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Autore: Silvia Roberta    19/05/2017    0 recensioni
"Ingegno. È questo che serve per fare un colpo. Se non si ha ingegno non si arriva da nessuna parte. La prima cosa che devi imparare è che bisogna sempre sorprendere la gente. La gente sono gli spettatori. Gli spettatori sono le vittime. Non c’è nulla di meglio che vedere le loro facce sbalordite, confuse e terrorizzate. Panico. È questa la vera essenza. Questo è quello che ci fa davvero divertire…"
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman aka Bruce Wayne, Harley Quinn aka Harleen Quinzel, Joker aka Jack Napier, Nuovo personaggio, Spaventapasseri aka Jonathan Crane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Come siamo arrivati a questo?
Dio Santo, era ovvio. Sarebbe stata solo una questione di tempo.
Nascondersi a Moench Row: praticamente un dannato suicidio.
Il paramedico poco fa ha portato i risultati e l’identità è stata verificata.
Maledizione, sono dovute le analisi del sangue per accertarsi della possibile corrispondenza a Christian Bennett. 
Una moglie, una bambina. Tutti ora si preoccupano a premere due tasti. “Polizia di Gotham, chiamiamo per informarla di una dolorosa notizia” Solito copione amministrativo.
Era due giorni che non si faceva vivo in centrale. E un mese ormai, dall’evasione del clown, che gli ripetevo di abbandonare Gotham. Ma a pensarci bene sarebbe cambiato davvero qualcosa? Quel pazzo ha più conoscenze di quanto immaginiamo e con molta probabilità sarebbe stato rintracciato ugualmente.

