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Autore: Ragazzo Normale    13/05/2017    2 recensioni
La volontà umana fino a dove può condurre?
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La nave avanzava placida sospinta dalla corrente marina. L’equipaggio, stanco per la giornata afosa, era caduto in un profondo sonno. Il Capitano però era ancora desto e osservava dalla prua della nave il mare che si stagliava all’infinito fino all’orizzonte. Le stelle ricoprivano la volta celeste, mentre la luna faceva risplendere la superficie marina con la sua luce argentea.
“Dove arriveremo?” si domandava inquieto il Capitano. Era da settimane che navigava per il mondo, insieme ai compagni che lo avrebbero seguito fino alla morte. Le mogli e i figli, i padri e le madri, gli amici avevano assistito alla loro partenza in lacrime, sapendo che molto probabilmente non sarebbero tornati. Avevano tentato di fermarli, a farli desistere dal compiere quello che per loro era un inutile viaggio, ma senza successo. Erano partiti non uomini, ma pionieri, che cercavano di capire dove poteva giungere un essere umano usando la propria forza e volontà. Niente poteva saziare la loro sete di conoscenza: qualunque isola che incontrarono, qualunque popolo che conobbero, qualunque donna che amarono non riuscirono a fermarli. E ogni giorno che passava sapevano di essere sempre più vicini alla meta e questo li ravvivava, dava loro la forza di remare per tutto il giorno, di razionare sempre di più lo scarso cibo che avevano, a rimanere uniti per lavorare al meglio. Era questo la spirito degli Esploratori.
Il Capitano si ridestò da questi pensieri scorgendo una luce proveniente da est: il sole stava sorgendo, tingendo il mare di un rosso sangue e mostrando l’approssimarsi di nere nubi da nord e da sud. Si distinguevano chiaramente i fulmini di una terribile tempesta e il vento cominciava ad aumentare.
Il Capitano scese sottocoperta per svegliare i suoi compagni, che si alzarono lentamente. Erano stanchi, magri, vecchi; i primi bagliori di pentimento si stavano affacciando nelle loro menti. Ma il Capitano, con la sua sicurezza ed eccitazione, diede loro abbastanza forza per fare un ultimo sforzo. Dopo aver mangiato un pezzo di pane nero e duro e aver bevuto acqua sporca, uscirono sul ponte, ormai sverzato da terribili venti. Riuscirono a vedere solo una striscia di azzurro simile ad una crepa prima che venisse del tutto chiusa dalle nubi. Il mare piombò nel buio. Gli uomini corsero ai remi, che cominciarono a fendere il mare con incredibile forza, e il Capitano sulla prua incitava l’equipaggio.
Le onde si abbattevano sulla chiglia con straordinaria violenza, i lampi fendevano l’aria illuminandola per pochi secondi, e un rombo sempre crescente faceva intuire la nascita di vortici senza fondo e uragani: la Tempesta era arrivata.
Per un attimo il Capitano ebbe paura, ebbe paura di morire lì, senza poter rivedere i propri cari e la propria terra. Sapeva però di aver intrapreso quel viaggio con questa possibilità, e con sforzo disumano scacciò dalla mente quel pensiero che se manifestato avrebbe fatto tentennare i suoi uomini. Questi remavano disperatamente per giungere alla fine del viaggio titanico che avevano intrapreso. Bramavano il sollievo di vedere la meta e l’idea di poter tornare a casa. Il mare però fu malvagio. Una terribile onda colpì la nave, facendo cadere in mare due uomini. Questi cominciarono a urlare, a chiedere aiuto mentre l’acqua cominciava ad entrarli nei polmoni. Ma la nave continuò la sua avanzata ignorandoli. Era stato il Capitano, a malincuore, a dare quell’ordine poiché sapeva che sarebbe stato impossibile salvarli. E, sentendo le grida disperate d’aiuto, sperava che giungesse al più presto la morte che avrebbe dato sollievo a quei uomini ormai cadaveri.
L’abbandono dei caduti aveva scosso gli animi del restante equipaggio. E se qualcun altro fosse caduto in mare per una nuova ondata? Non sarebbe stato meglio tornare indietro, sapendo che da dove erano venuti vi era la calma più assoluta che non avrebbe provocato nessun morto? Questi pensieri cominciarono a correre per la nave. Il Vecchio le alimentava poiché temeva per la propria vita, ma soprattutto per la propria anima. Diceva che la tempesta era stata mandata da Dio per punire la loro superbia, che nessuno sarebbe dovuto mai giungere fino a lì. Ma le sue parole vennero veramente ascoltate solamente quando il battere della pioggia, lo sciabordare delle onde, il rombo dei fulmini vennero coperti da uno scroscio sempre più forte proveniente dalla direzione in cui stava andando la nave.
Un uomo salì sull’albero della nave e aspettò che un lampo rischiarasse il cielo.
L’equipaggio e il Capitano aspettavano in silenzio il responso come se provenisse da un oracolo.
Dopo qualche minuto ci fu un lampo e la vedetta potette vedere cosa c’era davanti alla nave.
-Il mare sta cadendo… Siamo arrivati ai confini del mondo!- urlò cadendo sul ponte.
Il Vecchio abbandonò il remo, si alzò e si diresse verso il Capitano che intanto cercava di calmare l’equipaggio, andato nel panico.
-Ci hai condannato tutti a morte!- urlò.
-Hai voluto sfidare Dio andando oltre il limite imposto all’uomo. Tu hai commesso lo stesso peccato del Primo uomo! Compagni, se volete che l’umanità non venga punita nuovamente, fermate questo blasfemo!-
I marinai cominciarono ad alzarsi e a dirigersi verso il Capitano: l’istinto di sopravvivenza aveva prevalso, la voglia di tornare a casa aveva superato per intensità il desiderio di conoscenza.
-Avete abbandonato la vostra vita- disse il Capitano nel disperato tentativo di far cambiare idea ai suoi uomini- per raggiungere un obiettivo ormai prossimo. Volete che tutti i vostri sacrifici, dolori e sofferenze vengano vanificati proprio adesso? Siamo giunti là dove nessun uomo era mai arrivato, e se Dio non avesse voluto ci avrebbe già fermato. Eppure non lo ha fatto!-
-Non ascoltatelo! Vi vuole ingannare insinuando dentro di voi il dubbio - urlò il Vecchio con ira.
Il Capitano si sporse dalla prua per allontanarsi il più possibile dai suoi uomini.
Intanto la nave, spinta dalla corrente, stava acquistando sempre più velocità, ma nessuno era abbastanza concentrato per accorgersene.
-Dio ci ha creato a sua immagine e somiglianza- continuò il Capitano- siamo suoi pari, ma non lo abbiamo mai capito… Fino ad ora! Il viaggio che abbiamo intrapreso non lo poteva superare un uomo poiché si sarebbe arreso prima.
Abbiamo la possibilità di sederci accanto a Dio, possiamo liberare l’umanità dal dolore, dalla morte!
Se volete che ciò accada, continuate a seguirmi!-
-Blasfemo! Tu sei il Male!- gridò il Vecchio scagliandosi sul Capitano.
La nave si inclinò: era giunta al limite del mare. Il Vecchio perse l’equilibrio insieme agli altri uomini, e cadde nel vuoto.
-Uomini, compagni, il momento è giunto! Tra breve laveremo i nostri corpi dal fango che ci ricopre e ci vestiremo con vesti lucenti!- disse il Capitano poco prima di piombare nel buio più assoluto insieme alla nave e al suo equipaggio.
  
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