Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Signorina Anarchia    19/05/2017    0 recensioni
Anno 2099. Albert è un giovane ingegnere di successo che lavora in un'università svedese. Nonostante la sua carriera brillante, un giorno si accorge di aver dedicato tutta la sua vita al lavoro, e di non essere mai riuscito a stabilire un rapporto d'amore o di amicizia con qualcuno. Sentendosi terribilmente solo, decide di usare le sue prodigiose capacità ingegneristiche per costruirsi una compagna, sfidando tutte le leggi vigenti che impediscono agli umani di creare androidi pensanti.
Dal testo:
"Quel cuore artificiale pulsante, in quel momento, era per lui la cosa più vicina a un contatto umano. Lo guardava andare su e giù, quasi come se fosse vero. Poi spostò lo sguardo sui pezzi di ferro ancora da saldare, sulle siringhe piene di silicone, e sulle gocce di vetroresina già levigate. E improvvisamente gli venne un’idea."
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 1

 

Trial

 

Si guardò le mani sporche di polvere di ferro, ansimante. Aveva lavorato tutta la notte, e davanti agli occhi cominciava a vedere macchie colorate al posto degli strumenti da lavoro. Si gettò a peso morto su una sedia, a riposare, perchè ormai il prodotto del suo sforzo cominciava a sembrargli solo una figura indistinta. Gettò una rapida occhiata all'orologio da parete alle sue spalle, ma il suo cervello non registrò l'orario. Dovette guardare una seconda volta per scoprire che erano le 5.42 del mattino, e che il sole stava penetrando attraverso le tapparelle che durante i mesi di luce teneva sempre abbassate. Osservò trasognato un raggio che attraversava l'intera sala, per poi posarsi sul naso ancora grezzo della sua creatura. Senza neanche accorgersene, sprofondò in un sonno agitato.

 

Decine e decine di mani invisibili gli strisciavano sulla nuca, gli frugavano nelle tasche, nel maglione, gli toglievano gli occhiali, lo tiravano verso il buio. E lui era come cieco, in tutto questo. Non vedeva e non udiva alcuna presenza umana, a parte pochi deboli sussurri dal tono concitato e accusatorio. Improvvisamente udì un rumore vicino al suo orecchio, quasi attaccato al timpano. Il suono era simile a quello di un martelletto per udienze che batteva energicamente sul banco di un tribunale, sempre più forte, sempre più chiaro, sempre più vicino...

 

Albert si svegliò di soprassalto, per scoprire che stavano bussando alla porta. Diavolo...

Dette una rapida occhiata all'orologio e schizzò verso l'ingresso. Non fece in tempo ad aprire, che un fiume di parole lo investì.

- Cazzo, Al! Stavo per tornare con la mia cassetta degli attrezzi...io e Walden ci siamo detti che dovevi essere morto per non esserti presentato all'università, ma poi io ho pensato che magari avevi qualche bella squinzia per le mani...

Il resto delle parole del suo collega furono inghiottite dal ronzio che gli tappava le orecchie. Søren era un buon elemento con cui lavorare; mente pragmatica, braccia forti, a volte riusciva addirittura a strappargli un sorriso. E, cosa più importante, nonostante la sua invadenza, per Albert era la cosa più vicina ad un amico che avesse mai avuto

- ...e quindi gli ho detto “ehi, professor W., io non mi infilo nei fatti privati dei miei colleghi”, ma lui ha insistito...e quindi, eccomi qua. Merda, amico, hai una faccia orribile. Tutto ok?

Altro tratto distintivo di Søren: era tremendamente sboccato. E fastidioso. Albert sapeva bene che si stava seriamente preoccupando del suo stato di salute, ma lo trovò irritante. Soprattutto perchè...

Gli venne automatico sbarrare gli occhi. Cercò di trattenersi per non dare nell'occhio, ma il pensiero di quel che aveva fatto la notte scorsa...

 

E se il suo collega avesse cercato di entrare in casa? E se avesse visto la cosa – non riusciva nemmeno a pensarla con un nome proprio, quasi per paura che Søren potesse leggerglielo in mente – che giaceva distesa sul tavolo, come una macabra marionetta troppo grande? Poteva denunciarlo alle autorità e fargli perdere il lavoro, nel migliore dei casi. Così si sarebbe ritrovato più solo di prima, senza nemmeno la sua unica ragione di vita a dargli conforto e sostegno economico. Naturalmente questa era la prospettiva più rosea. In seguito al caso Engström, chiunque avesse solo pensato di costruire qualsiasi forma di vita non umana, rischiava la reclusione e la distruzione di ogni sua creazione.

