzoletto raccolto stasera. Lo stronzone non si renderà conto che da stasera lo useremo per i NOSTRI scopi, anziché i suoi.-
Ridacchiarono entrambi. Quando sorridevano erano esattamente l’uno il riflesso dell’altro.
Lo stesso sorriso. Lo stesso sguardo puro, nonostante le loro anime corrotte.
Ma il sorriso di Bill svanì quasi all’istante, sostituendosi uno sguardo malinconico. Tom capì subito di cosa si trattava: si coprì subito la bocca con la mano, con aria premurosa.
-Scusa…- mormorò.
A Tom mancavano due denti, un canino e l’incisivo accanto.
Ciò che spingeva entrambi i gemelli a ricordare quella notte di due anni prima, quanto era avvenuto dopo la rapina alla banca centrale.
 
-Due sigarette, un accendino, un vecchio telefono cellulare, un preservativo…- disse il poliziotto che stava perquisendo Bill.
Questi, appena scorto l’ultimo oggetto disse: -Non ho mai visto quel preservativo in vita mia…-
Appena ammanettati, i Kaulitz vennero subito sottoposti alla perquisizione, di fronte allo sguardo severo del capitano Schultz. Avevano appena subito quella esterna. Temettero entrambi che sarebbero ricorsi anche quella interna.
-Coltello… pistola…-
-Ehi, non si sa mai cosa si può trovare in queste strade.- si giustificò Tom, mentre vedeva quegli oggetti fuori dalle sue tasche –Meglio essere ben attrezzati. Volete metterci in prigione perché teniamo alla nostra sicurezza?-
Il poliziotto accanto a lui prese un’ultima cosa dalla sua tasca.
-Ehi, questo ha anche la foto della moglie del capitano Schultz…- disse, pentendosene due secondi dopo.
-WAS?!- esclamò il capitano, prendendo la foto.
Bill sgranò gli occhi e Tom si morse il labbro inferiore.
-Oh-oh…-
Sulla foto vi era raffigurata una donna vicina alla mezza età, capelli bruni, vestita con un guêpière blu notte, una vestaglia nera trasparente ed era in posa seducente. In fondo, sopra un numero telefonico, c’era scritto: “Telefonami, maschione.”
-Julia!- esclamò Schultz, prima di guardare il ragazzo moro con aria minatoria –Brutto figlio di puttana! Volevi un movente per finire in prigione? Eccolo!-
Ma l’altro non fu intimidito da quel tono.
-Accidenti, credevo avesse il senso dell’umorismo, dopotutto… SE L’E’ SPOSATA LEI!-
Il capitano fece un urlo: esso coprì un crack! che sentì solo Bill.
Era il pollice di Tom; un trucco insegnato da Gordon per liberarsi dalle manette, slogarsi il pollice.
Infatti, riuscì a sfilarsi una mano, sufficiente per sferrare un pugno al poliziotto che lo stava perquisendo.
Quello era il segnale di Bill per dare un calcio in mezzo alle gambe del secondo poliziotto.
Il capitano, già scioccato per l’adulterio della moglie, fu stupito delle abilità dei gemelli. Approfittando della sua distrazione, colpirono anche lui, quasi provocandogli la perdita dei sensi.
Via libera. Dovevano scappare, prima che arrivassero i rinforzi.
C’era un parco di fronte a loro. Potevano tagliare per quella direzione e poi cercare una via più rapida per tornare al “Drogesviertel”.
Ma non fu una fuga “tranquilla”: sicuri di essere rimasti soli, Bill, seppur correndo, si mise a dare calci a Tom, non appena si ebbe sistemato il pollice.
-Ma cosa hai combinato, cretino!?- lo rimproverò. Alludeva alla foto della moglie del capitano della polizia trovato nella sua tasca. Nemmeno lui ne era a conoscenza –Ora vai a letto con le mogli dei poliziotti?!-
-Ehi, è successo per caso!- si difese Tom, massaggiandosi le parti offese –L’ho trovata, lei mi ha trovato attraente ed è successo! Fine della storia!-
Non era il momento adatto per parlare di un argomento simile, ed entrambi i gemelli lo sapevano.
