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Autore: KingPrat    19/05/2017    2 recensioni
Ambientato dopo l'ultimo capitolo della prima stagione.
Quando Artù scopre di essere nato grazie alla magia decide che è tempo di crescere al di fuori dell'ombra di suo padre. Segreti sono rivelati e Artù impara fino a che punto Uther è disposto ad arrivare nella sua guerra contro la stregoneria. Con Merlino al suo fianco puù costruire il regno che è destinato a creare?
Genere: Angst, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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 NA: Ciao a tutti! Eccovi il nuovo capitolo della fic, volgio ringraziare Elokid78 che ha gentilmente offerto di diventare la mia Beta ed aiutarmi a migliorare il mio stile di traduzione ( oltre a correggermi tutti gli errori che mi lasciavo dietro). Un ringraziamento anche a tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite o preferite.
Spero che vi stia affasciando come lo ha fatto con me, ricordatevi di commentare!


 
 
Capitolo 6 : Lasciami andare
 
Morgana correva, i suoi capelli frustavano la sua faccia mentre si precipitava lungo le strade di Camelot.
Ginevra era a pochi passi di distanza, e cercava freneticamente di starle dietro.
Morgana spinse due paesani via dalla sua strada, le rocce scricchiolavano sotto i suoi stivali. Doveva trovare Artù.
Tre giorni prima, si era svegliata a Karrenhall con la notizia che Uther era partito durante la notte, con nessun avviso o messaggio di scuse. Durante il banchetto era stato silenzioso, borbottando e ringhiando silenziosamente dalla rabbia.
Si era impadronito di lei un pessimo presentimento, che le faceva rivoltare le budella sempre di più ogni giorno che passava. Sapeva di dover partire immediatamente. Non aveva bisogno di nessun incubo che le dicesse che Artù era in pericolo.
Si precipitò su per le scale che portavano nel cuore della fortezza di Camelot.
Un servo in lacrime scendeva. George. Lo afferrò per le braccia e il vassoio si rovesciò. I suoi occhi spalancati rendevano il suo aspetto disperato. "Mia signora ..."
"Dov'è Artù?" Chiese.
Gwen la raggiunse e ansimava, perle del sudore le ricoprivano la testa e le braccia.
"I-in camera di Gaius", singhiozzò, "l'ultima volta che ho sentito", mormorò.
Gwen non aveva rallentato e si affrettò a seguirla.
Morgana spalancò le porte e Gaius e Merlin si voltarono verso di lei in allarme dal banco di lavoro. Merlino era avvolto da una coperta.
Si alzò, la preoccupazione lo inondò. “Morgana?”
Ginevra entrò dietro di lei.
“Ginevra?” Merlino alternò lo sguardo tra le due donne.
“Dov’è Artù?”  chiese Morgana.
La faccia di Merlino si spense. Lasciò cadere la coperta e barcollò in avanti.
“Merlino, non sei in condizioni ….” Iniziò Gaius.
“Artù ha bisogno di me!” gli urlò contro Merlino. Si appoggiò contro la sedia. “È nella sala del trono. Che cosa sta succedendo?”
“Uther è tornato indietro, qui a Camelot, senza preavviso.”
La faccia di Merlino divenne bianca.” Abbiamo …”
Furono interrotti da delle grida e dal rumore di passi affrettati fuori dalla porta. Tutti e quattro si affacciarono nel corridoio e videro i cavalieri di Camelot correre come se un’armata stesse invadendo le mura di Camelot.
Morgana vide un volto familiare. “Leon!” gli abbaiò.
Sir Leon si fermò sul posto e si girò verso di loro, la faccia affranta. “Uther …. Ha ordinato l’esecuzione di Artù.”
“Uther non avrebbe mai fatto qualcosa di così avventato,” disse Gaius. Iniziò ad incamminarsi avanti. “Dobbiamo parlargli e farlo ragionare.”
Morgana iniziò a camminare con loro prima di accorgersi che Merlino era rimasto indietro.
“Merlino?”
“Non si può ragionare con Uther …”
“Si può,” disse lei. A meno che non riguardi la magia. Era per questo?
Merlino si fissò i palmi delle mani. “Non posso utilizzarla … non ne ho abbastanza.”
Lei corrugò la fronte. Di che cosa stava parlando? Usare cosa?
Saettò lo sguardo verso di lei. “Eppure …. Io posso ….”
Con una forza che Morgana non pensava possedesse, Merlino corse nella direzione opposta, lontano dal cortile. Lo guardò per un secondo, chiedendosi se avesse dovuto seguirlo.
No. Se qualcuno poteva ragionare con Uther, solo lei e Gaius sarebbero riusciti a farlo.
Nessuno avrebbe ucciso suo fratello quest’oggi.
 
La camminata verso l’esecuzione fu la più lunga che Artù aveva mai fatto nella sua vita. Si era divincolato davanti alle porte della sala del trono e si erano aggiunte due guardie per bloccarlo.
Se non poteva andarsene combattendo, allora per gli dèi, sarebbe caduto con un po’ di dignità. Lo fecero sfilare davanti alla fila di persone che stavano aspettando di essere ascoltate nella sala del trono.
Uno per uno, la paura e la sorpresa presero il sopravvento nei loro lineamenti. Notò come una coppia di servitori si precipitò via, lasciando per terra una pila di panni e dei vassoi.
Pregò che nessuno di loro trovasse Merlino. Non voleva che Merlino assistesse alla sua morte. Non voleva questo per il suo più caro amico, consigliere, e deì, il miglior servitore e protettore che avesse mai avuto. Merlino non se lo sarebbe mai perdonato per tutta la vita.  Che riesca a passare oltre questo, pregò Artù.
Fu spinto e trascinato lungo le scale. Vide Fyn e Lee aspettare sul fondo. Il nobile aveva un grosso sorrisetto sulla sua faccia.
“Un morto che cammina,” chiamò forte mentre Artù lo superava.
La rabbia ribollì dentro Artù. Che cosa aveva fatto per farsi odiare così tanto da Fyn? Tutti quei problemi solo perché lo aveva tolto da i suoi doveri di cavaliere?
I tamburi rullarono ed Artù seppe che suo padre lo aveva già tutto programmato. Uther non perdonava il tradimento, specialmente sotto forma di magia.
La tristezza lo avvolse. Si pentiva di non essere riuscito a coronare il suo sogno di un futuro migliore per Camelot, e per Albion.
Aveva deluso Merlino.
Artù trovò il suo boia che lo aspettava sulla piattaforma rialzata con un’ascia nelle sue mani coperte da guanti. Un ceppo era ai piedi dell’uomo.
Decapitazione. Almeno Artù non sarebbe stato bruciato vivo. Suo padre gli aveva concesso questa pietà. Una folla si era già ammassata e tutti rimasero senza fiato quando videro chi stava venendo portato fuori.
I cavalieri di Uther si posizionarono intorno alla piattaforma di legno, gli elmi e le spade pronte.
Uther stesso era in piedi sul balcone, osservava la scena dall’alto. Artù si chiese se la sua morte imminente avrebbe aggiunto del peso alla corona di oro e rame che stava sulla testa di Uther.
Artù barcollò sulla piattaforma e le guardie lo fecero girare per osservare la folla. Il popolo di Artù.
Artù fissò il Re Uther a testa alta.
