Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Princess_of_Erebor    14/05/2017    14 recensioni
May è una giovane donna che vive nel XXI secolo. Un giorno si ritrova magicamente nella Terra di Mezzo, vedendo così realizzato il suo sogno più grande. Si unirà alla Compagnia dei Nani di Thorin Scudodiquercia e combatterà al loro fianco; vivrà esperienze uniche e incontrerà l'amore della sua vita.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Fili, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



CAPITOLO IX

Questione di fiducia

 
 



May batté le palpebre e una lacrima salata scivolò giù, sciogliendosi sulle labbra.
Si sentiva male.
Un fetore orrendo invadeva le sue narici e il senso di nausea era insopportabile.
“Devo essere svenuta”, pensò. Era accaduto dopo che i goblin – gli orchi delle Montagne Nebbiose – l’avevano legata ad un alto palo di legno, le corde ben strette attorno ai polsi e alle caviglie. Era stato il loro re a ordinarlo: il Grande Goblin, un orco orripilante, il cui mento consisteva in un lungo lembo di pelle che ballonzolava ad ogni minimo, ripugnante movimento del suo enorme corpo grasso.
L’aveva scelta come ostaggio dopo che la fanciulla, con la forza della disperazione, aveva infilzato il suo primo nemico: un lurido goblin che si era permesso di lasciar scorrere le mani ovunque su di lei, mentre la spingeva in avanti sul ponte mobile di legno. May, disgustata e furiosa, era riuscita ad estrarre la spada dalla guaina e affondarla nel ventre della viscida creatura, prima di spingerla nell’abisso al di sotto del ponte. Stentava a credere di aver ucciso, ma le due frustate alle mani ricevute subito dopo l’avevano convinta di averlo fatto davvero. Tra urla stridule e risate gracchianti che rimbombavano implacabili nel vuoto e nella sua testa, May era stata disarmata e fatta prigioniera davanti al trono prima ancora che i compagni giungessero al cospetto del re, spintonati da un esercito di goblin.
Precipitando nella fessura che si era aperta nella grotta di montagna, i quindici viandanti erano letteralmente atterrati nell’immensa, mostruosa Città dei Goblin. Erano in trappola.
 
Il Grande Goblin li accolse con la sua abominevole canzone di benvenuto, accompagnato dal coro dei suoi ignobili sudditi.
 
Afferra, spacca, piega e schiaccia
Rompi ogni osso delle braccia
Puoi piangere, urlare
Chi ti può aiutar?
Più giù in profondità
E’ degli orchi la città!
 
Quando May riaprì gli occhi, la canzone stava terminando e le sue orecchie stanche udirono questi ultimi versi, quantunque ne avrebbero fatto volentieri a meno. Sollevò la testa dolorante, gettando uno sguardo attorno: innumerevoli ponti di legno sospesi nel vuoto. Fiaccole accese e teschi ovunque. Case costruite sulle pareti di roccia alla maniera degli orchi.
I goblin avevano condotto i nani dinanzi al sovrano, accerchiandoli alla fine del ponte, perquisendoli e disarmandoli uno ad uno, su ordine del re; May poté vedere asce, spade – inclusa la propria – e altre armi ammucchiate ai loro piedi come rifiuti.
“Che cosa ci fate da queste parti, nani?” domandò il Grande Goblin. Nessuno rispose.
Il povero Bofur si sforzò di mettere insieme qualche parola confusa aiutato da Dori, ma il re li zittì, rabbioso: non era disposto ad ascoltare le loro frottole.
“Taci! Basta! Se non vorranno parlare, saremo costretti a farli strillare! Portate qui il maciullatore! Portate qui lo spezza-ossa! Cominciate con la femmina ribelle!”. Puntò il grosso indice contro May.
 
“Non toccatela!”.
 
