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Autore: queenjane    15/05/2017    1 recensioni
Alessio Romanov, erede al trono di Russia, vive alla Stavka, ovvero il quartier generale delle truppe con suo padre, lo Zar. E' il 1915, ha 11 anni, soffre di emofilia, ogni urto può essere fatale ma è curioso, avido di vita. Nonostante o forse per la prima guerra mondiale. Un suo incontro, un suo inopinato amico, il principe Andres Fuentes dal misterioso passato, più grande di lui, che racconterà storie, avventure e molto altro. Collegato a The Phoenix. Buona lettura. Dal capitolo 9;" In quella notte del luglio 1918, mentre il buio lo sommergeva, Alessio si trovò d’un tratto sopra un baio, a cavalcare il vento, come un antico guerriero, in una valle piena di luci e suoni e profumi, il vento portava il rombo delle onde, diede di sprone e il suo ultimo sospiro fu lieve come il mare quando muore a riva. ."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Tuttavia, quando appresi che a fine ottobre sarebbero andati a Carskoe Selo e poi a Kiev per salutare la zarina madre mi sentii sollevata.
Una pausa, egoista, che non dovevo preoccuparmi dei colpi o di un raffreddore, e tanto me la ero voluta, a  mio discarico posso solo osservare che non mi scattarono più i nervi, non con lo zarevic, almeno.
“Cat”Mollai rapida la traduzione, scattando in piedi, se esordiva con il mio nomignolo era un cattivo segno
Fuori pioveva, tanto per gradire, era pioggia, fango e morti in trincea, un cupo dopo pranzo, il cielo color inchiostro.
Un cupo novembre, il tavolo era pieno di dispacci e fogli, avevo le nocche sporche d’inchiostro, davanti a me una tazza di caffè amaro, una arancia a spicchi.
“ Zarevic” Si tolse il cappotto umido, il cappello, omise la battuta, ero in pantaloni con un maglione di lana a collo  alto, a coste, non aspettavo nessuno, in genere diceva che ero un maschio mancato. Pessimo segno, come che mettesse subito in ordine. Non lo assillare, è già nervosissimo ora. È arrossito e tiene le spalle troppe rigide, si è seduto di schianto sul divanetto e..  ormai avevo appreso a declinare in modo abbastanza esatto le sue gioie, le tristezze e lì non ci voleva tanto, che hai bambino mio, che ti è successo?
.Andres mi fece un cenno dalla porta, enunciò solo che doveva ritornare in riunione, l’odore di sigaretta si percepiva da sette passi di distanza, alzò le sopracciglia, un cenno .. Te lo dico dopo o un affare del genere. Respirai la pioggia, la disperazione sottile.
“Posso..?!” nemmeno fosse stata la mia cucina e il mio divano, e tanto era. Mi sedetti vicino a lui, che avevano inventato a Kiev con la zarina madre. La sensazione generata dal disastro rumeno era stata grande, il ministro degli esteri, Sturmer, era considerato responsabile di quelle disfatte e raccoglieva sempre maggiori poteri .. lo odiavano per il nome, le sue azioni, manteneva il potere solo grazie (pareva) all’essere un protetto di Rasputin, si sosteneva che millantasse simpatie per la Germania, il suo cognome era tedesco. Corruzione, imbrogli, peculato, un capo di accusa più grave dell’altro. E tutti chiedevano allo zar di prendere misure energiche, di sicuro la zarina madre aveva impetrato in quel senso, domandando di levare dai piedi Rasputin, Alessandra e compagnia. A dicembre si sarebbe riunita la Duma e si prospettavano scontri, avversità, complotti.. Trattenni la lingua tra i denti, non lo innervosire ancora di più, mi prese una manica, stropicciando la lana, non chiedere nulla, non gli stare addosso, il viso girato.
Una specie di abbandono, buttò la maschera e le spalle tremavano, pensai, Aleksej bambino mio, che ti è successo?
Con una rapidità che non ritenevo possibile, mi posò il viso contro  il petto, rigirandosi, le braccia sul mio collo,  serrandosi ancora di più quando cercai di guardarlo in faccia. Già, non mi ricordavo come fosse rapido a sparare, un cavaliere in sella, quando stava bene era agile, svelto, una  scheggia, perché omettevo in altri momenti. Le spalle gli sussultavano, stava piangendo, piano, desolato, mi imposi di respirare piano, calma, lo serrai con un braccio, lo sfioravo con l’altro
.“ Aleksej, non ti forzo, sfogati, solo mi devi dire se ti fa male qualcosa. A livello fisico.” Un piccolo no a distanza, gli posai il mento sui corti capelli castani. Imponendomi di respirare piano,a intervalli regolari, senza forzarlo .va bene.. facciamo in un altro modo, calmati, respira … che cazzo era successo???  Cazzo ripetuto tre volte.
