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Autore: FunnyYoungMe    15/05/2017    0 recensioni
Spesso la gente deve seguire altri in una strada dove non vogliono camminare: per affrontare una verità che fa male e per fare tutto ciò con una faccia seria, perché ti sei già arreso; o per nascondere il senso di vuoto con un atteggiamento doloroso di non essere te stesso...
Kyuhyun lotta per mantenere chi è diventato, mentre invece Yesung si dà per vinto nella sua vinta. Entrambi hanno bisogno dell'altro per essere chi sono veramente...
N.d.A: Ciao a tutti. Questa non è la solita storia d'amore KyuSung e quello che voglio davvero è, per tutti quelli che si prenderanno il tempo di leggerla (spero le diate una possibiità), che vi piaccia!!!
DISCLAIMER: Non mi appartengono Kyuhyun e Yesung, anzi, non mi appartiene nessun Super Junior menzionato. La storia non è mai accaduta nella realtà; è solo un prodotto della mia immaginazione, per cui a me appartiene solo la trama.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Kyuhyun, Un po' tutti, Yesung
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti :)
Lamento il ritardo; periodo che va da schifo, poco tempo per tradurre e scrivere, nervosismo e altro... Tutto ciò mi ha rallentato.
Che ne pensate del rapporto tra Kyu e Yesung? E tra Yesung e Wookie? Io amo Heechul, sappiatelo...
Be', spero che il capitolo vi piaccia.

 


Lui è la persona più importante nella mia vita!

 

 

Casa di Yesung

 

Yesung era appena entrato in camera sua, esausto e desideroso di una doccia. Era stata una giornata abbastanza attiva e l’unica cosa che voleva fare era sdraiarsi sul suo letto comodo e dormire, ma probabilmente la sua giornata sarebbe finita male, dato che in camera sua, entrò sua madre di corsa, guardandolo furiosa.

“Dove diamine sei stato?” Urlò al figlio.

“Io...”, cominciò a dire Yesung, ma venne interrotto dalle strilla di sua madre.

“Come puoi uscire così, senza dire nulla? Da quand’è che sei così coraggioso, uh? Quando l’unica cosa che fai è nasconderti in questa buia grotta che chiami camera… E inoltre, hai usato i tuoi fratelli per coprirti, facendogli mentire per te! Che problemi hai? Pensavo avessi più coscienza, dopo tutto ciò che ti è successo, ma no, sei solo peggiorato; sei solo un ragazzo egoista che pensa solo al suo bene!”

“Hai finito?” Domandò Yesung, inespressivo. Il rapporto con sua madre era cambiato dall’incidente, peggiorando.

“Ho finito? Ho finito?!? Sono qui, preoccupata per te, e tu mi parli così? Come osi?!”

“Mamma, smettila con questa scenata. Ero solo in gita con...”

“Quel ragazzo, quel rumoroso, irrispettoso vicino, che ha reso il quartiere un caos! Non riesci nemmeno a sceglierti un bravo amico! Sentimi qua, perché lo dirò solo una volta: quell’amicizia è proibita. Hai capito? Proibita!”

“Cosa?!” Le urlò Yesung. Odiava quando la donna si comportava da madre rigorosa, quando l’unica cosa che faceva era quella di farlo arrabbiare ancor di più. “Non puoi dirmi con chi uscire, è qualcosa che decido io! Invece di essere felice che ho un nuovo amico, cerchi di limitare le mie amicizia… Sei un’ipocrita!”

“Frena la lingua, ragazzino. Che bell’amico che hai trovato… Non contestarmi e fai come dico.”

“Io non ti darò ascolto. Se voglio, rimango amico suo. È l’unico che ha fatto quello che tu non sei riuscita a fare in tutti questi mesi, per cui smettila con questa cazzata della madre premurosa, okay?!” Il ragazzo urlò, stanco del suo atteggiamento. Quello però fu un errore e nella stanza si sentì un suono echeggiare. Yesung si portò una mano sulla guancia colpita, coprendo dalla vista della madre il segno delle cinque dita impresso sulla pelle.

