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Autore: Elizabeth_Carre    20/05/2017    1 recensioni
"Ma in questo giorno più triste di altri, la certezza che due di noi potrebbero morire nelle prossime settimane ci fa sentire già tutti morti, e forse un po' lo siamo già."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 10


Per un attimo, provo l'irrefrenabile desiderio di fuggire.
Tenermi dentro per tutti questi anni i sentimenti per Katniss e sbandierarli a tutta Panem in diretta nazionale non era nei miei piani quando, salendo sul palco allestito per la mietitura nel Distretto Dodici, ho deciso che avrei sacrificato me stesso pur di salvarla.
Ma l'abbiamo pianificato. Io ed Haymitch abbiamo capito che l'unico modo per aiutarla nell'arena era renderla desiderabile agli occhi dei possibili sponsor.
Perciò rialzo gli occhi riprendendomi dalla mia momentanea timidezza e rivolgo un mezzo sorriso ad un Cesar che mi guarda con lo sguardo più triste che gli abbia mai visto.
I mormorii e le urla strozzate del pubblico mi raggiungono solo adesso e so per certo di aver centrato il bersaglio. Adesso tocca al nostro mentore  completare l'opera.
- Oh, questa sì che è sfortuna – commenta Cesar addolorato.
- Non è bello – concordo io. Vorrei vederla. Vorrei vedere nei suoi occhi un segno che mi faccia capire che provi lo stesso anche lei per me. Vedere la sua reazione a questa specie di dichiarazione.
- Be', non credo che nessuno di noi te ne farà una colpa. È difficile non innamorarsi di quella giovane signora – dice Cesar. - Lei non ne sapeva nulla? -
- Non fino a questo momento – rispondo scuotendo la testa.
Un'immagine di Katniss sullo schermo dietro le spalle di Cesar attira subito la mia attenzione.
Ha le labbra leggermente dischiuse e un leggero rossore le imporpora le guance. Nei suoi occhi grigi infuria la tempesta.
- non vi piacerebbe farla tornare qui e avere una risposta? - chiede Cesar agli spettatori che gridano il loro assenso. - Eh, sì, ma purtroppo le regole sono le regole, e il tempo di Katniss Everdeen è scaduto. Be', in bocca al lupo, Peeta Mellark, e credo di parlare a nome di tutto Panem quando dico che i nostri cuori sono con voi. -
Il clamore del pubblico mi rende sordo per un minuto. Quando tutto si placa mormoro un “Grazie” appena udibile e riprendo posto esibendo lo sguardo più mesto di cui sono capace.
Nel giro di poco ci alziamo in piedi per l'inno e sono felice di vedere che tutti gli schermi rimando un'immagine di me e Katniss a pochi centimetri l'uno dall'altra. Io, sguardo bastonato, lei, spaventato.
Terminato l'inno stilisti e tributi ci avviamo verso gli ascensori. Ne prendo uno a caso sperando che nessuno mi rivolga domande.
Sembra interminabile l'ascesa fino al dodicesimo piano, tutti mi guardano con disgusto. Quasi tutti.
La piccola Rue, mi rivolge un mezzo sorriso triste. Per quel che posso ricambio mentre alla fine mi lascia solo.
Le porte si aprono e finalmente posso andare a chiudermi in camera.
Sbam!!!
Non faccio in tempo a mettere un piede fuori dall'ascensore che una furia di fuoco e capelli neri mi sbatte i palmi delle mani con forza sul petto.
Io mi sbilancio e vado a finire su un'urna piena di fiori finti rompendola in mille pezzi. Un bruciore alle mani mi invade subito. Devo essermi tagliato ma non abbasso lo sguardo. Fronteggio la tempesta negli occhi grigi di Katniss.
- E questo per cos'era? - chiedo, atterrito.
- Non avevi nessun diritto! Nessun diritto di andare a dire quelle cose su di me! - mi urla contro.
Prima che abbia il tempo di dire alcunché gli altri arrivano scendendo  dall'ascensore e restano basiti di fronte allo spettacolo che gli si para davanti.
- Che succede? - chiede Effie con voce stridula. - Sei caduto? -
- No, è lei che mi ha buttato per terra – rispondo mentre lei e Cinna mi aiutano ad alzarmi. La frustrazione che provo in questo momento è l'unica cosa della quale m'importi davvero.
- Gli hai dato uno spintone? - le chiede Haymitch rabbioso.
- È stata una tua idea, vero? Farmi passare per una specie di stupida davanti a tutto il paese? - urla Katniss.
- È stata un'idea mia – dico togliendomi le schegge di ceramica dalle mani. - Haymitch mi ha solo aiutato -
- Già, Haymitch è di grande aiuto. A te! - dice sempre più infuriata.