Uther lo guardò a sua volta, con nessun amore negli occhi, le sopracciglia bloccate in un'unica linea piatta dalla delusione.
Artù grugnì quando lo spinsero sulle ginocchia davanti al ceppo. Una mano gli spinse la testa in basso, comunque, continuò a guardare male il re in segno di ribellione. Uther poteva anche picchiarlo, abbandonarlo, fissarlo dall’alto al basso come fosse un nemico, ma suo padre non avrebbe mai sconfitto il suo spirito. Artù aveva giurato a se stesso che sarebbe durato molto a lungo prima che accadesse. La morte sarebbe arrivata prima.
Uther alzò la mano per interrompere i tamburi e silenziare i mormorii della folla. Lanciò un ultimo sguardo ad Artù prima di cominciare a parlare, “Cittadini di Camelot, lasciate che questo sia la prova che nessuno, neppure il mio sangue, è al di sopra della legge. Sono triste nel dichiarare che il Principe Artù è stato trovato colpevole di tradimento e per questo la sua punizione sarà la morte.”
I tamburi diedero un rapido rullio ed Artù sbuffò a quella teatralità.
“Per amore di Artù!” un grosso grido oltrepassò il rumore dei tamburi.
Artù si irrigidì mentre un’ondata dei suoi cavalieri guidati da Sir Leon e Sir Kay, caricarono. Ginevra era con loro, con indosso pantaloni e spada nella mano. Quando era tornata? Persino Audrey era parte della mischia, una padella nella mano pronta per essere utilizzata.
I cavalieri di Artù si prepararono.
La folla si unì alle grida. “Per amore di Artù. Per amore di Artù.”
Il viso di re Uther divenne paonazzo)
I tamburi si interruppero improvvisamente.
Gaius e Morgana invasero il balcone. Le guardie di Uther li bloccarono immediatamente.
Il terrore si impadronì di Artù. No. Camelot era sull’orlo di una rivolta. Si dimenò per alzarsi in piedi, ma le guardie lo tennero fermo. Del calore gli ribollì dentro.
I cavalieri di Artù si avvicinarono a quelli di Uther.
Morgana indicò prima Uther poi Artù, i suoi discorsi coperti dalla folla. Notò come la sua mano si allungava verso la spada al fianco della guardia.
Non è la vittoria che cerco.
Il calore nel petto gli si riversò fuori.
“STATE GIÙ!” la voce di Artù sovrastò tutta la folla.
Tutti si fermarono come un bambino che veniva sgridato. Si voltarono lentamente e rimasero a bocca aperta dalla sorpresa. Si chiese se la sua pelle stesse brillando di luce propria.
Si forzò di sorridere rassicurante mentre li osservava uno per uno. “Apprezzo ed onoro la vostra lealtà. Ma non posso restare a guardare il mio popolo dilaniato a causa mia.” Prese un profondo respiro e le sue successive parole erano avvolte da una specie di melodia. “Per amore di Camelot, abbassate le spade.”
Sir Leon strinse le labbra per contenere le sue emozioni. Fu il primo ad abbassare la sua arma ed il resto lo seguì prontamente.
Artù lottò per mantenere la sua compostezza. Desiderava di vedere Merlino un’ultima volta, dirgli che gli dispiaceva, dirgli che era l’altra metà di Artù. Il groppo in gola crebbe. “Tenete alta la testa.” Il suo sguardo si mosse lungo i cavalieri, e si soffermò su Sir Kay, “Nessun uomo merita le vostre lacrime, neppure me.”
 Sarebbe vissuto per il suo popolo. Lo poteva vedere adesso.
Alzò gli occhi verso Morgana. Avrebbe portato avanti il regno. Doveva credere in lei.
Morgana scosse il capo avanti ed indietro. “No,” mormorò.
“Uccidetelo prima che utilizzi la magia contro di noi,” urlò Uther.
“No!” gridò Morgana.
La guardia la strattonò indietro.
La testa di Artù fu spinta e tenuta in basso contro il ceppo. Lo tennero per le spalle per assicurarsi non scappasse. Chiuse gli occhi ed aspettò il colpo mortale.
Perdonami Merlino. Speravo avessimo più tempo.
Un ruggito sovraumano risuonò nelle orecchie di Artù, un pesante oggetto si schiantò vicino ad Artù e sentì il peso delle guardie scomparire.
Artù aprì gli occhi di scatto e si alzò sulle ginocchia.
Kilgharrah rilasciò un altro ruggito e ringhiò in direzione di Uther. “Uther Pendragon, hai permesso alla tua paura ed odio di accecarti e convincerti ad uccidere il tuo stesso figlio!”
La bocca si Artù si spalancò.
Sopra la schiena di Kilgharrah stava seduto Merlino.
”Artù!” gridò Merlino allungando una mano per aiutarlo.
“Fermatelo!” urlò Uther. “Uccideteli!”
Le guardie di Uther corsero disordinatamente in avanti.
Artù si affrettò al fianco di Kilgharrah e prese la mano di Merlino, Merlino grugnì e aiutò Artù a salire in groppa al Grande Drago.
Alcune guardie infilzarono le loro spade nel fianco di Kilgharrah. Il drago lanciò una palla di fuoco in aria come avvertimento.
“Kilgharrah, proteggi te stesso!” disse Merlino.
“Non romperò il mio giuramento con il mio futuro re,” disse il drago. Ruggì e costrinse i soldati ad indietreggiare. Con un colpo di ali, Kilgarrah si lanciò nel cielo.
Artù lanciò un urlo e strinse le braccia intorno a Merlino per salvarsi. Guardò mentre Camelot diventava sempre più piccola ai suoi occhi mentre si avvicinavano alle nuvole.
Iniziò a tremare. Era così vicino. Ancora pochi secondi e ….
“Artù?” Merlino girò il colo per vederlo meglio. “Stai bene?”
Artù ignorò quanto vicino era arrivato a morire e si focalizzò sul problema principale. “Idiota, adesso mio padre ti darà la caccia.”
Merlino gli lanciò un sorrisetto. “Non l’avete ancora capito? È il mio destino proteggervi. Tutto quello che faremo sarà insieme.” Strinse le mani di Artù che erano poggiate contro il petto di Merlino.
Artù tentò di non realizzare quanto lontani fossero dal terreno e si concentrò sul castello di Camelot, la sua immagine più piccola di un’unghia. “Kilgharrah,” chiese Artù, la luminosità della sua pelle crebbe, “portami indietro a Camelot. Il mio popolo …”
Kilgharrah gemette e cadde di alcuni piedi mentre volava. Ringhiò. “Non utilizzare i tuoi poteri contro di me, giovane Pendragon. Non mentre sto cercando di proteggerti.”
“Poteri?” Chiese Merlino.
“Merlino, fallo tornare indietro. Devo proteggere la mia gente!” supplicò Artù.
Merlino si strinse il petto. Ansimò. “La mia magia … mi sta dicendo che dovrei obbedirti …”
“Quando i suoi ordini provengono dal cuore,” disse Kilgharrah,” la nostra magia desidererà di fare qualsiasi cosa per obbedirgli. Sei fortunati che hai poche riserve, giovane incantatore.”
“Artù non puoi chiederci questo,” disse Merlino.
