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Autore: Cecilia    15/05/2017    0 recensioni
Questa storia è un “What If” legato a una semplice parola di Fitz. Cosa sarebbe successo se invece di lei “Lei” avesse detto “Tu”. Tutto sarebbe cambiato e tutto sarebbe andato come avrei voluto... (4x21 - LeopoldxOphelia) Nella prima storia "El Hubiera No Exsiste" Leopold fa la sua scelta, ora scopriamo come prosegue...
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo Fitz, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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TÉTÉ

IL CIELO NON MI BASTA

 

 

Leopold & Ophelia

 

Lascia pure che io mi avvicini un po'

quanto non so, giusto il tempo di farci male e andare via di schiena

 

L’avvicinamento che avevano avuto risuonava come un miracolo inatteso in cui era bellissimo perdersi anche se Ophelia si rendeva conto di poterlo capire fino in fondo solo in quel momento quando vestita di una semplice vestaglia di seta sentiva l’acqua del mare bagnarle i piedi che lentamente affondavano ad ogni risacca.

«Non ne avevo idea…» mormorò emozionata da quel momento che già aveva avuto solo pochi minuti dopo essere uscita dal Framework, ma desso era tutto diverso. Adesso lo viveva con l’emozione di sentire le braccia di Leopold dietro di lei che la stringevano.

Lui che con il coraggio che rifuggiva  al mondo si era avvicinato a lei e aveva costruito ciò che poteva essere definito dagli altri “farsi del male”, ma che per lui aveva rappresentato l’unica boccata di ossigeno di cui aveva realmente bisogno.

«Ho sempre emulato le emozioni umane, ma provarle veramente…» aveva lasciato la frase in sospeso solo perché troppo distratta dalla sensazione delle labbra di Leopold sul suo collo che la costrinse a chiudere gli occhi.

«La sabbia calda, l’acqua che mi scorre addosso…»

«… e il tuo profumo ad inebriarmi…» aggiunse lui portando così Ophelia a sorridere e voltarsi verso di lui solo per incontrare quegli occhi in cui amava annegare.

«L’idea di dover lasciare questo posto mi strugge, stavo quasi iniziando a considerarla casa…» non voleva rompere il momento, ma… stava vivendo così tante prime volte con lui che sperava che un giorno sarebbe arrivata anche quella di condividere un luogo da chiamare casa e in cui mettere radici.

«Mi spiace… ho rovinato il momento…» mormorò lei abbassando lo sguardo. Dietro di lui la piccola casa di legno che in quei giorni era stata la loro casa, piccola, ma accogliente oltre che unica. Era bello dopo aver fatto l’amore buttarsi addosso una vestaglia e andare in riva al mare, come quella mattina o farci una camminata al tramonto.

 

Ci nasconderemo al buio per non farci prendere

Dalle luci del mondo

dal rumore sordo delle macchine

 

Leopold però non era d’accordo, tanto che prendendole il volto tra le mani glielo sollevò per poter nuovamente cercare i suoi occhi in cui era in grado di leggere la sua anima, perché lei l’aveva e lui ogni giorno ne scopriva una sfumatura diversa.

Sì vivevano nascosti dal mondo e dai suoi abitanti, fuggivano impossibilitati di fermarsi, ma mai… mai sarebbe tornato indietro sulle sue scelte. Su quella scelta.

«Non hai rovinato nulla… Ophelia ascoltami…» la sua voce era profonda, decisa, di chi si era scoperto improvvisamente uomo nel proteggere quell’amore che stava nascendo e crescendo come la stessa umanità della donna che amava, ma che in egual modo sembrava essere sempre stato lì ad aspettarlo.

«Entrambi abbiamo compiuto errori. Io come il Dottore e tu come Madame Hydra, ma siamo qui no? Mi hai fatto una promessa su cui ho rischiato tutto e tu l’hai mantenuta…» e Fitz non lo avrebbe mai detto ad alta voce, ma in una piccolissima parte di lui aveva creduto che mai sarebbe stata disposta a rinunciare a tutti i poteri collezionati solo per lui, ma lo aveva fatto. Si era resa fragilmente vulnerabile e questo l’aveva reso ancora più pazzo di lei.

Ophelia sorrise debolmente, i lunghissimi capelli castani mossi dalla brezza marina e le mani a cercare il torace dell’uomo che sentiva di amare e con il quale in quel momento cercò un contatto più vicino. Come se non potessero ormai più fare a meno di star vicini, di toccarsi e cercarsi. Vivevano di quel contatto e di quello che provocava in loro.

«Abbiamo vissuto fino a questo momento da schiavi. Io dall’essere una macchinata programmata ad eseguire determinati ordini e tu…»

«… da ciò che credevo importante…»

Lo sguardo di Leopold per un attimo volò oltre le spalle della donna di fronte a lui, solcava le onde e raggiungeva l’orizzonte. Si pentiva di aver amato Jemma? Assolutamente no. L’aveva amata per davvero? Assolutamente sì. Lo Shield era stata la sua famiglia e mai avrebbe rinnegato nulla di tutto ciò che con loro aveva condiviso e che se fosse stato per lui, mai avrebbe voluto smettere di condividere, ma si era reso conto che tra tante scelte giuste c’era qualcosa che stonava con il suo essere sé stesso, un qualcosa che nel modo più brutale e sbagliato aveva compreso. Era come se mancasse un pezzo nella sua esistenza che gli permettesse di sentirsi finalmente intero, di sentirsi finalmente uomo e aveva scoperto contro ogni previsione che quel pezzo era niente di meno che Ophelia.