La fanciulla riconobbe la voce di Fili, mentre due grossi orchi si avvicinavano a lei con un ghigno eccitato sulle loro immonde facce: pregustavano la gioia di usare sulla prigioniera i migliori strumenti di tortura.
Fili lesse il terrore negli occhi di May. Si mosse per raggiungerla, liberandosi dalle grinfie dei goblin, ma Thorin posò una mano sulla sua spalla e lo trattenne, scuotendo la testa.
“Aspetta!” gridò il capo della compagnia facendo qualche passo avanti, rivolgendosi al mostruoso re. I goblin abbassarono le voci e i due orchi che stavano per afferrare May si arrestarono.
“Bene, bene, bene! Guarda chi c’è” disse il Grande Goblin, con un largo sorriso gongolante. “Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thrór, Re sotto la Montagna!”. Fece un inchino cerimonioso e beffardo.
“Oh! Ma dimenticavo: non ce l’hai una montagna. E non sei un re… Il che fa di te un nessuno, in realtà!”.
Thorin lo fissava in silenzio, in piedi davanti a lui, senza reagire alle provocazioni.
 “Conosco qualcuno che pagherebbe un bel prezzo per la tua testa”, riprese il Grande Goblin. “Solo la testa, nient’altro attaccato”.
May lanciò un’occhiata ansiosa al nano e lo stesso fecero i compagni.
“Forse tu sai di chi sto parlando. Un vecchio nemico tuo… Un Orco Pallido, a cavallo di un bianco mannaro”. Thorin non si mosse. “Azog il Profanatore è stato distrutto. Trucidato in battaglia molto tempo fa”, rispose con voce bassa.
“Così credi che i suoi giorni da Profanatore siano finiti, vero?” chiese il Grande Goblin.
Un guizzo di malvagità attraversò i suoi occhi, mentre la bocca si piegava in un ghigno divertito. Si voltò verso un piccolo goblin munito di taccuino e penna, seduto su una curiosa sedia appesa ad una fune attaccata alle pareti della Città. Servendosi di quel sedile mobile, la creatura poteva spostarsi da un luogo all’altro senza muoversi.
“Invia un messaggio all’Orco Pallido. Digli che ho trovato il suo premio!”.
 
May sospirò, dimenticando per un attimo l’orrore che provava. “Adesso lo sa”, pensò. “Thorin sa che Azog è vivo!”. Il suo sguardo si posò sul nano: nessuna emozione trapelava dal quel viso nobile e orgoglioso.
Ma dov’era Gandalf? C’era urgente bisogno di lui. E se questa volta non fosse arrivato in tempo? Ella si sentì mancare, al pensiero. Avrebbe voluto trarre un respiro profondo per calmarsi, ma il suo corpo tremava incontrollato. Le corde erano troppo strette; non sentiva più le mani, né i piedi. Le forze la stavano abbandonando e quando vide le macchine di tortura trascinate dagli orchetti avvicinarsi al ponte, pensò che la fine – sua e dei compagni – era vicina.
E Bilbo? Chissà se aveva già incontrato Gollum… Nessuno dei nani sembrava aver notato la sua assenza. Un pensiero orribile attraversò la mente stravolta di May, facendola rabbrividire: e se lo hobbit fosse stato ucciso dai goblin, o dallo stesso Gollum?
Improvvisamente un urlò rimbombò attraverso la Città, seguito dal rumore di un oggetto metallico; May vide il Grande Goblin, terrorizzato, balzare indietro con gli occhi fissi su Orcrist – la spada di Thorin trovata nella caverna dei troll – che uno degli orchetti aveva sguainato e lasciato cadere.
“Conosco quella spada! E’ la fendi-orchi!” strillò il re. “Squarciateli! Uccideteli tutti!”.
I goblin indietreggiarono atterriti, allontanandosi dalle armi degli intrusi situate a terra.
Si lanciarono all’attacco in preda al panico più assoluto, tirando pugni e usando le fruste sui nani, respingendo con odio spietato il loro disperato tentativo di difesa.
Fili cercò in ogni modo possibile di farsi strada fino al palo dove May era legata, ma gli orchetti gli si gettarono addosso più volte, impedendogli di avanzare. La fanciulla osservava con raccapriccio i compagni, sommersi dai nemici, combattere quella che aveva tutta l’aria di essere una battaglia senza possibilità di salvezza; si sentì un peso inutile e, per la prima volta da quando era partita dalla Contea, rimpianse di essersi unita alla compagnia. Avrebbe desiderato impugnare la spada e morire difendendo gli amici, mentre ora… Poteva solo assistere impotente al loro massacro, prima di esalare l’ultimo respiro.
Per qualche momento nessuno badò a lei, anche se durò poco; tre o quattro goblin urlanti non tardarono ad avvicinarsi al palo facendo schioccare le fruste, proprio mentre il re ordinava di tagliare la testa a Thorin.
May chiuse gli occhi. Non avrebbe sopportato la vista di una simile atrocità.
Ma non vi furono teste mozzate, né altri colpi di frusta: si udì un boato, e la giovane donna si sentì sfiorare da un improvviso vento caldo. Riaprì gli occhi: i goblin erano caduti intorno a lei. I ponti più vicini erano saltati. La Città era avvolta nel silenzio. Ogni cosa restò immobile per qualche istante.
Tutti – alleati e nemici – erano stati abbagliati da un’intensa luce che li aveva scaraventati a terra.
 
