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Autore: Ronnie the Fox    15/05/2017    0 recensioni
Ikebukuro non è una città per deboli di cuore. Non quando appena svoltando un angolo si può fare la malaugurata conoscenza di criminali di ogni specie, membri illustri della pirateria locale, informatori senza scrupoli e autentiche leggende metropolitane.
[AU random, in cui agli esordi del 1800 Ikebukuro è una città portuale frequentata da pirati, malviventi, informatori di nostra conoscenza e leggende metropolitane. E forse qualche persona normale...Forse.]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izaya Orihara, Shizuo Heiwajima, Tom Tanaka, Vorona | Coppie: Izaya/Shizuo
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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-Of philosophical questions, hatred and a golden pocket watch
 

C'erano parecchie cose che Tom Tanaka non riusciva a capire.
Non perchè fosse un uomo particolarmente stupido, anzi si sarebbe potuto facilmente affermare il contrario, ma perchè gli abitanti del piccolo distretto portuale di Ikebukuro non perdevano mai occasione di stupirlo con la loro totale mancanza di senso comune.
Dopo diverso tempo, rimaneva per lui ancora un mistero il motivo per cui Simon, un gigantesco russo di colore, si affannasse tanto fuori dalla porta della sua locanda senza apparentemente rendersi conto che il suo comportamento, unito al suo aspetto e al suo giapponese stentato, facevano ben poco per accattivarsi la clientela, mettendo invece a disagio un gran numero di possibili avventori. E se per lo specifico caso di Simon poteva appellarsi ad un qualche tipo di divergenza culturale che li rendeva forse incapaci di comprendersi a vicenda, il resto non poteva essere detto per gran parte degli individui che, volenti o nolenti, era costretto a frequentare.
Un egregio esempio poteva essere Shinra Kishitani, un sedicente medico clandestino dotato di certificazioni piuttosto discutibili riguardanti la sua idoneità per la professione, conoscente di lunga data del suo amico nonchè collaboratore, Shizuo Heiwajima. Kishitani sembrava non curarsi affatto di quanto inquietante fosse l'attaccamento che professava in maniera costante per quella che definiva "la sua donna", ma che in realtà nessuno era nemmeno sicuro fosse un essere umano, considerato da tutti i cittadini di Ikebukuro nulla più che una leggenda. Certo, c'era chi sosteneva fermamente di averlo visto cavalcare su un destriero nero come la pece nel pieno della notte o marinai che raccontavano di averlo visto sulla prua di un gigantesco veliero con le vele nere spiegate al vento, ma i testimoni oculari sembravano per lo più essere ubriachi recidivi, il che rendeva la loro testimonianza scarsamente attendibile.
Sorprendentemente, queste sue stravaganze non contaminavano la fiducia di diversi esponenti della pirateria che aveva base sul luogo -in particolare quelli della famiglia Awakusu- i quali sembravano fidarsi ciecamente di lui nell'affidargli i propri compagni feriti in un duello o durante l'assalto ad un mercantile.
Anche se sospettava fosse perchè i servizi del dottor Kishitani erano gli unici che non avrebbero comportato un'immediata denuncia alle autorità con conseguente condanna ad impiccagione.
Ma meno di tutti, Tom capiva Izaya Orihara.
Con il suo cappotto bordato di pelliccia, gli stivali lucidati e il cappello in testa poteva farsi passare senza la minima difficoltà per un borghesotto qualsiasi, così che i malcapitati che si ritrovavano adescati dai suoi sorrisi e dal suo continuo sfoggio di eloquenza abbassavano subito la guardia e non passava loro nemmeno per la testa il pensiero di rifiutare l'offerta di un pranzo o di una bevuta quando se ne presentava l'occasione. Solo in seguito avrebbero scoperto di averlo pagato lo stesso, il prezzo, quello delle decine di piccole informazioni, personali o meno, che Izaya Orihara era stato in grado di estorcergli senza che nemmeno se ne accorgessero.
Ecco, un'altra cosa che Tom si rifiutava di accettare, fosse anche per la volontà di negare la completa stupidità del genere umano, era il modo in cui finiva sempre per esserci qualcuno che cadeva nella trappola di Orihara, nonostante questi portasse avanti sempre la solita messinscena da anni, ormai. E quand'anche capitava che, raramente, i suoi raggiri venissero scoperti, gli bastava prendere il largo sulla sua nave ed assentarsi non più di qualche mese, per poi fare ritorno quando le acque si fossero calmate.
