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Autore: Huilen4victory    14/05/2017    1 recensioni
Il sistema mondiale sta lentamente cambiando e come tutte le fasi di cambiamento vi è paura, rabbia e dolore. In tutto questo c'è però il circolo ricreativo, e naturalmente Hakyeon, che non sembra affatto stanco di dare il benvenuto a nuove persone, amarle e cercare di sistemare i loro sogni infranti.
(N/Leo main, Hongbin/Ravi, Hyuk/Ken)
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hongbin, Hyuk, Leo, N
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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00.3






Era buffo come alla vita piacesse farti fare dei giri tortuosi solo per riportarti laddove ti eri ripromesso di non andare mai.
Erano coincidenze, mere coincidenze, Taekwoon si era detto. Era un caso che il centro si trovasse esattamente lungo la via verso casa, era un caso che lui si fosse dimenticato di cambiare strada quella sera e fosse comunque passato di li. Non poteva certo essere il senso di colpa ciò che lo aveva spinto vicino al centro, come poteva esserlo, Taekwoon aveva fin troppo senso di colpa dentro di sé, acqua ghiacciata che gli riempiva i polmoni eppure lo lasciava ancor respirare, per poterne provare ancora dell'altro. Sopratutto nei confronti di un estraneo.
Hakyeon.
Taekwoon pensò a quello strano uomo che raccoglieva cose spezzate, le portava a casa e cercava di metterle a posto, come se fosse la cosa più normale del mondo. Si chiamava gentilezza si disse Taekwoon, ma lui da tempo non sapeva neanche cosa fosse quella parola. Oppure si, lo sapeva anche fin troppo bene, era stato qualcosa che era appartenuto a lei e che con lei se ne era andato. E lui era rimasto a vivere per quel che ancora rimaneva di lei, la loro figlia, sebbene non fosse neppure in grado di farlo come una persona intera.
Era convinto di non avere più spazio per provare altro eppure quella sera era passato lo stesso per la strada dove si trovava il centro. Spinto da cosa e per quale insana urgenza, non lo sapeva.
Così come non sapeva cosa lo avesse spinto esattamente a riconoscere nel moccioso che stava litigando con altri mocciosi, il giovane che gli aveva così aggraziatamente dato il buongiorno in salotto e, soprattutto, perchè non fosse riuscito a tirare dritto quando lo aveva visto in difficoltà.
“Meno male che il taglio non è profondo. Mi ero dimenticato che le ferite alla testa tendono a sanguinare di più e danno spesso un grande spavento,” disse Hakyeon mentre metteva dell'antisettico dopo aver pulito e tamponato la ferita alla tempia. L'uomo non aveva voluto sentire ragioni, aveva trascinato di peso Taekwoon, dimostrando di possedere una forza fisica maggiore di quello che la sua figura magra lasciava a intendere, e lo aveva fatto sedere su un panchina in atrio, dopo aver dato istruzioni al moccioso, Hongbin se Taekwoon si ricordava bene, perché andasse a prendere il kit di emergenze. Hongbin era sembrato grato di potersi levare di torno anche se brevemente, Taekwoon si disse che doveva sembrargli strano di dover esser grato a qualcuno con cui era stato così mal disposto neanche un paio di giorni prima.
Taekwoon corrugò la fronte.
Non aveva di certo agito con questo intento, aveva agito perché...ecco Taekwoon ancora non lo sapeva il perchè.
Osservò in silenzio Hakyeon prendere delle garze e poco dopo sentì dita leggere premere delicatamente sulla sua testa per fasciarla. L'uomo di fronte a lui appariva concentrato e anche vagamente preoccupato anche se decisamente meno di quanto lo fosse stato un quarto d'ora prima. L'occhio gli cadde sulla manica del maglione di Hakyeon, scura e sporca di sangue. Il maglione era sicuramente rovinato eppure quell'uomo non se ne era curato affatto quando lo aveva usato per tamponare.
Sei strano, pensò Taekwoon.
Hakyeon spostò lo sguardo su di lui incontrando i suoi occhi e Taekwoon quindi decise di guardare per terra perchè quell'uomo lo metteva disagio, con quel suo sguardo che sembrava leggergli la mente come se fosse un libro aperto.