“Perché dici le parolacce..”
Avevo imprecato a voce alta senza riflettere“Perché sì, va bene” Tacendo l’ovvietà che mi stava venendo una sincope, che è successo zarevic, mi limitai a pensarlo. Ridacchiò, poi percepii che mi sfiorava la collana con la perla, giocherellava con le dita della mia mano destra, poi ci diede un bacio che ricambiai. E la maternità mi aveva già cambiato, avevo appreso la pazienza, l’attesa.
La freddezza di chi devi amarti e non lo fa ferisce più del caldo e del freddo, Aleksej lo andava imparando allora,gli stringeva il cuore e si sentiva solo.   E con me non lo era, credo.
“Non è una risposta” Almeno si era calmato, rovesciò il viso e mi guardò. Aveva lo sguardo oscurato da dolore, rabbia e pena, una mistura che mi strinse il cuore, come il suo viso arrossato per il piangere. E sapevo decodificare, variava l’equazione, quello era il risultato, una bambina che tornava dalle assenze.  La bambina che ero stata, arrabbiata, sempre sulla difensiva.. che temeva gli sguardi del principe padre, i movimenti sofferti di sua madre, fino a esplodere, furia cieca, una ribelle ora e per sempre.
“Paghi pegno, le regole non sono solo per me, quattro copechi, lo hai detto quattro volte”
“Sarò ben lieta, Aleksej.”Ripescai un fazzoletto dalla tasca e glielo diedi. Si soffiò il naso, premendosi contro il mio maglione, odorava di fumo di treno, sudore, leggero, infantile, pane e prezzemolo (.. ma che avevi mangiato zarevic??)
“Per favore, vai a lavarti le mani, puzzi di fumo”
“Fumano tutti, io non ho colpa..” Poi capì l’antifona, implicita, e andò a sciacquarsi, gli davo il tempo di ricomporsi e a me di riprendere la calma.
“Io devo finire qui, è urgente, poi sono da te..”
“Fai con calma, sono io che ti ho interrotto, piuttosto, me lo dai un foglio e ..” si interruppe, le matite e gli acquarelli erano terminati da un pezzo, però lo soccorsi.
“Le matite nuove, da inaugurare prima del previsto, apri il cassetto, sono per te”
“Grazie. Quindi mi pensi anche quando non ci sono, non sono una perdita di tempo, un rompiscatole viziato senza speranze. Scusa se ho saltato il per favore o simili”
“Alessio, lo hai un copeco?Una parolaccia, paghi pegno, no, non lo hai, quindi io ne metto solo tre. Compensiamo. Non dire idiozie, che non è aria, intesi?”
“Sì. “ radioso. Lo brontolavo ed era contento, che avevano fatto..
“Mi arrabbio e sorridi ? ”ero basita.
“Se di me non ti importasse nulla, mica mi brontoleresti, mi abbandoneresti a me stesso..”
“Aleksej, basta, mi fai piangere..che dici, lo sai che ti voglio bene, anche se non te lo dimostro tanto..”Strinse ancora più forte la manica e io lo serrai ancora di più, davvero, che succedeva, a mia memoria era ben raro che mi fosse incuneato addosso a quel modo. “Cat.. non piangere, ora sto calmo… Fidati di me”
“Mi fido.. Ecco qui il foglio e il resto, però prima .. Scusami, sono un disastro”Poi” Una pausa, zarevic, vieni qui.. sono in pausa, brr che mani umide, fattele scaldare”Bambino mio, che ti hanno fatto?, lo pensai e basta, intanto lo toccavo, esitante, Aleksej, le scapole, la schiena”E senti come sei contratto, va bene, ti massaggio come con Olga, un poco, ehi....Aleksej, disegna, io devo finire qui”
“Lo so..”Sbuffando. E si era calmato e rassicurato. Bambino mio, che ti hanno fatto, che è successo?ti metto sulla sedia, ecco il foglio e le matite, ti abbraccio e nulla osservi, aspetto, osservo, ora sei calmo, le spalle un poco rilassate. Mi impongo di non soffocarti di baci o inutili strette.