“Ci sarà una rivolta a Camelot. Mio padre punirà le persone solo perché io non sarò lì! Pretendo di essere riportato indietro!”
“E sacrificarti?” Merlino rantolò e si piegò in avanti. “No … Artù! No! non lo farò. Non costringermi!”
Artù rilasciò la stretta su Merlino. La sua magia … li stava ferendo. Li aveva raggiunti attraverso la sua connessione con Kilgharrah e Merlino. Sentì un enorme desiderio di proteggere. Deglutì. Volevano proteggerlo. Come poteva Artù chiedergli di tradire il loro cuore?
“Mi dispiace ….” Mormorò Artù. “Ma devo tornare indietro.”
“Lo faremo,” promise Merlino. “Non oggi.”
Kilgharrah rilasciò un pesante gemito e cominciò a scendere a terra. Le sue ali spalancate mentre rallentava la discesa prima che le zampe di Kilgharrah si posassero a terra.
Artù si lasciò di sotto e collassò sull’erba.
Merlino si scontrò sopra di lui. Le sue mani premettero contro la faccia di Artù mentre tentava di alzarsi.
“Cosa stai ….” Artù gemette quando il palmo di Merlino si scontrò col suo mento. “Merlino!” spinse il servitore lontano da lui. Si sedette e notò le condizioni di Kilgharrah.
Il Grande Drago stava ansimando, l’oro delle sue scaglie era ormai un brutto giallo.
Merlino era al fianco del drago, una mano sul suo fianco. “Non posso …. No ….” Merlino tentò ancora.
Artù si alzò ed ispezionò la ferita. Il sangue usciva copioso dall’apertura tra le scaglie di Kilgharrah.
Un pizzicorio di magia iniziò da sotto i piedi di Artù, il terreno sottostante brillò della stessa luce della sua pelle.  Cosa?
“Lascia che ti usi, Re del Passato e del Futuro,” una morbida voce mormorò tutto intorno a lui. Artù percepì una connessione più profonda della sua, regale e forte.
Merlino si accasciò contro il drago, annaspando.” La mia magia …. No … Kigharrah …”
Artù strinse gentilmente la spalla di Merlino e lo spostò indietro. Chiuse gli occhi e sentì la connessione con la magia della Terra. “Albion, ti prego aiutalo.”
Un’ondata di energia lo attraversò dal terreno per attraversargli le gambe fino alle braccia e poi sulle mani appoggiate su Kilgharrah. Artù rilasciò un sussulto alla strana sensazione.
Il sangue intorno alla ferita di Kilgharrah si coagulò e un accenno di oro tornò nelle sue scaglie.
Artù crollo in ginocchio, appoggiato contro Kilgharrah.
Il Grande Drago lo fissava sbalordito. “La magia di Albion? Ti ha obbedito?” inclinò la testa. “Sono in debito nuovamente nei tuoi confronti.”
“No …. Hai salvato la mia vita. Siamo pari. Grazie, Kilgharrah.”
“Stai bene?” chiese Merlino.
Artù voleva dire di star bene quando Kilgharrah rispose prima di lui. Le sue orecchie si arrossarono. Merlino stava chiedendo al drago, non a lui.
“Temo di non poter volare più lontano,” disse Kilgharrah. “È passato troppo tempo dall’ultima volta in cui ho usato la magia. Devo riprendermi.”
Merlino diede un rapido cenno. “Capisco. Staremo bene. Grazie, Kilgharrah per aver risposto alla mia chiamata.”
“Grazie per aver riposto la tua fiducia in me,” disse Kilgharrah. “Vi auguro un viaggio sicuro, giovane incantatore,” si girò verso Artù, “e mio re futuro, perché temo che Uther non smetterà la sua ricerca implacabile di voi due.”
Un sospiro magico risuonò nelle orecchie di Artù, “Lasciami andare.”
Artù guardò in basso verso Excalibur. Sobbalzò. Merlino gli aveva detto che la spada avrebbe fatto gravi danni e malvagità nelle mani sbagliate. “Aspetta, se venissi catturato ….” Si slacciò la spada dalla cintura e la allungò al drago, “prendi questa.”
“Non puoi darla a me, ma mi assicurerò che stia al sicuro.” Allungò il collo e sbuffò una nube dorata contro una roccia. “Spingi la tua lama dentro alla roccia.”
Artù fissò la sua arma prima di camminare verso la pietra. Non voleva allontanarsi dalla sua nuova arma, il suo nuovo pezzo di se stesso che combaciava perfettamente. Si morse il labbro e fece un sospiro profondo prima di immergere la lama nella roccia.
Una scintilla di metallo fuso si avvolse intorno alla spada mentre si scontrò con la roccia e solidificò Excalibur al suo posto.
Artù fissò con nostalgia la scena.
“Ricordati, solo tu, come Re del Passato e del Futuro puoi liberarla,” disse Kilgharrah. “ E solo quando sarà il tempo di cominciare il tuo regno.”
Artù si girò verso il drago e chinò la testa.
“Arrivederci.”
Con quello Kilgharrah ripartì, lasciando Artù e Merlino indietro con nessuna protezione o salvezza mentre gli uomini di Uther li cacciavano come prede.
 
 
Artù non sapeva da quanto tempo stavano camminando.
Solo che erano lontani mezza giornata verso ovest da Camelot e che dovevano continuare ad allontanarsi.
La scena continuava a ripetersi nella testa di Artù. Le grida di “Per Amore di Artù.” Morgana che urlava quando fu costretto ad inginocchiarsi. La faccia angosciata di Gaius. Audrey che picchiava una guardia con la padella. Sir Leon e Sir Kay che lottavano per obbedire agli ordini di Artù. La sua esecuzione improvvisa ed aspettata.
Che cosa stava accadendo ora?
Artù si fermò.
“Dobbiamo tornare indietro,” disse.
Merlino sospirò. “Artù, ne abbiamo già parlato.”
Artù si girò sui tacchi per affrontare il suo stregone. “Non posso lasciare il mio popolo indietro ad affrontare l’ira di Uther, specialmente quando è diretta contro di me!”
Merlino si mise una mano sul fianco. “E come salverai le tue persone sacrificando te stesso?”
Artù ringhiò. Non aveva una risposta per questo.
“Abbiamo bisogno di un piano, Artù. Dobbiamo capire cosa fare se vogliamo veramente salvare Camelot.”
“Pianificare?” Artù rise amaramente. “Un piano?! Cavolo, Merlino, hai mai avuto un piano quando ti lanciavi a salvarmi? No! mi hai trascinato via dal mio regno nel bel mezzo del nulla dove tu non hai magia ed io una spada. Siamo come anatre sedute che aspettano solo i banditi o gli uomini di mio padre. E tu mi dici che abbiamo bisogno di un piano?”
“Mi dispiace,” rispose seccato Merlino.” La prossima volta gli lascerò tagliare la vostra maledetta testa!”
“Avresti dovuto,” urlò Artù.
“Ingrato di un babbeo!” Merlino lanciò le braccia al cielo e marciò davanti ad Artù. “Questa è l’ultima volta che salvo il vostro reale didietro”
Artù si passò una mano tra i capelli mentre guardava la figura di Merlino allontanarsi.
Che cos’altro poteva fare Artù? Scappare? Abbandonare il proprio compito di protettore di Camelot? Abbandonare il suo regno e i suoi sogni? Lasciare i suoi cavalieri e le persone indietro nella furia di Uther?