“Ecco fatto. Lo so che il bendaggio non è il massimo però almeno così siamo sicuri che la ferita non si riaprirà,” commentò con un tono che aveva riacquistato la sua solita vivacità. Taekwoon si chiese quando aveva iniziato ad associare quel tratto specifico alla sua persona, eppure era così, la sua presenza irradiava una piacevole sensazione di calore. Fu per questo che Taekwoon cercò di alzarsi, di fuggire a quegli stupidi pensieri di cui non aveva bisogno, ma l'uomo mise le mani sulle sue spalle e lo trattenne gentilmente.
“Fossi in te non lo farei o rischi di cadere come un sacco di patate,” Hakyeon disse in tono divertito ma fermo. Taekwoon avrebbe voluto protestare ma si sentiva la testa fragile e avverti pure un leggero senso di nausea.
“Hongbin, ti dispiace rimanere qui e controllare Taekwoon? Io vado a prendere la macchina e la parcheggio qui davanti.”
“Hyung, non è un problema, posso andare io...” Ma uno sguardo perentorio di Hakyeon fu abbastanza per tacitare ogni protesta del giovane. “E rischiare di nuovo che ti possa succedere qualcosa?” Sembrava voler dire quello sguardo. Taekwoon vide quindi Hongbin annuire e sedersi sulla sedia di fronte a lui. Taekwoon chiuse gli occhi, in sottofondo il suono di passi che si allontanavano. Cosa ci faceva ancora li, doveva andarsene, tornare a casa, e dimenticare questo stupido incidente.
“Grazie, sai.” Erano le parole di gratitudine più riluttanti che Taekwoon avesse mai sentito eppure Hongbin, il moccioso, le aveva dette.
Taekwoon avrebbe voluto rimanere con gli occhi chiusi ma il tono imbarazzato dell'altro quasi lo divertiva. Aprì gli occhi per trovarsi con l'immagine del ragazzo che guardava dall'altra parte.
“Non serve che mi ringrazi,” disse Taekwoon infine con un sospiro. Non c'era niente da ringraziare, il suo era stato solo un qualche riflesso congenito di quello che era stato Jung Taekwoon un tempo.
“Mi hai aiutato,” ribatte Hongbin stizzito, come se per Taekwoon non accettare il suo grazie fosse il più brutale degli insulti.
“Non ti ho aiutato,” rispose lui debolmente chiudendo ancora gli occhi. Dio se gli pulsava la testa.
“Cosa è stato allora?” chiese Hongbin ritrovando il suo tono diffidente.
“Un riflesso.” Alle sue parole segui un silenzio tombale dopodiché una risata squarciò la quiete della notte. Taekwoon aprì un occhio pigramente.
“Sanghyuk dice che sono costipato sentimentalmente, ma tu sei messo molto peggio.”
Se Taekwoon fosse stato ancora il Taekwoon di un tempo non avrebbe esitato a fulminare il moccioso con uno sguardo e questo sarebbe stato abbastanza per costringere il ragazzo a rintanarsi in un angolo cercando rifugio. Invece si rendeva conto che nello stato in cui era era già tanto se veniva preso sul serio.
Sospirò stancamente.
“Vi divertite senza di me?” Per fortuna la pena di doversi inventare una riposta che non aveva voglia di dare, gli venne tolta dal ritorno di Hakyeon. Nonostante ci fosse ancora un velo di preoccupazione nel suo sguardo emanava lo stesso un'aria rassicurante. Taekwoon non sapeva se trovava più irritante il fatto che gli interessasse abbastanza di quell'uomo da potersi accorgere dei suoi stati d'animo o il fatto che lui fosse sempre così disponibile.
Rabbia, senso di protezione, irritazione, disagio. Taekwoon non era più abituato a permettersi di sentire nulla di tutto questo. Era il motivo per cui non aveva lottato per avere Sunmi e l'aveva affidata alle cure dei suoi suoceri, perché come poteva essere un padre se non era rimasto che uno scafandro di un essere umano?
Avrebbe dovuto alzarsi e allontanarsi come quella prima volta in cui si era svegliato in un salotto di un estraneo, ma qualcosa lo tratteneva li, qualcosa a cui non riusciva ancora a dare un nome.
“La macchina è qua fuori. Possiamo andare ragazzi,” disse Hakyeon avvicinandosi. Hongbin si alzò di scatto sollevato di poter tornare a casa, Taekwoon invece rimase seduto li dov'era.