Finii di tradurre dopo quaranta minuti, quando alzavo lo sguardo vedevo che trafficava con i pastelli, poi lo riabbassavo, e sapevo che mi scrutava.
A disegnare era bravo, come lo zar, come le sue sorelle, specie Marie, avevo una cartella piena dei suoi schizzi.
“Che succede di brutto?” al termine, quando avevo impilato i rapporti.
“L’imperatore d’Austria Franz Joseph sta male, ormai ha 86 anni e ..varie ipotesi, una più cruda di un’altra, il suo erede Carlo, lo dicono più uomo di chiesa che di armi. Per la Russia, non sarebbe un male, se cerca la pace, ma i suoi consiglieri sono guerrafondai fino all’osso, speriamo che non aizzino una ulteriore offensiva” detta in modo sintetico, quello era.
“Non guardare, Cat, è una sorpresa, per favore. Leggi, piuttosto”Aveva rigirato il foglio.
“Va bene, tu resta al tavolo, io mi metto in poltrona, non vedo, fidati” Infilai tre copechi in un salvadanaio, a ogni buon conto, poi presi i ferri da calza e un ammasso bitorzoluto da un cestino. Olga poteva avermi insegnato, tranne che era rimasta prostrata dall’ilarità a vedere gli sgorbi che cacciavo fuori a sferruzzare, dopo tanti anni di inattività ero solo peggiorata. A ogni buon conto, mi aveva dato due modelli, fatti da lei e un foglio riepilogativo, con le istruzioni, passo passo.  Forse avrei avuto più chance a imparare l’arabo della maglia.
“ Grand Maman ha chiesto di essere più deciso, “ Mi bloccai, parlava mentre disegnava, mi voltava la schiena, trafficava con i colori, la sua vocina sommessa uno sfogo. “Hanno discusso, lei e Papa, senza badare a chi ci fosse. Di sicuro la zia Ella e altri parleranno con mio padre, mia mamma. E Papa era d’accordo, solo che era irritato, nervoso, mi ha risposto male due volte” Pessimo segno, con il suo adorato bambino era sempre quieto e gentile “ E mi ha detto di togliermi di torno, che..” Discutevano e i toni si erano accesi, gli avevano ingiunto di togliersi dai piedi, mentre il litigio si spostava.
Aveva obbedito, poi si era accorto di avere lasciato la sua carabina giocattolo ed era rientrato, dove era? Dietro al divano.. E Nicola II e sua madre erano ritornati, la loro discussione procedeva tra una stanza e l’altra, camminavano e litigavano, i toni irosi, le voci alte.
“La devi bandire, Nicolas, devi fare qualcosa, è matta, non ci sono altre spiegazioni. Mandala in convento, in manicomio, a Livadia, toglila di torno”
“E’ mia moglie”
“Bell’affare, ci hai fatto, ne hai ricavato solo guai,quattro femmine e un solo maschio con l’emofilia, che non sa nemmeno stare in groppa a un cavallo o tirare un grilletto, che può morire per un raffreddore di troppo”
“ Mamma, basta, non ti permettere”
“Sarebbe stato meglio se avessi sposato Ella Rostov-Raulov, quando eravate giovani eravate innamorati.”
Alessio era rimasto immobile, ghiaccio e sale, si era raccolto le ginocchia contro il petto,  il dolore che germogliava dentro il cuore.
Silenzio. “Ormai è andata, Mamma, è passata una vita, anche .. Le regole non le ho fatte io, uno zar, uno zarevic deve sposare una straniera.. Lo sai” e non aveva negato. Quindi era vero. Ella era la madre di Cat, la novella principessa Fuentes.
“Volevamo cambiarle, nel 1889, quando sei uscito fuori con Alix. E abbiamo lasciato perdere, eri giovane, infiammabile, le origini familiari di Ella non erano impeccabili, il suo antenato era un bastardo, per quanto avesse acquistato rango e titoli con le sue sole forza. Poi era già promessa, in via informale a quel cretino di Raulov, che Jussupov a confronto è un principiante” Un sussurro, era persa in un rimpianto.