A tal proposito Vorona una volta aveva commentato con un enigmatico "Non esiste altro peccato che la stupidità" che Tom era piuttosto sicuro fosse la citazione di uno scrittore britannico, anche se non ricordava con precisione di chi si trattasse. Un po' teatrale, forse, ma si era trovato ad essere d'accordo con la ragazza. 
In ogni caso, Izaya Orihara avrebbe avuto la possibilità di svolgere indisturbato la propria attività di informatore, se non avesse avuto la masochistica tendenza a rendere la propria vita e quella di tutti gli altri intorno a lui più difficile di quanto sarebbe stata altrimenti.
Spesso si domandava quale divertimento l'informatore potesse trarre dal rischiare la propria vita ostinandosi a voler infastidire Shizuo. Di certo nessuno che una mente sana e razionale potesse concepire.
Eppure eccolo scendere dalla sua imbarcazione con allegria immotivata, esitando soltanto il tempo necessario a lasciare le doverose disposizioni alla signorina Yagiri per prendersi cura della nave durante la sua assenza, prima di precipitarsi alla ricerca del suo storico rivale, con il quale avrebbe senza dubbio ingaggiato un duello all'ultimo sangue prima del calare del sole. E i loro duelli erano di un genere estremamente particolare perchè combattuti non con pistole o spade affilate, ma l'eccezionale forza fisica di Shizuo (sulla cui misteriosa origine nemmeno Kishitani era stato in grado di esprimersi con certezza) opposta all'abilità sovrannaturale di Orihara di evitare qualsiasi proiettile o colpo lanciato in sua direzione, per poi rispondere a tono con la lama affilata del coltellino sapientemente nascosto nella tasca interna della giacca. Sapere che Izaya Orihara aveva fatto la sua ricomparsa ad Ikebukuro significava un immediato senso di esasperazione per Tom e presto o tardi lo scatenarsi dell'ira di Shizuo, che cercava istantaneamente di porre fine all'esistenza del nemico scagliandogli contro qualasiasi cosa avesse a portata di mano, tra staccionate di ferro, lampioni a gas e, in una memorabile occasione, una carrozza con tanto di cavallo.
Aveva ormai perso il conto di quanti soldi aveva dovuto restituire ai proprietari di case, locande e veicoli che avevano visto le loro proprietà completamente distrutte da Shizuo durante uno dei suoi scoppi di rabbia rivolti, nell maggior parte dei casi, proprio verso Orihara.
I due erano separati e allo stesso tempo strettamente incatenati uno all'altro da un odio ardente ed incondizionato. E, fino a questo punto, Tom sarebbe stato ben disposto ad accettarlo senza doversi porre ulteriori domande.
Ciò che scatenava in modo inevitabile la sua perplessità era il modo in cui Shizuo aveva a poco a poco finito per diventare letteralmente ossessionato dall'informatore, arrivando al punto di abbandonare qualsiasi cosa stesse facendo nell'istante in cui il suo sguardo incrociava quello dell'alto per lanciarsi subito all'inseguimento. Un' ossessione che Orihara sembrava ricambiare con morboso attaccamento.
Non solo questo, ma entrambi -pur avendone avuto spesso l'occasione- non erano ancora riusciti a porre fine uno all'esistenza dell'altro, obiettivo che pareva a tutti gli effetti essere il fine ultimo dei loro frequentissimi scontri, fallendo nell'intento in modo talvolta talmente improbabile da rendere difficile credere si trattasse di una serie di casi fortuiti.
Ora, poteva benissimo ammettere che un individuo assurdo e perverso come Izaya Orihara potesse in qualche modo trovare una soddisfazione tutta personale nel portare avanti quel ridicolo gioco del gatto e del topo per il semplice gusto di tormentare l'unico essere umano che professava di odiare con tutte le proprie forze, ma trovava piuttosto difficile immaginare che Shizuo potesse pensarla allo stesso modo.
Ritenendo in ogni caso inutile continuare ad interrogarsi su una serie di domande a cui con grande probabilità non avrebbe mai trovato una risposta soddisfacente, aveva da tempo abbandonato la propria curiosità, rassegnandosi a sopportare con atteggiamento rilassato e imperturbabile gli inconvenienti che venivano di volta in volta causati dal rapporto burrascoso che intercorreva tra Heiwajima e Orihara.

Quella mattina in particolare, nel bel mezzo del loro solito giro di ricognizione, il caso aveva voluto che si imbattessero in una giovane coppia che discorreva animatamente di qualcosa che Tom non era riuscito a cogliere, fatta eccezione per un unica frase, che aveva avuto come immediato effetto quello di fargli tirare un lungo sospiro rassegnato, avendo già anticipato cosa sarebbe accaduto da lì a pochi istanti.
