Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: badheadache    13/05/2017    3 recensioni
Dal primo capitolo.
"Non ricordava cosa aveva sognato, ma ormai era consapevole del fatto che la differenza tra realtà e incubo era davvero sottile, quasi inesistente. Perso completamente il sonno, decise di alzarsi per dirigersi nel refettorio. Quasi ogni notte andava lì, solitamente senza grandi motivi. Semplicemente adorava, quando non riusciva ad addormentarsi, osservare dalle grandi vetrate la luna, che quasi gli sorrideva come una madre. [...]
“Quindi è per questo che la mattina fai così schifo durante gli allenamenti, moccioso?” Eren sobbalzò e si congelò sul posto.
Il capitano Levi era l’ultima persona che voleva incontrare, e per giunta in un’occasione del genere. Non aveva pensato a cosa dirgli, sapeva solo che doveva, prima o poi, dirgli qualcosa."
(Long sulla coppia Eren e Levi, che seguirà il corso degli eventi dell'anime, cercando di approfondire le interazioni umane, che nella storia, giustamente, non sono troppo presenti).
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 1
 
Eren si svegliò di soprassalto. Era totalmente sudato, e si accorse subito di avere sete. Doveva aver gridato, ma per fortuna nessuno era così vicino a lui da sentirlo: era l’unico cadetto a dormire nei sotterranei. Certo, si disse, non sono un normale cadetto. La verità lo colpiva in gola ogni volta: lui poteva anche trasformarsi in un gigante anomalo. Grazie, o a causa, di questo potere, si era direttamente caricato sulle spalle la responsabilità di essere l’unica salvezza per l’umanità.
Non ricordava cosa aveva sognato, ma ormai era consapevole del fatto che la differenza tra realtà e incubo era davvero sottile, quasi inesistente. Perso completamente il sonno, decise di alzarsi per dirigersi nel refettorio. Quasi ogni notte andava lì, solitamente senza grandi motivi. Semplicemente adorava, quando non riusciva ad addormentarsi, osservare dalle grandi vetrate la luna, che quasi gli sorrideva come una madre. Si sentiva meno solo, anche se attorno non aveva nessuno, e questo fatto era amplificato dall’enorme stanza vuota. Quella notte, però, era diversa. Era certamente sicuro che quasi nessuno, nella sede d’addestramento del corpo di ricerca, quella notte era riuscito a chiudere occhio. Infatti, erano appena ritornati dall’ultima, disastrosa, 57esima spedizione esterna.
Eren non riusciva a non ripensare a tutte le persone che avevano dato la loro vita in nome di una causa a cui lui dava la più grande speranza. Bella speranza, pensava, è stata una delle spedizioni più disastrose della storia della regione esplorativa. Sapeva che tutto ciò che era accaduto non poteva essere previsto, ma comunque non riusciva a non incolparsi per tutte le scelte sbagliate che aveva fatto. Così si autocommiserava da circa una settimana.
Entrò nel refettorio, e si accorse subito di non essere l’unico presente: una figura minuta e completamente scura si era seduta esattamente in mezzo alla stanza, ma non sembrava averlo notato. Da come si muoveva lentamente e dal lieve vapore che fuoriusciva da sopra la sua testa, probabilmente stava bevendo qualcosa.
Eren decise di ignorare. Ognuno aveva i propri pensieri pesanti, e la cosa più rispettosa da fare era non conoscere anche quelli degli altri. Quindi, si diresse verso il suo posto preferito, esattamente al centro del refettorio ma proprio davanti alla finestra principale, lasciandosi l’individuo alle spalle. Si abbandonò ai propri pensieri appoggiandosi al cornicione, osservando sulla luna tutti gli spiriti che ormai esistevano solo nel suo cuore.
“Quindi è per questo che la mattina fai così schifo durante gli allenamenti, moccioso?” Eren sobbalzò e si congelò sul posto.
Il capitano Levi era l’ultima persona che voleva incontrare, e per giunta in un’occasione del genere. Non aveva pensato a cosa dirgli, sapeva solo che doveva, prima o poi, dirgli qualcosa. Voleva scusarsi per aver preso la decisione sbagliata, e ringraziarlo per averlo salvato dal titano femmina, ma tutto quello che gli uscì dalla bocca fa un rantolo sommesso, mentre impiegava eoni a girarsi verso il diretto interessato. Del capitano notò che, oltre ad aver messo i piedi sul tavolo, non era in camicia e foulard come al solito, ma indossava una maglietta simile alla sua: non sarebbe mai riuscito ad immaginarselo in pigiama se non l’avesse visto dal vivo.
“La notte ti blocchi come i titani, Jaeger? Scommetto che Hanji pagherebbe oro per avere un’informazione del genere.” Disse tagliente. Tutto ciò che uscì dalla confusione di Eren fu una flebile domanda: “Che ci fa lei qui?”. Si pentì subito, ma il danno era ormai fatto. Si preparò psicologicamente a una settimana di pulizie intensive di cassetti inutili.
Vide lo sguardo di Levi attraversato da una luce triste, per poi abbassarsi. “Credo che entrambi sappiamo il motivo per cui siamo qui”. Eren provò autentico dolore: “Mi dispiace tanto, capitano Levi. Non è giusto che non siano più con noi”.
Levi si rabbuiò ancora di più. Posò il the e se ne andò lentamente dal refettorio borbottando qualcosa che Eren non riuscì a sentire.