I suoi cavalieri e uomini …. Li avrebbe giustiziati per la loro associazione con Artù, per il loro spettacolo durante l’esecuzione?
Morgana … il cuore di Artù sobbalzò. L’aveva lasciata nelle mani di Uther.
Gaius e Geoffrey. Avevano giurato alleanza ad Artù. Che cosa faranno con l’ordine di Uther di cacciarlo?
Tutto era incasinato.
Merlino aveva ragione. Avevano bisogno di un piano.
Eppure, quale piano poteva risolvere tutto questo?
Come poteva Artù diventare re senza vittoria e spargimenti di sangue?
“Che cosa stiamo facendo, Merlino?” chiese Artù con voce morbida.
Merlino si fermò e si guardò i piedi.
“Abbiamo bisogno l’un dell’altro in questo momento e ci stiamo prendendo alla gola.”
“Questo perché qualcuno si sta comportando come un babbeo testardo.”
Artù ridacchiò.
Merlino si girò da Artù, sembrava così stanco e sfinito. Aveva borse sotto gli occhi, i capelli in disordine. Quando Merlino era diventato vecchio così rapidamente?
“Devo salvare il mio popolo, Merlino, o morire provando. Lo sai questo. Non posso stare fermo a guardare.”
“Lo so,” bisbigliò Merlino. Guardò fermamente Artù. “Allora devi sapere che sarò al tuo fianco, proteggendoti.”
“E chi proteggerà te?” chiese Artù.
Merlino gli lanciò un sorrisetto. “Mi hai sempre protetto le spalle, Artù.”
Artù sorrise, di sollievo. ”Sono contento di averti qui con me, Merlino.”
“Non c’è nessun’altro posto in cui vorrei essere.”
Artù non si era mai sentito così fortunato di avere Merlino al suo fianco. Anche nelle ore più buie, Merlino era lì, la sua brillante luce.
“Una cosa che dobbiamo probabilmente correggere è tirarti fuori da quell’armatura. Sembri un cavaliere di Camelot. Non possiamo permetterci di attirare l’attenzione su di noi.”
Artù si guardò. Doveva cambiarsi e diventare un semplice paesano. “Hai ragione.”
Merlino sollevò le sopracciglia. “Scusami? Potresti ripeterlo?”
Artù lo guardò male. “Stai zitto, Merlino.”
Indagò i dintorni. Poteva vedere le vette delle Montagne Bianche. Se si fossero diretti in direzione nord-ovest, avrebbero raggiunto il regno di Caerleon. Il Re Caeleon era un uomo difficile, aveva cominciato una guerra contro Camelot dopo la morte del padre. Aveva perso quando l’esercito di Uther lo aveva costretto a ritirarsi nel Castello di Fyrien ed è lì che finalmente si era arreso. Fu costretto ad un trattato ed odiava Uther con ogni fibra del suo corpo. L’ultima volta che Artù lo aveva incontrato, aveva notato che l’uomo si era addolcito un poco dopo il matrimonio.
La sua sposa, la Regina Annis, era la voce della ragione ed aveva una grande forza. Artù e Merlino potevano cercare salvezza nel loro regno. Ma avrebbe osato Artù una guerra aperta?
Se si fossero voltati verso sud, potevano nascondersi nella Valle dei Re Caduti. I druidi avevano cercato rifugio lì ed Uther temeva quella terra data una forte presenza magica. Quello sarebbe stato il cammino più sicuro.
Artù fissò il sole. Appena passato mezzogiorno. Avevano ancora un paio di ore di cammino prima di arrivare alla Valle dei Re Caduti. Guardò Merlino. Sarebbe riuscito a farcela? Potevano, se avessero avuto Eirian.
Artù portò le dita alla bocca e rilasciò un forte fischio. “Eirian!”
Perché non aveva pensato di chiamare l’unicorno prima? Aveva smesso di brillare dopo che Kilgharrah se ne era andato, ma Eirian era venuto da lui prima che Artù ‘toccasse’ la sua magia. Passò qualche minuto.
“Dov’è quel diavolo di unicorno?” borbottò Artù.
“A Camelot,” disse Merlino. “Ricordi? È incantato. Uther deve aver ordinato un blocco totale.”
Nulla stava andando per il verso giusto quest’oggi!
Merlino strabuzzò improvvisamente gli occhi e spinse Artù di lato. Una freccia si bloccò nel tronco dell’albero dove erano pochi secondi prima.
“Buongiorno, ragazzi,” li salutò la voce di una donna.
Artù e Merlino si girarono rapidamente e videro alle spalle una bionda, i suoi capelli raccolti in una cosa che le girava introno alla sinistra del suo collo. Era vestita in una stretta maglietta nera e pantaloni. Gli diede un sorrisetto e puntò la spada contro il petto di Artù. “Lo sapevo di aver avvistato qualcuno aggirarsi per i boschi.”
“Avete rapidi riflessi,” disse un uomo dietro di loro, ma Artù non osò volgere lo sguardo lontano dal pericolo davanti a lui. “Dimmi,” l’uomo stava accanto alla donna, il più alto e con gli occhi meno fiduciosi, “cosa ci fa un cavaliere ed il suo servitore così lontano dal convoglio principale?”
L’uomo incoccò una freccia e la puntò alla testa di Merlino.
Merlino rispose prima di Artù, con una risata forzata. “Un cavaliere?” puntò il pollice ad Artù. “Pensi che sia un cavaliere. Oh!” si afferrò la pancia mentre continuava a ridere.” Oh … oh….” Si asciugò una falsa lacrima.
Artù resistette la tentazione di guardare male il suo servitore personale.
“Il mio amico qui è un ritardato …” disse Merlino.
Cosa? Artù aprì la bocca per protestare eppure Merlino continuò, i suoi occhi lo pregavano di dargli corda.
“Non so come, ma ha rubato quella da un campo un paio di giorni fa. Non sono riuscito a fargliela togliere.”
L’uomo portò la punta della freccia più vicino alla faccia di Merlino. “Pensi sia un ingenuo ragazzo?”
Merlino deglutì. “No! Intendo dire, che razza di cavaliere se ne camminerebbe in giro senza una spada? Guarda!”
Sia l’uomo che la donna fissarono in basso al fodero vuoto di Artù.
Artù voleva applaudire al rapido pensiero di Merlino. Era contento che Merlino non era un completo idiota come fingeva di essere.
La donna girò la testa verso l’uomo.” Abbiamo cercato in zona, non hanno cavalli, nessun rifornimento.”
L’uomo gli alzò un sopracciglio. “Vi piace viaggiare leggieri, non è vero?”
Merlino si schiarì la gola. ”Quello. Oppure ci siamo persi.”
“Persi? Dove eravate diretti?”
“Ealdor.”
Sia l’uomo che la donna si scambiarono un’occhiata.
L’uomo parlò molto lentamente. “Ealdor? È più ad est di dove vi stavate dirigendo. Vicino il regno di Cerned. Siete dal lato opposto di Camelot.”
“Oh ….” Disse Merlino. Si strofinò il collo e si allungò verso Artù. “Sembra che non avessi idea di dove stavo andando.”
“Non mi fido di te, o di lui,” fissò male Artù. “Tu, ragazzo, parla!”