James Gordon se ne sta paralizzato con occhi sgranati a fissare il volto grinzoso e deformato del morto da una serie infinita di minuti ormai.
A trovarlo è stata Marylin, l’anziana vicina, che per chissà quale motivo possedeva una copia delle chiavi dell’appartamento. Lo sapremo non appena ricomincerà a pronunciare locuzioni diverse da: ‘orribile’ e ‘mostruoso’ alternate a varie e fantasiose imprecazioni.
Nessuno è ancora salito con la barella e per ora la salma è posizionata sul pavimento del bagno, accanto a dove è stata rinvenuta.
Uno scenario davvero raccapricciante.
Per quanto James continui a ripetersi nella mente ‘è solo Bennett morto’ i suoi occhi si rifiutano tassativamente di crederci.
La pelle di Chris è lattiginosa e sotto di essa si articola un complesso di anomale venuzze color verde oliva che vanno a ricoprigli l’intera massa. Mai visto niente di simile.
Il corpo è allampanato, raggrinzito come il petalo di una rosa estratto dal calice e lasciato essiccare per troppo tempo al sole.
La bocca è aperta, tirata in un lungo ghigno perverso.
James si inginocchia di fronte all’ex collega, deglutendo con fatica.
Un rigor mortis beffardo. Forse fin troppo per essere dovuto da un biologico processo d’irrigidimento muscolare? Sembra in balia di una goduta ma silenziosa risata.
Dietro quel sorriso cosi smagliante si intravedono lingua e palato.
L’interno bocca è di un nero intenso, simile alla pece.
Con dettata risolutezza avvicina la faccia a quella del cadavere.    
Solo quando lo sguardo gli si posa sulle spente pupille, ammette a se stesso che dell’apprensione sta nascendo in lui. I bulbi oculari di Chris sono giallognoli e dilatati, pronti a schizzare fuori in qualunque momento dalle proprie cavità orbitarie.
era accartocciato in un angolo della doccia, con le braccia avvinghiate alla pancia” Gli aveva descritto un poliziotto della prima equipe giunta sul posto. “e...sorride, sorride orribilmente” 
‘Commissario’
Jason Bard compare dalla soglia con inaspettata prontezza. La mano sinistra si appoggia al telaio della porta, mentre con il pollice della destra si indica le spalle.
‘Emh, si tratta di Cohen. Credo abbia vomitato in salotto’ Finisce la frase per poi lanciare un’occhiata veloce al cadavere. Il labbro superiore gli si alza contorcendosi in un’espressione disgustata che pare comunicare: “E come dargli torto”.
‘State tutti a dire “ Dio, che schifo! È spaventoso!” ma poi non riuscite a levargli gli occhi di dosso, vero? Caga-sotto che non siete altro!’ Un omaccione dalla barba incolta e camminata pesante entra anch’esso nella piccola stanza, dando un paio di pacche sarcastiche sulla schiena del poliziotto.
James aggrotta la fronte. ‘Bullock, ti prego’
Sarà da cinque, forse sei anni che collabora col tenente Harvey Bullock.
Un personaggio molto singolare. Nonostante si mostri del tutto fuori luogo, la sua presenza sul campo per il commissario si è confermata vantaggiosa in parecchie occasioni.
‘Che tanfo pestilenziale. Non mi abituerò mai a questo.’ Notifica l’omaccione per estrarre poi un fazzoletto di stoffa dalla tasca e portarselo alla bocca.     
In effetti un terribile odore riempie quel misero bagno; un puzzo che dalle carni del cadavere si espande fino alle pareti.
‘Allora Commissario, cosa ne pensi della nuova trovata di Mr. Maniaco?’
Gordon sente la mano di Bullock stringergli la spalla. Un sottointeso gesto di conforto?
‘È come se lo avessimo condannato noi, Harvey.’ Sospira in risposta, dopo essersi tirato in piedi.
‘Voleva protezione e noi l’abbiamo spedito in questa tana.’
‘Dopo mesi e mesi che faceva circolare ogni nostra scoperta d’indagine e pratica amministrativa a quel pazzo. Gordon, quanti dei nostri uomini sono morti perché il Joker sapeva dove spedivamo e posizionavamo le Swat?’
‘La sua famiglia era sotto sequestro, Bullock.’ Si sfila gli occhiali e si strofina la fronte.
Un attimo di silenzio. Bard esce dalla stanzetta e dal soggiorno si ode un carico: ‘Forza con questa barella!’
‘Non ho mai capito cosa trattenga Batman dal farlo secco onestamente.’ Pondera Bullock, rimettendo il fazzoletto in tasca e infilandosi con gesto quasi rabbioso una sigaretta tra le labbra.
‘Era stato un gioco da ragazzi quella volta al Night Club di Santa Rosa Street. Ricordi?’ Sorride amaramente, Harvey, per un istante, dietro la sottile fiammella dell’accendino. ‘Arrivare a incastrare in una sera sola sei forti agganci del Pinguino, grazie a quel tizio..come si chiamava? Ben, Bennie, Benjamin?’
‘Benton’
‘Benton, Si’ ripete il tenente e dalla bocca esala una nuvola di fumo al sapor di Marlboro.
‘Ottimi infiltrati, le cimici sotto i tavoli da biliardo, Jennifer  vestita da spogliarellista. Una retata coi fiocchi. Avevamo tutto ciò che ci serviva per sostenere le accuse al processo. Poi, quando il peggio sembrava passato i televisori nel club si sono accesi in sincro... Assurdo.’
Gordon volge lo sguardo al collega. Il suo viso barbuto è irrigidito e il tremito nella sua voce smaschera l’inesorabile turbamento.
Oh, ricorda molto bene quella sera. Come potrebbe dimenticarla?
‘Fino a quel momento, la sola certezza che avevamo del Joker era che non amava lavorare in compagnia.’ Mormora il commissario.
‘Ma come diamine ci riesce?! Mi domando.’ Il vocione di Bullock si alza di qualche tono. La mano che regge la sigaretta si agita veloce e della cenere si sparge sul pavimento.
“Come ci riesce?”
James viene travolto da un flash risalente a un anno prima. La mente lo rimanda a un breve dialogo con il Cavaliere Oscuro, quando ancora scorgere la delineata sagoma nera accucciata su un tetto o all’angolo di una stretta e tetra vietta nel buio della notte gli faceva accapponare la pelle.
Il clown a quei tempi era agli albori. Le sole informazioni che i registri della polizia contenevano sul  cosiddetto ‘Joker’ erano carte da gioco – ovvero la sua firma artistica trovata come consuetudine sulle scene del crimine- peculiarità corporee e qualche nota su inverosimili riscontri ad ex galeotti della città.
Come ci riesce? Come riesce a non lasciare la minima traccia? Com’è possibile che ciò che otteniamo sia solo quello che lui ci offre di sua spontanea volontà?”  
Non puoi cercare di comprenderlo, Gordon.” Aveva obiettato la cupa sagoma. “Non pretendere a te stesso di riuscire a prevedere con certezza le sue mosse. Joker è irrazionalità. È un salto nel vuoto.”
Si ripete tra se e se quell’ allusiva, ma azzeccatissima, definizione datagli dall’amico alato. 
Un salto nel vuoto.
Decide di fare qualche scatto in più da mandare in centrale. Anche se sa benissimo che risulterebbero inutili, paragonati alle foto scattate anteriormente dalla scientifica, non sta a preoccuparsene troppo...Portarsi il lavoro a casa è diventato da tempo una routine.  
Con lo schermo del suo modesto cellulare zooma su buona porzione della stanza e preme il pulsante a lato. Poi si focalizza su qualche dettaglio: uno scatto alla doccia, uno al ghigno di Bennett e uno all’alone verdastro sui suoi polpastrelli.
Un salto nel vuoto.
Un maledetto salto nel vuoto.
‘Ti dai pure alla fotografia adesso?’ la risata di Bullock sembra un attacco di tosse improvviso. Oggi ha davvero esagerato con le sigarette.
‘Fanne pure una veloce alla scritta. Dio, non vedo l’ora di farla cancellare. Quando mi capiterà di averlo tra le mani,  per prima cosa gli farò capire quanto mi allietano i suoi dannati messaggi’
Indica lo specchio a quadro agganciato grossolanamente alla parete semi piastrellata, su cui una spessa linea traballante lascia marcato:
 
“IL SORRISO PEGGIORE E’ QUELLO DELL’INFAME”
 
È ovvio che il Joker deve saperla lunga riguardo humour inglese!
Incentra lo specchio sul piccolo monitor e aspetta che l’immagine vada a fuoco.  
‘Ha usato il dentifricio?’ domanda mentre si segna a mente d’impostare il blocco sul telefono. Sia mai che Barbara veda una di queste foto..  
‘Forse ha pensato che il sangue faceva troppo Cliché’ risponde Bullock pragmatico.
Nella stanzetta entrano in fila alcuni paramedici.
La barella metallica sul pavimento in maiolica produce uno sgradevole stridio, probabilmente dovuto dalla mancata movenza di una delle quattro rotelle.
Il più alto lancia un’occhiata feroce a Bullock.
‘Le sembra il caso?’
Harvey sbuffa un’altra nuvola grigia; solleva le due dita che reggono la sigaretta e dopo avergliela ben esibita la spegne nel lavandino accanto.
‘Che dire. Spero un giorno di morire per i miei peccati’  
In pochi secondi ciò che resta di Bennett viene portato via.
  
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