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Autore: Francy_Kid    19/05/2017    3 recensioni
Chat Noir, la Belva Nera, un ragazzo che ha il potere di distruggere tutto ciò che tocca: una maledizione che lo vede essere temuto da tutti. Solo una ragazza, Marinette, sarà in grado di conoscerlo meglio e capirlo.
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•MariChat•
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INIZIATA: 9 Marzo 2017
CONPLETATA: 20 Marzo 2018
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Maestro Fu, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Cap. 11



Marinette non sapeva di cosa si preoccupavano i suoi amici: Nathaniel era un bravo ragazzo ed un buon amico, non aveva mai fatto nulla di male.

Almeno, non che lei sapesse.

Raggiunta la biblioteca, attese davanti allo scaffale l'arrivo di Fu per inserire il codice di apertura, giocherellando con la manica della felpa che aveva legato in vita e che aveva portato per non prendere e freddo, visto che là sotto c'era più umidità che in un giorno piovoso di fine autunno.

E no, non stava esagerando.

«Eccomi qua, andiamo.» esclamò felicemente l'anziano, iniziando a spostare i volumi.

E anche questa volta, non era stata abbastanza attenta.

Scendendo la lunga rampa di scale, stando attenta a non cadere, iniziò a parlare: «Ascolti, domani non le dispiace se non vengo? Dovrei uscire con un amico.»
«Certamente, e guarda che puoi venire qui anche solo due o tre volte a settimana, non tutti i giorni: avrai bisogno di riposare e anche di studiare, immagino.» rispose comprensivo Fu, raggiungendo la fine senza alcuna fatica.

Vero, la scuola; effettivamente si era accorta che fare i compiti la sera e stare con Chat le portava via un sacco di tempo –non che le visite dell'amico le dispiacessero, al contrario–

«Se vuoi, più tardi, potremmo discutere dei giorni di incontro e degli orari, così potrai organizzarti meglio.» aggiunse subito dopo, facendola accomodare al solito tavolo.
«Va bene.» concordò lei, recuperando dallo zaino il suo quaderno degli appunti ed il cellulare per registrare. «Non le dispiace se anziché scrivere registro la nostra conversazione? Lo trovo più comodo anche per seguire meglio il tutto.»
«Certamente.» sorrise lui.

Marinette fece partire la registrazione e Fu prese parola.

«Come ti ho già spiegato, i possessori dell'anello ricevono dei poteri soprannaturali attivabile con la rabbia ed i sentimenti che causano distruzione. Durante il periodo ti tempo in cui i poteri sono attivi, la persona è come se perdesse conoscenza e la sua parte selvaggia venisse a galla.» spiegò con pazienza.
«E c'è un modo per farlo tornare normale se dovesse succedere?» domandò incuriosita.
Fu ci pensò qualche secondo. «Che io sappia no. L'unico modo che ha di tornare normale è distruggere la fonte della sua rabbia, cosicché il sentimento di negatività si scateni proprio sulla fonte.» rispose. «Non è mai capitato nella storia -o meglio, non è mai stato documentato- di un Chat Noir che è riuscito a controllare la sua ira e tornare in sé prima di distruggere qualcosa o uccidere qualcuno.»

Marinette sentì il sangue reggelarsi nelle vene.

Certo, non era stata fatta nessuna vittima a Parigi –tranne per numerosi feriti– e nel sentire che Chat, il suo amico, potrebbe uccidere qualcuno a causa dei sentimenti negativi le faceva tremare le gambe.

Potrebbe accadere a lei. Lei potrebbe essere vittima di un attacco della Belva Nera, così come ad uno dei suoi amici o ad i suoi genitori.

La corvina scosse violentemente la testa, sbarazzandosi di quei pensieri che non accennavano a placarsi.

«Va tutto bene?» le domandò l'anziano in tono preoccupato, posandole la mano sul braccio per confortarla.
«S-Sì, tutto bene.» mentì, ma voleva andare avanti con la storia.
«Numerose furono le vittime di questo potere e le più fortunate morirono dopo un colpo.» continuò. «Molte persone dovettero fuggire dalle loro case per rifugiarsi nelle foreste o in altri villaggi per sopravvivere, ma l'incubo di un'ombra nera che mieteva vittime per placare la sua ira non li lasciava in pace. Molti impazzirono, altri finirono per togliersi la vita pur di non soffrire ancora, ma il mostro non si placava e sfogava la sua ira sugli innocenti. La Morte Nera non si fermava davanti a nulla.»



 

—•—•—


 

Marinette rabbrividì nel trascrivere le parole di Fu, disegnando qualche schizzo quando le veniva in mente un'immagine.

Chiuse il quaderno con un sospiro, alzando lo sguardo sul monitor del pc per guardare che ore fossero, notando che erano soltanto le nove e mezzo.

