Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Jeyerre    20/05/2017    0 recensioni
✣ A Juvenilia, l'Arcimago di corte non riceve buone nuove dalla Strega dell'Ovest e la sua lettera è il presagio di una guerra da troppo tempo rimandata; nell'ombra, i Bramanti si muovono al fine di sostituire l'autorità dei Maghi e delle Streghe.
Da quel vento che soffia su Lyra non possono che arrivare inverno, neve e male.
Tratto dalla saga di MAGIA, webcomic ad opera di JrPorpora, Malus Ventus è un breve spin-off che narra eventi precedenti alla storia narrata nella graphic novel, quando non tutti i Maghi né le Streghe erano così come li conosciamo nella serie.
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il cacciatore I

Si era domandato per settimane perché quel pomeriggio Amelia avesse pianto così tanto, e lo avrebbe chiesto anche a lei se fosse tornata dalla sua tenuta, il giorno che se ne era andata per portare sua madre a corte. 
Aveva aspettato qualche giorno prima di mandare qualcuno che potesse rintracciarla. Ma quando i suoi messaggeri erano, effettivamente, giunti alla villa della fanciulla, l’avevano trovata vuota; non vi erano stati segni di infrazione, né sembrava esserci stata alcuna lotta; nulla faceva presagire che fossero nemmeno partite per un viaggio, poiché vestiti e bauli non erano stati portati via.
La cosa lo aveva impensierito molto, perché, pur avendola cercata anche con la magia, sull’atlante non era apparsa traccia della sua Amelia in tutta Lyra.
Era frustrato e preoccupato, ma, dopo la lettera di Cassandra, aveva dovuto cominciare ad indagare sui movimenti nel sottosuolo e non aveva avuto tempo di star personalmente dietro le ricerche della ragazza.
Così aveva delegato il suo famiglio alla ricerca di Amalia, mentre a lui era spettata una caccia ben più rischiosa.
E quella notte sarebbe stata perfetta.
Guardò fuori dalla vetrata: la luna era piena e, secondo l’ordine degli Alchimisti, le notti di plenilunio erano l’ideale per i riti di magia nera. 
Aveva scoperto dove si incontravano gli Alchimisti appartenenti alla setta dei Bramanti e aveva compreso perché alcuni esemplari di Wendigo fossero stati avvistati nelle vie sotterranee. Il preside dell’accademia dell’alchimia, che era un suo grande amico da molti anni, gli aveva confidato che temeva che alcuni insegnanti si riunissero in alcuni locali sotto l’accademia; ma, per sua grande sfortuna, non aveva le prove per dimostrarlo. Aveva il sospetto che coinvolgessero anche gli alunni negli affari della setta ed era preoccupato per i giovani e i ragazzi più ingenui. 
Così aveva ritenuto opportuno avvisare Denzel di quello che sapeva e il Mago gli aveva promesso che avrebbe indagato anche per lui.
Indossò una cappa nera con dei ricami dorati, prima di uscire, e si fece scortare dai suoi uomini solo fino a metà del tragitto. 
La città era deserta, sicuramente a causa dell’ora tarda. Non gli capitava spesso di uscire dal castello, e la città, così, gli sembrava pericolosa e… inquietante.
Quando fu quasi vicino all’accademia indossò il cappuccio della cappa e cercò un’entrata secondaria presso il cancello che lo separava dai giardini interni alla struttura. 
L’aria cittadina era fresca; l’autunno, che era stato tanto riluttante ad arrivare, sembrava farsi più vicino notte dopo notte. O forse, era solo la paura a farlo tremare.
Aveva quasi duecento anni, eppure, avrebbe potuto dimostrare benissimo l’età che la sua forma suggeriva quella sera.
Individuò una piccola entrata, un cancelletto non usato da anni e ricoperto di edera. Gli bastò un incantesimo per far da parte le piante e schiudere la serratura arrugginita. 