“Non parlarmi più cosi”, disse lei con voce tremante davanti al figlio che la guardava con gli occhi lacrimosi e la mascella contratta. Quell’azione mandò in frantumi la loro relazione già delicata.

“Lasciami da solo”, mormorò Yesung voltandole le spalle, segno che la loro conversazione, e non solo quella, era terminata.

 

Balcone di Kyuhyun

 

Kyuhyun aveva sentito tutto; non era stato intenzionale, solo che era impossibile non ascoltare le loro urla.

Era inferocito per come la donna aveva parlato al figlio, arrivando a proibirgli di escludere dalla sua vita Kyuhyun; se c’era una persona che poteva prendere tale decisione, era lui stesso e forse anche il moro, ma non qualcun altro al di fuori di loro. Inoltre, non aveva nessuna intenzione di porre fine alla relazione con il suo vicino.

Quando Kyuhyun sentì l’eco dello schiaffo, il suo corpo si paralizzò e sentì solo una fitta al petto. La sua mano si chiuse a pugno attorno alle sbarre, sfogando tutta la sua rabbia. Stava cercando, come meglio poteva, di controllarsi e non correre in camera del maggiore per proteggerlo, mettendo al suo posto la donna. Purtroppo Kyuhyun era conscio che non avrebbe potuto farlo, perché apparire in camera di Yesung in quel momento avrebbe solo provocato più casini al più basso, cosa di cui non aveva assolutamente bisogno. Il minore gli avrebbe parlato e sarebbe stato lì per lui il giorno seguente.
 


 

Il cosiddetto ‘giorno seguente’ si fece aspettare; Yesung non uscì di casa neanche una volta e Kyuhyun non riuscì ad andare in camera sua, dato che sua madre era rimasta tutto il tempo a fare la guardia, gli occhi fissi su casa sua.

Passò una settimana senza che i due si incontrassero, ma ciò non fece desistere il minore. Quel giorno, Kyuhyun aveva deciso di sdraiarsi sul divanetto nel balcone, aspettando che il moro uscisse dalla sua ‘prigione’. La sua attesa venne ripagata quando, nel momento in cui il sole era appena spuntato in cielo, Jongwoon decise di farsi vedere.

Istintivamente, Yesung girò la testa a destra, i suoi occhi onice puntati su quelli marroni del minore, e con calma si posizionò di fronte a lui.

“Guarda un po’ chi ha deciso di degnare il mondo con la sua presenza… Pensavo avessi fatto un favore all’umanità e fossi sparito”, scherzò il castano.

“Stai dicendo che vuoi che sparisca?” Mormorò piano Yesung guardandolo con uno sguardo da cagnolino bastonato. “Sopravvivresti senza di me?!” Disse, cogliendo di sorpresa l’altro; quella era una delle poche volte in cui il minore non avrebbe saputo cosa rispondergli.

Quando vide che il castano non reagiva, Yesung ridacchiò, i suoi occhi chiusi a formare una mezza luna. “Sto scherzando, non prendere le mie parole sul serio… Mi hai aspettato fino ad adesso? È presto, mi sento lusingato. A meno che tu sia appena tornato da una delle tue feste, anche se non sembri affatto ubriaco, quindi…?”

“Come se passassi una notte in bianco per te… E no, non ero ad una festa e sono più che sobrio. Quanta poca fiducia hai in me.”

“Stai bene? Sembri… emotivo, oggi. Oh be’, devo pensare ad altre cose.”

“Altre cose… Ad esempio?”

“Non ho più libri da leggere, li ho finiti tutti… Inoltre sono a corto di pittura e i miei fratelli non sono in casa, per cui non possono andare a prendermene. Mio padre è di nuovo in un’altra città e… io non posso andare. Però mi manca tantissimo andare in libreria.”

“Sei proprio un secchione...”, disse annoiato Kyuhyun, ma si zittì quando il maggior lo guardò male. “Perché non puoi andare?”

“Non posso. È… è complicato.”

Il castano annuì soltanto. Sapeva che il problema stava nel suo passato, perciò non insistette. Al contrario, gli venne un’idea e non ci pensò molto prima di condividerla con il moro.

