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Autore: _Jupiter_    15/05/2017    2 recensioni
[La storia partecipa al contest "Secondary Charachter" di Dawn_Scott_402]
Qual'è la vera storia di Incantatrice? Chi era prima di essere liberata da June Moon? Perché odia tanto il genere umano?
Sono queste le domande a cui risponderò in questa storia, ecco cosa non è ancora stato detto su Incantatrice
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Incantatrice
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Incantatrice - Quello che non è stato detto


"Non mi farò sopraffare, strega. Non ti permetterò di fare del male"

Trovava quella ragazza dannatamente smielata, era solo una mortale come le altre, non sapeva quanto la razza umana fosse contaminata dalla corruzione e dal potere. Lei voleva solo purificarla dal male. 
Lei era la potente Incantatrice, lei viveva da sempre, lei aveva visto quanto ci fosse bisogno di una guida sicura in quel mondo. Tutte quelle nazioni e quegli stati portavano solo caos e guerre, sotto il suo impero ognuno avrebbe avuto il suo posto. Tutto sarebbe stato perfetto. 
Ma da un lato invidiava l'innocenza e la speranza di June Moon. Quella mortale era convinta che in qualche modo il mondo sarebbe riuscito ad andare avanti, che il bene avrebbe vinto sul male e lei sarebbe stata sconfitta.
Un lato di lei, voleva essere una ragazza mortale come June, piena di sogni, speranze e insieme a quello che era stato l'unico amore della sua vita... della sua vita eterna. 
Voleva tornare a essere semplicemente Deianira.

~~~
[Laphire era una cittadina di montagna pienamente autosufficiente. Apparteneva ad un feudo piccolo e di poca importanza e il fatto che si trovasse sperduto fra i monti non dava un gran vantaggio economico. 
Era lì che viveva Deianira, una ragazza perfettamente normale e come tante. Almeno fino al giorno in cui non fu prescelta per salvare la sua città.]

Un rumore secco sul davanzale della sua finestra la fece svegliare di colpo. Scese dal letto, scocciata da quella visita in piena notte e anche dalla persona che sicuramente era appena atterrata sul davanzale della sua finestra, saltando dall'albero difronte alla sua stanza. 
Spalancò i vetri, lasciando che il ragazzo dai capelli castani e occhi neri entrasse nella stanza. 
Questo squadrò per qualche istante il suo abbigliamento, con aria scettica.
«Signorina! Ma dico! Non ha il minimo pudore? Le tuniche corte possono essere indossate solo dagli uomini, le donne non dovrebbero scoprire le gambe» esclamò il moro, fingendosi sconcertato dell'abito che indossava. 
Incrociò le braccia sotto il seno.
«Icaro, ancora con le tue irruzioni notturne nelle camere delle ragazze vergini? Credevo che ti fosse passata questa mania»
Icaro si mise una mano sul petto, alzando l'altra come in un giuramento 
«Se può rassicurarti, sei l'unica ragazza che riceve le mie visite a sorpresa»
«Ora sì che mi sento meglio» borbottò lei con tono ironico. 
«Signorina Deianira, se continua a indossare abiti come questo attirerà un sacco di uomini» le fece notare, si avvicinò di più a lei, iniziando a giocare con l'orlo della sua gonna. I suoi polpastrelli scesero ad accarezzare la pelle nuda e diafana delle gambe. Negli occhi del ragazzo splendeva quella scintilla di malizia che li avevano sempre caratterizzati.
«Questa è una tunica da notte e, ad eccezione del tuo caso, nessun uomo entra mai in camera mia mentre dormo» rispose lei, mantenendo un discreto autocontrollo, a dispetto della situazione in cui si trovava.
«Ma io sono il tuo promesso sposo e posso» il ragazzo si avvicinò ancora di più, premendo il suo corpo contro quello di Deianira, la ragazza sentiva il respiro di Icaro infrangersi sul suo viso, ma ancora una volta mantenne la calma e sangue fraddo.
«Le nostre leggi dicono chiaramente, e cito: "La sposa deve restare vergine fino alla prima notte di nozze"...» 