Sentendosi soffocare, decise di salire sull'attico per prendere aria, sdraiandosi a terra ad osservare il cielo limpido.

Anche quella sera il tramonto era fantastico ed in cielo i colori creavano delle sfumature fantastiche.

Chiuse gli occhi, inspirando profondamente l'aria tiepida ed i suoi pensieri iniziarono a viaggiare sul binario dell'immaginazione: sotto le palpebre vedeva villaggi distrutti e persone che scappavano in preda al panico, cercando di non inciampare nei corpi dei loro parenti.

Malgrado cercassero di nascondersi, l'ombra nera che li inseguiva li trovava senza alcuna difficoltà, ghignando trionfante mentre sferzò i suoi lunghi artigli contro la sua vittima spaventata.

«La Morte Nera non si fermava davanti a nulla

Urlando dal terrore si mise a sedere di scatto, cercando di scappare per mettersi al riparo, ma qualcosa la fermò dal mettersi in piedi, cingendole la vita con forza.

La sua paura aumentò, sentendosi in trappola, e si guardò intorno attraverso le lacrime in cerca di aiuto, accorgendosi solo in quel momento che si trovava sul suo attico e che il sole era già calato, lasciando spazio al buio della notte.

Respirando affannosamente toccò qualunque cosa le cingesse la vita, accorgendosi che si trattava di una specie di materiale liscio simile allo spandex; si fermò soltanto quando capí che si trattava di un paio di forti braccia, che si rilassarono quando lei si fermò.

Voltandosi con il torso vide Chat Noir seduto alle sue spalle che la guardava preoccupato.

«C-Chat...» mormorò con voce impastata dal sonno e dagli urli trattenuti. «Sei qui...» aggiunse tirando su con il naso.

Il felino annuì, accarezzandole la testa e sorridendole in maniera confortante.

La ragazza si lanciò verso di lui, abbracciandolo e piangendo contro la sua spalla.

Il biondo rimase rigido per qualche secondo, poi cinse le braccia attorno al suo corpo scosso da singhiozzi e tremolii.

«Promettimi che non farai del male a nessuno, che non permetterai mai ai tuoi poteri di prendere il sopravvento.» esclamò spaventata, cerando di trattenere le lacrime.

Chat rimase a bocca aperta: era naturale che non si fidava di lui, che lo considerava un mostro.

Eppure, aveva sperato che lei fosse diversa.

Stringendola a sé annuì con la testa, producendo un suono simile ad un miagolio strozzato come risposta.

Marinette aumenti la presa attorno al suo corpo, mormorando una serie di grazie biascicanti.

Non sapeva cosa le aveva scatenato tale paura, ma era ancora lì, non era scappata e non l'aveva mandato via.

Le sue parole l'avevano lasciato stupito e l'avevano ferito, ma anche lui aveva paura di quello che poteva fare con quella maledizione che lo colpì.

Sentendo quel corpo minuto, fragile, premere contro il suo aumentava la sua convinzione nel volere solo il bene per lei.

L'aveva promesso: l'avrebbe protetta ed avrebbe fatto di tutto pur di renderla felice.


 

—•—•—


 

Marinette sorrise nel sentire Chat fare le fusa mentre mangiava un biscotto con gocce di cioccolato dal piatto che aveva preso per entrambi.

Poco prima aveva avuto un crollo e si vergognava per quello: aveva fatto spaventare Chat e non sapeva cosa gli avesse detto.

La storia raccontatale da Fu l'aveva sconvolta ed il fatto di aver dormito poco non aveva aiutato per niente.

Come se fosse un gatto vero, gli accarezzò la testa, scompigliandogli i capelli biondi, sentendolo aumentare le fusa e alzare la testa per godere meglio di quella carezza.

Era proprio un gatto, ridacchiò mentalmente, per poi schiaffeggiarsi sulla fronte e facendo sobbalzare il felino.

«Gatto! Certo!»

Camminando a quattro zampe scese in camera per la seconda volta, andando a recuperare la coperta ancora appesa.

Controllando che la tempera si fosse asciugata, fece un cenno a Chat di scendere in camera, sentendolo balzare sul suo letto e scendere le scale poco dopo.

Il ragazzo rimase a bocca aperta, guardandola con occhi luminosi.

«Ho modificato la tua coperta anche per ringraziarti di farmi compagnia ogni sera.» commentò accarezzando il disegno dell'ormai di gatto. «L'ho riparata e ho tentato di disegnare una specie di simbolo: un disegno che ti rappresentasse.»

Chat sfiorò con gli artigli il disegno rosso che rappresentava metà coccinella, affiancata a metà dello stesso simbolo che aveva sull'anello.

Tornò a guardare la ragazza che sorrideva.