“Imbracciate le armi! Combattete!”.
May esultò nell’udire quella voce. “Gandalf!” gridò, fuori di sé dalla gioia.
 
“Combattete!” ripeté lo stregone, facendosi più vicino.
 
I nani si rialzarono in piedi, precipitandosi nel punto in cui i goblin avevano depositato le loro armi; ognuno raccolse la propria e si lanciò sugli aggressori con grida feroci. Teste, braccia e corpi di orchetti volarono nell’aria che odorava di vendetta grazie all’intervento di Glamdring, la spada elfica di Gandalf.
 
“Ecco la tua spada, femmina ribelle!”.
Con un balzo, Kili fu accanto a May e la liberò velocemente dalle corde; un po’ più indietro, Fili faceva ruotare abilmente le spade gemelle per fermare i goblin che tentavano di avvicinarsi al palo.
“Ce ne hai messo di tempo, fratellino!” esclamò la fanciulla, sorridendo debolmente. Aveva appena afferrato la spada che lui le porgeva, felice che non fosse andata perduta, quando sentì l’energia defluire dal suo corpo; si accasciò a terra. In quel momento Fili, infilzati gli ultimi due orchetti che bloccavano il passaggio, fece un salto in avanti e vide il fratello chino sulla giovane compagna che giaceva a terra, immobile.
 
“MAY! NO!”.
 
Il suo cuore si fermò.
Ma fu solo un attimo: May si mosse di nuovo, aprì gli occhi e tornò in piedi, aiutata da Kili. L’urlo straziato di Fili l’aveva lacerata nel profondo, facendo sì che grosse lacrime rigassero le sue guance: sentiva di amarlo disperatamente. Il giovane nano era visibilmente scosso e, mentre correva verso May, non si accorse di tre goblin che lo inseguivano, pronti a gettarsi su di lui. Dwalin e Balin li anticiparono avventandosi su due di essi, ma il terzo riuscì a fuggire e sorprese Fili di spalle, vibrando un pugnale.
“Fili! Attento!”.
Il grido di suo fratello fece voltare di scatto il giovane, salvandogli la vita. La freccia di Kili affondò nel collo dell’orchetto proprio nell’istante in cui il pugnale colpiva Fili di striscio; la fronte del nano sanguinò.
Fu troppo per May. Furibonda, raccolse la spada stringendo l’elsa nel pugno: le forze stavano tornando.
“Ce la fai a camminare?” domandò Fili ansimante, quando fu di fronte a lei.
May annuì con determinazione.
“Temo che non ci toccherà camminare, bensì volare!” disse Kili. “Via!”.
“Di qua! Veloci!” gridò Gandalf. I compagni si riunirono correndo al seguito dello stregone, mentre egli li conduceva lontano dal Grande Goblin attraverso una serie di ponti; combattevano durante la corsa, confidando nel fatto che – se tutto fosse andato per il meglio – si sarebbero presto trovati fuori da quel posto maledetto.
Fili rallentò per afferrare la mano di May, con l’intenzione di proteggere la donna tenendola accanto a sé, ma lei la ritrasse con un gemito: il dolore causato dai colpi di frusta era ancora acuto.
Egli capì e la rassicurò con un breve cenno del capo, quindi si spinse avanti per combattere al fianco di Kili e Thorin, che falciavano goblin a destra e sinistra con le loro spade infuocate, tenendosi il più possibile vicini a Gandalf. May era al sicuro tra Dwalin e Balin, i migliori guerrieri a cui Fili potesse affidarla oltre a suo fratello e suo zio.
“Tagliamo le corde!”, ordinò Thorin.
Senza esitare, i nani obbedirono recidendo le funi di un piccolo ponte poco distante, facendolo sprofondare nel baratro insieme a un bel po’ di goblin che urlavano sopra di esso, intenti a frecciarli.
 