- Tu sei una stupida – dice Haymitch disgustato. - Pensi che ti abbia danneggiato? Quel ragazzo ti ha dato qualcosa che non saresti mai riuscita a realizzare da sola. -
- Mi ha fatto apparire insicura! - è la replica di Katniss.
Io rimango fermo in silenzio ad ascoltare questo scambio di battute. Il pensiero di avere sbagliato tutto mi sfiora per un attimo ma lo scaccio subito.
Tutto sta andando per il verso giusto. Tutto secondo il piano. Lei è la priorità. Anche se mi odia, non fa niente. Tutto per lei.
- Ti ha fatto apparire desiderabile! E guardiamo in faccia  la realtà: ti serve tutto l'aiuto che puoi ottenere, in quel campo. Eri romantica come una cacca finché lui non ha detto che ti voleva. Adesso ti vogliono tutti. Parlano solo di voi. Gli innamorati sventurati del Distretto Dodici! - esclama Haymitch.
- Ma noi non siamo innamorati sventurati! - ribatte lei.
Haymitch la afferra per le spalle e la inchioda al muro. Faccio un passo per andare a difenderla ma Cinna mi trattiene per una spalla. Lo guardo e lui annuisce in direzione di Katniss ed Haymitch.
- E chi se ne frega! Sta tutto nello spettacolo. Sta tutto nel modo in cui ti percepiscono. Dopo la tua intervista tutt'al più avrei potuto dire che eri carina, e già questo era un piccolo miracolo. Ora posso dire che sei una seduttrice - dice con affanno Haymitch. - Oh, oh, con che ardore i ragazzi a casa stanno cadendo ai tuoi piedi -  continua in falsetto. - Quale di queste cose ti farà ottenere più sponsor, secondo te?-
Stanca della conversazione, e forse in preda all'assennatezza, finalmente Katniss spinge via le mani di Haymitch dalle sue spalle e si allontana con sguardo pensieroso.
Cinna la raggiunge e le dice che Haymitch ha ragione.
- Dovevano dirmelo, così non sarei sembrata tanto stupida. -
- No, la tua reazione è stata perfetta. Se tu l'avessi saputo, la cosa non sarebbe stata credibile – dice Portia.
- È solo preoccupata per il suo ragazzo – dico io senza riuscire a frenare le parole aspre. Questa sua reazione esagerata mi ha fatto pensare.
Sono solo amici. L 'ha detto lei. Ma se volesse qualcosa di più e non riuscisse ad esprimere i suoi sentimenti a Gale proprio come io non sono riuscito mai ad esternare i miei fino ad oggi?
Se non riuscisse a capire che tutto questo può solo aiutarla più che danneggiarla, soltanto perché il suo pensiero va a lui?
- Io non ho un ragazzo – ribatte lei. Ma le sue guance imporporate mi fanno capire che ho colto nel segno.
- Come vuoi – replico. - In ogni caso, immagino sia abbastanza sveglio da riconoscere un bluff quando lo vede - la frustrazione fa di nuovo capolino in me. - E poi tu non hai detto di amare me.  Perciò che importanza ha? -
La consapevolezza si fa strada in lei. Per un attimo vedo le rotelle del suo cervello roteare nei suoi occhi. La rabbia sta scemando.
Come fa a non capire che a Capitol vivono di queste cose?
- Dopo che ha detto di amarmi, avete pensato che lo amassi anch'io? - chiede.
- Io sì - dice Portia. - Dal modo in cui evitavi di guardare le telecamere, dal rossore. -
Gli altri intervengono dichiarandosi d'accordo. Persino Cinna.
- Vali tanto oro quanto pesi, dolcezza. Gli sponsor faranno la fila per te intorno all'isolato – dice Haymitch.
Il rossore imporpora di nuovo il viso di Katniss. - Mi dispiace di averti spinto – mi dice.
- Non importa – dico io scrollando le spalle. E non importa davvero. - Anche se è illegale, tecnicamente. -
- Stanno bene le tue mani? - mi chiede sollecita.
- Stanno benissimo – rispondo per tranquillizzarla anche se non è vero.
- Be', andiamo a mangiare – dice Haymitch.
Tutti lo seguiamo ma sanguino troppo e Portia è costretta a portarmi in camera per medicarmi.
- Mi dispiace – mi dice quando siamo da soli iniziando a disinfettarmi.
- Non ti preoccupare. Non brucia per niente – le dico per rassicurarla. Sento davvero solo un pizzicore.