Artù forzò un sorriso ridicolo. “Aye.”
Merlino gli lanciò uno sguardo divertito che sembrò dire:  È questo il meglio che riesci a fare?
Artù portò in dietro leggermente la testa e represso una risatina. “Ci siamo persi.”
Gli occhi dell’uomo erano duri.
“Ah, Tristano, rilassati,” la voce di un uomo scherzò dietro ad Artù e Merlino. “Un nobile non ha la capacità nel suo ego di fingere di essere un idiota.”
Tristano adocchiò Artù più da vicino e Artù lottò con ogni fibra del suo corpo per tenere quello stupido sorriso sulla faccia.  Se solo avessi la mia spada, o se Merlino avesse la sua magia, saremmo riusciti ad andarcene facilmente.  Artù deglutì il suo orgoglio e continuò a recitare.
Tristano abbassò finalmente l’arco. “Isotta.”
Isotta si sforzò di non sorridere mentre alzava la spada dal petto di Artù. “Onestamente, guardalo, un cavaliere di Camelot?”
Artù si morse la lingua e si sforzò di non indignarsi.
Un uomo con i capelli castani lunghi fino alle spalle spinse via Tristano per ghignare ai ragazzi. “Il mio nome è Gwaine. I vostri?”
“Merlino.” Merlino allungò la mano.
Artù fissò la stretta di mano dei due.  Continua a recitare. Continua a recitare. Mi sto odiando in questo momento.  Artù dondolò sui talloni ad allungò la mano. “Wart.”
Merlino nascose la sua risata dietro ad un colpo di tosse.
Gwaine inclinò la testa da un lato. “Wart? Suona familiare. Non eri il paesano che ha vinto il torneo del Re Odin lo scorso anno?”
Artù non si aspettava che Gwaine fosse così aggiornato sui tornei.
“Non incoraggiare la sua delusione di essere un cavaliere.” Disse Merlino aggiungendo una risatina forzata. “Bene, ora che abbiamo chiarito la confusine, Wart  ed io ci dirigeremo ad est.”
Merlino afferrò Artù per la spalla e diede al trio un cenno con la mano. Iniziarono ad incamminarsi.
Tristano si schiarì la gola.
Merlino si fermò e puntò verso la direzione opposta. “L’est è da quella parte?”
“Voi non andate da nessuna parte,” disse Tristano.
Gwaine gli fece una pernacchia. “Scusami?”
“Sono troppo puliti per essersi persi nei boschi per un po’, specialmente l’idiota.”. si allungò verso la faccia di Artù. “Non mi piacciono i tuoi zigomi.”
 Non mi piaci tu. Artù sforzò un broncio e si girò verso Merlino fingendo di essere addolorato.
Poteva vedere le rotelle girare nella testa di Merlino,
Isotta strofinò la mano sul fianco di Tristano. “Prendila con calma, amore. Non penso abbiano cattive intenzioni.”
“Sono stato ingannato troppe volte, e ho perso troppe persone,” disse Tristano
Il suo sguardo si spense come se stesse piangendo ciò che avevano perso. “Lo so, ma ti fidi di me?”
“Sempre,” le disse.
“Ho un buon presentimento riguardo ad entrambi.”
Si girò verso di lei. “Bene. Ma passeranno la notte e li porteremo a Ealdor noi stessi.”
Gli occhi si Merlino si spalancarono. “Cosa?”
“Hai qualcosa da nascondere?” gli chiese incrociando le braccia.
Quello significava passare proprio in mezzo a Camelot. Anche se fossero sgattaiolati fuori, la loro presenza avrebbe messo la madre di Merlino, Hunith, in pericolo, e il resto del villaggio.
E Artù non sapeva se sarebbe riuscito a recitare la parte dell’idiota così a lungo.
Pure lui aveva dei limiti.
Artù colse con lo sguardo un vecchio sigillo avvolto attorno al polso di Gwaine. Strizzò gli occhi per vederlo meglio.
Gwaine lo notò. “Ti piace questo?” lo sollevò per mostrarlo ad Artù ed immediatamente lui riconobbe il sigillo: due spade incrociate insieme per formare una X. Si sentì male. “Non so se hai mai sentito della fortezza di Manau? Era un tempo tra i confini di Camelot e Caerleon?”
Artù arricciò le labbra e inclinò la testa. Come poteva dimenticarsene?
Si formarono delle rughe sulla fronte di Merlino.
“Distrutta, anni fa. Noi siamo tutto ciò che è rimasto, amico.” Gwaine fissò il sigillo e lo accarezzò con un dito. Battè una mano sulla spalla di Artù. “Andiamo, vi prepareremo una nuova pentola di stufato. Starete morendo di fame.”
Si girò per allontanarsi e Isotta lo seguì.
Tristano rimase un attimo per controllare Merlino ed Artù ancora una volta.
“È un peccato,” disse. “Se Manau fosse stata salvata, lui sarebbe il loro lord. Invece, è un vagabondo come tutti noi.”
 
 
 
Tornati all’accampamento, Artù e Merlino incontrarono Percival.
La maglietta smanicata dell’uomo mostrava i suoi bicipiti scolpiti mentre mescolava la pentola appesa sul fuoco.
“Se vuoi due provate qualsiasi cosa, specialmente l’idiota,” li avvertì Tristano ancora una volta mentre indicava con un dito Percival, ”quell’uomo può frantumarvi la testa con una sola mano.”
Artù ci aveva quasi creduto finché Percival non gli sorrise in modo giulivo.
“Rifugiati?” chiese Percival, versando una mestolata di stufato in una ciotola. La servì ad Isotta che si sedette sul tronco, accanto a lui.
“Prigionieri,” sbottò Tristano, sedendosi vicino ad Isotta.
Percival non indagò, abituato all’atteggiamento di Tristano.
Gwaine lo approcciò. “Fai in modo da darne al mingherlino,” alzò un sopracciglio, “Merlin giusto?” Merlino annuì. “Dagli un extra, ne ha bisogno.”
L’uomo alto lo fece e Merlino spalancò gli occhi alla vista del contenuto della ciotola. Probabilmente non aveva mai mangiato così tanto in tutta la sua vita.
Artù si sedette sul tronco vicino a Merlino e a Gwaine.
“A parte loro,” disse Percival, ”come è andata la ricognizione.”
Gwaine strappò un pezzo di corteccia con la sua bocca e masticò pensieroso.
Percival passò ad Artù una ciotola di stufato.
“Grazie,” disse Artù.
Gwaine sospirò. “Abbiamo trovato un paio di druidi morti, lo sono stati per settimane. Li ho seppelliti al meglio che potevo ricordando le loro tradizioni.”
Merlino quasi si strozzò con lo stufato. “V- voi aiutate gli utilizzatori di magia?”
Gwaine fece spallucce. “Mi piace combattere per gli sfavoriti, le probabilità sono meno in mio favore in quel modo, è così che dovresti vivere,” scherzò. Eppure Artù notò che i suoi occhi non erano in sintonia con il suo falso divertimento.
Questo è il tipo di cavaliere che Artù avrebbe voluto nel suo regno.
Tristano deglutì il suo stufato. “Continuo a dire a questi druidi che hanno abbastanza uomini da insorgere contro quel buono a nulla di Re di Camelot.”
Artù si sforzò di deglutire la sua cena.
