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Autore: _NimRod_    14/05/2017    2 recensioni
In piedi nello stretto corridoio centrale del treno, il ragazzo guardò il sedile accanto a sé. La tizia con il taglio alla Semola e gli anfibi si esaminava le unghie smaltate di rosso scuro. Era quasi certo ci fosse un girone speciale dell’Inferno riservato unicamente a coloro che nell’ora di punta occupavano la seduta di fianco alla propria con giacca e borsa, costretti per l’eternità a rimanere scalzi, in piedi su braci ardenti, impossibilitati a sedersi per via delle giacche e delle borse inamovibili che ricoprivano ogni superficie rialzata del girone. Aveva un quarto d’ora scarso di treno davanti, era mattina presto e si moriva di caldo: non aveva per niente voglia di mettersi a sindacare e probabilmente dover discutere per uno stupido sedile per una questione di principio.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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 Valerio diede una banconota da dieci euro alla ragazza seduta al tavolino all’entrata del locale, la quale li ripose con cura nella cassettina e gli porse in cambio la tessera appena compilata con i dati del modulo di adesione.

“Grazie e buona serata”, sorrise lei avvolta nella sua sciarpa di lana rossa.

Valerio non le rispose immediatamente: la sua attenzione fu catturata dalla voce di Valentino che, dall’interno del locale, cantava al microfono sopra a un’allegra base ska.

...Spero tu vorrai cagarmi almeno un poco. Vuoi metterti con me, guardarmi male e dirmi ancora: ‘Fanculo a te, sei troppo un cesso, tua mamma gonfia banane giganti - a mazzi da sei!’”

“Si stanno facendo il sound-check da soli”, disse la ragazza vedendo l’espressione perplessa di Valerio. “E’ da un’ora che cantano canzoni idiote, per fortuna abbiamo aperto poco fa e non li ha sentiti nessuno. Li conosci?”

Che cosa vuoi - io farei di tutto solo per un poco di petting… Gatto, tira su la chitarra del Luso qui!

“Sarei credibile se dicessi di no?”

La ragazza ridacchiò e Valerio entrò un po’ timoroso nel locale vuoto: appena lo vide, Valentino agganciò il microfono sull’asta e trotterellò in mezzo ai tavoli per raggiungerlo.

“Sei arrivato presto”, disse affannato aggiustandosi la fascia del basso sulla spalla. Teneva la tracolla parecchio corta, la punta superiore del corpo dello strumento era all’altezza del suo sterno. Non che fosse una sorpresa, avendo già notato la postura da concerto di Valentino e il suo basso da mancino nelle foto di Facebook. Ma dal vivo sembrava ancora più strano. “Dovevi chiamarmi fuori, così ti passavo la mia tessera e entravi senza pagare. A noi non l’hanno controllata.”

“Non è un problema.”

“Allora fatti segnare quello che prendi sul nostro conto, per favore.” Valentino si grattò nervosamente la fronte. “Poi ti devo parlare di una cosa. Sei hai pazienza rimandiamo a dopo il concerto. Intanto siediti a quel tavolo vicino alla console, ok? La ragazza è la mia amica Milena.”

Il ragazzo che prima si trovava alla postazione del fonico aveva nel frattempo preso il posto di Valentino davanti al microfono: “Giustamente è quasi Novembre e siamo in pianura padana, ma pensavo che mancasse ancora qualche settimana alla Sagra della Salsiccia.

Tino era di norma di una tranquillità disarmante, strano vederlo così agitato.

Solo per oggi fave Conad in offerta in Corsia 6!”

“Devo parlarti anch’io”, disse Valerio tutto d’un fiato prima che l’altro si allontanasse e mollasse un pugno sul braccio del ragazzo al microfono per poi rispedirlo alla console.

Valerio si sedette al tavolo indicato e sorrise in risposta alla ragazza che lo stava fissando allegra.

Gli sorrise amichevolmente. Il rossetto opaco rosso fuoco le donava, benché il contrasto tra la sua pelle pallidissima e i capelli corvini la facesse apparire vagamente spettrale.

“Non ascoltare quello che dice Gatto, è il buffone del gruppo. Non riesce proprio a evitare di essere imbarazzante”, disse Milena.

L’altro si girò verso di loro e fece l’occhiolino: “Adoro prendere in giro Valentino, un giorno riuscirò a farlo incazzare.”

