IL CIELO NON MI BASTA
Leopold &
Ophelia
Lascia
pure che io mi avvicini un po'
quanto
non so, giusto il tempo di farci male e andare via di schiena
L’avvicinamento che
avevano avuto risuonava come un miracolo inatteso in cui era bellissimo perdersi
anche se Ophelia si rendeva conto di poterlo capire fino in fondo solo in quel
momento quando vestita di una semplice vestaglia di seta sentiva l’acqua del
mare bagnarle i piedi che lentamente affondavano ad ogni risacca.
«Non ne avevo idea…» mormorò
emozionata da quel momento che già aveva avuto solo pochi minuti dopo essere uscita
dal Framework, ma desso era tutto diverso. Adesso lo viveva con l’emozione di
sentire le braccia di Leopold dietro di lei che la stringevano.
Lui che con il coraggio
che rifuggiva al mondo si era avvicinato
a lei e aveva costruito ciò che poteva essere definito dagli altri “farsi del male”,
ma che per lui aveva rappresentato l’unica boccata di ossigeno di cui aveva
realmente bisogno.
«Ho sempre emulato le
emozioni umane, ma provarle veramente…» aveva lasciato la frase in sospeso solo
perché troppo distratta dalla sensazione delle labbra di Leopold sul suo collo
che la costrinse a chiudere gli occhi.
«La sabbia calda, l’acqua
che mi scorre addosso…»
«… e il tuo profumo ad
inebriarmi…» aggiunse lui portando così Ophelia a sorridere e voltarsi verso di
lui solo per incontrare quegli occhi in cui amava annegare.
«L’idea di dover
lasciare questo posto mi strugge, stavo quasi iniziando a considerarla casa…»
non voleva rompere il momento, ma… stava vivendo così tante prime volte con lui
che sperava che un giorno sarebbe arrivata anche quella di condividere un luogo
da chiamare casa e in cui mettere radici.
«Mi spiace… ho rovinato
il momento…» mormorò lei abbassando lo sguardo. Dietro di lui la piccola casa
di legno che in quei giorni era stata la loro casa, piccola, ma accogliente
oltre che unica. Era bello dopo aver fatto l’amore buttarsi addosso una
vestaglia e andare in riva al mare, come quella mattina o farci una camminata
al tramonto.
Ci
nasconderemo al buio per non farci prendere
Dalle
luci del mondo
dal
rumore sordo delle macchine
Leopold però non era d’accordo,
tanto che prendendole il volto tra le mani glielo sollevò per poter nuovamente
cercare i suoi occhi in cui era in grado di leggere la sua anima, perché lei l’aveva
e lui ogni giorno ne scopriva una sfumatura diversa.
Sì vivevano nascosti
dal mondo e dai suoi abitanti, fuggivano impossibilitati di fermarsi, ma mai…
mai sarebbe tornato indietro sulle sue scelte. Su quella scelta.
«Non hai rovinato nulla…
Ophelia ascoltami…» la sua voce era profonda, decisa, di chi si era scoperto
improvvisamente uomo nel proteggere quell’amore che stava nascendo e crescendo
come la stessa umanità della donna che amava, ma che in egual modo sembrava
essere sempre stato lì ad aspettarlo.
«Entrambi abbiamo
compiuto errori. Io come il Dottore e tu come Madame Hydra, ma siamo qui no? Mi
hai fatto una promessa su cui ho rischiato tutto e tu l’hai mantenuta…» e Fitz
non lo avrebbe mai detto ad alta voce, ma in una piccolissima parte di lui
aveva creduto che mai sarebbe stata disposta a rinunciare a tutti i poteri
collezionati solo per lui, ma lo aveva fatto. Si era resa fragilmente vulnerabile
e questo l’aveva reso ancora più pazzo di lei.
Ophelia sorrise
debolmente, i lunghissimi capelli castani mossi dalla brezza marina e le mani a
cercare il torace dell’uomo che sentiva di amare e con il quale in quel momento
cercò un contatto più vicino. Come se non potessero ormai più fare a meno di
star vicini, di toccarsi e cercarsi. Vivevano di quel contatto e di quello che
provocava in loro.
«Abbiamo vissuto fino a
questo momento da schiavi. Io dall’essere una macchinata programmata ad
eseguire determinati ordini e tu…»
«… da ciò che credevo
importante…»
Lo sguardo di Leopold
per un attimo volò oltre le spalle della donna di fronte a lui, solcava le onde
e raggiungeva l’orizzonte. Si pentiva di aver amato Jemma? Assolutamente no. L’aveva
amata per davvero? Assolutamente sì. Lo Shield era stata la sua famiglia e mai
avrebbe rinnegato nulla di tutto ciò che con loro aveva condiviso e che se
fosse stato per lui, mai avrebbe voluto smettere di condividere, ma si era reso
conto che tra tante scelte giuste c’era qualcosa che stonava con il suo essere sé
stesso, un qualcosa che nel modo più brutale e sbagliato aveva compreso. Era
come se mancasse un pezzo nella sua esistenza che gli permettesse di sentirsi
finalmente intero, di sentirsi finalmente uomo e aveva scoperto contro ogni
previsione che quel pezzo era niente di meno che Ophelia.