- Non per le tue mani. Per tutto il resto. Per Katniss. Ho davvero sperato che potesse amarti anche lei. L'ho creduto possibile – mi dice triste e dispiaciuta perché il mio sogno d'amore non si è realizzato.
- Non fa niente – le dico – preferisco sia così. Se mi avesse amato anche lei, non so come avrei fatto a lasciarla andare. Così invece… - non concludo la frase perché vedo la mia stilista in procinto di piangere mentre mi benda le mani maldestramente.
- Davvero, Portia. Sono sereno. Lei ha scelto di sacrificare sé stessa per la sua sorellina, io scelgo di sacrificare me per lei. -
- Si – mormora. - Lo posso capire, ma avrei voluto che fossi felice almeno per un po' -.
- Lo sarò se riusciremo a farla tornare a casa. Io e Haymitch abbiamo un piano. -
Mi guarda curiosa ma non posso svelarle nulla. Non qui. Lo capirà da sola quando sarà il momento.
Ci alziamo entrambi e raggiungiamo gli altri.
Finita la cena vediamo la replica delle interviste in salotto.
Katniss è davvero splendida. Ma guardando la sua intervista sono sempre più felice della scelta che ho fatto.
Appare vacua e frivola. Passabile ad un occhio non attento.
Grazie alla mia dichiarazione, durante la quale non riesco a non arrossire, il suo rossore fa davvero credere che anche per lei sia amore.
Quando l'inno si conclude e lo schermo diventa nero, nella stanza cade il silenzio.
Io mi sento nudo. Per tanti anni mi sono coperto dietro ad una maschera. Confessando i miei sentimenti soltanto alla mia amica Delly, e adesso tutta Panem sa cosa nascondo nel cuore.
Domani mattina partiremo presto per l'arena.
Cinna e Portia ci accompagneranno a destinazione mentre Effie ed Haymitch resteranno al Quartier Generale con la speranza di riuscire a procurarci più sponsor possibili, perciò li salutiamo qui.
- Vi ringrazio – ci dice Effie. - Siete i migliori tributi che abbia mai avuto il privilegio di presentare – dice prendendoci le mani e con le lacrime agli occhi. Fa un bel respiro e aggiunge: - Non sarei per niente sorpresa se alla fine mi promuovessero a un distretto decente, l'anno prossimo -.
Poi bacia entrambi e scappa dalla stanza in preda alle lacrime. Se per la separazione o per il possibile miglioramento delle sue condizioni lavorative, non lo so dire.
Haymitch incrocia le braccia e ci osserva attentamente.
- Ultimi consigli? – chiedo.
- Quando suona il gong, toglietevi da lì alla svelta. Non siete in grado di affrontare il bagno di sangue alla Cornucopia. Limitatevi a filarvela, mettete tutta la distanza che potete tra voi e gli altri, e trovate una fonte d'acqua – dice. - Capito? -
- E dopo – chiede Katiniss.
- Restate vivi – risponde Haymitch.
Facciamo cenno di sì con la testa e vedo Katniss allontanarsi per andare in camera sua, io mi attardo con Portia.
- Grazie davvero per tutto quello che hai fatto per me – le dico.
Mi abbraccia forte e mi sussurra all'orecchio: - Qualunque cosa sia che hai progettato con Haymitch, spero che funzioni.-
- Lo spero anche io. Ma tu promettimi che crederai sempre in me qualunque cosa mi vedrai fare in quell'arena -.
Si stacca da me e guardandomi negli occhi annuisce.
Per ultimo stringo la mano a Cinna. - E' stato un piacere – mormora.
Annuisco e vado in camera mia.
Faccio  subito una doccia e mi metto un pigiama comodo infilandomi nel letto con la speranza di riuscire a dormire almeno un po'.
Ho bisogno di riposo per avere tutta la lucidità mentale che serve a fare ciò che devo fare.
Non ci metto molto a capire però che non riuscirò mai nel mio intento, perciò decido di andare in salotto e uscire in balcone a prendere un po' d'aria per schiarirmi le idee. E magari la brezza riuscirà anche a calmarmi.
A piedi scalzi apro la finestra e subito la bellezza di Capitol mi affascina.
Un tripudio di luci e colori che nel buio della notte si confondono. Uno dei quadri più belli che abbia mai visto si estende ai miei piedi.
Le urla e le canzoni di festa per l'inizio degli Hunger Games mi arrivano nitide anche a questa distanza.
Il disgusto per questa gente si fa vivo in me. Come possono gioire della morte di ragazzi innocenti?
Come potrò gioire anche io se uccidendo qualcuno nell'arena sarò vicino al mio obiettivo di proteggere Katniss? Potrò mai farlo sapendo quello che perderò? Con la consapevolezza di avere perso una parte di me?