-Parlando di cose serie…- deviò il moro, mostrando una chiavetta –Guarda che ho scovato nelle tasche del capitano cornuto…-
Bill sorrise divertito: era la chiave per le manette. Anche lui fu libero.
-Bene, adesso dove andiamo?- domandò, massaggiandosi i polsi e guardandosi intorno.
-Quei piedipiatti ci avranno sequestrato la Harley… Non ci resta che proseguire a piedi per tornare nel nostro caro, vecchio quartiere… se solo sapessimo dove cazzo siamo…-
Un rumore di sirene li fece allarmare non poco.
-Scheiβe…- imprecò Tom, digrignando i denti.
I rinforzi. Erano nel parco, per loro.
Il respiro di Bill si fece più affannoso e il cuore riprese a battergli più forte del previsto.
-Tom, cosa facciamo?-
L’altro elaborò un piano in fretta; spinse improvvisamente il fratello verso una strada in discesa, proprio verso l’uscita.
Il ragazzo biondo rotolò, stranito dallo strano comportamento di Tom.
Bastò un secondo per capire cosa aveva in mente.
-Che stai facendo?!- esclamò, preoccupato come non mai.
-Se scappiamo insieme, potrebbero inseguirci, o peggio, spararci per resistenza a pubblico ufficiale, se rimaniamo insieme ci porteranno entrambi in prigione…- spiegò l’altro, sorridendo lievemente e guardando il fratello con tutto l’affetto che provava –Non posso permettere che ti portino dietro le sbarre. Io li distraggo, mentre tu scappi.-
Bill non approvò: era sul punto di tornare dal gemello, quando quattro uomini comparvero nel parco, proprio nella stessa entrata da cui erano entrati, e bloccarono Tom, gettandolo per terra e bloccandolo.
-NO!- esclamò il biondo. Non poteva sopportare quello spettacolo: suo fratello si stava dimenando per liberarsi, mentre i poliziotti lo picchiavano.
Non riusciva a parlare, ma ai gemelli bastava comunicare con lo sguardo per avviare comunicazioni telepatiche.
-SCAPPA, BILL!- esclamò, nella sua mente. I suoi occhi lo imploravano. Si sarebbe sacrificato volentieri per il fratello.
In lacrime, questi si trovò costretto ad accettare. Si girò e corse verso l’uscita, direzione “Drogesviertel”.
Non vi fu secondo in cui non si pentì di aver abbandonato il gemello. Solo contro quattro. Sentiva tutti i colpi che riceveva. Non per niente erano gemelli.
-IO TORNERO’ DA TE!- urlò Tom, con la sua vera voce; i poliziotti erano troppo impegnati a picchiarlo per sentirlo –MI SENTI? TORNERO’ SEMPRE DA TE!-
 
Questi pensieri tormentavano la mente di Bill, da quando aveva visto sorridere Tom, a tal punto da non riuscire a prendere sonno. Anche Tom si sentiva nello stesso modo, ma faceva finta di dormire.
Sentì la fronte del gemello contro la sua schiena, oltre a percepire le sue braccia intorno al torace.
Percepirono entrambi il disagio dell’altro. Per consolarlo, Tom gli toccò amorevolmente le mani, mentre, insieme, pensarono a ciò che era succeduto agli eventi del parco.
 
Bill era sul divano dell’appartamento, piangendo, raggomitolato, nel buio, su se stesso. C’era una siringa vuota di fronte a lui e una cinghia nera. Non era bastato.
Più volte fu tentato di tornare indietro e salvare il fratello, ma lo sguardo di questi gli implorava e gli ordinava nello stesso momento di scappare e non tornare a salvarlo.
E se lo avessero ucciso? E se lo avessero messo in prigione? Questi erano i pensieri del biondo. La sofferenza che stava provando non rese possibile la sua abilità nel percepire il gemello.
Un suono strano lo distrasse. Dei passi strascicati.
Un ladro, forse?