La lunga corsa attraverso la Città – saltando ponti e tagliando corde – fu interrotta dal Grande Goblin, che apparve all’improvviso impedendo alla compagnia di proseguire.
“Pensavi di potermi sfuggire?”. Usò il suo enorme bastone contro Gandalf, che riuscì a schivare i colpi.  “Che intendi fare ora, stregone?”.
Gandalf non perse tempo. Alzò il bastone e colpì il Grande Goblin dritto nell’occhio sinistro, per poi incidere con la spada un taglio orizzontale sulla sua pancia. Il re cadde in ginocchio con le mani premute sullo stomaco e lo stregone ne approfittò per tagliargli la testa. Sfortunatamente, il ponte su cui tutti sostavano era pericolante e non resse il peso morto della massiccia creatura: si spezzò, precipitando lentamente nel buco nero sotto di loro. Quel brusco movimento fece perdere a May l’equilibrio; per un breve, terribile momento il suo corpo si protese in avanti e gli occhi contemplarono l’abisso, finché le mani di Fili non l’afferrarono intorno alla vita, trattenendola saldamente. Il nano spinse la giovane donna contro di sé, accompagnandola nella spaventosa discesa. Una volta atterrata ed ancora tutta intera, May percepì un corpo morbido muoversi appena sotto di lei e riaprendo gli occhi, che aveva tenuti chiusi durante la caduta, vide quelli di Fili a pochi millimetri dai propri; la guancia calda di lui premeva contro la sua. Entrambi respiravano affannosamente. Sarebbe schizzata via in un lampo, se avesse avuto abbastanza energie; invece era sfinita e, peggio ancora, bloccata sotto il peso delle travi in legno del ponte appena crollato, proprio come la maggior parte dei compagni.
Con le braccia ancora avvolte intorno al corpo tremante della fanciulla, Fili la strinse forte a sé, fino a sentirne il battito forsennato del cuore contro il proprio petto. L’avrebbe protetta a qualsiasi costo.
May sentì il calore di lui invadere le sue membra stremate: sollevò appena il capo e si lasciò sfiorare dalla tenerezza di quello sguardo che la paura non era riuscita a spegnere.
Un tonfo li fece sussultare e i loro corpi saltarono leggermente, quando la carcassa del Grande Goblin cadde in cima al ponte spezzato, per fortuna un po’ più a destra rispetto al punto in cui i due si trovavano.
“Gandalf!” gridò Kili da sotto una trave, guardando verso l’alto.
Una schiera di goblin infuriati avanzava a tutta velocità verso di loro, venendo giù dalla parete di roccia.
“Sono troppi, non possiamo combatterli!” esclamò Dwalin, allarmato.
“Una sola cosa ci salverà: la luce!” rispose Gandalf, dirigendosi verso una galleria poco lontana. “Via!”.
Bofur liberò in fretta Fili e May dalle travi che li intrappolavano e, non appena furono tutti in piedi, corsero verso l’uscita.


-s-s-s-
 

May rallentò la corsa prima di fermarsi a riprendere fiato; finalmente era di nuovo all’aria aperta. Trasse un sospiro, sollevata, e lasciò che i raggi del sole calante baciassero i suoi occhi non avvezzi alle tenebre. Ormai lei e i compagni erano al sicuro nel bosco: i goblin non li avrebbero inseguiti alla luce del giorno.
Gandalf si arrestò e, guardandosi intorno, prese a contare uno per uno i membri della compagnia man mano che sopraggiungevano dall’uscita della Città, pronunciando i loro nomi ad alta voce.
Fili si avvicinò a May ed ella vide un rigagnolo di sangue colare dalla tempia sinistra del giovane.
“Sei ferito”, mormorò. Lo sguardo tradiva una tale preoccupazione che il corpo di Fili fu scosso da un brivido: lei si preoccupava per lui!
“Oh, non è nulla” rispose il nano con disinvoltura. “Non fa neanche male!”.
May lo vide sorridere e il suo cuore si strinse, al pensiero che si fosse procurato quella ferita a causa sua. Sarebbe potuta finire molto peggio, se Kili non fosse intervenuto gridando.
“Atterraggio morbido”, commentò Fili con un sorriso lievemente malizioso, alludendo alla caduta di poco prima.
Lei arrossì. “Già. E con questo, fanno ben due salvataggi. Adesso non puoi più affermare di essere in debito con me, ammesso che di debito si potesse parlare!”.
 
