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Autore: LuckyV97    14/05/2017    0 recensioni
"Era un signore buono come il pane e non avrebbe fatto del male nemmeno a una mosca. Però all’improvviso qualcosa era andato storto."
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ero piccolo, non potevo sapere nemmeno lontanamente cosa volesse dire amare una persona e, per la cronaca, non lo so nemmeno ora, che ho vent’anni. La storia che sto per raccontarti dimostra che l’amore è una forza che rende l’uomo dipendente da una particolare persona e che lo porta a provare un qualsiasi tipo di stato d’animo: dalla felicità alla tristezza e dalla pazzia alla rovina. Insomma…può far bene, come altre volte può far male.

Ero un bambino molto particolare: durante l’intervallo a scuola, mentre tutti andavano in giardino a giocare a pallone o a rincorrersi come pazzoidi, io me ne stavo in classe, leggevo, scrivevo o parlavo con le mie maestre. Ero bravo a scuola, diligente, prendevo sempre bei voti ed è proprio per questo che stavo simpatico e ricevevo complimenti da moltissime persone a me care. Tra tutte c’era Roberto.
Era un signore che ormai aveva superato da un bel po’ la soglia degli ottant’anni. Aveva gli occhi grigi, molto profondi e una voce così calda da scaldare anche il cuore più ghiacciato. Ricevevo moltissimi complimenti per il mio comportamento da bravo bambino, sia a scuola, sia fuori, ma nessuno me li faceva come lui. Roberto viveva nel mio stesso condominio al piano di sopra e, ogni volta che lo vedevo, mi salutava molto calorosamente, nonostante la sua lenta camminata data dagli acciacchi della sua rispettabilissima età. Io gli raccontavo tutto quello che facevo a scuola e tutte le avventure con i miei amichetti, quei pochi che avevo. Ancora non capisco come abbia fatto a sopportarmi tutte le volte, dal momento che ero molto ripetitivo. Ciononostante si dimostrava sempre molto contento e io, ancora ingenuo, ero sempre felice di raccontargli tutto. Lui molto spesso mi dava anche una manciata di caramelle e io chiaramente saltellavo di gioia non appena le vedevo. Era un signore buono come il pane e non avrebbe fatto del male nemmeno a una mosca. Però all’improvviso qualcosa era andato storto.
Roberto era sposato con una signora poco più anziana di lui. Con lei non ho mai avuto grandi rapporti, perché non usciva molto di casa e non era così espansiva come suo marito. So solo che si chiamava Angela. Purtroppo da un paio di anni aveva un tumore al pancreas e quell’anno in cui avevo compiuto dieci anni, la malattia aveva sconfitto la povera donna. Naturalmente Roberto ci era rimasto malissimo e per questo io e i miei genitori volevamo stargli vicini.
Ed era stata proprio in questa occasione che Roberto era cambiato radicalmente. Non sembrava più lui, era spento, si era chiuso in se stesso e usciva poco di casa. Mi distruggeva vederlo così triste per la morte della moglie, ma sapevo o, meglio dire, pensavo che si sarebbe ripreso da questo lutto. Passa un anno, un anno e mezzo e ancora due e le condizioni del povero signore anziano non erano assolutamente cambiate. Anzi, sembravano peggiorate: lo vedevo molto più magro e camminava con un bastone, cosa che non aveva mai fatto prima d’ora, perché si rifiutava lui stesso di andare in giro con un sostegno. Tutte le volte che gli parlavo, non dimostrava più lo stesso interesse e affetto di prima. Si limitava a un complimento molto blando, senza le feste di un tempo o le caramelle che tanto mi piacevano. Un giorno era arrivato addirittura a non ascoltare nemmeno una parola di quello che gli avevo detto ed era a quel punto che avevo veramente capito che qualcosa non andava.