Bill non amava le armi, ma prese un coltello da un comodino e lo strinse tra le mani, senza smettere di piangere. Un senso di rabbia lo pervase all’improvviso: senza Tom si sentiva perduto, come un esploratore che aveva appena perso la bussola.
Se fosse stato un poliziotto che lo aveva inseguito dal parco, tanto meglio: avrebbe vendicato la sua unica famiglia.
Ma quando la porta si aprì, il suo cuore si spezzò: Tom. Si reggeva a fatica sulle sue gambe. Si appoggiava allo stipite, come se avesse fatto tutta la strada di corsa.
Era pieno di sangue, specialmente il volto. Colava dal naso e dalla bocca.
Aveva un occhio quasi chiuso.
-Ehi, klein Brüder…- mormorò, sorridendo, prima di crollare supino sul pavimento. Bill fu abbastanza rapido da prenderlo tra le sue braccia e cadere sulle ginocchia con lui. Gli prese il volto tra le mani, per poi baciarlo senza sosta sulla fronte, continuando a piangere.
-Tomi!- esclamò, preoccupato.
Per consolarlo, Tom allungò una mano, accarezzandogli i capelli biondi, colorandoli di rosso.
-Visto…?- sussurrò, ansimando –Te l’avevo detto che sarei tornato…-
Appena aveva visto Bill lontano dal parco, quindi, al sicuro, Tom trovò tutta la sua forza e si ribellò contro i poliziotti, uccidendoli tutti e quattro con la pistola di uno di loro, che era riuscito ad estrarre dalla fondina.
Il biondo strinse a sé il volto del moro, come se non avesse voluto lasciarlo per nessuna ragione al mondo.
Lui piangeva, l’altro sorrideva, lieto di vedere il gemello in vita.
Fu lì che Bill notò che Tom aveva perso due denti. Da quel momento, Tom decise che non avrebbe mai più sorriso mostrando i denti, per evitare di ricordare al fratello quella sera.
-Com’è successo? Come?!- imprecò il biondo, senza smettere di piangere e abbracciare il moro.
-Il piano era articolato nei minimi dettagli…- rifletté l’altro –Niente doveva andare storto…-
Già, niente doveva andare storto. Il piano di Gordon era perfetto, anche per la via di fuga.
Gordon…
Entrambi si ricordarono.
-Tom! Ti ricordi che Schultz ha parlato di una chiamata anonima?-
-Che ha indicato loro esattamente la via che stavamo prendendo…-
-Ma chi e come poteva saperlo? Nessuno era al corrente del nostro piano! Chi ha mai chiamato la polizia?-
Bastò uno sguardo per trovare la risposta.
-La stessa persona che ha architettato tutto…- sibilò il moro, serrando le labbra.
Due ore dopo, infatti, Tom quasi sfondò la porta della stanza usata da Gordon, durante i suoi brevi soggiorni nel quartiere.
-TU! BRUTTO TRADITORE!- urlò. L’uomo, intento ad accendersi una sigaretta, non fu intimidito da quel tono; non sembrava nemmeno sorpreso di quella “visita”.
-Tom, hai davvero una brutta cera…- commentò, vedendo il volto pallido e pieno di lividi del ragazzo.
Bill si sistemò accanto al fratello.
-SEI STATO TU!- proseguì Tom, battendo le mani sul tavolino, con rabbia sempre più crescente –TU HAI CHIAMATO LA POLIZIA!-
L’uomo non si scompose: si limitò ad espirare una boccata di fumo.
-E anche se fosse?- mormorò, con aria indifferente.
-Tu sapevi che strada stavamo prendendo per tornare qui! Era il TUO piano! PERCHE’ CI HAI FATTO QUESTO?! NOI TI SIAMO SEMPRE STATI FEDELI!-
A quella frase, Gordon sospirò, prima ancora di aspirare il fumo.
-Volevo mettervi alla prova, Zwillinge…- spiegò, come fosse la cosa più normale del mondo –Vedere come ve la sareste cavata con gli imprevisti. E, a quanto pare… ne siete usciti entrambi vivi. Notevole.-
Bill sentì una forte morsa allo stomaco e Tom percepì la propria rabbia ribollirgli nelle vene.