Il tizio chiamato Gatto ricordava vagamente Nick Cave ai tempi della copertina di From Her to Eternity, ma aveva dei lineamenti più gradevoli e decisamente meno equini. I capelli neri come la pece e gli occhi blu erano sempre un abbinamento efficace, e a Valerio sembrò che Milena non fosse del tutto immune a quel fascino. Aveva sbuffato e scosso la testa infastidita quando il ragazzo aveva parlato, ma appena quest’ultimo si era rimesso a maneggiare con la console, lei si era messa a fissarlo uno sguardo quasi malinconico.

“Prendiamo qualcosa da bere al bancone?” le chiese Valerio.

Milena ritornò dal suo viaggio mentale oltre le nuvole e sorrise dolcemente: “Certo.”

Ordinarono due birre e si sedettero sugli sgabelli davanti alle spine. Dopo aver fatto incontrare i due boccali, la ragazza si portò la birra alle labbra e deglutì: “Allora, cosa mi dici di questo Titti universitario?”

“Titti?” ripeté Valerio divertito.

“Sì, scusa, noi lo chiamiamo così.”

“E’ un tipo molto serio, ma anche divertente. Non so come faccia a reggere gli spostamenti in treno, con quegli orari. Io sarei devastato.”

“Abitiamo in un buco di culo. Io mi sono dovuta trasferire a Bologna, infatti. All’inizio ho provato a fare avanti e indietro, ma era improponibile.”

Valentino si stava esibendo in una versione semplificata – e anche decisamente stonata - di In un giorno di pioggia, suonata con una chitarra, un basso e una batteria.

I tuoi esulti parlano lingue straniere, si addormentano soli - sognando i tuoi cieli, si ritrovano persi in paesi lontani - a cantare una terra di profughi e santi. E’ in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta, il vento dell’Ovest rideva gentile...

“Non c’è nessuno del vostro paese che fa l’università qui e potrebbe prenderlo su in macchina?”

Milena fece un sorrisetto tirato: “Se rispondessi di no ti mentirei.”

“Capisco”, disse Valerio cercando di non apparire troppo infastidito. Si schiarì la voce senza alzare gli occhi dalla schiuma della birra: “Potrebbe venire qui, stasera?”

Il locale stava lentamente iniziando a popolarsi. Non aveva nessuna intenzione di passare la serata in uno stato di allerta alla ricerca di una faccia che aveva visto solo in versione bidimensionale, spulciando in modo vergognoso sul profilo Facebook di Valentino.

“Non te lo so dire. Non l’ho mai capito fino in fondo, quel ragazzo. Credo non abbia mai voluto farsi capire.”

“Il solito tipo misterioso, ribelle e problematico, immagino. Di quelli che vanno un casino.”

“Tutt’altro. Michele è di una lucidità e determinazione disarmanti. Credo non abbia mai voluto farsi capire da me”, disse Milena.

“E’ assurdo. Dal momento in cui ho messo piede qui dentro, mi sono trovato tra persone che ne sanno più di me riguardo a quello che sta succedendo. Io non vi ho nemmeno mai visti.”

La ragazza sorrise: “Se Valentino chiede a qualcuno di andarlo a sentire suonare, può significare soltanto una cosa. Lo conosciamo abbastanza bene.”

“Ma io non lo conosco quasi per niente. E lui non conosce quasi per niente me.”

“Forse non ti sta facendo l’elenco dei suoi piatti preferiti e non ti sta dicendo quali capitali europee ha visitato, ma direi che guardando verso quel palco potresti avere una diapositiva piuttosto precisa di questa parte della sua vita. Fanno un genere che sta tornando di moda in questi ultimi tempi ma lo suonavano anche quando non se lo cagava nessuno, non si pubblicizzano per niente perché non hanno ambizioni assurde, è soltanto per divertimento. Hanno dovuto imparare a farsi i suoni da soli perché non potevano permettersi di dividere i cachet già ridicoli con un fonico esterno, raramente i locali gli fornivano fonici di fiducia. Anche se è soltanto una passione senza pretese, ci tengono davvero: tutti vestiti e pettinati alla stessa maniera, con una strumentazione di tutto rispetto e un’ottima capacità di esecuzione. Se ti avesse soltanto detto che suona in una band senza renderti partecipe, sarebbe stata una conoscenza molto più superficiale.” Milena abbassò lo sguardo sul boccale che teneva tra le dita, e proseguì: “Il problema è che Valentino tende a essere indiretto, quando manifesta le proprie emozioni e i propri pensieri. Cerca di portarti a intuire ciò che deve esprimere senza riuscire a farlo in modo esplicito. Per come lo conosco io, credo che questo sia il suo più grande difetto.”

 

   
 
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