Fu interrotta dalle labbra del ragazzo che premevano con forza sulle sue. Solo allora si lasciò trasportare dai sentimenti, passandogli le braccia attorno al collo e infilando le dita fra le sue ciocche brune. Le loro lingue danzavano assieme, in un maniera per niente innocente. 
Le mani di Icaro risalirono sulle gambe, sollevando la stoffa della gonna e fermandosi sui fianchi, avvicinando ancora di più i loro corpi. 
Deianira sorrise contro le labbra del moro, aggrappandosi a lui ancora più forte, sentendo il suo profumo e il sapore delle sue labbra, che la facevano andare fuori di testa. 
Desiderò che quel momento durasse per sempre. 

La mattina dopo si svegliò da sola nella sua stanza, anche se era sicura di essersi addormentata tra le braccia di Icaro. Lui doveva poi essersene andato, se fosse stato scoperto nella camera della sua promessa sposa entrambi avrebbero passato parecchi guai.
Aveva appena indossato la sua tunica rossa e bianca da sacerdotessa, quando qualcuno bussò alla porta della sua stanza. 
«Deianira, sei pronta?» 
Era voce di suo fratello Ezechiele; dopo una risposta affermativa, il ragazzo entrò, mentre lei si sedeva davanti alla specchiera e da un cassettino tirava fuori una spazzola di crine e marmo. Ezechiele prese delicatamente la spazzola dalle sue mani, mettendosi a pettinarle i capelli color pece lunghi fino alle ginocchia. 
Deianira capì subito che c'era qualcosa che non andava. Quando doveva dare brutte notizie, Ezechiele non guardava mai le persone direttamente in faccia, come in quel momento la stava osservando dallo specchio. Per non parlare della mano leggermente tremante che stringeva convulsamente la spazzola. 
«Fratello mio, che cosa ti turba?» domandò, osservandolo dalla superficie riflettente. 
Erano così simili: entrambi con la carnagione pallida, i capelli lisci e nero lucidi, gli occhi verde chiaro, esprimevano la decisione di lei e il rispetto di lui. Ezechiele era piu grande di due anni ed essendo l'unico uomo della famiglia era molto responsabile nei confronti sia di sua sorella, che della madre della nonna.
«Il grande sacerdote Erenia è venuto per parlarti» dalla sua voce sembrava in lutto. Eppure era un grande onore che fosse venuto a far visita alla sua famiglia, da sempre sacerdotesse del tempio del dio Bardik, il signore del tutto.
Ezechiele posò la spazzola sul ripiano dello specchio
«È meglio che tu vada di sotto, non è bene far aspettare gli ospiti importanti»

Inginocchiati attorno al basso tavolino del soggiorno si trovavano sua madre Nives e la nonna Lolita insieme al grande sacerdote, Icaro e suo padre. 
Non aveva idea di cosa ci facessero gli ultimi due, la cosa peggiore che le veniva in mente era che avessero scoperto le gitarelle notturne del suo fidanzato nella sua camera, ma non era un motivo valido per convocare anche il grande sacerdote.
Tranne Erenia, avevano tutti delle facce da funerale. 
Appena il vecchio la vide in piedi sulla soglia spalancò le braccia come se volesse abbracciarla 
«Eccola qui, la salvatrice di Laphire!» 
Sua madre singhiozzò, asciugandosi una lacrima con un fazzoletto di seta, mentre Lolita le poggiò una mano sulla spalla per consolarla.
Icaro teneva gli occhi bassi e non osava incrociare lo sguardo con nessuno. 
«C-cosa?» mormorò Deianira, non capendo cosa intendesse il sacerdote. 
«Deianira cara, la tua famiglia da generazioni è fra le più importanti caste sacerdotali del tempio di Bardik» iniziò a spiegare Erenia «Come saprai, Laphire non gode dei privilegi del nostro dio: le valanghe e le frane sono sempre più frequenti e disastrose. Abbiamo cercato di sminuire il problema, ma è molto più grave di quanto si crede»
«Si può sapere io che cosa c'entro?» domandò, iniziando ad essere stanca di quel discorso è volendo arrivare dritta al punto. 