“Che ne dici se vengo con te? Andresti in libreria?”

Jongwoon lo guardò dubbioso. Quello che il vicino gli stava offrendo era una ottima soluzione, eppure c’era qualcosa che lo bloccava.

“Spenderesti il tuo tempo prezioso con me, accompagnandomi in libreria? Hai almeno una vaga idea di dove si trovi?”

Kyuhyun si corrucciò in un modo adorabile, secondo il maggiore. “Perché devi dubitare di ogni cosa che faccio? È questo che ricevi quando cerchi di aiutare? Comunque, non è come se tu avessi una migliore opzione per prendere i libri e la pittura.”

Yesung non era abbastanza sicuro dell’offerta e aveva ancora delle paure insignificanti che lo bloccavano dall’accettare. Abbassò la testa, scuotendola leggermente.

Quando una mano sfiorò la sua spalla, il moro alzò lo sguardo e vide che il minore gliela stava porgendo. Non capiva quando avesse saltato nel suo balcone e l’unica cosa che riuscì a fare fu fissare il ragazzo, esitante. Il primo a reagire fu Kyuhyun che prese la mano del maggiore.

“Dai, andiamo”, disse Kyuhyun e Yesung annuì, come se quella fosse l’unica cosa che era in grado di fare.

Quando Kyuhyun si allontanò da lui per avvicinarsi alle ringhiere, Yesung sfilò la sua mano dalla presa del minore.

“Non vedo perché debba saltare per raggiungere casa tua. A differenza tua, non sono una scimmia e ho classe, per cui ci vediamo fuori dalla tua porta tra dieci minuti”, sentenziò il moro.

“Come vuoi….” Replicò Yesung, ponendo fine alla conversazione mentre gli dava le spalle ed entrava in camera sua.

“Sto davvero facendo questo?” Pensò camminando verso la porta della stanza.

 

Macchina di Kyuhyun

 

In quel momento non erano importanti le sue insicurezze. D’altronde, Yesung era seduto vicino a Kyuhyun nella sua auto, diretti verso la libreria. Il moro aveva continuato a brontolare durante il tragitto a causa della lunga lista di libri di cui aveva bisogno. Il minore, invece, lo aveva preso in giro per la sua ossessione per i libri, ma ogni tanto gli dava la sua opinione su alcuni titoli, sorprendendo l’altro per la sua conoscenza e facendogli ritirare tutti i dubbi su Kyuhyun e la sua tendenza a nascondere parti del suo carattere.

“Questo è il vero Kyuhyun? Ti stai stancando di nascondere pezzi di te stesso dietro la facciata del ragazzo idiota?” Continuava a ripetersi in mente Yesung senza smettere di fissare il castano.

Da parte sua, Kyuhyun sentiva su di sé lo sguardo di quegli occhi pensierosi e tutto ciò che sentiva era un gradevole sentimento mai provato fino a quel momento. Per questo decise di non scherzare con lui. Almeno per il momento.

 

In libreria

 

Non appena Jongwoon posò piede dentro l’enorme ingresso, dimenticandosi che si trovava in un luogo silenzioso, corse verso i vecchi scaffali di legno, contento come fosse un bambino. Kyuhyun ridacchiò sotto i baffi, camminando lentamente verso l’atrio per sedersi ad un tavolo libero.

Ogni tanto, il minore intravedeva il più basso, che passava da uno scaffale all’altro, come se appartenesse a quel posto, e Kyuhyun era affascinato dall’atteggiamento carino ma confuso del moro; non aveva mai visto una tale beatitudine che lo potesse influenzare così tanto.

Quando perse di vista il maggiore, Kyuhyun non si preoccupò, d’altronde, quello sembrava il suo habitat naturale. Mentre si guardava in giro, gli vennero alla mente alcuni ricordi di quando era studente e, spinto dalla nostalgia, si alzò e andò verso un settore nel quale spesso andava quando era più giovane, in cerca di un buon libro da leggere.