“Non avrai pensato che ti facevo tornare a casa da solo in quelle condizioni?” Hakyeon disse inclinando la testa leggermente di lato. Taekwoon per un attimo pensò di protestare ma capì in quel momento che probabilmente avrebbe perso qualsiasi discussione verbale con quell'uomo.
Hongbin gli scoccò un leggero sorriso divertito, che lasciava intendere un sacco di sottintesi che Taekwoon però ignoro. Sbuffando internamente decise comunque di seguirli.
Quando vide la macchina di Hakyeon Taekwoon fu percorso dal flashback dell'altro uomo che aiutato da qualcuno lo accomodava sul sedile. Senti una vampata di calore salirgli in viso, mentre saliva in macchina incapace di guardare gli altri, sopratutto Hakyeon negli occhi.
“Taekwoon dovrai dirmi dove abiti però. Vorrei lasciare prima te a casa, anche se in realtà non so quanto sia una buona idea che tu ti riposi. Chissà magari potresti avere una concussione e non è consigliabile che tu dorma,” Hakyeon mormorò a se stesso mentre metteva la macchina in moto.
Taekwoon si limitò a sussurrare il nome della via seguito da un, “io non dormo” prima di far tornare la sua attenzione fuori dal finestrino.
“Oh beh ottimo, anzi non proprio. Non dormire non fa bene, anche se immagino che in questo particolare caso forse ti tornerà utile. Quando non riesco a dormire io bevo sempre delle tisane rilassanti. Naturalmente le puoi comprare anche al supermercato ma c'è la madre di questo bambino al circolo che fa le misture lei stessa e devo dire che sono buonissime e funzionano. Se passi dal centro te ne posso dare un po',” Hakyeon disse continuando a parlare come se nulla fosse.
“Anche se magari non domani o in questi giorni. Mi sa che domani sarò occupato a sistemare questo caos, senza considerare la finestra rotta. Devo trovare qualcuno che la sostituisca,” concluse scuotendo la testa.
A quelle parole Taekwoon si infossò nelle spalle. La finestra in realtà era colpa sua. In effetti nell'impulso di difendere il moccioso aveva finito col provocare i teppisti col risultato che uno di loro aveva provato a scagliargli una bomboletta addosso, la quale invece era finita col rompere la finestra di vetro.
Taekwoon aprì la bocca come a voler dire qualcosa ma Hongbin lo interruppe.
“Hakyeon domani ti aiuteremo tutti, quindi puoi anche riprendere fiato un attimo e rilassarti.”
“Forse hai ragione Hongbin, forse sono solo ancora un po' agitato, solo che l'idea di saperti in pericolo... Grazie al cielo c'eri tu Taekwoon, “ Hakyeon disse e Taekwoon non dovette neanche voltarsi per sapere che gli stava rivolgendo un sorriso a trentadue denti. Decise di guardare ostentatamente da un'altra parte, stringendosi nelle spalle.
Il viaggio continuò in silenzio ma per fortuna non durò a lungo, Taekwoon abitava veramente poco distante dal centro, abbastanza da poter fare la strada dal suo ufficio fino a casa sua tranquillamente a piedi.
La macchina si fermò davanti al vialetto incolto. Come sempre lo colpi come un pugno allo stomaco la vista di casa sua, tutta al buio, nessuna luce accesa che gli dava il benvenuto al suo ritorno. L'aspetto di una casa vuota.
“Eccoci qui,” Taekwoon aprì la portiera svelto, il suo fragile autocontrollo rischiava di scivolargli dalle dita in ogni momento, doveva stare da solo, non poteva sopportare la presenza di quelle sensazioni che aveva addosso e che stavano tornando. Era il motivo per cui si ubriacava ogni sera e non riusciva a dormire perchè quando chiudeva gli occhi nella solitudine della sua stanza ritornava a sentire e per lui era troppo e allo stesso tempo non era abbastanza. Perchè col sentire tornavano i ricordi ed essi erano l'unica cosa gli era rimasto e questo era insopportabile da accettare.
“Taekwoon,”lo chiamò l'altro uomo quando ormai si trovava sulla porta. Taekwoon non si voltò, le sue spalle erano ancora l'unica cosa che Hakyeon poteva vedere ma rimase per un attimo immobile sulla soglia.
“Il centro è sempre aperto per te,” disse prima di sollevare il finestrino e andarsene. Taekwoon infilò la chiave nella toppa e senza più indugi entrò nel buio della casa.