 
*
 
Quella mattina riuscì ad alzarsi a fatica, ma non si lamentò. Vide che tutta la squadra era più o meno nelle stesse condizioni: durante la colazione nessuno riuscì ad aprire la bocca se non per sbadigliare. Eren controllava il capitano con la coda dell’occhio ogni cinque minuti; faceva parte della sua indole, preoccuparsi degli altri. Ovviamente non notò grandi differenze dal suo comportamento normale, ma c’erano piccoli dettagli che non riuscì a non notare: i suoi occhi non si alzavano oltre un certo limite di altezza, ma comunque cercava di fare conversazione con il suo tavolo abituale, sebbene ora fosse praticamente vuoto. Eren si accorse che c’era una nota malinconica in tutta la scena.
Anche durante l’allenamento mattutino, che fu meno intensivo per ovvi motivi, Eren osservò il comportamento del capitano. Come prima, occhi bassi ma atteggiamento stranamente loquace. Spiegò addirittura ad Armin e Connie per una terza o quarta volta come si svolgesse un complicato movimento con la manovra tridimensionale. Una pazienza inaudita da parte sua, ma anche gli altri suoi compagni furono altrettanto diversi. Mikasa –finalmente – non cercava più di guadagnare la sua attenzione, ma al contrario aiutava i membri più inesperti. Sin dal mattino, Jean non aveva ancora sparato una battuta tagliente, mentre Sasha non si era ancora lamentata di avere fame. Eren non sapeva se considerarlo come un aspetto positivo, ma dopo pochi minuti di riflessione, che gli costarono due pugni ben assestati sul costato da parte di Jean, arrivò alla conclusione che non lo era. Per nulla.
Era chiaro di una cosa in particolare: sebbene tutti fossero strani, nessuno lo preoccupava di più del capitano Levi. Dalla notte prima, si accorse di essere improvvisamente diventato curioso sul rapporto che aveva avuto con la sua squadra personale, e più in generale, della sua storia. Sapeva infatti, che giravano molte voci sul soldato più forte dell’umanità, ma, anche se all’inizio veniva abbindolato facilmente, poi capiva che erano semplicemente delle grandi cagate.
Armin, durante la pausa, lo avvicinò. Gli spiegò che aveva dei dubbi e delle idee sulla vera identità del titano femmina, e per questo gli chiese di accompagnarlo a chiede udienza al capitano, nel pomeriggio. Eren era davvero curioso di sentire le idee dell’acuto amico.

 
*
 
L’ufficio di Levi era incredibilmente pulito. I mobili quasi riflettevano la luce fioca che proveniva dalle due finestre dietro la scrivania, anch’essa linda. Quell’ambiente, seppur tenuto così bene, dava però lo stesso senso di inquietudine che provava Eren quando guardava il capitano negli occhi. Quando entrarono, Eren notò che il capitano stava chiudendo frettolosamente un cassetto della scrivania.
“Capitano, signore, volevamo chiedere un’udienza assieme agli altri due capitani per esporre alcune nostre idee sull’identità del titano dalle fattezze femminili.” Come al solito, Armin sviava l’attenzione su di sé, attribuendo l’origine dell’idea anche ad Eren. Lo sguardo del capitano si tradì per pochi secondi, ed Eren giurò di aver visto una scintilla carica di odio nei suoi occhi. “Perfetto, Arelet, cercherò di farla avvenire il prima possibile. Manderò ad avvertirvi.” In due frasi, il soldato congedò i due cadetti. Eren sapeva che era il momento giusto per scusarsi per la brillante uscitadella sera prima, ma non aveva il coraggio di fermarsi. Sapeva attaccare il gigante colossale senza esitazione, ma ora non riusciva a muovere un muscolo.
“Arelert, puoi andare. Jaeger, fermati ancora per poco.”


