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Autore: queenjane    13/05/2017    0 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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“Sei contento?” per la gioia quasi non parlava, annuiva e mi stringeva una mano, palmo contro palmo, le dita serrate.
 “Sei stato impareggiabile”
“ Ma non come te, Olga o Tatiana. Voi siete bravissime. Specie te e Olga, saltate gli ostacoli, correte al galoppo e ..”
“Dovrai imparare, meglio ora che poi, siamo andati piano,come lumache,  tenevo le redini di controllo, come ti sentivi” Era un cavaliere nato, la schiena eretta, le gambe che seguivano i movimenti del cavallo, le braccia rilassate e la testa dritta, eravamo andati rigorosamente al passo su un terreno liscio.
“In alto” Risi della sua ironia ovvia ma potente, era salito su un pony o mulo, mai su un cavallo vero.  “Da qualche parte bisogna pur iniziare..”
“Catherine.” Mi misi sui talloni,  alla sua altezza, se fosse sopravvissuto sarebbe stato alto come Andres, anche un poco di più.
“Dimmi” le braccia intorno al collo, mi sfiorava le ciocche con le dita, vicino anche se io mettevo la distanza, meglio per entrambi, o cercavo, gli baciai un polso, mi era mancato come una ferita, una amputazione, in una manciata di ore eravamo di nuovo legatissimi. “Tu mi lasci fare, come Papa. Anche Andrej, anche se a modo suo. Perché MAMA no ?”
Un minuscolo respiro, era sua madre, non ci sopportavamo come carattere ed entrambe gli volevamo bene, quindi omettevamo di parlare male l’una dell’altra, specie dietro le spalle “ Per lei sei sempre il suo piccolo bambino, mio piccolo zarevic, atamano di tutti i cosacchi, ti vuole proteggere da tutto. Ma un giorno sarai ZAR, quindi devi imparare. Per te e gli altri. Mai cedere. Se mi vedi con le spalle basse e la schiena curva, che pensi, che sono umile, derelitta, invece se sto dritta e gonfio il petto, che ridi”gli feci il solletico sotto il mento” sembro una regina, anche se ho i miei dispiaceri come tutti. Ma io non ho bambini, quindi che ne so” e lo avevo amato come Olga e le sue sorelle, allora, senza sapere, gli avevo dato le mie storie e il mio tempo, tacendo quando ero scappata, egoista e sventata, moglie novella e poi martire in fieri. Come ora..
“CERTO, però fidati, sarai una brava mamma” Una pausa, prevenni la domanda successiva, gli dissi che le storie della principessa cantastorie, le avrebbe avute ancora per un poco, fin quando avrebbe voluto. Allora credevo che non avrei mai avuto figli. E in un certo senso era lui il mio bambino,  in senso traslato, chiaro.
Aspettai, mancava poco a pranzo.
 “Alessio io vado, ci troviamo stasera,se vuoi. E ti devo dire una cosa” che ti lascio.
“E domani…che facciamo? Ho tante idee, tu.. Catherine, Cat, che bello trovarti”diglielo..
“Domani nulla, io vado via” sfilai la mano dalla sua, decisa, una netta separazione. La sera avanti non glielo avevo detto, in parte per non agitarlo, in parte perché non conoscevo la data esatta e sarei stata cattiva, la notte amplifica pensieri e separazioni.
“NO” Ecco la sua rabbia, tranne che sarebbe stato peggio andarmene alla chetichella, che mi aspettasse invano. (..Non certo per Voi, non capirebbero e si sentirebbero abbandonati, senza perché, un saluto è ben dovuto) “NON VOGLIO”
“DEVO”Alzando la voce, senza toccarlo, mi fece cenno di togliermi, stava per aprire bocca e..“ E nessun ordine. Di rimanere.Questi sono tassativi, senza appello o revisione”Prevedendo la sua mossa, lui era l’erede, viziato e capriccioso ma gli ordini dello Zar superavano i suoi.
E ogni giorno che mi trattenevo alla stavka rischiavo di voler rimanere. Non ho il delirio di onnipotenza, gli anni mi hanno insegnato l’umiltà, almeno un poco, credo, tranne che mi sono chiesta se non fossi andata via, dietro alle avventure, all’egoismo, alle storie che mi raccontavo cosa sarebbe accaduto. Magari io e Andres non saremmo stati insieme, o forse sì, quien sabe, chi lo sa.
“Prendo congedo Altezza Imperiale” mi flettei nel primo inchino, era il principe ereditario, meritava ogni cura e rispetto, in ogni situazione, e non lo avevo umiliato, sancendo che non avrei obbedito, né sfiorato con un dito, si stava agitando e non avrebbe compiuto gesti avventati, per la frustrazione, o almeno speravo.
“Vattene, non ti voglio più vedere, non è che devi farlo, lo vuoi fare”
“Allora Vi saluto ora”Secondo inchino. “ Grazie per avermi ricevuto e …”
“Quando hai detto che vai via?”
“Domani mattina..”finsi di non vedere il gesto, che mi tendeva le braccia.
“Allora quando hai fatto, ci troviamo a che ora..?” glielo dissi, un cauto orario e aveva le palpebre asciutte, mi voleva e temeva il distacco. Perdonami, Alessio.. che se avessi voluto, sarei rimasta.
“A dopo”Iniziai ad allontanarmi, se mi fosse riuscito a mantenermi saggia o cattiva, avrei proseguito, se ne sarebbe fatto una ragione, no.. un piccolo singhiozzo Invece mi girai dopo tre passi, con lui non ero mai stata cattiva in modo deliberato.. “.”Zarevic.. venite qui, se volete” Mi affondò il viso nel petto, gli circondai le scapole, me lo issai in grembo, aspettai che si calmasse “A pranzo dove vai” “Boh..” “Allora mangi con me” “ Va bene.. Ora riprendiamoci, vuoi?”
 Lui, come Olga, pur variando le forme e le sostanze, sono stati i miei grandi amori, l’inespresso, cenere e assenzio. Ti è troppo legato, commentò mio zio, quando glielo passai, scrollando la testa, non imparerai mai, va bene la sorella, ma lui .. BASTA, a voce bassa, replicai, mentre Alexei schizzava dai suoi giocattoli, mi inchinai e uscii.
E quel giorno avrei conosciuto, pardon rivisto Andres Fuentes, il mio lieto fine, uno dei pochi, veri amici che Alessio ebbe in tutta la vita, pur variando età, titoli e esperienze.
Il diavolo si porti, in ogni caso, mio zio, il principe Sasha R-R, il diminutivo che la principessa Ella aveva dato a suo fratello Aleksander Rostov- Raulov dai cento talenti.
E lo benedica.  Molto dopo, mi assicurò che in tutto il mondo non poteva esistere persona migliore per me di Andres, e viceversa, per quanto fossimo due impareggiabili scocciatori, furfanti e rompiscatole. E sorrideva nel dirlo. E anche mia madre vi aveva messo le sue principesche falangi.
 
   
 
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