«Ho sentito che Izaya Orihara è tornato in città! Un mio conoscente ha visto la sua nave ancorata al porto proprio questa mattina.»
La frase non aveva fatto nemmeno in tempo a disperdersi nell'aria, sommersa dal chiacchiericcio della moltitudine di altre persone che affollavano la strada, che Shizuo si era improvvisamente arrestato sui suoi passi e aveva alzato la testa, lo sguardo vigile alla ricerca di qualsiasi indizio potesse confermare la veridicità della notizia che gli era appena giunta.
«Chiedo perdono, Tom.» aveva poi dichiarato, con inquietante tranquillità nel tono della sua voce «Spero non sia un problema se per oggi lascio a voi due il resto. Devo andare a fare a pezzi Orihara.»
Ritenendo queste parole sufficienti per congedarsi, nel giro di un minuto era già scomparso alla vista, lasciando lui e Vorona soli, a guardare nella direzione verso cui il loro collega si era appena volatilizzato. Tom, dal canto suo, non aveva potuto far altro se non far cenno a Vorona di seguirlo e continuare il loro giro come se niente fosse accaduto. Lei aveva annuito e non aveva esitato ad affiancarglisi, non riuscendo tuttavia a trattenersi dall'esprimere ad alta voce la propria perplessità.
«Mi domando il motivo per cui il signor Heiwajima desidera tanto ardentemente la cessazione della vita del signor Orihara.»
«Non si sono mai piaciuti, nemmeno da bambini.» aveva sospirato lui «E niente è cambiato quando sono diventati adulti. La tendenza di Izaya a voler cogliere ogni occasione per tormentare il nostro Shizuo non migliora certo la situazione.»
Vorona si era allora fatta pensierosa, cominciando a giocherellare distrattamente con il nodo della propria cravatta, elemento necessario -insieme al resto del completo maschile che indossava- per permetterle di svolgere indisturbata una professione che l'opinione comune riteneva non si adattasse ad una giovane donna.
«Ciò che mi avete appena detto è davvero peculiare. Avevo supposto che la faida tra il signor Heiwajima e il signor Orihara avesse avuto origine da una particolare causa scatenante, come un fatto di sangue o una grave offesa perpetrata da uno dei due nei confronti dell'altro.»
Tom si lasciò sfuggire un sorriso nell'udire i complicati giri di parole che Vorona era solita utilizzare anche per esprimere i concetti più semplici, tradendo come la sua conoscenza del giapponese derivasse per lo più dalle letture e dallo studio condotto sui libri di testo.
«No, assolutamente nulla del genere! Credo sia più simile ad un odio a pelle, istintivo. Per lo più immotivato.»
La ragazza era rimasta in silenzio per lungo tempo, camminando al suo fianco senza proferire parola come assorta nei propri pensieri, così che Tom si era convinto di essere riuscito, nonostante la risposta vaga e inconcludente, a soddisfare almeno in parte la sua curiosità.
Poi però, senza alcun preavviso, aveva ripreso a parlare.
«Molti maestri del pensiero nonchè un vasto numero di studiosi delle lettere sono dell'opinione che gli stimoli e le sensazioni umane connesse con il sentimento di odio e quello di passione amorosa siano estremamente simili tra loro, al punto che talvolta gli individui trovano difficile distinguere l'uno dall'altro.»
Tom non si era mai lamentato degli aneddoti che spesso e volentieri la sua giovane collega sembrava divertirsi a  ad alta voce e, anzi, più di una volta era rimasto stupito dalla profondità della cultura della ragazza, nonchè dalla varietà di argomenti su cui sembrava avesse condotto studi approfonditi.
Ma, pensandoci bene, c'erano alcune cose che avrebbe preferito non sapere.



~Nel frattempo, in un angusto vicolo di Ikebukuro...~


Shizuo prese un profondo respiro, nel futile tentativo di recuperare la calma, ma nemmeno il pungente odore di dell'acqua salmastra che gli invase le narici era in grado di scacciare quel profumo. Quel vago aroma di sapone aromatizzato alla vaniglia che qualcun altro avrebbe a buon diritto definito delizioso, ma che lui, sapendo fin troppo bene a che razza di individuo apparteneva, non poteva che percepire come un odore dolciastro e nauseante. Strinse più forte la presa sulle falde di un cappotto troppo pesante per quella stagione, ricevendo in cambio l'aumentare della pressione che l'affilata lama di un coltello esercitava sulla sua gola.
Una situazione di stallo.
Orihara sorrideva.
