Inojin
amava molte cose, ma niente lo rendeva più felice che stare ore e ore ad
allenarsi e imparare le tecniche del famoso trio Shika-Ino-Cho della sedicesima
generazione, ovvero quella di sua madre, di Choji e Shikamaru, che reputava
come degli zii.
Nel nuovo
trio, lui era quello più obbediente e ragionevole, cercando di invogliare anche
gli altri due ad allenarsi con lui ed i loro genitori, finendo sempre per fare
buchi nell’acqua. Shikadai era troppo pigro e reputava gli allenamenti delle
seccature, Chocho preferiva molto di più andare a mangiare con la professoressa
Anko che allenarsi a lanciare kunai. E lui glielo ripeteva molte volte che, se
continuava in questo modo, sarebbe diventata troppo cicciona anche solo per
tirare un kunai. Chocho lo guardava, alzava le spalle e continuava a mangiare,
fregandosene del poco tatto dell’erede Yamanaka.
Ma quel
giorno non poté allenarsi a causa del brutto tempo che imperversava fuori,
causandogli un leggero malumore.
E adesso che cosa faccio?
Guardò la
madre che componeva dei bei mazzi di fiori per la festa di San Valentino.
Sorrise divertito nel pensare al suo compagno di squadra, Shikadai, che avrebbe
guardato malissimo e usato il suo potere dell’ombra contro ignari ragazzi pur
di non farli avvicinare ad una “seccatura” di nome Himawari. Lui sapeva bene
cosa provava il suo compagno di squadra, perché lui era il suo migliore amico
insieme a Boruto. Ma non poteva mica dirlo a Boruto, perché avrebbe dato di
matto da buon fratello maggiore. Così si era auto-attribuito il diritto di
prenderlo in giro e fargli credere che anche a lui piacesse Himawari. Non
che gli piacesse davvero, ma per aiutarlo a darsi una mossa.
In questo
aveva proprio preso da sua madre, Ino. Impiccione e ficcanaso, nonché “buon
samaritano” che faceva credere una cosa per dare una smossa al suo migliore
amico. Proprio come aveva fatto Ino ai tempi con Shikamaru per aiutarlo con
Temari.
I geni non mentono.
“Mamma, ma
tu e papà come vi siete conosciuti?”
Inojin
aveva anche una bella faccia tosta. Era diretto come suo padre, non capendo
che, molte volte, poteva anche risultare impertinente. Infatti, Ino per poco
non si recise tre dita mentre tagliava i gambi dei fiori. Posò le cesoie e
guardò suo figlio, cercando di capire da dove venisse quella curiosità. Ino era
la regina dei pettegolezzi e aveva un fiuto invidiabile quando si trattava di
scoprire qualcosa. Suo figlio lo sapeva, ma faceva finta di nulla.
“Perché
vorresti saperlo?”
“Semplice
curiosità. Volevo capire come può, uno come papà, aver conquistato una donna
come te.”
“Ti piace
per caso qualcuna, Inojin?”
Inojin
divenne di un bel rosso acceso sotto lo sguardo divertito della madre, non
sapendo che cosa dirle. A lui, in realtà, non piaceva nessuna, ma sua madre non
gli avrebbe mai creduto.
“No mamma.
Non ho trovato ancora nessuna come te.”
E sperava
che, in quel modo, potesse rabbonire la madre e non farla diventare
un’investigatrice privata. Se c’era una cosa in cui Ino era brava, era
infilarsi nella mente delle persone, sondarle e scoprire tutto quello che
voleva. E lui poteva farlo pure. Ma forse, per questa volta, sua madre c’era
cascata.
“Vediamo…”
La vide
portare una mano sotto il mento, pensando alla prima volta che vide Sai.
“La prima
volta è stato quando è entrato a far parte del Team 7 con Sakura e Naruto, dopo
che Sasuke li abbandonò. Lo incontrai con Sakura mentre io ero in giro con
Shikamaru. È stato amore a prima vista per me.”
Sorrise
divertita pensando a quei ricordi di gioventù che sembravano così lontani.
Aveva notato subito Sai, forse per via del fatto che assomigliava a Sasuke, il
suo primo amore e primo amore della sua migliore amica/nemica Sakura. Ma sapeva
di non poter competere con lei, e quando incontrò Sai, fu come se qualcuno l’avesse
premiata per la pazienza nell’aspettare quello giusto.