“Sua figlia ha sposato l’erede dei Fuentes.. Andres”
“E si è convertita di corsa al cattolicesimo, che la madre di un principe cattolico deve seguire quella religione. Senza se e ma. Come fece al volo Vittoria Eugenia prima di sposare il re di Spagna. Io ai tempi, prima di sposare tuo padre, sul credo ortodosso. Mica come qualcuno di nostra conoscenza che ti ha tenuto in bilico per anni e al penultimo momento si rifiuta di cambiare, salvo mutare poi idea”La zarina Alessandra.” Catherine se lo è preso e subito, un marito con i fiocchi, l’eroe della Calle Mayor, speriamo che si sbrighi a dargli un maschio, meglio più di uno, anziché stare dietro a quella perdita di tempo, un rompiscatole viziato senza speranze  che è tuo figlio“
La discussione era proseguita in un’altra stanza, sentiva i toni alti e non comprendeva quello che dicevano.
Era rimasto lì per un pezzo, senza muoversi. Annichilito. Una voragine.
“Alessio.. Quando è successo?” Schizzai accanto a lui, comprendevo appieno cosa significasse vedere rosso, come se fossi un toro e mi agitassero la muleta, il drappo scarlatto,  dinanzi. Bambino mio, che ti hanno fatto, che è successo? È orribile.
“Ieri. Poi Papa si è arrabbiato che ero sparito, voleva ripartire e non mi trovavano, in treno non mi ha parlato e guardava fuori dal finestrino. Scuoteva la testa e fumava. Quando siamo arrivati ho chiesto di poter venire qui, da te e la nonna manco la ho vista, e non voglio, non voglio” Deglutì “Non te lo volevo dire e.. Poi..” Lo guardai. Come mi fissava. Amore. Adorazione. E tremore, come se non lo considerassi per nulla.”Balle. fai come credi, credi a chi vuoi .. Ma io sono qui e ti ascolto, ora e sempre, non sei una perdita di tempo.. ANZI,  “Combatti il buio con me Zarevic
“TI senti meglio, ora che ti sei sfogato?”Annuì.  Stai calma, non puoi marciare a Kiev e tirarle il collo.. Concentrati su di lui, cerca di non essere irruente, aprire bocca e lasciare correre. Ricorda un’altra bambina, di tanto tempo fa.
“Lo sai solo tu. Per favore, abbracciami”
“Vieni qui”Posai le ginocchia sul pavimento, mi serrò in silenzio, ricambiato, gli appoggiai la fronte sul plesso solare. Ti voglio bene, sono qui, senti tutto l’affetto che ho per te, senza fallo, senza misura.
“La zarina e tua nonna non si sono mai intese, un dato di fatto”Sollevò la testa dalla mia spalla, giocava di nuovo con la collana e la perla, le dita intrecciate, tanto valeva tenerlo calmo e rassicurarlo, diceva che con me si sentiva al sicuro, sfruttavo quella sua preferenza. Si raccolse ancora più stretto.”Lei parla sempre a ruota libera, infischiandosene delle conseguenze,  Olga l’ha messa in croce per la fronte, fatti raccontare da lei, mmm?, non tenere in conto quello che dice” Provaci. È stato orribile, Alessio, ferisce me sentirtelo raccontare, figuriamoci te sentire..
“ E tua madre?”
“Mia madre cosa? Io all’epoca non c’ero, che ne so che hanno combinato, è passata una vita, inutile rinvangare..”Sollevai le sopracciglia “Con il principe Raulov non si sono mai intesi, questo è, diciamo che sono incompatibili, va bene?”
“Di lui non dici mai nulla, come Sasha.. Neanche a ..” Al tuo matrimonio è venuto, avevo inteso.
“Alessio, come è incompatibile per mia madre lo è anche per me e non aggiungo altro. Meglio stare a distanza” Sbuffando mormorò va bene, aveva intuito che non avrei aggiunto altro.
“ Cat, comunque non è vero che sono una perdita di tempo, un rompiscatole viziato senza speranze  e che ti sprechi con me. Intanto .. ti tengo occupata, ti faccio ridere”Netto, deciso. “ Qualunque cosa dica la nonna, l’erede al trono sono io e non mio zio Michele o altri. Sono malato ma aspetta e vedrai, se un giorno regnerò, sarò come Pietro il grande o Caterina II” si raddrizzò, le spalle dritte e il mento in fuori, fierissimo. “Anche se sono troppo debole, fragile” quelle parole lo avevano ferito, come un lupo azzannato dalla tagliola, aveva il cuore stretto, che in fondo in fondo lo pensava pure lui.
Quando chi devi amarti ti considera una nullità, o ti armi di arroganza o soccombi.. Come era vero. Io ero diventata una egocentrica di primo rango, una vera autocrate. Ed era il mio bucaneve, il mio tesoro.
