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Autore: Soren Targaryen    20/05/2017    0 recensioni
Leggendo i libri originali, ci siamo affezionati tutti alla storia d'amore tra Maxon e America e alle mura familiari del Palazzo reale che sembravano accogliere anche noi mentre leggevamo delle avventure di Lady Singer.
(SPOILER PER CHI NON AVESSE LETTO THE ONE)
Ebbene, mi sono divertita ad immaginare la vita dei nostri sovrani preferiti dopo il loro matrimonio e mettere quasi tutto per iscritto. (Non serve che vi spieghi quel "quasi").
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: America Singer, Maxon Schreave, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Quella sera a letto nessuno dei due aveva voglia di parlare di eserciti o di piani di guerra.
Maxon se ne stava lì tra i cuscini ad osservarmi mentre mi spazzolavo i capelli davanti al grande specchio appartenuto alla regina Amberly.
Vedevo il suo bel viso riflesso e gli sorridevo nonostante l'odio che stavo provando verso quei maledetti nodi.
Mary mi aveva legato i capelli con delle trecce e in quel momento erano così mossi che rinunciai a districarli. Mi sfilai la vestaglia e la appoggiai con cura sullo schienale della poltrona prima di mettermi a letto.
Ritrovai subito le sue braccia che mi cinsero la vita e mi strinsero al petto caldo e statuario che mi aveva accolta per tanti notti.
«Mio re..»
Lo salutai sorridendo e lui affondò le dita in quel cespuglio rosso che erano i miei capelli.
«Mia cara..»
Bisbigliò lui di rimando e ridacchiò della mia espressione scherzosamente scocciata.
Gli avevo raccontato di quando, una volta rimasta chiusa nella stanza di sicurezza il giorno in cui lui avrebbe dovuto fare la sua scelta tra me e Kriss, io gli feci la promessa di lasciare che mi chiamasse "mia cara" se fosse sopravvissuto.
Tentai in tutti i modi di persuaderlo del fatto che ero sotto shock quando lo dissi, ma il mio caparbio maritino non ammetteva scuse.
La cosa positiva era che adesso quando mi chiamava "mia cara", l'ombra del sollievo che provai quando lo rividi vivo quella volta tornava a rallegrarmi.
«Sono così felice del tuo ritorno che non ho affatto sonno..Posso fare qualcosa per te..?»
Maxon sorrise e mi afferrò per i fianchi, trascinandomi sopra di lui. Sistemai le cosce ai lati dei suoi fianchi e socchiusi le labbra quando sentii le sue mani accarezzarle.
«Ho la testa piena di pensieri, Mery..Vorrei smettere di pensarci almeno per ora.
E poi..Vorrei..Vorrei..»
Le sue parole si persero in un lieve ansimo che uscì dalle sue labbra non appena fece salire le mani fino al mio fondoschiena.
Trattenni un piccolo gemito quando strinse la presa e lo pregai silenziosamente di non fermarsi.
Durante la nostra luna di miele le mie cameriere avevano dovuto sistemare almeno 4 abiti e buttarne due. Avevo promesso loro, con un po' di imbarazzo, che ci sarei stata più attenta ma non lo fui mai.
Vedere Maxon strapparmi i vestiti di dosso era una sensazione impagabile e non gli avrei mai detto di fermarsi.
Ma quella sera sembrava voler essere più calmo..Sollevò la veste da notte fino a sfilarmela e la lasciò cadere per terra.
Non capivo ancora cosa volesse fare, quindi mi limitai a non muovermi e godermi la sensazione del suo calore su di me.
«Mi piacciono con i fiocchi.»
Divenni rossa per l'imbarazzo e mi scappò una risatina civettuola mentre le sue dita armeggiavano con le tante applicazioni dei miei nuovi slip.
In quanto ad abbigliamento intimo ero diventata molto più viziosa, nonostante il lieve imbarazzo che provavo nell'indossare body di pizzo nero e perizoma striminziti. Ma le mie cameriere avevano pienamente ragione. Maxon li adorava.
«Sai, prima di sposarci ti dissi che ti avrei viziata in ogni modo..»
Capovolse velocemente le nostre posizioni, lasciandomi senza fiato quando me lo ritrovai sopra.
«Ma direi..Che sei tu che stai viziando me..»
Affondò le labbra nel mio collo e a quel punto mi fu impossibile trattenere un gemito di piacere nel sentirlo così vicino dopo quella che mi sembrava un'eternità.
Non riuscivo più a stare ferma. Le mie mani cominciarono a muoversi freneticamente su di lui, nonostante la calma dei suoi movimenti. Lo accarezzai in ogni centimetro di pelle scoperta mentre lui, con più dolcezza del solito, baciava i miei seni lasciandoli bagnati.
Era così calmo che mi fece sentire ancora più su di giri. Ogni sua azione sembrava farmi il doppio effetto.
«Oh Max..»
Ansimai tra i cuscini mentre lui scendeva, scendeva, scendeva..
Finché non ebbi la sua testa tra le gambe.
Mi irrigidii e provai a sollevarmi sui gomiti per poterlo guardare. Cosa stava facendo?
Ma guardarlo fu una pessima idea. Perché appena lo vidi così vicino alla mia intimità ebbi un fremito tanto forte che lui se ne accorse e alzò lo sguardo verso di me.
Mi sorrise e io rischiai di svenire per quanto fosse bello ed estremamente sexy con quei capelli disordinati e il suo sguardo peccaminoso.
«Adesso è il mio turno di viziarti, tesoro..»
Nei successivi venti minuti non capii più niente. Speravo solo che le guardie non fossero così vicine alla porta da potermi sentire.
Ma quelle preoccupazioni duravano meno di un secondo, spazzate via dalla calda e flessuosa lingua di Sua Maestà.


«Adoro quando gemi per me, America..Ho passato gli ultimi giorni a pensarti così, ma vederti è tutta un'altra cosa..»
Ero di nuovo tra le sue braccia, ancora scossa e sudata dopo le sensazioni che mi aveva regalato. Era stato così intimo e intenso..E volevo ringraziarlo davvero, ma immaginai che fosse una cosa sciocca da fare. Ma c'era ancora qualcos'altro che volevo..
«Max..»
Sfiorai appena il suo nome con le labbra e alzai una mano per poter accarezzare la sua guancia. Lui mi baciò il palmo e posò la sua mano sulla mia come a volersela tenere stretta. Adorava quando lo chiamavo con quel nomignolo. Me ne ero accorta.
«Dimmi, tesoro mio.»
Mi morsi il labbro con incertezza, ma il bisogno era troppo e mi feci forza.
«Fammi tua..So che sei stanco, ma per favore...Mi sei mancato troppo..Ho..Ho bisogno di...»
Non mi lasciò nemmeno finire la frase. E finalmente mi sentii di nuovo tra le sue braccia. Viva più che mai. Innamorata più che mai di Maxon Schreave.
   
 
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