Mi
prenderò solo un po' di te
Un
istante di complicità
Un
deserto di felicità
Che
passerà e lascerà la polvere
E
come il vento ci confonderà
«Quindi non ti penti
che, nel Framework, io mi sia presentata il primo giorno di Accademia?» la
donna lo aveva chiesto a bassa voce considerando come aveva visto il suo
sguardo allontanarsi e volare chissà dove e in quali pensieri. Aveva ancora
molto da imparare sulla sua nuova umanità, ma sentiva che il cuore la stava
aiutando in quel percorso quanto l’amore e la pazienza di Leopold.
«Fare amicizia con te,
cercare di capire cosa voleva dire essere connessi a qualcuno anche se allora
non potevo capirlo… A differenza di oggi…»
Sì Ophelia si era presa
qualcosa di lui e lo aveva fatto senza chiedere permesso. La sua curiosità scientifica
si era trasformata in universo di felicità che avrebbe potuto lasciare solo
polvere alle loro spalle e che come vento li aveva confusi eppure era lì… su
quella spiaggia… con loro.
«Se non lo avessi fatto
forse non avrei mai messo in discussione me stesso...» rispose Leopold tornando
a guardarla e non potendo fare a meno di tentare di portarle indietro i ciuffi
che non smettevano di volare per colpa delle raffiche di quel giorno d’estate.
Era tesa. Lo sentiva. Ma
lei era sua soltanto e ora lo sapeva, anche lui le apparteneva.
«Sentire tutto questo…
amore, stupore, gioia e ogni giorno scoprire nuove emozioni come arrabbiarmi perché
non metti mai l’acqua nella tazzina del caffè o piangere per colpa di tutti
quei film romantici che mi stai facendo vedere… a volte mi sembra che il mio
cuore non possa reggere…»
Leopold si era messo a
ridere, ma era vero c’erano azioni semplici e quotidiane che si compivano ogni
giorno e che potevano piacere o meno, ma la bellezza di Ophelia era che
qualsiasi di questa diveniva una scoperta. E anche quando litigavano o non si
trovavano d’accordo su qualcosa, lei aveva la capacità di rendere onore al
fatto che “sentissero”. Con lei il significato di “essere umani” acquisiva tutt’altro
peso perché aveva la capacità di valorizzare ciò che normalmente si dava per
scontato.
«Ma il dono più grande
è stato poter scegliere e la mia prima scelta sei stato e sarai sempre tu…»
Respiriamo
insieme questa luna piccola che muore
Ci
nasconderemo bene, proveremo a vivere
Anche
solo un momento
Come
se non esistessero le regole
Fitz prese la mano che
lei gli aveva appena posato sul viso e se la portò alla bocca per poterla
bacia, mentre respiravano per l’ultima volta l’aria di quel luogo che li aveva
accolti e tenuti al sicuro. Vivere ogni singolo istante e momento, senza regole
o per lo meno andare contro anche a quelle esistenti solo per poter stare
insieme… era bellissimo. Tutto era così intenso che ciò che accadde fu la
necessità di cercare le sue labbra e sentire che fosse viva e vera. Con lei
tutto aveva un’intensità nuova, forte e buona come le prime ciliegie di maggio.
Mi
prenderò solo un po' di te
Un
istante di complicità
Un
deserto di felicità
Che
passerà e lascerà la polvere
Che
come il vento ci confonderà
E
anche se vuoi darmi il cielo non mi basta
Lascia
pure che io mi avvicini un po', quanto non so
Amarsi voleva
comprendere che quello era tutto ciò per cui valeva davvero la pena combattere,
come quando cercando la luna con lo sguardo e non trovandola si è confortati
dall’idea che comunque è sempre lì…
Le risa di Ophelia
riempirono l’aria quando preso dall’entusiasmo Leopold l’aveva presa in braccio
e si era diretto verso l’acqua immergendosi fino a metà petto stretti in un
abbraccio che non lasciava dubbi su quanto fossero felici.
Le vestaglie bagnate
velocemente scomparvero e i loro corpi nudi si cercarono di nuovo coperti solo
dal lenzuolo dell’oceano. Ophelia si trovò a mordere la sua spalla, mentre le
sue mani accarezzavano la sua schiena e Leopold le spostava i capelli bagnati
dal viso per cercare ancora e ancora le sue labbra, sua unica oasi nel deserto.
Mi
prenderò solo un po' di te
Un
istante di complicità
Un
deserto di felicità
Che
passerà e lascerà la polvere
E
anche se vuoi darmi il cielo non mi basta
Avevano capito contro
tormente e uragani che potevano dirsi addio, andare via di schiena e
accontentarsi unicamente della vastità del firmamento, ma ora lo sapevano…
Leopold: “Il cielo non mi basta”
Ophelia: “Il cielo non mi basta”
Ci
ho provato a scriverne una sola di One-Shot su d loro, ma non ci sono riuscita.
Questa è nata naturale dopo la prima e nella mia mente ce ne è ancora una sola
che voglio scrivere per completare una storia nata nella mia mente e che contro
ogni previsione conterà di restarci per molto tempo. Perché SHIELD può sparire,
Aida può morire, ma per me Leopold & Ophelia saranno eterni…