“Quelle che sono le tue debolezze apparenti potrebbero diventare i tuoi punti di forza, no?” una casuale e apparente osservazione., e anche no, lo amavo e lo volevo rassicurare-
“Cioè?’
“Sei molto sensibile e quindi saprai ascoltare chi ha bisogno, quando sai che ci sono dei problemi agisci da subito per risolvere, no? A stare attento ai colpi hai imparato.. Sarai saggio, accorto.. E fino a prova contraria, armi e cavalli ti piacciono e ti stai impratichendo, mica ti ha visto, lo sappiamo in pochi che ti stai preparando”
“ Certo.. Anche se sei sempre in tensione che mi succeda qualcosa”
“Sì, e cerco di non starti troppo addosso” Mi aveva sgamato. “E per la tua età sei molto maturo, fidati, quando hai voglia”
“ Cerco di stare bene”
“ E sei un lottatore, non molli mai, come Achille” Seria.
“Alle volte, mi sembra di impazzire per il dolore, quando ho una crisi. Seria”
“Non lo posso immaginare..”La volta del raffreddore da come mi stringeva avevo i polsi martoriati dai lividi e dai segni delle sue unghie, spasmi involontari per segnare il confine della sofferenza.  E sapevo delle emicranie, dei dolori alle articolazioni, delle febbri intermittenti, a dare retta.. Ogni mese ve ne era una.. Spero di averti distratto, almeno un poco, il tuo dolore era il mio, Alessio, sapevo combattere corpo a corpo e le parole erano stanche, miseri viandanti contro il tuo dolore. E tu rassicuravi ME.
“Passiamo ad altro, sennò ti rattristi” Pausa “Posso assaggiare un po’ di caffè?”
“ Va bene, che hai disegnato?” Rimasi senza parole. Uno scudo, inquartato. Aveva schizzato un bocciolo di rosa, un leone rampante, una torre e una conchiglia.
“Non sarà perfetto, e tanto si capisce, anche se è stilizzato, molto, pardon”
“Io so tracciare appena una riga dritta.”
Andres passò verso le 18 a prendere le traduzioni, annotò che si era calmato. “Alessio, siamo impegnatissimi.. Ti spiace rimanere con la principessa..? A cena e se si fa tardi..”
“Che succede..”
“L’arciduca Carlo di Asburgo ha inviato una proposta di pace separata, in segreto..Se l’Austria Ungheria si ritira .. Siamo un passo avanti”
“Intanto deve prendere il trono, FJ è sempre vivo.. Anche se ben malandato E il suo entourage segue pedissequamente il Kaiser Guglielmo” A voce bassissima. “Sei ben stato a Vienna nel 1909  e nel 1911, Andres” lui ghignò, malandrino.
“Erszi d’Asburgo aveva il suo fascino, princesa, toh, questo è il cambio per lo zarevic per domani”
 
“Chi è? Erszi d’Asburgo, dico”
“La nipote di Francesco Giuseppe, la figlia del suo unico erede, che morì giovane” Suicida in quel di Mayerling, con la sua amante, dicevano, l’imperatrice Sissi non si era più ripresa da quella tragedia, era morta a Ginevra in un attentato nel 1898 “Erszi è il corrispettivo ungherese di Elisabetta, come sua nonna l’imperatrice” Io avevo dalla mia la giovinezza e di essere la moglie di Andres, riflettei, imponendomi di non trarre conclusioni avventate.
Almeno Alessio si era distratto. “ A Papa i tedeschi non piacciono, questa primavera quando era a casa, tra una visita e l’altra, eravamo in giardino e ho tirato una palla di neve da dietro ad Anastasia, che non se ne era accorta. Papa se ne è accorto e mi ha sgridato, che mi dovevo vergognare, che mi ero comportato come un Tedesco, attaccare da dietro, senza possibilità di difendersi.. Mamma è tedesca di nascita, però..”
“Ed  è stata allevata alla maniera inglese, da sua nonna la regina Vittoria, e sono 22 anni che vive in Russia.. Lo zar la definiva la sua principessa inglese..”Un dato fattuale.  “E tuo figlio sarà un principe spagnolo o russo?”All’improvviso.
“Magari avrò solo delle principesse..”Sorrisi “Indomabili e ribelli, come me, come Marianna”
“E Olga.. lei è una ribelle nata..”
“Zarevic, hai ragione, comunque stasera dormi qui, va bene”
“Che si mangia..”
“Andres.. Che mi guardi, ha fatto una insalata di pollo freddo, del pane, fosse per me resteremmo digiuni..”