Hongbin si svegliò di soprassalto, occhi spalancati nella penombra della stanza.
Sebbene il suo corpo fosse ancora irrigidito dal sonno, si sollevò leggermente, cercando di capire che cosa esattamente avesse disturbato il suo riposo. Poi un grugnito dall'altra parte della stanza seguito dall'inconfondibile russare di Sanghyuk gli diedero una risposta. Hongbin si disse che non avrebbe dovuto essere sorpreso perchè era da un anno che Sanghyuk si abbandonava a concerti cacofonici degni del più fine dei musicisti sordi. Hongbin avrebbe voluto prendere il cuscino e tirarglielo in testa, ma anche con lo sguardo appannato dal sonno residuo, era così evidente che Sanghyuk stava riposando della grossa che non ebbe il cuore di farlo.
Diede un leggero sbuffo, mentre faceva ricadere la testa sul cuscino.
Sanghyuk era come un fratello per lui. Sin da quando avevano iniziato a vivere assieme, due adolescenti complessati che improvvisamente si trovano a dover condividere la stanza, era stato chiaro a Hongbin che avrebbe voluto bene a Sanghyuk.

Era impossibile non farlo, perchè Sanghyuk era così aperto, divertente,e così non fragile, nonostante il suo aspetto allora fosse stato quello di un ragazzino tutto gambe lunghe e guance piene. Sanghyuk aveva infatti questa bellissima qualità di prendersi a cuore tutti ma di non prendersela mai con nessuno. Hongbin non aveva mai dovuto camminare in punta di piedi intorno a lui, era sempre potuto essere se stesso e dopo aver vissuto in una casa il cui tale concetto era alieno, Sanghyuk era stato un dono dal cielo. Non era come con Wonshik naturalmente, con il suo migliore amico poteva essere se stesso perchè Wonshik era be', Wonshik, lui gli avrebbe voluto bene comunque. Con Sanghyuk poteva essere se stesso semplicemente perchè Sanghyuk era forte abbastanza da non farsi turbare da nessuno dei suoi mali umori e aveva anche le spalle abbastanza larghe ormai da poter sferrargli un calcio e uscirne indenne quando Hongbin esagerava. Non guastava inoltre che Sanghyuk avesse un senso dell'umorismo inopportuno e dei modi un po' impudenti che ben si sposavano con la vena sarcastica di Hongbin.
Sorrise pensando al minore e alle persone nella sua vita.

Sei la nostra famiglia Hongbin. E finché ci sarò io o Sanghyuk, tu avrai sempre un luogo in cui tornare.”
Hongbin si rigirò nel letto improvvisamente in imbarazzo, mentre gli tornavano in mente le parole della sera prima. Dopo aver riaccompagnato a casa il suo improvvisato e riluttante salvatore, Hakyeon aveva guidato in silenzio fino a casa e Hongbin per un momento aveva avuto paura di essere di nuovo nei guai. Non molti giorni prima avevano avuto un orribile schermaglia e Hongbin aveva detto cose molto poco carine, arrivando addirittura a rinnegare quel che Hakyeon aveva fatto per lui. Si era vergognato di quelle parole nel momento stesso in cui gli erano uscite di bocca, soprattutto dopo aver visto l'effetto che avevano avuto su Hakyeon. Hakyeon non aveva mai ignorato i loro sentimenti, aveva sempre fatto in modo, spesso anche esagerando, che loro si sentissero a loro agio, assicurandosi che tutte le loro necessità e desideri fossero esauditi. Al punto che più passavano gli anni più la montagna delle cose che Hakyeon aveva dato loro e che Hongbin voleva ricambiare si faceva più grande, e Hongbin temeva che non sarebbe mai riuscito a ripagarlo per tutto quello che aveva fatto per loro.

Eppure dopo che Hakyeon aveva parcheggiato la macchina nel vialetto ed erano entrati in casa, un preoccupato Sanghyuk che li aspettava in salotto, Hakyeon non lo aveva rimproverato come lui aveva scioccamente temuto, non gli aveva permesso invece di fare più di cinque passi prima di stritolarlo in un abbraccio, come se le parole velenose che Hongbin gli aveva rivolto non fossero mai esistite. Hongbin si era sentito smarrito e confuso perhcè non credeva di meritarsi tanta benevolenza, ma era anche intimamente grato.
“Non puoi metter i sentimenti in un' equazione fisica e credere a che a ogni azione corrisponda una reazione Hognbin. Capisco il tuo modo di pensare, ma Hakyeon hyung non fa certo quello che fa perchè si aspetta qualcosa da noi, beh eccetto per i piatti lavati e la cucina in ordine, cosa che dato la tua mania compulsiva per ordine e pulizia non sarà mai un problema,” gli aveva detto Sanghyuk distrattamente mentre succhiava l'estremità di una penna, facendo arricciare il naso di Hongbin per il disgusto.
Hongbin capiva questa cosa, solo che a volte certi concetti erano duri da comprendere e assorbire quando tutta la vita si era stati cresciuti con un certo schema mentale. Sapeva che Hakyeon era diverso, che questa casa era diversa, ma a volte la paura, quella che lo aveva portato sulla soglia di casa di Hakyeon a sedici anni, tornava a galla e gli faceva avere pensieri spesso non razionali.