Aspettò, però, ad entrarvi, perché aveva udito delle voci in lontananza. 
Risate. 
Una coppia di giovani sposini ubriachi che rideva inconsapevole dei pericoli portati dalla notte.
Sperò, in cuor suo, che potessero tornare sani e salvi a casa: non avrebbe saputo come giustificare ancora una volta strane sparizioni dei sudditi al suo Re.
Sospirò e finalmente schiuse il cancello per passare dall’altra parte; i giardini ben curati erano solo  il preambolo del grande edificio che si trovò di fronte. 
L’accademia di Alchimia era una grandissima struttura fastosa, divisa in diversi blocchi: c’era il sontuoso avancorpo principale che vantava quasi milleduecento stanze e il doppio delle finestre; ai lati, in maniera trasversale ad esso, vi erano altri due avancorpi più piccoli che ospitavano gli alloggi degli studenti, maschili e femminili.
Il silenzio era agghiacciante: non riuscì ad intravedere nemmeno una guardia all’entrata principale e questo lo stranì più di quanto già non fosse. Camminò attento a non far rumore sulla ghiaia del viale, infilandosi nel vestibolo a pianta ottagonale adornato da immense colonne doriche. 
Il buio non rendeva giustizia alla bellezza di quell’architettura che in passato era stata il vecchio castello reale, dove lui stesso era vissuto. Nulla, però, gli sembrava più familiare tra quelle mura.
Le torce erano accese lungo tutta la rampa di scale che portava all’interno, e guidavano i visitatori verso la prima sala. Le seguì. Si stava quasi pentendo di non aver portato il suo famiglio con sé: la paura teneva in allerta tutti i suoi sensi e ogni minimo rumore o spostamento d’aria lo faceva sobbalzare impaurito.
Si addentrò nell’accademia, seguendo delle ombre che aveva visto muoversi poco più avanti. Scoprì che erano delle figure incappucciate in nero e oro, come lui. Parlottavano con fare ambiguo e con passo svelto si precipitavano tra corridoi che persino a lui erano sconosciuti. Li vide aprire alcuni passaggi segreti attraverso le pareti; porte che non aveva mai visto.
Era sul punto di seguirli attraverso il muro, quando una mano si poggiò sulla sua spalla, strattonandolo un po’. Istintivamente, come un gesto di autodifesa, la sua magia gli cambiò il colore dei capelli, che dall’essere biondi divennero corvini e lunghi; gli occhi color pesca divennero dello stesso colore del cielo d’estate.
Quando si girò, una donna incappucciata lo fissava contrariata.
“Ragazzina,” disse con tono gelido “hai perso la strada?”
Denzel si scansò, indietreggiando.
“No,” disse prontamente e, mimando i gesti di una bambina, prese nervosamente a carezzarsi la lunga treccia che gli era cresciuta magicamente sulle spalle, “mio padre vuole che io osservi questa notte.” 
La donna lo squadrò dall’alto in basso, poi accennò un sorriso inquietante.
“Tuo padre, eh? Vieni, cara, ti mostrerò la via.”
Gli poggiò una mano sulla spalla e l’accompagnò nel tragitto verso la porta segreta. Usò dei simboli alchemici per aprirla. Denzel li riconobbe immediatamente e li memorizzò.
“Tuo padre ti ha mai portata qua prima d’ora?”
“No signora.”
“Male. Sai cosa accadrà questa notte?”
“No, mia signora. Volete dirmelo voi?”
La donna spinse Denzel delicatamente all’interno del corridoio buio e raccolse dal muro una torcia ancora spenta. Prima di chiudere il passaggio dietro di sé, accese la torcia con la magia; un gesto facile per un alchimista.
“Questa notte, mia cara fanciulla, faremo un altro passo verso l’immortalità e sconfiggeremo la morte.”
Chiuse la porta dietro di sé e l’oscurità li avvolse.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Jeyerre