“Dov’è Bilbo? Dov’è il nostro hobbit?”.
La domanda di Gandalf colpì May come un lampo nella notte, e non soltanto lei. Come aveva potuto dimenticarsi di Bilbo?!
“Dov’è il nostro hobbit?!?” ripeté lo stregone, alzando la voce. Il silenzio che seguì accrebbe la sua preoccupazione.
“Accidenti al mezzuomo!” imprecò Dwalin. “Ora si è perso?!”.
Senza pronunciare parola, May voltò le spalle ai compagni e cominciò a correre su per il bosco: un’idea era balenata nella sua mente e doveva agire subito.
“Dove stai andando?” le gridò dietro Kili, pronto a seguirla insieme a Fili. “Vuoi perderti anche tu?!”.
“Vado a vedere se Bilbo è nei paraggi. Potrebbe essere ferito, o che so io… Resto a portata di voce!”, rispose lei senza voltarsi.
I due fratelli capirono che era il caso di lasciarla fare e, prima che qualcun altro potesse anche solo tentare di ostacolarla, May era già scomparsa tra gli alberi.
 
Corse a perdifiato in direzione della galleria dalla quale sapeva – o immaginava – che Bilbo sarebbe uscito, dopo essere sfuggito a Gollum. Il suo piano era quello di sorprendere lo hobbit nel preciso momento in cui si fosse tolto l’Unico Anello.
“Lui deve sapere che io so”, si disse. “Soltanto così potrò aiutarlo!”.
Si nascose dietro il tronco di una grossa quercia e attese, sperando con tutte le forze che Bilbo arrivasse sano e salvo e si rendesse visibile. La sorte fu benigna con la fanciulla: poco dopo lo hobbit si materializzò dal nulla a meno di dieci passi da lei, mentre sfilava l’Anello dal dito.
“Bilbo!” esclamò May, fingendosi sconcertata.
Egli sobbalzò. “M-May! C-cosa ci fai qui?!”.
“Cosa ci fai tu, qui!” rispose lei. “Che significa?!” domandò, indicando l’oggetto d’oro che lui aveva appena fatto scivolare in tasca.
“T-tu mi hai visto?”.
“Sarebbe più giusto dire che non ti ho visto, fino a che non sei apparso dal nulla!”.
May era esterrefatta, o almeno così sembrava a Bilbo; egli era stato colto sul fatto e, per quanto la cosa lo seccasse, non aveva altra scelta che raccontare la verità. In fondo, meglio confidarsi con May che con chiunque altro della compagnia: c’era qualcosa, in quella gentile forestiera, che lo faceva sentire a casa.
“Allora, vuoi spiegarmi che succede?” insisté lei, alterando il tono di voce. “Ti sembra il momento di mettersi a giocare con strani gingilli d’oro?!”.
Lo hobbit taceva ostinato, fissando nervosamente le punte dei propri piedi. La sua riluttanza a parlare era sul punto di far perdere a May la pazienza quando egli alzò la testa, guardando la giovane amica dritto negli occhi con una tale risolutezza da farle quasi paura.
“Ebbene, ti racconterò tutto. Sono salvo grazie ad una cosa che ho trovato laggiù, nelle profondità della montagna” disse lentamente, affondando una mano nella tasca del gilet. “Si tratta di…”.
Poteva bastare, per il momento. May aveva ottenuto quello che voleva: la fiducia di Bilbo.
“Va bene così!” lo interruppe rincuorata, sorridendogli dolcemente. “Me lo dirai un’altra volta, ora non c’è tempo per i lunghi racconti. Coraggio, torniamo dagli altri… Sono tutti in pensiero per te!”.
Si avviò, accelerando il passo e precedendo lo hobbit.
“May, aspetta!”.
Ella si fermò di colpo e si girò, guardandolo con aria interrogativa.
“Resterà un segreto tra me e te, non è vero?”.
May strizzò l’occhio in segno di complicità. “Naturalmente. E non vedo l’ora di conoscere i dettagli!”.
 