Hongbin ammetteva che il tutto si era fatto più difficile dopo che aveva compiuto diciott'anni.
Lui Lee Hongbin aveva un'anima gemella la fuori da qualche parte che lo stava aspettando.
Forse in un'altra vita, in un altro universo, questo fatto lo avrebbe reso felice invece di terrorizzarlo a morte. Quando aveva compiuto diciott'anni Hongbin era stato quasi preso da un attacco di panico, riuscendo nell'intento di preoccupare sia Hakyeon che Sanghyuk.
Non era stato pronto allora a sapere chi fosse la sua anima gemella e temeva non lo sarebbe stato mai.
Era felice con la situazione attuale perchè dunque cambiare? Aveva un casa, una famiglia, dei cari amici, perchè cambiare tutto per qualcosa aveva sempre pensato di non aver bisogno e di non doversi aspettare? All'epoca Hakyeon aveva cercato di fargli cambiare idea, di fargli intendere che sapere chi fosse la sua anima gemella non implicava nulla che lui non volesse fare, ma non c'era stato verso di convincerlo.
“Tu sei felice come numero zero. Perchè non posso esserlo anche io?” Hakyeon gli aveva sorriso di un sorriso enigmatico allora, perche Hongbin sapeva che non doveva essere stata una passeggiata nel parco da quello che raccontava Jaehwan. Ma il maggiore non poteva ribattere perchè certamente non poteva negare di esserlo nel suo attuale stato. Era stato un colpo basso ma era stato l'unico modo per farlo desistere.

Hongbin si rigirò nel letto. Non era bravo con i sentimenti e non era bravo con i cambiamenti. Non importava cosa dicessero i suoi documenti o che responsabilità avesse avuto la sua famiglia di origine. Hongbin era intimamente convinto che niente in lui lo qualificasse come un candidato ad avere un'anima gemella. Soprattutto quando riteneva questi ultimi, i numeri due, il fatto stesso che esistessero nel sistema, la causa di tutte le sofferenze, non solo sue ma anche di tutti quelli che voleva bene, Sanghyuk, Hakyeon, Wonshik e Jaehwan.
Era questo sistema che era marcio, se tutti avevano paura ad essere chi volevano essere, se lui aveva paura. Se i suoi genitori avevano fatto quello che avevano fatto.
Incapace di rimanere disteso ancora a lungo, si alzò. Era così confuso ed era stato così arrabbiato. Era ancora arrabbiato e desiderava così tanto avere delle risposte e capire se c'era un modo per sentirsi meglio perchè non voleva mai più scoppiare e dire cose alle persone che voleva bene e ferirle. Doveva trovare delle risposte, un modo di incanalare la sua rabbia affinché questa avesse un senso. Quando aveva visto quell'uomo, Taekwoon, Hongbin era stato preso da un senso di irritazione che avevano avuto poco del giustificato e molto di irrazionale.

Si alzò dal letto con passo incerto. Era per questo, per avere delle risposte, che aveva implorato Wonshik di accompagnarlo a una seconda riunione.
Hongbin prese dei vestiti puliti che aveva lasciato sulla sedia e con quelli andò in bagno a iniziare la sua routine mattutina.
Andava meglio oggi, parlare con Hakyeon aveva lenito alcune delle sue ferite, ma non avevano cancellato quello che si portava dentro e Hongbin temeva che prima o poi sarebbe scoppiato.
Wonshik si era quasi strozzato con la saliva quando gli aveva chiesto quel favore. Hongbin sorrise alla sua immagine nel riflesso, ripensando alla faccia buffa che aveva fatto Wonshik. Scosse la testa prima insaponarsi bene le mani e poi infine anche la faccia.
Era così felice che Wonshik fosse ancora li, ancora al suo fianco in tutti quegli anni di alti e bassissimi. Forse con Hakyeon e Sanghyk Hongbin aveva trovato la sua nuova famiglia, ma in quanto alla sua casa, beh quella l'aveva trovata da tempo nella persona del suo buffo, un po' ingenuo e infinitamente leale migliore amico.












Sanghyuk era sollevato.
Si era svegliato al profumo del caffè latte fatto da Hongbin e al chiacchiericcio senza fine di Hakyeon e aveva saputo subito che era tornato tutto a posto.
Tuttavia Sanhyguk sapeva anche che non era proprio tutto risolto. Hongbin aveva ancora molte cose con cui fare i conti e aveva solo iniziato ad affrontarle, e questo Taekwoon entrava di nuovo nella loro vita e con una entrata ancora più plateale della prima volta, e Sanghyuk sapeva che quando si trattava di Hakyeon non c'era mai due senza tre. Quindi era molto probabile che questo Taekwoon si facesse vivo di nuovo.