“Sono un popolo pacifico,” gli ricordò Isotta. “Hanno già perso così tanto, come noi, amore.” Gli strinse la mano ed Artù notò come Tristano attinse conforto da quello.
Gwaine disse, “Come possono i druidi, come possiamo sperare di combattere contro Re Uther quando non abbiamo nulla per cui lottare?”
“Lo abbiamo,” iniziò Tristano, “noi combattiamo ….”
Gwaine si alzò e lanciò la corteccia a terra. “Non voglio tornare su questo puto nuovamente.” E se ne andò rabbioso nella foresta.
Artù e Merlino si scambiarono sguardi straniti.
“Ho sentito delle voci,” mormorò Percival, “ che vale la pena combattere per  questo Principe Artù “
Artù si irrigidì.
Tristano ringhiò. “Quel principe non è meglio di suo padre. Ha invaso i villaggi dei druidi, non hai sentito di quello dove macellò bambini innocenti?”
Le grida rimbombavano nella testa di Artù. Artù sussultò e quasi vomitò il suo stufato. I corpi sparsi senza vita. Artù in piedi gelato, incapace di comandare i suoi uomini. Mentre consentiva a Fyn e i cavalieri di Uther di macellare l’intero villaggio.
Aveva fallito quel giorno.
La ciotola in mano a Merlino per poco non si rovesciò, ma Merlino si riprese.
Artù non aveva mai detto a Merlino quello che aveva fatto, non gli aveva mai detto quante persone innocenti aveva ucciso quando diventò per la prima volta cavaliere. Tutto per impressionare suo padre, tutto per dar prova di se stesso ai suoi uomini, tutto per esser e qualcuno che non era. Tutto perché era così ignorante.
“Non lo ha più fatto da quella volta. Ho sentito che ha salvato Ealdor dai banditi,” disse periva.
“Tieniti stretto a questa speranza da folle,” lo sminuì Tristano. “Non piazzerò più la mia nelle mani di re e di futuri re di nuovo. Tutto quello che bramano è avarizia e potere.”
Tutte le volte che Artù credeva di muoversi in avanti, il suo passato tornava e lo intrappolava nuovamente. Era un promemoria del fatto che Artù non poteva cancellare il suo passato, non poteva ricominciare nuovamente.
Questa era la prova che le persone non avevano veramente fiducia in lui.
Non voleva mangiare lo stufato, ma si costrinse ad ingoiare ogni boccone, nonostante il perpetuo nodo allo stomaco.
Dopo il pasto, Isotta trascinò Artù in una delle tende. “Andiamo, cambiamoci da quella armatura. Non sarà d’aiuto a nessuno vederti camminare in giro conciato così.”
Artù si fece piccolo.
Il Principe di Camelot era sotto il loro naso, comportandosi come un ritardato.
Quanto era caduto in basso.
Lo aiutò ad uscire dalla cotta di maglia. “Vuoi veramente essere un cavaliere, vero?”
Pensavo di essere degno di onore. “Io … io voglio aiutare,” disse Artù, cercando al meglio di sembrare come un bambino.
Questo era tutto quello che Artù voleva, aiutare il suo regno ed il suo popolo. Non avrebbe mai dovuto dirigere quell’assalto quando aveva quindici anni. Era il suo primo, prima che dimettesse Fyn. Era così abituato al sangue e alla carneficina in battaglia.
Lui non era abituato ad essere un comandante.
Suo padre lo aveva frustato per essersi immobilizzato in battaglia.
Artù aveva cercato consiglio da Gaius, chiedendo cosa facesse un buon comandante.
Gaius gli aveva detto: “Un buon comandante ha fiducia in se stesso per dirigere i suoi uomini, un grande comandante ha fiducia nei suoi uomini, il migliore dei comandanti è un capo con una visione, che ispira invece che forzare gli altri ad obbedirgli:”
Da quella volta, Artù camminava con orgoglio arrogante, con il suo ego sempre in crescita per assicurarsi che quello che era accaduto quel giorno non si fosse mai più ripetuto.
Le sopracciglia di Isotta si incurvarono a formare una V. ”Sembravi essere arrabbiato da quello che stavano dicendo sul Principe Artù., nutri ammirazione verso di lui?”
Artù girò lo sguardo e fece spallucce. Si collocò sulla tunica verde che gli aveva prestato.
Isotta guardò oltre Artù, come se persa in un altro tempo. “Tristano non era solito essere così acido. Aveva speranza, un tempo. Fu lui ad andare a Camelot per aiuto quando Manau fu attaccata. Il Re Uther lo rifiutò, ma Tristano aveva origliato il Principe Artù battersi contro suo padre sull’ingiustizia che si stava perpetrando.”
Artù inalò un tremulo respiro.
“Un cuore puro, disse Tristano. Credeva che il piccolo Artù sarebbe cresciuto per essere il re che avrebbe creato per noi un futuro migliore.” Si concentrò sui capelli di Artù. “Penso che abbiamo tutti perso la speranza.”
Come poteva Artù comandare una terra quando le persone non avevano fiducia, non credevano in lui?
Artù aveva lasciato la città di Camelot e le sue persone alla furia di suo padre. Era in fuga, nascosto. Doveva ritornare.
Artù si derise. Chi voleva prendere in giro?
Non era degno di essere re.
 
 
 
 
Merlino si era offerto di pulire i piatti dopo il pasto. Tristano era andato via e Percival menzionò che aveva il prima turno di guardia la sera.
Il sole stava facendosi strada lungo l’orizzonte quando Merlino portò le pentole e ciotole da lavare al fiume.
Fissò le sue mani e desiderò che la sua magia ritornasse. Tutto quello che ebbe fu un leggero formicolio. Gemette. Era passata ormai una settimana e la sua magia non era ritornata minimamente!
Era arrivato quasi tardi per salvare Artù dopo che aveva urlato fino a perdere la voce e comunicando telepaticamente con Kilgharrah.
Non avrebbe mai dimenticato il terrore nel suo cuore quando vide Artù costretto in ginocchio davanti alla città di Camelot, la sua testa spinta contro il ceppo. L’ascia del boia era a pochi secondi dall’ essere fatta cadere sul collo di Artù.
E adesso erano lì. Merlino non aveva ancora capito se erano dei prigionieri o rifugiati presi da questo gruppo vagabondo di banditi.
Utilizzò le mani per sciacquare una delle ciotole.
Quello che avevano detto riguardo ad Artù, sul fatto che aveva assalito quel villaggio. Aveva sentito quella storia quando era entrato per la prima volta a Camelot, una coppia di servitori glielo avevano detto quando era stato assegnato come servitore personale di Artù. All’inizio, aveva solo accresciuto l’odio che provava verso il principe.
Finché non aveva visto veramente il cuore di Artù.
Non gli era sfuggito come Artù si era fatto piccolo davanti a ciò che stavano dicendo di lui, quanto era diventata verde la sua faccia quando si era sforzato di mangiare. Merlino conosceva Artù abbastanza da sapere che i sensi di colpa continuavano ancora a perseguitare il principe.
Sapeva che Artù aveva compiuto atti terribili.
Ma aveva perdonato Artù per quelli.
Si domandava se Artù avesse perdonato se stesso.
“Ah, amico, non devi pulire quelli.”