«Tu e tuo fratello vi sacrificherete in un rituale sacro durante la festa dell'estate» spiegò il vecchio, come se stesse parlando di spartirsi i compiti per l'organizzazione di una festa più che del fatto di dover compiere un sacrificio umano «Quale migliore sacrificio per un dio iracondo di una bellissima sacerdotessa vergine del suo tempio e del suo prestante fratello?» domandò retoricamente Erenia, con voce gioviale. 
Deianira sentì il mondo caderle addosso e il suo peso schiacciarla, desiderò che la terra si spalancasse sotto i suoi piedi e la inghiottisse. 
Osservò i presenti, tranne il vecchio, nessuno osava rivolgerle lo sguardo. 
«M-ma... io n-non posso... s-sono promessa in sposa... vero, Icaro? Icaro?» lo chiamò, mentre le lacrime scorrevano sul suo viso.
Era giovane, non voleva morire. Voleva vivere il resto della sua vita con l'amore della sua vita. 
Icaro si alzò di scatto, tenendo lo sguardo basso e stringendo i pugni, la sorpassò sulla soglia come se non esistesse e uscì di casa.
«Il... Il matrimonio sarà annullato, se è quello che desidera il grande sacerdote» disse il padre del ragazzo, alzandosi «Con permesso... » e seguì il figlio fuori dall'abitazione.
Deianira sentì le mani rassicurarti di suo fratello sulle sue spalle, lui doveva essere già a conoscenza del fatto quando era andato a chiamarla. 
In quel momento Ezechiele era l'unica persona in grado di farla sentire al sicuro. 

Man mano che la festa dell'estate si avvicinava, Deianira ed Ezechiele venivano preparati fisicamente, spiritualmente e psicologicamente al loro destino. 
«Non sarà una morte, ma una rinascita. Vi incarnerete come dei al fianco di Bardik» aveva spiegato loro Erenia. 
Davanti allo specchio, Deianira osservava il suo corpo ricoperto da tatuaggi e simboli sacri di Bardik. 
Forse Icaro avrebbe fatto un commento malizioso e pervertito, ma non vedeva il ragazzo dal giorno in cui aveva ricevuto la visita di Erenia.
Dentro di lei sperava che nonostante l'annullamento del matrimonio le fosse rimasto fedele, magari era distrutto dal dolore di quella notizia proprio come lei. 
Sapeva che era un pensiero egoista, avrebbe dovuto volere che lui fosse felice e riuscisse ad andare avanti e dimenticarla, ma aveva bisogno di illudersi che lui senza di lei non ce la potesse fare. Proprio come lei. 

«I vostri nuovi nomi saranno Incantatrice e Incubus» spiegò loro Lolita, dopo una seduta di meditazione e preghiera davanti ad una statua sacra nel tempio. 
I due fratelli abbassarono lo sguardo, senza aver motivo di ribattere. 
«So che state reggendo il mondo sulle spalle, le vite dei cittadini di Laphire dipendono da voi, ma voi non volete rinunciare alle vostre vite normali» Lolita sembrava leggere loro nella mente, coglieva in pieno l'essenza dei loro pensieri «Non potete fare molto. Dovete solo essere forti, sostenetevi a vicenda sempre e niente potrà distruggervi» 
Con questo, la vecchia nonna dichiarò la seduta religiosa conclusa. 
Ezechiele si allontanò immediatamente, probabilmente sollevato di poter andarsene. 
Si stava alzando anche Deianira, quando la nonna parlò di nuovo. Lolita era ancora seduta a terra nella posizione del loto e con gli occhi chiusi
«Deianira» chiamò «Sai cosa significa il tuo nome? Vuol dire Colei che Domina gli Uomini. Non capisci, piccola mia? Sei sempre stata destinata a questo, ad essere una dea, fin dal giorno della tua nascita»

Deianira guardava spesso le strade di Laphire fuori dalle finestre: osservava i bambini che giocavano, le donne che andavano al mercato e i ragazzi che se ne stavano a prendere il sole. Avrebbe voluto che ci fosse qualcun'altro al suo posto. 
Ma osservando tutte quelle persone capiva benissimo come il sacrificio suo e di suo fratello fossero insignificanti. Due vite in cambio di centinaia. 