Normalmente chi frequentasse Hakyeon non era qualcosa in cui Sanghyuk voleva immischiarsi. Non era mai capitato che questo interferisse nella loro vita famigliare e Hakyeon aveva aiutato un sacco di persone prima di allora ma in qualche modo a Sanghyuk non era sfuggito lo strano interesse che il maggiore sembrava provare questa persona. Sanghyuk si era preparato a questa evenienza e da numero zero sarebbe stato più che felice di incoraggiare ogni iniziativa di Hakyeon al riguardo. Ma questo Taekwoon lo spaventava.
La sua reazione al trovarselo in casa non era stata veemente quanto quella di Hongbin ma poteva capire alcune cose nel suo ragionamento o forse nel suo caso era solo il suo egoismo a parlare. Perchè questo nuovo personaggio sembrava legato a Jaehwan e al suo passato, ed era questo che più di ogni altra cosa intrigava e preoccupava Sanghyuk. Forse questa persona aveva le risposte, forse finalmente Sanghyuk avrebbe capito il perché di quel muro invalicabile con cui il suo tutor si circondava da sempre. Eppure anche il fatto di poterci riuscire solo grazie all'arrivo di una terza persona, qualcuno che per giunta sembrava essere stato importante per Jaehwan, gli lasciava un gusto amaro in bocca.

Gelosia, puerile, infantile, eppure tangibile. Sanghyuk aveva lottato così tanto per crescere il più in fretta possibile che ora non poteva farsi fermare da queste improvvise insicurezze. Aveva desiderato esserci per Jaehwan sin da quando questi aveva iniziato a fargli da tutor a tredici anni e con gli anni questo desiderio si era fatto più grande e più forte finché e non c'era voluto un genio per capire che qualcosa di così totalizzante non poteva che essere amore. Ed ora finalmente avrebbe compiuto i suoi agognati diciott'anni e forse non sarebbe cambiato nulla ma almeno Jaehwan non poteva più usare come scusa il fatto che lui fosse minorenne.

“Devo veramente andare a scuola? Preferirei di gran lunga venire a dare una mano al centro!” Sanghyuk si lamentò. Voleva sincerarsi di persona che tutto fosse a posto. Forse se fosse andato con Hongbin il giorno prima non ci sarebbe stato alcun bisogno di Taekwoon.

“Sanghyuk niente storie, oggi vai a scuola. Anche Hongbin va alle sue lezioni. Se volete dare una mano potete sempre venire dopo,” Hakyeon disse facendo bene attenzione di guardarlo negli occhi, perchè sapeva bene quanto Sanghyuk fosse testardo e voleva sincerarsi che il giovane capisse. Sanghyuk annui riluttante ma il maggiore sorrise compiaciuto.
Ancora pochi mesi, si ripeté mentre ingoiava una grossa fetta di pane tostato e beveva il caffe latte preparato da Hongbin, e poi avrebbe raggiunto la maggiore età e alcuni mesi ancora e avrebbe finito la scuola. Dopodiché sarebbe stato un adulto a tutti gli effetti, libero di perseguire le sue scelte.



Sanghyuk, ti voglio presentare qualcuno.”
Sanghyuk guardò il maggiore negli occhi, un po' smarrito. Era tutto nuovo e sinceramente non si fidava di nessuno che non fosse Hakyeon. Hakyeon almeno un po' lo conosceva, gli era sempre piaciuto e aveva fatto qualche lezione di danza con lui prima di... Sanghyuk chiuse gli occhi forte. Non doveva pensarci. Quello era stato un brutto giorno che si doveva lasciare alle spalle.
Ma Hakyeon stava sorridendo e Sanghyuk si fidava di lui e se voleva presentargli qualcuno doveva essere qualcuno di a posto.
Lui ti aiuterà nei compiti il pomeriggio. Hai perso molte lezioni e sei rimasto un po' indietro. Lo farei volentieri io ma lui è di gran lunga più bravo di me,” Hakyeon disse anche se appariva un po' dispiaciuto. Sanghyuk sapeva che il maggiore aveva accettato di lavorare al centro a tempo pieno e sapeva che l'aveva fatto per poter continuare a mantenere lui e il suo nuovo giovane inquilino. Era questo in realtà il motivo per cui non poteva essere lui a seguirlo e Sanghyuk intuiva che Hakyeon sembrava si sentiva in colpa.
Sanghyuk sorrise, annuendo. Avrebbe fato qualsiasi cosa per alleviare le fatiche del maggiore perchè lui gli aveva dato il calore di una casa quando Sanghyuk, il ragazzo senza più genitori, aveva pensato di essere rimasto solo al mondo.
In quel momento qualcuno bussò alla porta. Sanghyuk si voltò verso di essa, stringendo nervosamente i pugni sul banco dove lui e Hakyeon erano seduti.
Jaehwan entra pure,” Hakyeon chiamò. La persona che entrò doveva avere la stessa età di Hakyeon, indossava degli occhiali tondi molto buffi e aveva un sorriso se possibile ancora più vivace.
Ciao Sanghyuk, io sono Lee Jaehwan! Il tuo nuovo tutor!” Disse con voce squillante il nuovo arrivato, andando a sedersi con naturalezza nel banco accanto a quello di Sanghyuk.
Sono sicuro che lavoreremo bene insieme,” disse Jaehwan con gentilezza. Sanghyuk sorrise.