Sai era
tutto quello che le serviva.
“E pensa,
quella stessa sera in cui ci siamo conosciuti mi ha anche detto che ero
stupenda!”
Quella era
stata una rivincita colossale su Sakura, dato che Sasuke non la degnava nemmeno
di uno sguardo. Una piccola rivincita, dato che lei, adesso, aveva il suo
“Sasuke personale”.
Inojin
guardava la madre cercando di immagazzinare tutte quelle informazioni, ma quel
suo sorriso lo immobilizzò. Sua madre sorrideva in quel modo solo quando
parlava di suo padre.
Voglio trovare anche io qualcuno e
sorridere in quel modo quando penso a lei.
Il solo
pensiero lo stupì, perché non avrebbe mai immaginato di voler trovare qualcuno
solo perché aveva visto quel sorriso a sua madre. Forse un amore come quello
che provava sua madre lo avrebbe provato anche lui, un giorno.
“E papà?
Lui ti ama pure?”
Doveva
sapere.
Voleva
sapere.
Sapeva di
star chiedendo alla persona sbagliata, ma sua madre non gli avrebbe mai
mentito.
“Certo che
mi ama.”
“E come
fai a saperlo?”
Non vedeva
mai suo padre dirle qualcosa di romantico o fare qualcosa di romantico per sua
madre. Come poteva avere sua madre la certezza? Va bene che era una madre e le
madri sanno sempre tutto, ma lui voleva capire.
“Perché me
lo dimostra nei piccoli gesti di ogni giorno, e poi me lo dice spesso che mi
ama o frasi romantiche. Non le dice quando ci tu nei paraggi, ma stai sicuro
che tuo padre mi ama.”
Ma tutte
quelle domande avevano instillato il seme della curiosità in Ino, e non ci
pensò due volte ad applicare il Capovolgimento Spirituale sul figlio, il quale
cercò di fuggire, ma con scarso successo. Ino sarebbe andata molto in là,
avrebbe anche potuto scoprire la scommessa dei bambini – e se l’avesse fatto,
avrebbe dato tutte le informazioni che suo figlio voleva sapere pur di farlo
vincere -, se solo non avesse visto l’ultimo pensiero del figlio.
A Shikadai piace Himawari.
Uscì dalla
sua mente e lo guardò con uno strano luccichio negli occhi.
“Quindi la
maledizione dei Nara ha colpito ancora.”
Cominciò a
ridere divertita, sotto lo sguardo terrorizzato del figlio. Fin dove si era
spinta sua madre?
“Che cosa
hai visto?”
“Solo che
a Shikadai piace Himawari.”
“Non dire
nulla. Shikadai mi ammazzerà se scoprirà che tu sai.”
“Tranquillo,
io mantengo i segreti e le promesse, ed io ti prometto di non dirlo ad anima
viva.”
Se poi
l’avesse detto nella tomba di suo padre e per
caso ci fosse stato qualcuno nei paraggi, lei non avrebbe infranto la
promessa.
“Mamma, tu
non fare nulla. Ci sto già pensando io ad aiutare Shikadai a dichiararsi, visto
che lui è davvero imbranato.”
Inojin
aveva catturato tutta l’attenzione della madre che lo guardava attentamente e
con uno strano e familiare presentimento.
“E come lo
stai aiutando?”
“Facendogli
credere che anche a me piace Himawari. Non sai che facce che fa ogni volta. E
poi Himawari è simpatica e piace a molti in Accademia. Avrà delle belle gatte
da pelare. Quanto è fortunato ad avere un amico come me.”
Ed Ino si
ritrovò in Inojin, perché anche lei aveva fatto la stessa identica cosa
parecchi anni fa, con un ragazzo diverso, con una seccatura diversa. La
divertiva un mondo questa cosa, e pensare che suo figlio avesse preso da lei
questo lato del carattere la riempiva di gioia.
“Avrà
bisogno di alcuni fiori specifici.”
“Avrà
bisogno di darsi una smossa, perché se non lo fa, chiederò ad Himawari di
uscire insieme.”
Ino rise,
non riuscendo a non approvare il lato cattivo del figlio. Inojin era proprio un
bel mix fra lei e Sai, e lo aveva capito proprio in quel momento.
“Sarà il
nostro piccolo segreto, allora. Sarò tua complice.”
L’occhiolino
che gli fece la madre lo terrorizzò.
In che guaio mi sono cacciato?!