Kyuhyun si immerse nella lettura e ci mise un po’ di tempo per sentire lo strattone alla manica. Voltò la testa solo per trovarsi faccia a faccia con una pila di libri, dietro la quale c’era Yesung. Il minore sbatté le palpebre un paio di volte, ma presto si rese conto che l’altro aveva bisogno di aiuto, per cui prese tutti i volumi.

“Puoi prenderli per me?” Domandò il maggiore dolcemente.

“L’ho già fatto”, rispose Kyuhyun.

“No, intendevo se potevi prenderli in prestito per me usando la mia tessera”, ribatté l’altro mentre posava la carta in cima alla pila.

“Perché non lo fai tu?”

“Non voglio”, commentò con nonchalance il moro. “Non sono… È solo che… Non me la sento di parlare con quella donna. È sempre così severa e con quei capelli sembra un leone”, aggiunse, rabbrividendo al solo pensiero. “Inoltre, mi guarda come se fossi un ladro di libri.”

“Chissà perché...” Disse ironicamente il minore mentre cercava di non fare cadere i libri. “Sicuramente sei un nerd.”

“Il bue che dice cornuto all’asino… Ti ho appena trovato nella sezione scientifica con un libro di matematica in mano, cosa dici a tua discolpa?” Yesung incrociò le braccia in segno di vittoria.

“Passavo il tempo.”

“Con un libro di matematica? A me viene mal di testa solo a pronunciare la parola stessa...”

“Ovvio. La tua testolina non è adatta ad attività intellettuali; la matematica è stimolante e interessante. Ero solito risolvere problemi solo per divertimento.”

Jongwoon si fermò improvvisamente, guardandolo sorpreso ad occhi aperti. In quel momento Kyuhyun si rese conto di ciò che aveva appena ammesso per cui, per evitare che l’immaginazione dell’altro facesse voli pindarici, riprese a parlare.

“Non pensare o dire nulla su questo, visto che sono io che ti sta aiutando, altrimenti torni a casa da solo senza libri.”

Yesung scrollò le spalle, ma ciò che gli aveva appena detto aveva risposto alle sue domande non dette. I suoi dubbi riguardo alle parti di carattere nascoste del vicino stavano diventando ogni volta sempre più reali.

Solo quando furono fuori dalla biblioteca, con i libri tra le mani del minore, e mentre era a braccetto con l’altro, il suo desiderio di avere una piccola soddisfazione si fece pressante e il suo lato infantile si fece presente.

“Secchione”, disse a bassa voce, ma abbastanza alto perché il castano lo sentisse.

Kyuhyun sogghignò, ma non disse né fece nulla.

 


 

Insieme, con Yesung ancora attaccato al suo braccio, muovendo la testa come un gufo o, nel suo caso, come un corvo, controllava ogni strada e posto, vigilante. Kyuhyun cercava di capire perché si comportasse così, ma senza lamentarsi. Avere il maggiore che dipendeva da lui gli aumentava il suo ego, rendendo vulnerabile Jongwoon e il minore una specie di eroe. La situazione gli piaceva molto.

Camminarono in giro per la città in cerca dell’Art Shop, dove il moro avrebbe comprato la pittura di cui aveva bisogno. Quando lo trovarono, o meglio, quando il maggiore ricordò dove si trovava, proprio dietro la libreria, Yesung si fermò all’entrata. Kyuhyun si girò verso di lui, una domanda silenziosa alla quale il più basso non tardò a rispondere.

“Non voglio entrare… Puoi prendermi un intero set, visto che ho finite tutto? Prendi anche nuovi pennelli. Ti aspetto qui, quindi dammi i libri.” Yesung allungò le mani e Kyuhyun fece come gli aveva detto, senza opporsi o chiedere spiegazioni, dato che sapeva che l’altro non gli avrebbe comunque risposto.