Giunse, infine, il giorno della festa dell'estate.
Nelle settimane precedenti tutta la popolazione si era impegnata per i preparativi. Deianira, come sempre, aveva osservato da lontano, senza comprendere quel clima di festa. Lei stava per morire. 
Indossò l'abito per la cerimonia, se di abito si poteva parlare: una gonnellina a perizoma e un reggiseno, entrambi di colori scuri e finemente decorati, collegati tramite una serie di catenine decorative. 
Quando scese per strada insieme a suo fratello, al centro della processione che l'avrebbe portata fino all'altare sacrificale, sentiva gli occhi di centinaia di persone che la scrutavano. Le pareva quasi di leggere i loro pensieri, sdegno e perversione era ciò che suscitava agli occhi dei cittadini. 
Eppure lo stava facendo per loro. 
In mezzo alla folla, vide Icaro. Mosse le labbra, sperando che il ragazzo capisse che cosa cercava di dirgli "Ti amo". Dal suo sguardo comprese che aveva capito, ma ciò che fece la distrusse, Icaro abbassò lo sguardo e si mescolò alla folla. 
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. 
Perché la trattavano tutti così? Era solo una sacerdotessa, era una ragazza normale che voleva una vita normale. 
Ma aveva deciso di sacrificare tutto per il suo popolo, per Laphire, che ora la derideva, guardandola come un fenomeno da baraccone. 
La risposta arrivò come un fulmine a ciel sereno nella sua mente: era il dio Bardik, che la metteva alla prova.
E lei stava fallendo. 
Tenendo il capo abbassato e accettando gli insulti... non doveva comportarsi così. Quello era il modo in cui si sarebbe comportata Deianira, una mortale; lei era Incantatrice adesso, era una dea.
Alzò improvvisamente la testa e drizzò la schiena, iniziando a camminare a testa alta e squadrando con superiorità gli abitanti, doveva mostrare di essere forte: lei non aveva paura della morte e non si interessava di ciò che pensava il popolo. 
Salì i pochi scalini che conducevano al palco rialzato su cui si trovavano due altari gemelli, con il cuore in gola sentì la mano calda di Ezechiele scivolare nella sua e stringerla forte, ricambiò la stretta. 
Erenia era in piedi al centro del palco; fece cenno ai due ragazzi di sdraiarsi sui rispettivi altari, poi chiuse attorno ai polsi e le caviglie dei due delle cinghie per impedire che uno dei due avesse un improvviso attacco di panico e cercasse di scappare. 
Alcuni sacerdoti deposero della legna proveniente dalla foresta sacra a Est di Laphire ai piedi dei due altari, dopodiché Erenia iniziò a recitare una cantica antica, lanciando oli infiammabili sul legno. 
Mancavano pochi versi e poi il vecchio avrebbe dato fuoco alla legna, Deianira voltò la testa a destra, incrociando lo sguardo di Ezechiele. I suoi occhi erano calmi e responsabili come sempre, non sembrava aver paura della morte; il ragazzo mosse appena le labbra, ma lei capì cosa le aveva appena detto, le sembrava quasi di poter sentire la sua voce «Andrà tutto bene»
Decise di crederci. 
«Oh, grande dio Bardik, accetta questi due sacerdoti del tuo tempio come sacrificio e abbi pietà di Laphire!» esclamò infine Erenia, rivolto al cielo, poi si chinò sui fasci di legna. Pochi attimi dopo l'odore di fumo giunse alle narici di tutti i presenti in piazza. Deianira sentiva il marmo dell'altare iniziare a scaldarsi per il fuoco e con la coda dell'occhio intravedeva alcuni zampilli delle fiamme, non erano rosse o arancioni, però, ma viola e blu. 
Si costrinse a guardare il cielo, se avesse voltato lo sguardo verso Ezechiele probabilmente non avrebbe potuto sostenere la visione di suo fratello avvolto dalle fiamme. 
Nella piazza i cittadini avevano intonato un inno sacro al loro dio. Deianira aveva la vista appannata dal fumo e respirare era diventato impossibile, alla fine sentì il calore delle fiamme lambirle il corpo. 
Urlò nello stesso istante di Ezechiele.