Il suo cappello era caduto nella furia della colluttazione ed era rotolato poco lontano, tra la polvere e la sporcizia, e i suoi abiti solitamente impeccabili erano ora sgualciti, ma lui non sembrava curarsene.
«Hai un ottimo fiuto, Shizu.» lo schernì «Non credevo saresti riuscito a trovarmi così presto. Sono sbarcato da...Quanto? Due ore?»
La sua voce suonava melliflua nel silenzio che li circondava. Un silenzio innaturale per Ikebukuro a quell'ora del giorno, e sarebbe bastato svoltare un angolo per ritrovarsi nuovamente in mezzo al caotico viavai di persone e alla confusione generata da decine e decine di voci che parlavano una sopra l'altra, più forte possibile per sovrastare lo scalpitare degli zoccoli dei cavalli che trainavano le carrozze degli abitanti che potevano permetterselo avanti e indietro per le strade della città.
Ma Izaya era furbo, troppo furbo per lasciare che Shizuo si accanisse su di lui in un luogo dove facilmente avrebbero potuto essere visti da qualche passante preoccupato che di certo, da buon cittadino, avrebbe subito allertato la polizia. E se per qualche assurdo motivo qualcuno avesse anche per caso deciso di avventurarsi in quello squallido vicolo senza uscita cogliendoli sul fatto, Izaya avrebbe comunque avuto il coltello dalla parte del manico, metaforicamente e non. Con la schiena premuta contro il muro e le mani di Shizuo strette troppo, troppo vicino alla gola gli sarebbe semplicemente bastato ritirare la lama e nasconderla nella tasca dei pantaloni con un gesto fulmineo perchè agli occhi dell'ingenuo osservatore sembrasse fin troppo evidente come stavano andando le cose: un onesto gentiluomo era stato assalito da un malvivente che stava cercando di strangolarlo nel tentativo di impadronirsi dei suoi soldi o di chissà cos'altro.
L'allarme lanciato da un qualsiasi testimone sarebbe bastato a far accorrere in tutta fretta i poliziotti e Shizuo sarebbe stato immediatamente arrestato sotto lo sguardo compiaciuto di Orihara.
Non sarebbe stata nemmeno la prima volta.
Il pensiero di questo tipo di eventualità anzi che convincerlo a controllarsi per evitare infelici conseguenze, aveva su Shizuo l'effetto opposto, quello di irritare ancor di più i suoi nervi messi già a dura prova dalla sola vista del sorriso divertito di Izaya.
«Non ti avevo forse detto ti stare lontano da Ikebukuro?»
Ringhiò, ad un soffio dal viso dell'informatore. Questì non sembrò per nulla turbato dall'atteggiamento minaccioso del rivale.
«E' un peccato che le cose non vadano sempre come vorremmo noi.» ribattè, lasciando che la lama disegnasse un piccolo solco sul collo di Heiwajima, da cui subito prese a scorrere un rivolo di sangue. Shizuo ebbe un fremito nell'avvertire le piccole gocce scarlatte correre lungo la sua pelle e macchiare il colletto della camicia. Quel poco di autocontrollo rimastogli vacillò in modo pericoloso.
«Dovrei spezzarti tutte le ossa, una ad una, anche solo per aver osato far rivedere il tuo lurido muso qui intorno!»
Orihara ignorò bellamente la sua minaccia, senza dare alcun segno di avere la minima intenzione di prendere sul serio l'intento omicida dell'altro, sebbene Shizuo fosse sicuro che gli sarebbe bastato uno sforzo davvero minimo per sentire le prime ossa spezzarsi sotto le sue dita. Oh, quello sì che sarebbe stato il suono della soddisfazione!
Ma Izaya sorrideva, nonostante tutto, come se non fosse consapevole di stare giocando con il fuoco o, al contrario, ne fosse ben consapevole e non ci fosse altra cosa al mondo in grado di divertirlo tanto quanto mettere a repentaglio la propria stessa vita.
Tuttavia anche questo non era che un gioco che, presto o tardi, avrebbe finito per annoiarlo e lo avrebbe spinto a vagare in cerca di qualche altro divertimento in cui coinvolgere i suoi tanto adorati esseri umani.
«Avanti, lasciami andare.»
Una richiesta che fu pronunciata in modo tale da farla assomigliare terribilmente ad un ordine, quando per la prima volta la voce era priva di quella fastidiosa nota di derisione che Shizuo era ormai fin troppo abituato a sentirsi rimbombare nella testa.
«E' un peccato che le cose non vadano sempre come vorresti tu.» lo imitò Shizuo in tono ironico, lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso a propria volta, compiaciuto dell'ingengnosità della propria trovata.