Non appena suonò la campanella Sanghyuk non salutò neppure i suoi compagni di classe ma si mise lo zaino in spalla e corse letteralmente fuori dall'edificio e verso la fermata dell'autobus più vicina. Non aveva tempo di bighellonare quel pomeriggio, doveva arrivare al centro il prima possibile. Voleva aiutare, rendersi utile, vedere che lui stesse bene.
Di tutti Jaehwan era sempre quello più sensibile a episodi di vandalismo del genere. Sanghyuk avrebbe voluto dire che dopo “l'incidente” onestamente c'era da essere felici che non capitassero cose ben peggiori, ma Jaehwan invece sembrava rattristato dall'idea che numeri due e numeri zero non potessero andare d'accordo in qualche modo. Sanghyuk non era Hongbin che sarebbe saltato sulla sedia al solo sentire parole del genere e a modo suo capiva cosa volesse dire Jaehwan. Ma era anche vero che aveva perso i suoi genitori in quell'esplosione e quindi aveva un certo scetticismo sulla pacifica convivenza.

Quando il bus infine arrivò alla fermata Sanghyuk vi si ci precipitò dentro, sedendosi pesantemente su uno dei sedili. A tredici anni come a diciassette, Sanghyuk sentiva ancora questa urgenza, questo slancio di protezione nei confronti del maggiore, questo istinto a voler proteggere Jaehwan da tutto e da tutti anche se lui aveva dieci anni di più ed era un adulto da un pezzo, quindi perfettamente capace di difendersi nella vita.
Vorrei poter essere la tua spalla, il tuo muro a protezione da qualunque cosa ti faccia paura, vorrei poterti abbracciare e dirti che non siamo più soli e vorrei che quello che provo potesse essere abbastanza per entrambi se me lo permetti.
Sangyuk sospirò internamente. Hongbin lo avrebbe preso in giro se avesse saputo anche solo la metà dei suoi pensieri, già lo faceva ogni volta che lo beccava a osservare Jaehwan più lungo del solito.
Sanghyuk in quei momenti avrebbe tanto voluto ribattere e dire che se la sapeva tanto lunga allora com'era che non si era accorto che Wonshik aveva un cotta della grandezza della luna nei suoi confronti probabilmente da anni. Ma non poteva fare questo a Wonshik perciò si limitava a fargli lo sgambetto.

Quando arrivò infine al centro, dopo aver corso come un matto dalla fermata fino a li, vi trovò Hakyeon e Hongbin intenti a stendere un telo di plastica sul buco della finestra dell'atrio. Era un povero espediente e Hakyeon aveva quella ruga sulla fronte che la diceva lunga su quanto avrebbe voluto essere capace di ripararla lui stesso. Sanghyuk sorrise. Hakyeon si prendeva sempre tutto così a cuore. Era contento comunque che il danno non fosse maggiore, per un attimo quando il maggiore aveva parlato di vandali, Sanghyuk aveva temuto avessero combinato un disastro.
“Come posso aiutarvi?” Chiese Sanghyuk appoggiando lo zaino a una delle sedie in atrio.
“Oh Sanghyuk!” Hakyeon si voltò leggermente per fargli un cenno di saluto.
“Meno male!” Hongbin sbuffò, “ vieni qui e tieni questo telo mentre io vado a vedere che fine ha fatto Wonshik. Doveva tornare col nastro adesivo cinque minuti fa, ma scommetto che quello scemo si è perso da qualche parte,” Hongbin disse, non lasciando Sanghyuk altra scelta che dargli il cambio.
“Ah i ragazzi di questi tempi non hanno alcuna considerazione per le membra indolenzite di noi vecchi,” si lamentò Hakyeon.
“Stai finalmente ammettendo la tua veneranda età hyung?” Sanghyuk lo prese in giro.
“Sei fortunato che ho le mani occupate,” Hakyeon rispose fulminandolo con lo sguardo. Sanghyuk rise ilare.
“C'è qualcuno?” la voce era poco più di un bisbiglio esitante ma Sanghyuk non se l'era sognata perchè nello stesso istante la presa di Hakyeon venne meno e Sanghyuk si ritrovò tutto il telo di plastica in mano.
“Taekwoon sei passato!”