Dai suoi familiari eravamo venuti a sapere che aveva iniziato a mangiare sempre meno. Avevano provato di tutto pur di farlo ricominciare a mangiare, addirittura volevano mandarlo in una casa di riposo per affidarlo a degli specialisti, ma lui si era sempre rifiutato, dicendo di stare bene con sé stesso. Ma era più che evidente che non stesse bene, né di salute, né tanto meno con sé stesso. Alla fine si erano arresi e l’avevano assecondato, anche se lo continuavano ad aiutare ad uscire da questa grande depressione che lo stava affliggendo.
Roberto proprio come il Titanic affondava e sprofondava sempre più a fondo nella sua disperazione, fino a quando non arriva il fatidico giorno. Ero tornato a casa e avevo trovato mia madre in lacrime seduta su una sedia in cucina. Io a quel punto mi ero preoccupato tantissimo, perché mia madre non era quel tipo di persona che piange spesso. Ero andato da lei e a fatica con una voce soffocata dal pianto mi aveva detto tre parole che mi avevano lasciato completamente ammutolito. “Roberto è morto”. Avevo pianto come una fontana per una buona mezz’ora di fila, senza un attimo di tregua.
Oltre a me, Roberto parlava moltissimo con un altro bambino, Simone. Era un po’ più socievole rispetto a me, però anche lui era molto lige al dovere ed è per questo che il signore anziano si congratulava spesso anche con lui. Simone abitava al piano terra del condominio in cui abitavo e andavo spesso a giocare da lui, anche se non mi stava particolarmente simpatico. Proprio in uno di quei giorni in cui dopo scuola ero andato a casa sua, avevamo parlato di Roberto e mi aveva detto una cosa, alla quale non avevo creduto perché ero sicuro che non potesse essere vero. Simone mi aveva detto che suo padre aveva trovato il cadavere di Roberto nel giardino di casa sua. Arrabbiato per questa assurdità che mi aveva detto, me ne ero andato ed ero tornato a casa mia. Mia madre, avendomi visto tutto crucciato in viso, mi aveva chiesto il motivo per cui avevo quella faccia. Gli avevo raccontato ciò che mi aveva detto Simone ed era stato a quel punto che il mondo mi era crollato addosso. Simone aveva ragione.
Roberto era arrivato a un punto tale nella sua depressione da non potere più sopportare la sensazione di essere rimasto solo al mondo, senza nessuno da amare e a cui dedicare la sua propria vita. Gli mancava tantissimo sua moglie e, nonostante le continue cure e attenzioni dei suoi cari, aveva continuato a sprofondare nella sua disperazione, fino ad arrivare a compiere il gesto estremo di buttarsi dal balcone del terzo piano, che si affacciava proprio sul giardino dell’appartamento di Simone. Prima di gettarsi in pasto alla sua stessa morte, aveva lasciato un biglietto. C’era scritto: “Angela, mi manchi. Aspettami, sto arrivando da te.”
Il racconto di mia madre mi aveva scosso e ancora non credevo che tutto questo potesse essere vero. Sicuro del fatto che non avrebbe fatto male a una mosca, non pensavo nemmeno che sarebbe arrivato a farsi così male da porre fine a tutte le sue sofferenze in una maniera così drastica.

Ancora oggi a vent’anni mi ricordo ancora quegli sguardi innocenti di uno degli uomini più buoni del mondo, corrosi però da una perdita, dalla quale non seppe più riprendersi. Si dice che l’amore sia l’unica cosa che leghi due persone nell’eternità, anche dopo la morte, e questa storia ne è la dimostrazione più lampante. E ripeto, come ho scritto all’inizio, non so ancora cosa sia l’amore, sia perché sono ancora giovane, sia e soprattutto per il fatto che non ho ancora trovato qualcuno con cui condividere qualsiasi parte di me. Però capisco benissimo quello che provava Roberto e se tu, che stai leggendo, hai dalla tua parte una persona per cui saresti disposto anche a morire, ecco…ciò che provi verso questa persona è veramente amore.
   
 
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