 

Il giudizio dell'opinione pubblica per quella vicenda aleggiava ancora nell'aria. Spesso, sul giornale e nei notiziari, si faceva ancora riferimento a Engström e alle controversie che il suo caso aveva portato alla luce. Non si poteva parlare di computer ultrapotenti, aspirapolvere deambulanti, o addirittura di auto col pilota automatico senza citare Engström e la sua “idea malata di tecnologia”. Sembrava che in Svezia ci fosse il tacito accordo di non percorrere troppo la via del progresso; giusto per non suscitare malcontento, o per non turbare la collettività ancora scossa. Ma naturalmente, mentre tutti quegli stupidi apparecchi elettronici che facilitavano la vita di tutti i giorni non avevano niente a che vedere con un cervello vero e proprio, dotato di pensieri e sentimenti, quello che stava facendo Albert era profondamente illegale e fuori da ogni etica. Che differenza c'era, alla fine, fra ciò che aveva fatto quel pazzo di Engström e quel che stava facendo lui? Praticamente nessuna.

 

Tutti questi pensieri lo colpirono all'improvviso, mescolandosi fra loro per la velocità con cui prendevano forma, uno dietro l'altro. Durante la notte, mentre lavorava, non si era

soffermato neanche per un momento su ciò che stava per fare. Era come privo di cervello, o meglio, di tutta quella parte che non conteneva complicate nozioni ingegneristiche. Quelle non aveva nemmeno bisogno di recuperarle: erano davanti ai suoi occhi, poteva quasi afferrarle e usarle a suo piacimento.

Né era riuscito a pensare una volta seduto sulla sedia. Era sprofondato nell'oblio, con i sogni inquietanti a tormentarlo, e nient'altro a fargli compagnia. Poi Søren aveva bussato alla porta, ed eccolo qua, a interrogarsi sul rischio e sull'eticità di ciò che stava per fare.

 

I suoi pensieri, a volerli scrivere, avrebbero occupato chissà quanto spazio. Invece, tra questi e la domanda del suo collega, non era intercorsa più di una decina di secondi.

- Sicuro di star bene? Hai una cera...

- Sto bene – rispose frettolosamente Albert – ho solo...dormito poco. Influenza intestinale. Dev'essere stato qualcosa che ho mangiato in mensa – inventò.

- Loro e il loro fottuto salmone affumicato. Gliel'ho detto, alla cuoca, di non servirlo quando è grigio. Un giorno qualcuno ci lascerà le penne, e noi finiremo sul giornale come l'università con i fondi più bassi di Svezia. Ehi, guarda il lato positivo, magari ci aumenteranno lo stipendio se scoppia un bello scandalo...

Albert sorrise debolmente. Forse abbindolare Søren sarebbe stato meno difficile del previsto. Tuttavia, qualcosa nelle chiacchiere del collega attirò la sua attenzione.

- Insomma, adesso stai bene, no? Walden ha urgente bisogno di te. Ha detto di portarti all'università anche a costo di imbavagliarti. Deve discutere con te di una cosa urgente.
- Vale a dire? - cercò di mantenere un'espressione neutra mentre nel cervello gli risuonavano mille campanelli dall'allarme. Søren assunse un'espressione seria.

- È per quel cuore umano che hai costruito il mese scorso.

 

 

 

 

N.d.A.: Ciao a tutti! Chi non muore si rivede! Sto cercando con tutte le mie forze di continuare questa storia, ma il tempo è poco e gli esami universitari incombono, quindi mi dispiace se aggiorno in maniera discontinua. Comunque non vi preoccupate, non lascerò morire questo progetto! Mi scuso anche per errori e refusi vari; al momento non ho nessuno a betarmi la storia.

Dunque, voglio ringraziare chi ha letto lo scorso capitolo e ha lasciato una recensione. Grazie in anticipo anche a chi leggerà questo e a chi recensirà. Ne ho davvero bisogno per continuare a scrivere e a migliorarmi :)

So che in questo capitolo c'è poca azione e molte paranoie, ma ho pensato che la scelta di Albert non potesse essere compiuta senza qualche crisi di coscienza. Inoltre, qui facciamo conoscenza con Søren, che sarà un personaggio molto importante nel corso della storia. Nel prossimo capitolo scopriremo anche qualcosa in più su questo misterioso caso Engström, che Albert cita più volte paragonandolo al suo. È evidente che le leggi così rigide di quel periodo sono anche frutto di atti compiuti da qualcun altro, che devono aver dato una bella scossa all'opinione pubblica per quanto riguarda l'intelligenza artificiale. In ogni caso, staremo a vedere. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e spero di poter aggiornare al più presto! Baci,

____Lun@____

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Signorina Anarchia