Orhara rise di gusto.
«Certo, se fossi abbastanza veloce potresti forse riuscire a spezzarmi il collo prima che il mio coltello ti recida la gola. Ma che divertimento ci sarebbe?»
Le parole di Izaya suonavano come al solito enigmatiche e prive di senso alle sue orecchie, e Shizuo sospettava fossero state scelte accuratamente con l'intenzione di irritarlo ancora di più.
«Al contrario, mi divertirebbe immensamente vederti agonizzare in questo squallido vicolo. Una fine degna di un essere disgustoso come te.»
«Ah, non sei mai stato un bravo bugiardo, Shizu, e se continui così temo che non lo sarai mai.»
Izaya sospirò, fingendo rammarico, e con grande sorpresa di Shizuo fece scivolare lentamente la lama del coltello sulla sua pelle, fino ad allontanarla definitivamente dal suo collo.
Impossibile che gliela desse vinta così facilmente. Orihara non era il tipo da arrendersi, nemmeno di fronte ad un destino inevitabile.
Shizuo si irrigidì, i muscoli tesi nella snervante attesa che Izaya tirasse fuori quello che sarebbe stato il suo prossimo asso nella manica e preparandosi a contrastare qualsiasi trovata l'altro avesse intenzione di sfruttare per coglierlo impreparato. Anche con le spalle al muro, l'informatore sapeva dimostrarsi estremamente pericoloso, ma Shizuo poteva dirsi pronto a tutto pur di impedirgli di sfuggire dalle sue grinfie.
O meglio, pronto a tutto tranne a quello che effettivamente successe.
Per quello che era forse stato un'imperdonabile errore di valutazione da parte sua, il suo volto si trovava ancora a pochi centimetri da quello di Izaya, così che fu fin troppo facile per quest'ultimo sporgersi appena in avanti e posare le proprie labbra sulle sue.
Per istanti che gli parvero ore, Shizuo rimase immobile, raggelato, incapace di dare un senso al gesto di Orihara.
E quando fu nuovamente in grado di reagire, per una volta non fu la rabbia a guidare alla cieca le sue azioni, ma un istinto sopito ancora più in profondità, che lo convinse ad abbassare le palpebre e dischiudere le labbra così che Orihara potesse cogliere l'occasione per approfondire il bacio, insinuando dietro la sua nuca la mano che fino a poco prima brandiva il coltello e stringendo tra le dita una ciocca dei suoi capelli in modo quasi doloroso. In risposta, Shizuo non potè che soffocare un gemito a metà tra il piacere e la sofferenza contro la sua bocca.
Non si accorse di aver inconsciamente allentato la presa sul cappotto dell'informatore, finchè questi, con un gesto brusco e repentino, pose fine al contatto sottraendosi alle sue mani e liberandosi dalla posizione di svantaggio in cui Shizuo, dopo tanta fatica, era riuscito a costringerlo.
Ormai fuori pericolo, a qualche metro da lui, Izaya si prese tutto il tempo per scrollarsi via la polvere dai vestiti, estrarre l'orologio d'oro dalla tasca del panciotto e lanciare un'occhiata pensierosa alle lancette.
«Ma tu guarda che ora si è fatta!» esclamò, in un'imitazione poco credibile di un tono di voce sinceramente sorpreso «E' stato bello finchè è durato, ma temo di avere altre faccende urgenti di cui devo assolutamente occuparmi. Vorrai scusarmi, Shizu.»
Si esibì allora in un teatrale inchino sotto lo sguardo attonito dell'altro e, dopo aver raccolto da terra il cappello a cilindro ed esserselo nuovamente calcato sulla testa, girò i tacchi scomparendo con impressionante rapidità.
Per un istante, Shizuo fu incapace di reagire.
Il momento successivo, aveva già ripreso l'inseguimento.




Note dell'autrice: Salve salve~
La genesi di questo AU un po' strano è qualcosa che ha a che fare un po' con le fanfiction di Itsnotlove che ho recentemente letto su Ao3 (e che vi consiglio assolutamente di leggere, se masticate un po' di inglese) e un po' anche con il mio amore per qualsiasi AU ambientato tra 1700 e 1800.
Nella migliore delle ipotesi, dovrei presto aggiungere a questa almeno un paio di altre storie con la stessa ambientazione, ma incentrate di volta in volta su diversi personaggi. Vedremo cosa ne verrà fuori!
As always, recensioni e commenti sono ben accetti!
Grazie per aver speso un po' di tempo nella lettura di questa storia e alla prossima!~

-Ronnie

  
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