Li aveva traditi. Aveva tradito la loro fiducia. Quella sera scoprirono la vera identità di Gordon. Un opportunista senza scrupoli a cui non faceva né caldo né freddo la perdita di uno dei suoi sottoposti. Per lui erano tutti agnelli da sacrificare. O la testa dell’Idra: ne tagli una e ne ricrescono altre tre.
Il moro agguantò il Protektor per la giacca, furioso come non mai.
-POTEVAMO MORIRE!- fece notare, con la faccia a due centimetri dalla sua –TU CI AVRESTI FATTO UCCIDERE?! DICI SEMPRE CHE SIAMO COME DEI FIGLI PER TE!-
Gordon non fu per nulla intimorito da quel tono: si schiarì la voce.
Un urlo soffocato seguì. Proveniva da Bill.
Infatti, una guardia del corpo, con una mano stava bloccando il suo braccio, con l’altra teneva un coltello che premeva sulla sua gola.
Il ragazzo respirava affannosamente, con il terrore nel volto.
Tom lo osservò nello stesso modo.
-Ti sei dimenticato cosa succede se uno di voi osa minacciarmi…?- sibilò Gordon, con sguardo freddo –Ora lasciami, se non vuoi rimanere figlio unico.-
Il moro, seppur a malincuore, lasciò l’uomo. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di salvare Bill. Infatti, questi venne rilasciato, tornando dal gemello.
-Stai bene?- domandò l’altro, preoccupato.
-Adesso sì.-
Gordon si sistemò la giacca e ordinò alla guardia, con lo sguardo, di uscire dalla stanza.
-Figli o meno, non posso permettermi di fare preferenze tra i miei sottoposti…- spiegò, aspirando un’altra boccata di sigaretta –Dovete abituarvi a lavorare tenendo conto degli imprevisti. La vita non è una regola, non si può programmare per filo e per segno, c’è sempre qualcosa che cambia i nostri programmi e voi dovete essere pronti a tutto, quando fate il vostro dovere.-
Non era la prima volta che lo diceva. Invero, era una delle sue soliti frasi. E la situazione in cui si erano imbattuti i Kaulitz non era la prima: più volte, durante le loro rapine, erano stati beccati dalla polizia, ma erano sempre riusciti a scappare, insieme, senza spargimenti di sangue.
-Questo non è il mondo delle favole, miei cari gemellini… Dove basta salvare qualcuno e poi vivere per sempre felici e contenti nell’armonia- concluse Trümper, spegnendo la sigaretta –E’ il mondo reale. Il MIO mondo. Mein Reich. Il mio impero. E voi dovete comportarvi come abitanti di tale. Sono stato chiaro? E per quanto mi riguarda… non mi interessa se aveste perso la vita. Ne avrei trovati altri.-
Bill e Tom non sapevano cosa dire. Si limitarono a prendersi per mano.
-Ora sparite.- ordinò. I gemelli eseguirono. –Ah, dimenticavo…- si ricordò –Come punizione per esservi rivolti a me in quel modo, sabato vi ordino di venire da me. Darò una festa e voi sarete i figuranti principali.-
Non dimenticarono mai cosa avvenne: quella sera furono costretti a fare una cosa che gli "ospiti" di Trümper chiamavano "Uno contro culo": si facevano infilare un sex toy di gomma lungo venti centimetri nell'ano e poi dovevano fare in modo di raggiungere l'uno il didietro dell'altro.
Odiavano quel "gioco".
Da quella sera, non videro più Gordon come il loro Protektor, ma come il mostro che effettivamente era.

Per quasi tutta la notte, i gemelli vennero assaliti da una profonda angoscia, da un forte nervosismo che li faceva contorcere e ansimare.
Era l’astinenza. Da droga.
Dopo una vita passata a far sprofondare la propria tristezza nella droga, esserne improvvisamente privati era un balzo troppo grande per loro.
   
 
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