Eren sapeva di non avere speranze, ed era terribilmente spaventato. Aveva la lingua completamente asciutta, e ciò non aiutava. Levi si alzò dalla scrivania, per poggiarsi a lato. “Hanji ti aspetta fra poco in giardino per fare degli esperimenti. Verrò anche io, anche se andrei volentieri a dormire in questo momento.” La sola cosa che riuscì a fare Eren fu abbassare gli occhi e annuire lievemente. “Ieri sera ho fatto un giretto per vedere se qualche moccioso infrangeva le regole, e ho fatto centro.” Aggiunse, guardando Eren di sottecchi, quasi divertito.
Eren sbiancò. “I-io non riuscivo a dormire, capitano.”
“Comprensibile. Ma domenica nessuno ti toglierà almeno due ore di pulizie extra supervisionate direttamente da me.” Sembrava quasi felice. Eren credeva che niente poteva tirarlo su più delle pulizie domenicali. Sinceramente, si aspettava di più, quindi ne rimase sollevato. Riuscì pure a rilassarsi e a mettere assieme una frase decente: “Volevo vedere la luna. Mi rilassa, e ne avevo veramente bisogno. Ogni volta che cerco di non pensare a niente per addormentarmi, mi torna in mente quello… Mi dispiace capitano. Non ho fatto la scelta giusta, e non riuscirò mai a perdonarmelo.”


Calò un grande silenzio. Eren non osò muoversi. Non aveva pensato alla reazione del capitano, si era solo sfogato. Gli aveva finalmente detto ciò che pensava da più di una settimana, e che non era ancora riuscito a dirselo ad alta voce. In quel momento, realizzò che le parole erano più rivolte a sé stesso che al capitano Levi, e si sentì dannatamente egoista.
“Eren.” Il capitano si voltò verso di lui, carpendolo con gli occhi. “Stai sbagliando completamente. Ti confido che se fossi stato al tuo posto avrei preso la stessa decisione. Hai imparato a fidarti dei tuoi compagni di squadra ciecamente, e loro, come al solito, hanno ricambiato appieno il favore. Augurati di trovare altre persone del genere.”
“Inoltre, non sono morti per te, moccioso.” Recuperò il suo tono sprezzante: “Le vedi queste? Sono le ali della libertà. E’ questo il vero motivo per cui combattiamo, Jeager. Tu sei una pedina come noi, e anche tu combatti per conoscere. Moriresti pur di arrivare a questa conoscenza, come lo farei io, come lo farebbero tutte le persone chiuse in questo fortino.” Levi aveva tutta l’attenzione di Eren. “Il desiderio di conoscere è uno dei più nobili e legittimi esistenti. Abbiamo il diritto di conoscere ciò che ci circonda, e cazzo, lo rivendicheremo!” Sbattè il pugno sul tavolo, frustrato. Era evidente che anche lui era turbato per le ingenti perdite dell’ultima spedizione, ma non per questo meno determinato. “Ognuno muore per una causa qui, e non per te. Ficcatelo nella testa.” Eren capì che era un congedo.


“Grazie capitano.” Se ne andò turbato, senza neanche fare il saluto. Era troppo occupato a rielaborare tutto ciò che Levi gli aveva detto –urlato- contro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Ciao a tutti! Grazie per aver aperto la mia storia. E’ la mia prima long, e spero di riuscire a completarla in modo da soddisfare tutte le anime Erieri, ma soprattutto me.  Mi è venuta l’idea di scrivere una long su questi due favolosi personaggi perché non ne ho ancora trovata una che mi piaccia davvero (non offendetevi, ho dei gusti molto particolari) e ho voluto rimediare.
La storia, come avrete capito, è ambientata dopo la 57esima spedizione all’esterno, in cui si imbattono nel gigante femmina. Essa seguirà il corso degli eventi (e andrà anche oltre l’anime! Quando arriverà il momento fatidico ve lo segnalerò) cercando di approfondire le interazioni umane, che nella storia, giustamente, non sono troppo presenti. Sarà lenta all’inizio, ma questo perché voglio definire al meglio possibile il carattere dei personaggi principali, per poi rendere più coerente la svolta amorosa che dovrà accadere.
Per ultima cosa, vi chiederei di non essere silenziosi. Insultatemi, ditemi pure che sono una cretina perché indugerò troppo su Eren e Levi, ma scrivetemi qualsiasi cosa. Questo mi servirà, oltre a migliorarmi, anche a motivarmi. Esatto, sono una che, oltre a dilungarsi troppo –come in questo “angolo” che sta diventando la Sala Grande di Hogwarts – lascia sempre le cose a metà. Aiutatemi a correggere questo difetto!
Al prossimo capitolo, pace.
  
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