Kyuhyun prese tutto ciò che gli aveva chiesto il moro con qualche difficoltà; non capiva come potessero esistere quindici sfumature di rosso, il perché gli artisti non potessero usare un unico pennello e cosa ci facesse un coltellino sulla lista. Non cercò di comprendere il mondo dei pittori né degli strumenti artistici. Fu solo grazie alla commessa che riuscì a trovare tutto e con il pensiero di rimproverare il più basso, uscì dal negozio. Di certo, non si sarebbe mai aspettato la vista che lo aspettava fuori, la riteneva semplicemente impossibile: Jongwoon stava parlando con un altro ragazzo. Non una persona qualsiasi, ma quella con la quale Kyuhyun aveva una grossa rivalità; lui e quel ragazzo si odiavano e non sopportavano l’uno la presenza dell’altro.

Il castano mantenne il suo atteggiamento indifferente, di modo che non mostrasse niente che potesse danneggiarlo davanti al suo nemico musicale, Kim Kibum. Con i sacchi in mano, Kyuhyun si avvicinò al duo e subito si sentì contrariato quando entrambi smisero di parlare appena lo videro arrivare.

“Cos’hanno da nascondere? Come osa farmi questo quello strambo? Soprattutto con quell’idiota buon a nulla”, pensò Kyuhyun irritato.

“Oh, che sorpresa! Il grande Cho Kyuhyun ci ha onorati della sua presenza!” Esclamò sarcastico Kibum.

Yesung spostò il suo sguardo dal più alto a Kibum senza capire nulla. I suoi occhi si posarono sul suo vicino, sapendo che avrebbe sicuramente detto qualcosa.

“Yesung, è ora di andare”, annunciò Kyuhyun, ignorando totalmente la presenza dell’altro mentre il moro alzava gli occhi al cielo per il comportamento infantile del castano.

“Perché è così arrabbiato?” Pensò curioso il moro prima di rendersi conto che il minore lo aveva chiamato con il suo soprannome.

“Yesung, sto parlando a te. Andiamo… O vuoi andare da solo?” Gli rivolse uno sguardo torvo.

“Non chiamarmi così”, disse Yesung con un tono freddo che fece rabbrividire gli altri due ragazzi.

“Non è quello il tuo nome?” Domandò Kyuhyun con un sopracciglio sollevato.

“No, il mio nome è Jongwoon e tu non hai nessun diritto di chiamarmi Yesung.”

“Cos’hai appena…”

“Jongwoon-ah, visto che sei uscito, significa che ti sei ripreso del tutto. Questa è una buona notizia?” Il sorriso radioso di Kibum fece infuriare Kyuhyun, facendogli dimenticare che era appena stato interrotto. Sentiva il bisogno di cancellargli quell’espressione dal volto.

“Non dovresti essere da qualche altra parte? Magari a creare quegli orribili suoni che insisti a chiamare ‘musica’?” Domandò sogghignando Kyuhyun nonostante fosse lontano dall’essere calmo e raccolto, ma non avrebbe perso la sua compostezza davanti a lui.

“Quindi ti sei lasciato tutto alle spalle… Sono felice di sentire che hai superato la…” Kibum si fermò un attimo. “… partenza di Jongsung”, aggiunse.

In un attimo, Yesung sentì sia l’abbraccio di Kibum che il disagio espandersi per il corpo mentre il sangue di Kyuhyun andava dritto in testa, facendolo ribollire di rabbia e vedere rosso. Rudemente, separò il moro dal suo rivale e prendendolo per il braccio, si allontanò a passo rapido, senza vedere il sorriso trionfante di Kibum.

“Finalmente ti vedo uscire di testa, anche se solo per qualche istante… Tutto a causa di Yesungie? Interessante…”

 



Nel frattempo, Jongwoon venne preso alla sprovvista e allo stesso tempo, era perso nelle sue stesse memorie dolorose, permettendo al minore di trascinare il suo corpo come un sacco di patate mentre migliaia di parole lasciavano la sua bocca senza che il moro le captasse.

“Come fai a conoscerlo? Non conosci nessuno e non hai amici, o almeno mi hai detto questo… Ciononostante, tra tutte le persone lì fuori, conosci lui. A meno che entrambi facciate parte di un gruppo di ‘sfigati’… Rispondimi, per la miseria!” Strillò Kyuhyun guardando da sopra le spalle il moro.