Merlino guardò in su e vide Gwaine ritornare, una borraccia di pelle nella mano. Merlino scrollò le spalle. “Ci avete dato un pasto, è un piccolo modo per ripagare il favore.”
Gwaine si accasciò vicino a lui e lanciò una roccia nel fiume. “Badi molto e lui, all’idiota, non è vero?”
“Più di quanto non sappia,” disse Merlino.
Merlino aveva dimenticato quando era passato dal proteggere Artù per colpa del destino al proteggere Artù perché si era innamorato di lui. Tutto quello che faceva, lo faceva per Artù. Amava Camelot per causa sua, amava i campi, le persone, il castello, tutto quello che c’era all’interno a causa di Artù.
Gwaine lo fissò. “Sembri essere un bravo ragazzo.”
Merlino alzò le spalle. “Nah. Mi piace pensarlo, ma non ne sono così sicuro.” Le abbassò. Merlino notò lo sguardo lontano di Gwaine. “ È tutto a posto? Tu e Tristano ….” Abbandonò la franse, non erano affari suoi.
Gwaine rilasciò una risatina di scherno. “ È lo stesso dibattito da anni.” Prese un sorso dalla borraccia. “ Sai perché sono ancora vivo? Mio padre, un lord, mi mandò dal Re Caerlon a pregare di salvare la nostra città dai banditi. Lo sai cosa mi ha detto il re? ”Non abbiamo abbastanza soldati.” Eppure l’anno successivo, ne aveva abbastanza quando decise di dichiarare guerra a Camelot.”
“Mi dispiace riguardo Manau,” disse Merlino.
“ È tutto nel passato. Non c’è nulla che si possa fare in questo momento. Tutto quello che ho imparato da quello è che le persone al potere non sono affidabili. Non esiste re o nobile abbastanza degno da morire per lui. Ma …. Voglio disperatamente trovarne uno. Sono un lord, Merlino. Posso non possedere alcuna terra, ma è nel mio sangue seguire un re.”
Gwaine prese un altro sorso e si alzò in piedi. “Non c’è alcun re degno, non in tutta la terra di Albion.”
Artù lo è, pensò Merlino e ci credeva  con tutto il suo cuore.
Artù aveva ragione. Non potevano permettersi di fuggire. Doveva aiutare Artù a riprendersi Camelot. Il regno di Uther non poteva continuare ancora per lungo.
Kilgharrah aveva ragione, tutti quei mesi prima.
È tempo che il regno di Artù cominci.
Prima, Merlino doveva trovare un modo per riavere indietro la sua magia.
 
 
Il mattino seguente, i banditi smontarono l’accampamento e si diressero ad est con Artù e Merlino che li seguivano.
Diedero a Merlino una spada, eppure non si fidavano abbastanza di Artù da dargli un’arma con cui difendersi. Favoloso. Come poteva proteggere Merlino?
Con la tua magia, disse una voce nella testa di Artù. Giusto. Artù non sapeva nemmeno come accedere alla propria magia, sapeva ancora meno su come utilizzarla.
Gwaine e Percival camminavano davanti al gruppo.
Isotta e Tristano cavalcavano sulla panca sopra il carro, Isotta teneva le redini. Bisbigliavano tra loro, sorridendo e ridacchiando.
Scaldava il cuore di Artù vederli. Potevano aver perso la speranza nel mondo, ma non avevano perso la speranza nel loro amore. Non esisteva nulla più speciale di quello: l’Amore.
Accendeva la speranza anche nei tempi più bui.
Crescendo, Artù non aveva mai creduto di trovare l’amore, una persona a cui camminare al fianco come eguale, una persona a cui Artù avrebbe potuto donare tutto il suo cuore e l’altra gli avrebbe donato il suo in cambio. Era possibile per Artù di realizzare quello?
Artù fissò Merlino, che gli camminava accanto.
Oppure Artù lo aveva già raggiunto e solo non ne era al corrente?
La testa di Merlino si girò bruscamente. “Cosa è stato?”
Artù ridacchiò e disse a bassa voce, “un uccello, ti vuoi rilassare? Mi stai facendo diventare nervoso.”
Merlino sorrise imbarazzato.
Artù ricordò i pensieri che aveva avuto i momenti prima in cui aveva pensato di stare per morire, tutti i rimorsi. Fissò profondamente gli occhi di Merlino e deglutì.
Merlino doveva aver percepito il cambio di umore di Artù. “Artù?” bisbigliò.
“Fermi lì!”
Il carro si fermò e i cavalli nitrirono.
Artù spalancò gli occhi mentre cinque cavalieri di Camelot li approcciarono, ognuno sui rispettivi cavalli. Oh, merda.
Merlino tirò la manica di Artù ed entrambi si avvicinarono all’ombra del carro. Artù notò la sciarpa rossa di Merlino e la strattonò via.
“Siete venuti a riscuotere le vostre tasse da stanchi viaggiatori?” chiese Tristano.
Artù vide Gwaine e Percival tornare indietro, entrambi con la mano sulla spada.
 Nessuno starà per morire.
“Ci piacerebbe ispezionare il carro,” dichiarò uno dei cavalieri. Artù assottigliò lo sguardo. Sir Ian, un veterano.
“Posso chiedere il motivo?” ringhiò Tristano.
“C’ è un fuggitivo che sta tentando di scappare, ha commesso tradimento e deve essere portato a Camelot per rispondere dei suoi crimini.” Dichiarò Sir Ian.
“Ah!” Tristano si tirò indietro. “Quindi, morte? Beh, vi assicuro non sto aiutando nessun fuggitivo nel mio carro, ma credo che voi darete un’occhiata lo stesso.”
Uno dei cavalieri scese da cavallo e si avvicinò al retro del carro.
Artù e Merlino voltarono la testa, coprendo il loro volto.
Il cuore di Artù gli martellava contro il petto e poteva sentire il respiro affannato di Merlino contro il suo collo.
Ci furono degli spostamenti e sbattimenti, poi un rumore di qualcosa che si frantumava dentro al carro.
La faccia di Gwaine si inscurì. “ Quella è meglio non fosse la mia birra.”
Dopo qualche momento, il cavaliere saltò fuori e scosse la testa.
Tristano guardò in cagnesco Sir Ian. “Adesso che avete distrutto i miei averi, posso continuare?”
Lo sguardo di Sir Ian si fermò su Merlino ed Artù.
“Allora?”
Sir Ian tremò sulla sella annoiato e guardò male Tristano. “Muovetevi ad andarvene.”
Isotta schioccò le redini ed il cavallo battè le zampe prima di cominciare a camminare.
“Aspetta!” il cavaliere gridò dietro di loro.
Il carro si fermò.
“Oh, per l’amor del cielo,” borbottò Tristano, “cosa?”
Artù si gelò.
Merlino strinse più forte la manica di Artù.
Il cavaliere inalò un breve respiro. “ È lui! È ….”
Merlino sollevò una mano e lanciò un debolissimo gruppo di fulmini in aria spaventando i avalli intorno a loro.
“Corri!”
Artù e Merlino cominciarono a correre nel bosco.
Ci furono delle grida dietro di loro.
Non corsero molto lontano prima che quattro dei cavalieri di Camelot li rincorsero pochi acri davanti.
Artù si girò fino a fermarsi. Dannazione.
A Merlino si mozzò il fiato, ed alzò la spada.