“Come se non aveste possibilità di camerieri..” Poi ci arrivò “Tralasciando che volete stare in pace..”
“E fidati, stare con te è un piacere.” Spolverò la cena.
 
Alle nove e venti dormiva, stremato, erano state giornatacce. Lo avevo spogliato, attenta, tenera, senza rilievi o ironie, lasciando la mano quando si era addormentato.
 Tornai a sferruzzare, studiando le istruzioni. E tanto non era serata, alle undici si era svegliato già due volte, per gli incubi, avevo fatto il viottolo tra la cucina e la cameretta. “Aleksej .. qui fanno tardi davvero”Le sue dita sull’avambraccio, era rigido, teso, voleva addormentarsi e temeva gli incubi, le parole della zarina madre di sicuro lo tormentavano come un tarlo. E fuori pioveva.
“Vai a dormire, tranquilla..” come no, voleva il contrario, che rimanessi con lui e non osava domandare.
“Ti va di dormire con me.. Di là”
“Come l’uomo di casa” Annuendo. “Però cammini da solo.. In braccio no che mi spezzo la schiena” Volevo evitare sforzi all’addome, casomai che.. ed era già schizzato in piedi.
“Però devi parlare con tuo padre, se vuoi un consiglio” Non confermò né dissentì.  “Alessio .. solo una storia, prima te ne ho dette già due..”
“ Va bene, Cat.. Muoviti ho sonno”Finii di cambiarmi dietro al paravento, piombai sul materasso e gli presi una mano. “Notte, zarevic, ti voglio bene”
“Lo so” mi sfiorò la guancia. “Raccontami del cavaliere”
“Dunque.. “
 
“Chi cosa..”
“A che ora sei rientrato?” Bofonchiò verso l’una meno venti, assonnato Andres, ricambiando i miei baci, osservando che non gli spiaceva trovarmi in quel lettino, a  dargli la buonanotte, ho cercato di fare piano, infatti, ma io sono un segugio, sempre di punta.  Rise e scivolò dentro di me, poi ci scambiammo qualche tenerezza affettuosa.  Alle due e trenta ero di ritorno, spostando il cuscino che avevo lasciato, magari riusciva a fare una tirata, Alessio.
Tutto sommato era stata una buona idea, un paio d’ore dopo iniziò ad agitarsi e lo scossi, piano, abbracciandolo. Finalmente approdammo alle sette, l’alba era caliginosa, le tortore tubavano, mi sussurrò ciao, ho fame.  Nascosi un sorriso e una risata, gli scarruffai i capelli e mi alzai, per rivestirmi dietro il paravento. Il seno era leggermente più grande, radiosi i toni della pelle, il secondo ciclo ormai era ben saltato. Ciao Felipe ..meno sette mesi.
“Già pronto?” si stupì. Osservai  che mi ero alzata alle sei per apparecchiare, mettere il caffè, il latte. Pane e prosciutto, una mezza crostata del giorno prima, non ci trattavamo male. Niente uova fritte o bacon, il giorno avanti mi era venuto un portentoso attacco di nausea a percepire l’aroma di fritto, che mi aveva prostrato per mezza giornata. Andres la mattina era sempre poco reattivo, se non mangiava, si limitò a sprofondare nel cibo e nel caffè.
“Accidenti, sei cresciuto ancora.”Misurai la  sua altezza, annottando che aveva messo su un paio di centimetri”Un metro e mezzo, bene, se non di più”
“Supero Anastasia..O quasi, a lei scoccia essere la più piccola E la più bassa, una volta voleva fare arrestare una nostra cuginetta che aveva un anno meno di lei e la superava..” Poi “Aiutami a abbottonare il cappotto, per favore, questi bottoni sono duri”Gli diedi una mano, quindi ecco il berretto tra le sue chiacchiere e risate, lo baciai sulla guancia, era calmo, tranquillo rispetto al giorno avanti (se lo sa sua madre strozza la suocera e io l’aiuto..) “…” “Altezza, grazie per la compagnia, a presto” Sorrise, tacendo un momento, una punta di malinconia “Io invece ringrazio te. Per tutto.” “Buono studio, caporale Romanov” gli feci il saluto militare “Vi aspetto oggi pomeriggio per una passeggiata” “Sì.” Erano le otto e mi era venuto sonno, tornai a letto per un quello che voleva essere un riposino di dieci minuti e dormii fino alle undici filate. Anche quello era un sintomo di gravidanza. OLE’.
 
 
   
 
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