“Chi è Jongsung? Ehi! Sto parlando con te, rispondimi!” Urlò questa volta girando Yesung e mettendolo davanti a lui, facendo cadere i sacchetti e i libri a terra.

Il maggiore alzò il capo, gli occhi pieni di lacrime, l’unica espressione in viso di profonda tristezza.

Il castano non si era reso dello stato emotivo di Yesung; era accecato dalla rabbia. Decise quindi di ignorare il suo sguardo implorante. “Chi diavolo è Jongsung e perché quel musicista fallito sa di lui e io invece no?”

Quelle furono le parole che distrussero i muri che Yesung aveva cercato di mantenere solidi. Il suo labbro tremò, così come le sue spalle, e Jongwoon si concesse di scoppiare a piangere davanti agli occhi del minore.

Kyuhyun venne sorpreso, non capiva cosa stesse accadendo all’altro e non gli importava. Ciò a cui pensava era che si sentiva in colpa e vederlo così, con le lacrime che scivolavano lungo il suo viso, fecero sì che il suo cuore si stringesse per il dolore. Senza pensarci due volte, circondò con le braccia la figura fragile del maggiore, dandogli l’abbraccio di cui aveva bisogno. Automaticamente, le mani di Yesung strinsero la maglia del minore e così, lasciò andare tutto il suo dolore con il viso nascosto nel petto di Kyuhyun.

Jongwoon non voleva che il castano gli parlasse così, non quando era melanconico, mentre cercava di dimenticare. Non voleva che Kyuhyun pronunciasse quel nome in quel modo perché gli faceva male. Lo feriva ricordare e che gli venisse urlato contro.

“Ti prego, non urlarmi…” Sussurrò Yesung con voce spezzata. “Non farmi domande… Non farmi ricordare.”

Kyuhyun sentì tutte quelle parole piene di dolore. Avrebbe ascoltato la preghiera del maggiore e non ne avrebbe più parlato, almeno per il momento, perché la pensava diversamente; era sicuro che era arrivato il momento di conoscere il passato di Yesung, e presto, con o senza il consenso del maggiore, questi gli avrebbe raccontato tutto.

Kyuhyun non riusciva più a sopportare la situazione. Era spaventato di camminare su frammenti di vetro ogni volta che parlava con il moro, perché a lui gli importava, e per aiutare Jongwoon doveva conoscerlo e solo il maggiore poteva dirgli dei suoi demoni del passato che lo tormentavano.

Rimasero abbracciati sul marciapiede fino a quando Yesung non si sentì meglio, i libri e le pitture dimenticate a terra.

Quando il moro si riprese, si abbracciò al braccio del minore, non solo per supporto, ma anche per qualcos’altro. Perfino lui non riusciva a dare un nome a quel sentimento, non ancora. Appoggiò la testa sulla spalla di Kyuhyun mentre il minore lo stringeva al suo corpo, con la sua mano appoggiata sulla spalla del maggiore. Così, camminarono insieme verso casa, ognuno con diversi pensieri in testa.

Come posso cancellare una memoria per sempre? Non voglio ricordare, non voglio provare più nulla… Sarà che parlarne, aiuterà a curarmi?” Domandò una voce flebile nella sua testa mentre i suoi occhi andavano per istinto verso il castano, ma si abbassarono subito, pensando a quelle parole.

Come posso decifrarlo? Cosa posso fare? Devo lasciare che lui mi racconti la storia, o devo usare alter vie? Mi odierebbe e si allontanerebbe da me… Non voglio ciò. Non posso permettere che lasci il mio fianco… Ma perché no? Cosa mi hai fatto?” Kyuhyun abbassò gli occhi verso il moro, incrociandosi con il suo sguardo. Sogghignò prima di sorridergli caldamente quando vide Jongwoon giocherellare con le sue dita.

“Stranamente carino”, pensò Kyuhyun per un istante con un sorriso dolce in viso prima che pensieri più importanti occupassero la sua mente.

“Lui è la persona più importante della mia vita”, mormorò Yesung all’improvviso.

Kyuhyun poté solo fissare la schiena del maggiore che entrava in casa, domandandosi il significato di quelle parole.

 

   
 
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