- Dovresti dormire un po' – sobbalzo nel sentire la voce di Katniss alle mie spalle. Non l'ho sentita avvicinarsi e mi ha colto di sorpresa.
- Non volevo perdermi la festa – dico scuotendo la testa senza voltarmi a guardarla. - È in nostro onore, dopotutto. -
Il sarcasmo mi aiuta a trattenere ciò che vorrei dire in realtà. Riuscirebbe a capire?
Si avvicina sporgendosi dal bordo del parapetto. - Sono in costume? - mi chiede.
- Chi può dirlo? - rispondo. - Con tutti i vestiti stravaganti che portano qui. Nemmeno tu riesci a dormire? - le chiedo cambiando discorso.
- Non riesco a spegnere il cervello – mi dice.
- Pensavi alla tua famiglia? -
- No – ammette con aria colpevole. - Riesco solo a pensare a domani. Il ché è inutile, ovviamente. - Mi guarda le mani che non ricordavo di avere ancora fasciate e mi dice: - Mi dispiace davvero tanto per le tue mani -.
- Non importa, Katniss. E comunque non sono mai stato in gara per la vittoria -.
- Non è così che bisogna pensare – mi dice in tono di ammonimento.
- Perchè no? Spero solo di non comportarmi in modo vergognoso e… - non riesco a finire la frase. Ripenso a tutti i tributi scesi nelle arene prima di me. Ci sono stati quelli spaventati. Quelli che hanno provato a difendersi. Ma quelli brutali sono quelli che ho odiato di più. Non concepisco l'idea di divertirsi uccidendo una persona. Come si può godere delle urla di dolore di un altro essere vivente?
Ne ho visti di tributi sadici e letali. Non voglio trasformarmi in uno di loro.
- E cosa? - mi chiede.
Faccio fatica a riprendere il filo del discorso. Ma continuo comunque a parlare. Non so se potrà mai capire ciò che intendo ma ormai non ha importanza. - Non so bene come dirlo. Solo non voglio… perdere me stesso – dico in un sussurro. - Ha un senso? - le chiede guardandola negli occhi. Lei scuote la testa, ma adesso che ho cominciato a parlare non riesco più a fermarmi. - Non voglio che mi cambino, là dentro. Che mi trasformino in una specie di mostro che non sono. - Che la paura di morire abbia il sopravvento. Ma questo non lo dico.
- Vuoi dire che non ucciderai nessuno? - mi chiede.
- No. Quando arriverà il momento sono sicuro che ucciderò come chiunque altro. Non posso darmi per vinto senza combattere. Solo continuo ad augurarmi di trovare un modo per… per dimostrare a quelli di Capitol City che non sono una loro proprietà. Che sono più di una semplice pedina. -
- Ma non lo sei – obietta Katniss. - Nessuno di noi lo è. È così che funziona il programma.-
- Bene, ma all'interno di quella struttura, tu sei ancora tu, io sono ancora io? - insisto per farle capire cosa intendo dire.
- Più o meno. Solo che… senza offesa, ma chi se ne frega, Peeta? - mi chiede.
- Frega a me. Voglio dire, di cos'altro mi è permesso di preoccuparmi, a questo punto? - le dico con rabbia. Come fa a non capire? Il suo unico pensiero è di tornare dalla sua famiglia e lo farà a qualsiasi costo. Possibile che non si renda conto a cosa sta andando incontro?
La guardo esigente negli occhi. Voglio che mi risponda. Voglio che mi faccia capire di avere compreso la portata dei gesti che andrà a compiere nell'arena.
Fa un passo indietro spaventata. - Preoccupati di quello che ha detto Haymitch. Di rimanere vivo – mi dice.
- Bene. Grazie per la dritta, dolcezza – le dico in tono beffardo riprendendo a guardare l'orizzonte.
- Guarda, se vuoi passare le ultime ore della tua vita a progettare qualche genere di nobile morte nell'arena, accomodati. Io, la mia vita, la voglio passare nel Distretto Dodici. -
La veemenza con la quale mi risponde, mi fa capire che sono stato ingiusto con lei. Non può permettersi di pensarla come me. Ha una famiglia a cui badare. Senza di lei sarebbero persi.
- Non sarei sorpreso se ci riuscissi – le dico. - Porta i miei migliori saluti a mia madre, quando tornerai.-
- Contaci – ribatte girandosi e lasciandomi solo.
Crollo seduto su una sedia non appena sento la porta della sua stanza chiudersi.
Tornerà davvero a casa?
Tornerà come la ragazza che conosco? La ragazza cupa ma mai cattiva né piena di sé?
A cosa ci porterà tutto questo?


 
   
 
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