«Perché la coccinella?» dedusse dal suo sguardo. «Non saprei... Credo che nella sfortuna ci sia sempre della fortuna, che l'una esistere senza l'altra. Nessuno è fortunato o sfortunato, ma ci saranno sempre dei momenti in cui prima sei nella buona sorte e poi nella cattiva. Malgrado tu sei Chat Noir, ed i gatti neri sono il simbolo della sfortuna, non devi pensare che tutto ciò che ti è successo è per forza brutto.» la ragazza ridacchiò. «Scusa, non so come spiegarlo...»

Chat sorrise, camminando fino alla scrivania e recuperare un foglio su cui scrivere; recuperò un post-it giallo dal mucchio, prese un pennarello nero e scrisse la risposta, per poi tornare dalla ragazza.

Le sue frasi erano vere, nella sua sfortuna era stato fortunato: aveva trovato una buona amica con cui passare il tempo e che non lo distanziava come gli altri.

Marinette aveva ragione.

Le mostrò il post-it, togliendone uno dal blocchetto mano mano che doveva scrivere e mostrare la frase successiva.

"È vero, non sono stato molto fortunato."

"Il mio nome è Chat Noir, la Belva Nera, e rappresento la sfortuna per il mio nome."

"Ma è grazie ad una persona che, da quand'è entrata nella mia vita, la mia cattiva sorte è diminuita."

"Sei tu, Marinette."

"Tu sei la mia Ladybug."


 

—•—•—


 

Il giorno seguente, Marinette era piuttosto sveglia, malgrado fosse rimasta in piedi fino all'unacon Chat Noir, cercando di convincerlo che Nath –o come lo chiamava lui "Testa di pomodoro"– non le avrebbe fatto nulla.

Si era persino messo con la schiena arcuata come un gatto!

Se pensava alla loro conversazione le veniva ancora da ridere.

«Chat, Nath è mio amico. È normale uscire con gli amici.» gli disse, togliendogli il quaderno di mano prima che potesse romperlo. «Non fare il micio geloso!» ridacchiò sedendosi a terra, non levando gli occhi da dosso al ragazzo che camminava anca ti ed indietro sull'attico.

Gliel'aveva detto appena prima che se ne andasse, accompagnandolo fuori per salutarlo, e ne approfittò per avvisarlo visto che non provava molta simpatia per Nathaniel.

Chat, per conto suo, continuava a produrre borbottii e brontolii di continuo, come se volesse esprimere il suo disaccordo.

«Non vuoi che abbia una vita sociale?» domandò divertita, poggiandosi al tavolino situato davanti alla botola, guardandolo scuotere la testa.

Il ragazzo continuava a mugugnare e soffiare come un vero e proprio gatto, facendo pensare alla corvina che se avesse potuto parlare allora le avrebbe fatto la morale su quanto odiasse Nathaniel e che non poteva uscire con lui perché era una cattiva persona.

Nemmeno un abbraccio servì a calmarlo, ma ricevette in cambio delle fusa, seguite da altri brontolii di disaccordo.

Marinette ridacchiò a quel pensiero, seduta sui gradini del suo liceo in attesa del suo amico.

«Eccomi, scusami Mari, ma Madame Bustier mi ha trattenuto più del solito. Volgiamo andare?» domandò Nathaniel con il sorriso, facendole cenno di avviarsi verso il parco.

La ragazza assentì iniziando a camminare accanto al rosso fino all'entrata di Place des Vosges.

Abitare in quella zona era parecchio vantaggioso per lei: le bastava attraversare la strada per essere a scuola o per arrivare al parco.

Eppure riusciva ad essere sempre in ritardo, pensò amaramente lei sospirando.

«Va tutto bene?» chiese il ragazzo vedendo la sua espressione, sfiorandole la mano.
Marinette non se ne accorse. «Sì, sì, va tutto bene. Grazie.» sorrise, per poi fargli cenno di andare a sedersi su una panchina libera a qualche metro di distanza dalla seconda entrata.

I due si sedettero, posando gli zaini a terra e prendendo il rispettivo blocco da disegno, iniziando a scarabocchiare su carta qualunque cosa desse loro l'ispirazione.

Passarono circa cinque minuti in silenzio e Marinette iniziava ad essere a disagio.

Eppure con Chat non si sentiva mai così; forse era dato dal fatto che lui non poteva parlare, ma non si era mai trovata costretta a cercare un pretesto per scambiare qualche parola – e riga– con lui.

Perché con la Belva Nera, terrore di tutta Parigi, si trovava meglio che con un suo amico che conosceva da tutta la durata del liceo?

«Che cosa stai disegnando?» domandò il rosso riportandola alla realtà.

La giovane fissò il bozzetto di un costume da ragazza in stile Chat Noir, con tanto di orecchie, coda e maschera.

«Un costume di carnevale da donna gatta. Sei improvvisamente diventata una fan della donna pantera?» rise lui, spiando il suo foglio.