La folla in piazza restava a guardare i due giovani che bruciavano tra le fiamme e diventavano cenere dispersa dai venti. 

Passarono anni.
Icaro aveva sposato una ragazza del luogo con cui flertava spesso da giovane, Deianira era solo un lontano ricordo che non amava riportare alla memoria. 
Lolita e Nives erano morte entrambe, così come il padre del ragazzo, solo Erenia era ancora vivo e gestiva il tempio del dio Bardik come aveva sempre fatto. Ora vicino alla costruzione maggiore si trovavano altri due templi, dedicati al dio Incubus e alla dea Incantatrice. 
Nello studio di Erenia, il vecchio andava avanti e indietro davanti al suo novizio, colui che alla sua morte avrebbe preso il suo posto. 
«No, no» si lamentava il vecchio «Così non va. Ero convinto che dopo il "sacrificio" la popolazione si sarebbe calmata, invece no»
«Ormai si sono resi conto che la situazione è addirittura peggiorata» aggiunse il ragazzo davanti a lui «Temo che a breve scopriranno che il sacrificio dei due sacerdoti era solo un modo per cercare di calmare le acque. La loro ira peggiorerà quando si renderanno conto che lei ha ucciso due giovani per niente»

In realtà, il rituale aveva funzionato. 
Se ne diede prova quando Laphire fu interamente distrutta da una frana. I pochi superstiti affermarono di aver visto una donna con crespi capelli neri e spenti occhi verdi, semi-svestita e con strani simboli sul corpo, aggirarsi a piedi nudi tra i resti della città, facendo scomparire in nuvole di polvere i cadaveri. 
Colei che era stata riconosciuta come l'Incantatrice iniziò a seminate panico e terrore anche nelle contee vicine, spesso aiutata da suo fratello Incubus. 
Fu uno dei superstiti alla strage di Laphire a sconfiggerla. Icaro, distrutto dopo la morte di sua moglie e sua figlia, causata dalla strega, iniziò a studiare i testi antichi con lo scopo di trovare un modo per sconfiggerla. Dopo innumerevoli ricerche venne a conoscenza che possedendo il cuore di una strega si ha il pieno controllo di essa stessa. 
Fu una battaglia dura, ma Icaro riuscì a strappare il cuore dal petto di Incantatrice, senza rimorsi, senza ricordare che quella donna era un tempo Deianira. 
Ordinò ad Incantatrice di combattere contro suo fratello e, quando la strega ebbe vinto, nascose il suo cuore e rinchiuse la sua essenza in un urna cineraria. 
Incantatrice riuscì a lanciare un ultimo incantesimo 

"Il discendente dell'umano che la dea ha osato sfidare
Con il potere dell'Incantatrice i conti dovrà un giorno fare."

Era questo l'unico motivo per cui June Moon era riuscita a trovarla, perché lei era la discendente dell'uomo che le aveva rubato il cuore ancor prima che lei diventasse una dea, quando era solo una semplice ragazza. Quando era solo Deianira. 
E ora si sarebbe vendicata su tutti: sull'umanità, che l'aveva usata e disprezzata, sulla discendente del ragazzo che l'aveva tradita più di tutti e su chiunque avesse osato provare a sconfiggerla. 

Un tempo ero come te, dolce  June, ma ora so tutto, so ciò che ha fatto il genere umano. Io ero sempre presente. E nessuno meglio di me può sapere come ci si sente a provare tanto disprezzo per la vostra specie.




Nota dell'autrice: la storia partecipa al contest di Dawn_Scott402 (Secondary charachter)
I personaggi (ad eccezione di Incantatrice ed Incubus), i luoghi e la storia in generale è interamente frutto della mia mente. Ci tenevo a precisarlo perché questa non è la vera storia di Incantatrice.
Devo dire che mi è piaciuto molto scriverla e mi sono anche piuttosto affezionata a tutti i personaggi (tranne Erenia perché lui mi sta davvero antipatico)
Detto ciò vi saluto, in particolare Dawn che dovrà leggere per forza questa... cosa... *fa ciao con la manina*
Bye! 😘
_Jupiter_

   
 
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