Avvicinandosi alla zona del bosco in cui aveva lasciato i compagni, May riconobbe la voce di Kili.
“Vi dico che non può essere sgattaiolato via!”.
“Parli come se fosse possibile sgattaiolare via da un posto come quello!”, rispose Gloin.
“Deve aver lasciato la grotta prima che tutti noi piombassimo giù in quell’ignobile Città, altrimenti non si spiega”, osservò Nori.
“E se fosse stato… Ucciso?”, azzardò Dori.
“Vorrei tanto sapere cosa gli è successo!”, disse candidamente Ori.
“Te lo dico io cosa è successo”, s’intromise Thorin. “Mastro Baggins ha visto la sua occasione e l’ha colta. Pensava solo al suo soffice letto e al suo caldo focolare, da quando ha messo piede fuori dalla porta! Non rivedremo mai più il nostro hobbit: è ormai lontano!”. Il suo tono era duro, al pari delle sue parole.
Seguì un silenzio angoscioso. I compagni si scambiarono delle occhiate tristi; erano affezionati allo hobbit e ormai lo consideravano uno di loro.
 
“No, invece!”.
Bilbo spuntò da dietro un albero e gli occhi di tutti si volsero verso di lui. Grande fu la loro sorpresa, poiché nessuno aveva notato che era lì da un po’ insieme a May, e che aveva ascoltato buona parte della conversazione.
“Bilbo Baggins! Non sono mai stato così felice di vedere qualcuno in vita mia!” esclamò Gandalf con immenso sollievo. “Dove l’hai trovato, May?”.
“Non molto lontano da qui, a dire il vero. Credo che il nostro bravo hobbit si fosse perso!” spiegò lei, lieta di condividere la gioia di tutti.
“Bilbo! Ti davamo per scomparso!” disse Kili, incredulo.
“Ma come hai fatto a superare i goblin?”. La domanda formulata da Fili era la stessa che la maggior parte dei nani aveva in mente.
“Già, come?” ripeté Dwalin che, in piedi accanto a Thorin, fissava Bilbo con aria sospettosa.
Lo hobbit si limitò a guardarlo senza rispondere; una risatina nervosa gli uscì dalle labbra, mentre le mani si facevano strada verso le tasche del panciotto.
“Beh, ma che importanza ha?” fece notare Gandalf, al quale non erano sfuggiti gli strani movimenti di Bilbo. “E’ tornato!”.
“Ha importanza. Voglio saperlo!” asserì Thorin. “Come mai sei tornato?” domandò, riferendosi alle parole dello hobbit che aveva udito nella grotta, prima che venissero catturati dai goblin.
“So che dubiti di me”, rispose Bilbo. “Lo so, lo so… Lo hai sempre fatto. E hai ragione, penso spesso a Casa Baggins. Mi mancano i miei libri… E la mia poltrona, e il mio giardino. Vedi, quello è il mio posto. E’ casa mia. Perciò sono tornato. Perché… Voi non ce l’avete una casa. Vi è stata portata via. E voglio aiutarvi a riprendervela se posso”.
 
Gli occhi di May si riempirono di lacrime. Il discorso dello hobbit, che lei ben conosceva, non l’aveva mai emozionata tanto come in quel momento. Scrutando i volti dei nani, uno ad uno, la fanciulla ebbe l’impressione che i loro cuori orgogliosi – resi inquieti dal fardello della missione – si schiudessero alla gratitudine e alla fiducia, grazie alle parole di Bilbo. Persino lo sguardo di Thorin si addolcì.
 
Improvvisamente, degli ululati selvaggi provenienti dall’alto alle loro spalle li fecero trasalire. Erano raggelanti.
“Siamo finiti dalla padella…” mormorò Thorin.
“Nella brace!”, terminò Gandalf.
 
“Scappate!”.










  
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Princess_of_Erebor