Proprio li in mezzo all'atrio, spaesato e fuori posto come un bambino nella nuova classe, c'era l'uomo che aveva visto quella mattina sul divano di casa loro.
Appariva più se stesso ma non meno stanco o pallido e aveva un brutta cicatrice sulle tempie, cortesia dei teppisti il giorno prima. Sanghyuk indeciso sul da farsi, stava quasi per prendere e sparire anche lui alla ricerca del fantomatico nastro adesivo quando una voce lo incollò li dov'era. Oh no.
“Hakyeon questi poveri bambini qui sono diventati pazzi a cercare il nastro adesivo nello sgabuzzino. Te l'avevo detto che l'avevo preso io perchè mi serviva per la mia classe! Non sarà che la memoria ti sta finalmente facendo cilecca come tutto il resto?” Jaehwan disse entrando in atrio seguito da Hongbin e Wonshik. Aveva il suo solito cipiglio polemico mentre sventolava con una mano il nastro quasi fosse l'oggetto di un crimine.
Non si era ancora accorto che avevano visite. Sanghyuk trattenne il fiato, perchè tutti dovevano sempre avere un ottimo tempismo, perchè non era andato lui stesso a prendere il nastro invece di Hongbin, perchè quel dannato Taekwoon aveva deciso di passare proprio in quel momento. Perchè?
“Jae... Jaehwan?”
Taekwoon mormorò, shock che si faceva strada sul suo volto.
Jaehwan si girò così in fretta che Sanghyuk temette si fosse spezzato il collo.
Il nastro gli scivolo di mano e andò a colpire rumorosamente il pavimento. Sanguyk lo vide sbiancare in volto e quell'urgenza si fece così grande che gli doleva fisicamente il cuore.



Sono così fiero di te Sanghyuk!” esclamò Jaehwan quando questi gli portò il suo libretto con i voti di fine quadrimestre. Hakyeon gli aveva detto lo stesso ma sentirlo da Jaehwan il suo dispotico tutor, aveva un che di gratificante.
Grazie hyung!”Sanghyuk si grattò la testa imbarazzato. Poi incapace di sopportare il momento si voltò dall'altra parte. Gli faceva piacere sentirsi fare i complimenti. Aveva lavorato sodo per recuperare il tempo perso ed era riuscito a finire l'anno in tempo con i suoi compagni eppure, perchè c'era comunque un vuoto nel suo cuore che non gli era riuscito di colmare. Si chiamava mancanza e si chiamava amore ed era il posto che aveva occupato la sua famiglia una volta.
In un mondo più giusto, sua madre e suo padre sarebbero stati anche loro li a complimentarsi con lui.
Si morse il labbro con forza.
Si era ripromesso di non piangere più, non dopo quel pomeriggio in cui la polizia era venuta a prenderlo a scuola e dirgli che i suoi genitori non c'erano più, che tutto quello che lui aveva conosciuto e amato aveva cessato esistere.
Udi il rumore di una sedia che veniva trascinata e prima di rendersene conto due paia di braccia lo avevano circondato e il suo mento affondava nella spalla di Jaehwan.
Sei stato bravo Sanghyuk. Davvero bravo. I tuoi genitori sarebbero stato così fieri di te.”
Fu in quel momento che infine Sanghyuk si lasciò andare. Lasciò che gli argini che trattenevano tutto sin da quel pomeriggio si rompessero e calde lacrime gli rigarono le guance.
Sanghyuk era nato numero zero. Non c'era nessuno fatto apposta per lui a quel mondo, nessuno ad aspettarlo.
Sanghyuk lo aveva accettato era una verità triste ma era inevitabile, dopotutto lui era fortunato, aveva tante altre cose per cui essere felice. Aveva una bella casa, degli amici, dei genitori che gli volevano bene e che si volevano bene. Sua madre e suo padre erano una coppia di numeri zero e sebbene con alti e bassi erano riusciti a conquistarsi il loro angolo di felicità. Sanghyuk pertanto aveva speranza nel futuro, si era detto che se era capitato ai suoi genitori poteva capitare anche a lui.
Poi l'esplosione in un attimo gli aveva portato via tutto.
Sanghyuk aveva compreso per la prima volta nel suo significato più aberrante cosa voleva dire essere rimasti.
Solo. Era solo.
E anche se Hakyeon gli voleva bene e lui voleva bene a Hakyeon, non era stato abbastanza a colmare quella voragine nel petto.
Eppure fu in quel momento, in quel momento che Sanghyuk capì che questa persona, il suo dispotico tutor, così imperfetto così irritante, eppure così sensibile da aver capito subito la sua tristezza senza che lui avesse bisogno di parlare, capì che questa persona era l'unica che riusciva a colmare quel vuoto. Quel vuoto che si chiamava mancanza. Quel vuoto che si chiamava amore.











 




NdA: sono finalmente riuscita ad aggiornare yay!!!! Mi viene voglia di piangere. Per chiunque legga questa storia: grazie per la vostra pazienza. Sono solo così impegnata che è difficilissimo trovare del tempo. Prossimo capitolo Hongbin e Wonshik naturalmente Jaehwan e Taekwoon ;) 
   
 
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