 

Mi prenderò solo un po' di te

Un istante di complicità

Un deserto di felicità

Che passerà e lascerà la polvere

E come il vento ci confonderà

 

«Quindi non ti penti che, nel Framework, io mi sia presentata il primo giorno di Accademia?» la donna lo aveva chiesto a bassa voce considerando come aveva visto il suo sguardo allontanarsi e volare chissà dove e in quali pensieri. Aveva ancora molto da imparare sulla sua nuova umanità, ma sentiva che il cuore la stava aiutando in quel percorso quanto l’amore e la pazienza di Leopold.

«Fare amicizia con te, cercare di capire cosa voleva dire essere connessi a qualcuno anche se allora non potevo capirlo… A differenza di oggi…»

Sì Ophelia si era presa qualcosa di lui e lo aveva fatto senza chiedere permesso. La sua curiosità scientifica si era trasformata in universo di felicità che avrebbe potuto lasciare solo polvere alle loro spalle e che come vento li aveva confusi eppure era lì… su quella spiaggia… con loro.

«Se non lo avessi fatto forse non avrei mai messo in discussione me stesso...» rispose Leopold tornando a guardarla e non potendo fare a meno di tentare di portarle indietro i ciuffi che non smettevano di volare per colpa delle raffiche di quel giorno d’estate.

Era tesa. Lo sentiva. Ma lei era sua soltanto e ora lo sapeva, anche lui le apparteneva.

«Sentire tutto questo… amore, stupore, gioia e ogni giorno scoprire nuove emozioni come arrabbiarmi perché non metti mai l’acqua nella tazzina del caffè o piangere per colpa di tutti quei film romantici che mi stai facendo vedere… a volte mi sembra che il mio cuore non possa reggere…»

Leopold si era messo a ridere, ma era vero c’erano azioni semplici e quotidiane che si compivano ogni giorno e che potevano piacere o meno, ma la bellezza di Ophelia era che qualsiasi di questa diveniva una scoperta. E anche quando litigavano o non si trovavano d’accordo su qualcosa, lei aveva la capacità di rendere onore al fatto che “sentissero”. Con lei il significato di “essere umani” acquisiva tutt’altro peso perché aveva la capacità di valorizzare ciò che normalmente si dava per scontato.

«Ma il dono più grande è stato poter scegliere e la mia prima scelta sei stato e sarai sempre tu…»

 

Respiriamo insieme questa luna piccola che muore

Ci nasconderemo bene, proveremo a vivere

Anche solo un momento

Come se non esistessero le regole

 

Fitz prese la mano che lei gli aveva appena posato sul viso e se la portò alla bocca per poterla bacia, mentre respiravano per l’ultima volta l’aria di quel luogo che li aveva accolti e tenuti al sicuro. Vivere ogni singolo istante e momento, senza regole o per lo meno andare contro anche a quelle esistenti solo per poter stare insieme… era bellissimo. Tutto era così intenso che ciò che accadde fu la necessità di cercare le sue labbra e sentire che fosse viva e vera. Con lei tutto aveva un’intensità nuova, forte e buona come le prime ciliegie di maggio.

 

Mi prenderò solo un po' di te

Un istante di complicità

Un deserto di felicità

Che passerà e lascerà la polvere

Che come il vento ci confonderà

E anche se vuoi darmi il cielo non mi basta

Lascia pure che io mi avvicini un po', quanto non so

 

Amarsi voleva comprendere che quello era tutto ciò per cui valeva davvero la pena combattere, come quando cercando la luna con lo sguardo e non trovandola si è confortati dall’idea che comunque è sempre lì…

Le risa di Ophelia riempirono l’aria quando preso dall’entusiasmo Leopold l’aveva presa in braccio e si era diretto verso l’acqua immergendosi fino a metà petto stretti in un abbraccio che non lasciava dubbi su quanto fossero felici.

Le vestaglie bagnate velocemente scomparvero e i loro corpi nudi si cercarono di nuovo coperti solo dal lenzuolo dell’oceano. Ophelia si trovò a mordere la sua spalla, mentre le sue mani accarezzavano la sua schiena e Leopold le spostava i capelli bagnati dal viso per cercare ancora e ancora le sue labbra, sua unica oasi nel deserto.

 

Mi prenderò solo un po' di te

Un istante di complicità

Un deserto di felicità

Che passerà e lascerà la polvere

E anche se vuoi darmi il cielo non mi basta

 

Avevano capito contro tormente e uragani che potevano dirsi addio, andare via di schiena e accontentarsi unicamente della vastità del firmamento, ma ora lo sapevano…

 

Leopold: “Il cielo non mi basta”

Ophelia: “Il cielo non mi basta”

 

Ci ho provato a scriverne una sola di One-Shot su d loro, ma non ci sono riuscita. Questa è nata naturale dopo la prima e nella mia mente ce ne è ancora una sola che voglio scrivere per completare una storia nata nella mia mente e che contro ogni previsione conterà di restarci per molto tempo. Perché SHIELD può sparire, Aida può morire, ma per me Leopold & Ophelia saranno eterni…

   
 
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