Artù si abbassò mentre la spada di Sir Ian si scontrava contro quella di Merlino, nello stesso punto deve c’era la sua testa secondi prima.
Li circondarono molti più cavalieri.
Un pugno si scontrò sulla tempia di Sir Ian e Percival stava in piedi dove il veterano era collassato incosciente.
“Whoo!” esclamò Gwaine mentre roteava la spada. “Mi piacciono queste premesse.”
“Te l’avevo detto che stavano scappando,” abbaiò Percival a Gwaine mentre tirava indietro il pugno.
“State giù,” urlò Artù. “Nessuno morirà per noi!”
Le sopracciglia di Gwaine si aggrottarono in confusione davanti ad Artù. Evitò un affondo e parò l’attacco di un cavaliere.
Percival abbattè un cavaliere.
Merlino combatteva in modo incerto contro un altro.
Artù si spaventò. Sentì il formicolio della magia della Terra sotto i suoi piedi. Sì. “Ferma quei cavalieri!”
Liane sorsero dal terreno e si avvolsero sulle mani e sui piedi dei cavalieri di Camelot, trascinandoli in aria.
Gwaine e Percival tirarono le teste all’indietro e si fissarono sbalorditi.
Tristano ed Isotta si unirono a loro, ansimando.
“CI sono più cavalieri che arrivano da est,” disse Isotta.
“Lo sapevo che voi due significavate guai.” Tristano gli puntò addosso il dito.
“Andate a mettervi in salvo,” disse Artù. “Siamo noi quelli che inseguono, li possiamo allontanare. Andate.”
Tristano batté le palpebre, stupito del cambiamento di Artù. Finalmente notò le liane che reggevano i cavalieri in aria, brillare con la magia sotto il sole.
“Andate!” gridò Artù.
“Al diavolo quello, amico,” disse Gwaine. “Come ho già detto, mi piace combattere per gli sfavoriti.”
Artù spedì a Merlino uno sguardo disperato mentre Merlino scrollò le spalle rassegnato come per dire:  cosa vuoi che io faccia?
“Per gli dèi,” sussultò Percival. “È il Re.”
Artù roteò sui suoi piedi e vide suo padre marciare giù dalla collina, evitando gli alberi, i suoi occhi erano fissati duramente su Artù.
La faccia di Artù si contorse in determinazione. Camminò avanti e si fermò protettivo davanti allo strano grippo dietro di lui. Un’orda di cavalieri si stagliava sulla collina dietro Uther.
“Sei in minoranza. Arrenditi.” Disse Uther
“Lascia quelli dietro di me liberi. Non devono essere feriti,” rispose Artù.
Uther rise amaro. “Sono stati trovati ad aiutare un fuggitivo. Le loro azioni non andranno impunite.”
Artù prese la spada da Merlino. “Merlino prendi gli altri e scappa. Io li distrarrò attaccando …”
“Sei un babbeo. Siamo insieme in questo. Non ti lascerò.” Disse Merlino, sempre così leale.
“Non ti vedrò morire per causa mia, Merlino. Il mio destino è segnato, non lasciare che accada anche al tuo.” Sbottò Artù.
“Questo non è il tuo destino.”
“Gwaine,” abbaiò Artù. “Prendilo. Vai:”
Il vagabondo fissò Artù, rughe si formarono attorno agli occhi. “ Chi  sei  tu?”
“Ti prego ….” Lo pregò Artù.
Uther perse la pazienza e diede segno ai suoi uomini. I cavalieri marciarono contro di loro.
Artù alzò la spada. “Vai!”
Gwaine si morse il labbro e gemette. Prese Merlino e lo tirò indietro issando il servitore di Artù sulla sua spalla.
Tristano, Isotta e Percival esitarono.
“Andate!”
“No!” gridò Merlino mentre i banditi cominciarono a correre.
Artù si girò indietro verso i cavalieri e incrociò lo sguardo con suo padre. Lanciò un grido, correndo verso Uther.
Uno dei cavalieri si avvicinò. Artù evitò un affondo e colpì l’uomo con la mano sinistra, prima di costringere il cavaliere a rotolare sulla schiena oltre la sua spalla.
Sbattè un altro cavaliere a terra con il piatto della lama.
Si avvicinò ad Uther e Clash! Le loro spade si incrociarono.
Le rughe sul volto di Uther si approfondirono. “Osi attaccare tuo padre?”
“Osi giustiziare tuo figlio?” gli ringhiò contro Artù.
Sensi di colpa riempirono gli occhi di Artù prima che la rabbia rimpiazzasse tutto. Con un grido, Uther liberò la spada ed attaccò Artù.
Artù la parò e partì immediatamente al contro-attacco.
I cavalieri si avvicinarono, guardando il duello tra padre e figlio.
Le lame si scontrarono e l’acciaio risuonava nell’aria.
Uther strinse i denti e si sforzò di tenere il passo con Artù. Artù si trovò subito a trattenersi. C’erano molte aperture dove Artù avrebbe potuto facilmente infilare la spada ed uccidere suo padre.
Ma non poteva farlo.
Non poteva uccidere il suo stesso padre.
Continuava ad aggrapparsi a quei rari buoni ricordi che aveva di Uther. I momenti preziosi dove suo padre dichiarava di essere fiero di Artù.
“Albion,” implorò Artù, la sua magia formicolò dentro di lui. “aiutami, aiutami a fuggire da mio padre e dai cavalieri di Camelot.”
Il terreno rombò e tremò.
Artù tirò un pugno con la mano destra e colpì la mascella di suo padre.
Uther barcollò all’indietro.
Liane si avvolsero contro il torso di suo padre e lo tirarono indietro, bloccandolo contro il tronco di un albero. Il resto dei cavalieri subirono lo stesso fato.
Grazie,” bisbigliò Artù, la sua pelle luccicava sotto il sole. Guardò triste suo padre. “Mi dispiace, “gli disse.
Si girò e corse nella foresta, affrettandosi a raggiungere Merlino e gli altri.
Dopo qualche minuto, trovò Merlino che gli correva incontro.
“Artù!” esclamò. Si scontrò contro di lui e avvolse Artù in uno stretto abbraccio. “Tu, asino. Io dovrei proteggerti.”
“Ti coprirò sempre le spalle,” disse Artù, “meglio farci l’abitudine.”
Gwaine corse e si fermò sul posto quando li notò. Esalò un sospiro di sollievo. “Sei un pazzo suicida, amico.”
Merlino rilasciò Artù.
“Dobbiamo continuare a muoverci. Non so per quanto a lungo saranno occupati.” Disse Artù. Battè la mano sulla spalla di Gwaine. “Mi dispiace di avervi coinvolti. Non era nostra intenzione.”
Gwaine scrollò le spalle. “Eh, stavo aspettando di ricevere un po’ di eccitazione nella mia vita.”
Percival li approcciò da dietro Gwaine., come Tristano ed Isotta.
“Sei fortunato ad essere vivo,” disse Percival. “Hai più coraggio di chiunque conosca.”
“Un ritardato, eh?” sbuffò Tristano.
“Amore,” cominciò Isotta.
“No, lo capisco. Un uomo deve fare il possibile per rimanere in vita.” Tristano tirò fuori la spada e piazzò la punta contro la gola di Artù. “Non è così Artù Pendragon?”
 
 
   
 
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