La corvina mise tutta se stessa per cercare di non dargli un pugno.

Tutti in classe conoscevano le sue passioni, soprattutto per i fumetti e le serie animate –americane e giapponesi–, dei libri e dei videogiochi, e quando udiva delle cose del genere le urtavano il sistema nervoso.

«Ho visto un gatto nero passare appena fuori il parco e mi è venuta voglia di rappresentare un probabile costume.» mentì lei chiudendo il quaderno. «E comunque è Catwoman.» puntualizzò subito dopo, chiudendo la cartella e mettendosela a spalle.
«Dove vai?» le chiese non appena si alzò.
«Torno a casa. Oggi mamma è a casa dal lavoro e si sveglia tra poco.» rispose cercando di non sembrare il più brusca possibile.

Quell'uscita con Nathaniel non era andata per il verso giusto sin dall'inizio –non solo per il nome della "donna pantera"– e tanto valeva tornarsene a casa.

Marinette lo salutò e mosse un passo in direzione dell'uscita, ma l'amico l'afferrò per il polso, bloccandola sul posto.

«Aspetta! Vorrei dirti prima una cosa.»


 

—•—•—


 

Non gli era piaciuto quella Testa di pomodoro sin da subito ed aveva le sue valide ragioni.

Chat Noir osservò i due seduti sulla panchina mentre disegnavano beatamente, ma quel Nath le era troppo vicino, ed inoltre continuava a guardarla anziché concentrarsi sul suo quaderno!

Le sue lunghe unghie da felino andarono a graffiare il tetto di una casa su cui era appostato per osservare i due, soffiando e mostrando i canini affilati ogni volta che il Ragazzo Ketchup muoveva un muscolo.

All'improvviso, Marinette si alzò in piedi, visibilmente seccata, e le sue orecchie da gatto si rizzarono per ascoltare la loro conversazione al meglio che poteva.

Essere un gatto gli aveva portato qualche miglioramento, chiamati così da lui, al suo corpo da umano: un olfatto sviluppato, una vista perfetta anche di notte, agilità ed elasticità feline ed un udito incredibile.

Seppur la loro distanza non era molto ristretta, riuscì a captare qualche frase detta dai due.

«Oggi mamma è a casa dal lavoro e si sveglia tra poco.» aveva detto lei, facendo per andare verso casa sua –dall'altra parte di dove lui si trovava ora–

Testa di pomodoro la afferrò per il polso ed i suoi sensi da predatore scattarono.

«Aspetta! Vorrei dirti prima una cosa.»

Chat digrignò i denti, sentendo un sordo brontolio di rabbia nascere dalla gola.

«Dimmi tutto.» esclamò la ragazza visibilmente a disagio.

Nathaniel si alzò a sua volta, mettendosi di fronte a lei.

Gli occhi azzurri di Marinette si spalancarono e Chat riusciva a leggere l'incredulità e la paura, sapendo ciò che stava per accadere.

Il felino sentì rizzarsi i capelli sulla nuca e la vista iniziare a divenire sfuocata.

Stava per perdere il controllo, ne era sicuro; ma aveva promesso a Marinette che non avrebbe fatto del male a nessuno, che i suoi poteri non avrebbero più preso il sopravvento su di lui.

Con un basso ringhio continuò ad osservare i due, volendo vedere cosa avrebbe fatto Nathaniel.

Malgrado la ragazza tentasse di allontanarsi, il rosso le prese entrambe le mani.

«Nath, per favore, lasciami andare...» disse con una nota di preoccupazione.

Chat soffiò, mostrando i denti.

Quello lì non doveva nemmeno osare toccare Marinette, non in quel modo: la stava mettendo a disagio, ma a lui non importava nulla.

«Mari, ascoltami...»
«Lo so cosa stai per dirmi, ma la risposta è no. Io non ricambio i tuoi sentimenti.» gli rispose, allargando le braccia e facendo in modo che fossero libere.

Nathaniel, però, non demorse e si avvicinò ancora di più a lei, prendendole il volto tra le mani.

A quel punto, Chat non era più sicuro di quello che stava accadendo.

Sapeva soltanto che ora era davanti all'entrata di Place des Vosges, le persone urlavano terrorizzare, correndo a destra ed a manca e che Marinette lo guardava con le lacrime agli occhi.




 

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Eccomi :D

Non uccidetemi per questo finale, soprattutto perché dovete aspettare una settimana prima di poter leggere come finirà ahahahahahah😂😂😂

Quanto sono simpatica :'3

Lo so che la Morte Nera è il nome della nave spaziale del nostro caro Darth Vader, ma ci stava troppo bene come nome per un antenato di Chat Noir xD

Detto questo, correggetemi se il T9 ha combinato qualche disastro o io ho sbagliato qualcosa e ci vediamo venerdì prossimo ^^

Francy_Kid

  
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