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Autore: _FallingToPieces_    18/05/2017    7 recensioni
Solo un breve scritto sull'ansia, sull'incapacità di pensare lucidamente e sul non sentirsi mai all'altezza.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ne varrà la pena?

 

Forse loro non se ne rendono conto, ma i 'devi reagire' non servono a nulla, peggiorano solo le cose. Se avessi il potere di reagire, di opporti a ciò che lentamente ti sta uccidendo, non ti troveresti in questa situazione.
Ci sono persone che, non si sa come, credono che tu stia male perché lo vuoi, lo desideri.
Ma, in fondo, chi è che soffre di sua spontanea volontà? Chi è che decide di farla finita perché lo desidera con tutto se stesso? È tutto dettato dalla disperazione, dall'affaticamento, dal peso di questa vita sulle nostre fragili spalle. Nessuno vorrebbe davvero andarsene all'altro mondo, vorremmo invece essere fermati, rassicurati, cullati e protetti.

A volte senti l'incontrollabile impulso di dire basta, di dire che non reggi più niente di tutto questo. Sotto sotto, sai di avere una grandissima paura, di non voler smettere di esistere senza prima fare qualcosa di buono; ma in quei momenti di panico, nulla importa, nulla ti trattiene. In quei momenti, non c'è un'ancora che ti mantenga coi piedi per terra.

L'ansia ti distrugge, ti divora senza pietà, prosciugandoti di forza, energia. Nemmeno capisci a cosa sia dovuta, dopotutto, ma non ti interessa scoprirlo.

Quell'ansia che ti blocca, ti fa sentire male, ti fa perdere il fiato e la lucidità. Come quando hai l'impressione di estraniarti dalla realtà, dal tuo corpo, che neppure risponde ai comandi della tua mente, non si coordina coi tuoi pensieri, semplicemente ti abbandona, mentre tu annaspi e arranchi per rimanere a galla, respirare, riacquistare la razionalità.

È tutta una questione di controllo, quindi. In quegli istanti, quando vieni sopraffatto, investito, calpestato dall'agitazione e dal panico, perdi il controllo e ti sembra di perdere anche la mobilità. La tua testa vaga chissà dove, come se vi vorticassero centinaia, migliaia di pensieri, e invece non ne percepisci uno, non c'è niente di concreto, di tangibile; la testa è ovattata, all'interno rimbomba, come il tuo cuore nella cassa toracica, che batte, batte, batte ad una velocità e potenza così elevate e dolorose da mozzarti il respiro.

Quando ti accorgi che ormai hai difficoltà a fare qualsiasi cosa, anche la più semplice, come attraversare la strada o rispondere a chi chiede indicazioni, ti senti devastato, fallito, in qualche modo non normale. Ti senti ferito, frustrato, oltraggiato. Pensi che non ci sia più speranza, perché per quanto ci provi non riesci a redimerti. Lotti con i denti per conquistarti la più piccola vittoria, sei stremato, debole, danneggiato.

Loro non sanno quanto combatti anche solo per dire qualche parola, per farti avanti. Perché l'ansia parte dal basso e risale come un fiume in piena finché non raggiunge anche la gola, arrestando la tua voce, annodandola in un groviglio che non riesci a mai sbrogliare.

Magari ti hanno preso in giro tanto e a lungo per la tua tendenza a rimanere sempre in silenzio, per il tempo che ti occorre per provare a rispondere anche alle domande elementari. Nella tua testa, in quei frangenti, rimbomba tutto così rumorosamente da non permetterti quasi di udire le loro voci. Sei estremamente confuso, disorientato.

E stai impazzendo, perché gradualmente, inesorabilmente, vieni sconfitto. Dentro, stai sbroccando, ti senti morire ogni volta un po' di più; fuori sei fisso, immobile, imperturbabile, tranne i casi in cui mostri palesi segni di imbarazzo e te ne vergogni tanto, troppo.

Ti domandi quale sia la soluzione. C'è? Oppure no?
In queste condizioni faticheresti ad iniziare un lavoro su te stesso, ammettiamolo. E se quella è l'unica soluzione, sei completamente fottuto.

Dunque, ne vale la pena?

Vivere, intendo. Vale la pena ammalarsi all'interno perché non si è in grado di fare i conti con ciò che ci circonda?

No. Naturalmente no.

Eppure sei convinto che dopo tutto quest'incessante lottare, questo strisciare le unghie sulla lavagna per rimanere in piedi, sopportandone il suono stridulo, rabbrividendo, non potrai mai accettare che sia necessario lasciarsi semplicemente andare, rassegnarsi.

Perché quello, di certo, non varrebbe la pena.

Stai combattendo, anche se gli altri non lo vedono. Continui a tentare, a sperare. E dici, cazzo, dopo tutto ciò che è successo, che hai passato, sei ancora qui. Forse appari fragile, stremato, apatico. Però non te ne sei andato. E questo varrà pur qualcosa, no?

~~~~~

Questo scritto è solo uno sfogo personale. Avevo la necessità di scriverlo e sono contenta di averlo fatto, mi ha risollevata un po'. Non c'è niente di meglio della scrittura.
Non ho pretese a riguardo, ovviamente. L'ho scritto per me, per capire se riesco a mettere su carta quello che ho in testa e che ultimamente mi sta facendo impazzire.
Sarei felice di sapere se sono stata brava ad esprimere queste sensazioni, emozioni. Me lo direte, se ve la sentite.

Queste poche righe sono solo una minima parte dei miei pensieri, ma credo che sia comunque un bel passo in avanti rispetto al tenersi tutto dentro. Talvolta si ha proprio il bisogno che qualcuno legga e magari si ritrovi in alcune parole.
Grazie per aver letto. xx

  
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