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Autore: apollo41    20/05/2017    2 recensioni
Prompt: Theresa si vergogna molto della sua natura di vampiro, pertanto non beve sangue umano.
Dal testo:
Settembre stava di nuovo volgendo alla fine e Theresa, per quanto nel corso degli anni avesse ringraziato di essere ancora tecnicamente viva, non era mai stata per nulla in vena di festeggiamenti all'avvicinarsi del suo compleanno. Non perché fosse mai stata una di quelle ragazze a cui importava della propria età o di quanto stava invecchiando; no, la cosa che rendeva da anni ogni 30 settembre una data insopportabile era che in realtà era il giorno della sua morte, il momento in cui la sua vita da umana era finita e quella da vampiro era iniziata.
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa one shot è stata scritta per la prima edizione dell'oca EFPiana versione scrittura sul gruppo EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni (link:https://www.facebook.com/groups/751269538242732/).
Ho anche avuto il tempo di rileggere e correggere, ma potrebbero esserci cavolate varie perché sono scema; al massimo segnalatele in un commento.
Vi lascio alla lettura! Baci, Elisa.

PS: come al solito per questo genere di cose non sono previsti seguiti. (Ma se avete dei prompt da proporre anche per vecchie drabble/flash/one-shot, lasciateli nelle recensioni che potrei prendere in considerazione di scriverci altre sciocchezzuole brevi. Però non chiedete solo di continuare, lasciate un vero e proprio prompt se volete che provi a scriverci qualcosa, please.)
 



PROMPT (Casella #6, Personaggio generico fantasy 2)
Nome: Theresa
Razza: Vampiro

Data di nascita: 30 settembre
Carattere: Si vergogna molto della sua natura di vampiro. Pertanto non beve sangue umano.

NOTE: non sono sicura di essere rimasta completamente in tema con il prompt, ma sono andata sulla scia dell’onda di quel che mi veniva e ne è uscito questo.

 

Balance

 

Settembre stava di nuovo volgendo alla fine e Theresa, per quanto nel corso degli anni avesse ringraziato di essere ancora tecnicamente viva, non era mai stata per nulla in vena di festeggiamenti all’avvicinarsi del suo compleanno. Non perché fosse mai stata una di quelle ragazze a cui importava della propria età o di quanto stava invecchiando; no, la cosa che rendeva da anni ogni 30 settembre una data insopportabile era che in realtà era il giorno della sua morte, il momento in cui la sua vita da umana era finita e quella da vampiro era iniziata.

Quell’anno in particolare, comunque, faceva meno schifo del solito, se doveva essere sincera. Malgrado odiasse quel che era successo in quel giorno preciso quasi trenta anni prima, credeva che valesse la pena cercare un lato positivo in quella situazione di merda. La consolava, quindi, l’idea che il trentesimo compleanno fosse considerato un evento importante nella comunità dei Vampiri Nobili. Significava diventare un vampiro adulto e comportava il poter cacciare e nutrirsi senza essere accompagnati da altri più esperti. Ma soprattutto significava poter lasciare la Fortezza senza una scorta di vecchi bacucchi che, dopo duecento anni di vita da non-morti, vedevano nella violenza gratuita un passatempo come un altro per dimenticare la noia che irrimediabilmente coglieva chiunque fosse considerato quasi immortale.

Poteva sembrare una cosa sciocca, ma la Fortezza per lei era stata come una prigione in quegli ultimi anni. Aveva dovuto fingere a lungo d’esser ciò che non era, senza nessuno a darle la forza di andare avanti se non la sua stessa volontà. Qualche volta, nella maggior parte dei casi negli istanti precedenti ai pasti, si era quasi sentita cedere alla tentazione di lasciarsi andare, di perdere il controllo su se stessa e attaccare chiunque le fosse attorno, sopratutto i Vampiri Nobili che la tenevano prigioniera. Se avesse fatto una cosa simile il suo essere “quasi immortale” sarebbe diventato per certo un “non-morta decisamente morta”.

A volte l’idea di morire per davvero non le era neppure sembrata una prospettiva così terribile, in particolar modo quando dopo i pasti si sentiva cogliere dalla vergogna e dall’odio verso se stessa per aver tolto la vita a un’altra persona innocente tanto quanto lo era stata lei il giorno che era diventata un vampiro. Eppure ogni volta qualcosa dentro di lei l’aveva fermata dal lanciarsi in situazioni potenzialmente mortali.

Per lungo tempo non aveva capito cosa fosse di preciso, eppure ora che era così vicina al suo compleanno… beh, ora era come un richiamo. C’era qualcosa fuori dalla Fortezza, qualcosa che la aspettava. Anzi, qualcuno. Persone come lei, che cercavano uno stile di vita umano anche nella loro situazione tutt’altro che umana. Beh, creature come lei, quindi. La prima volta che aveva sentito quella specie di voce che la chiamava come avrebbe fatto una sirena, aveva quasi creduto che si trattasse solo di un test degli anziani. Eppure, con il passare dei giorni, la certezza che fosse in realtà sempre stata quella voce a spingerla a continuare a ignorare la vergogna, la stanchezza e la paura, l’aveva rassicurata che presto, quando il 30 settembre sarebbe arrivato, lei sarebbe rinata ancora una volta.

*****

Theresa prese un profondo respiro: l’aria profumava di pino e di terra umida, ma in distanza, un paio di chilometri nel folto della foresta, poteva sentire il potente aroma del sangue appena versato. Qualcuno aveva appena ucciso un grosso animale e per un vampiro come lei che non mangiava da qualche giorno l’odore era particolarmente invitante.

Si voltò per controllare Keyleth che sembra pronta a scattare nella boscaglia che le circondava per raggiungere la preda che era già stata atterrata. Theresa la fermò afferrandole con forza il polso.

«No, devi guadagnarti la tua preda. Concentrati, non badare all’odore del sangue, segui i rumori nella boscaglia o il battito di un cuore e trova qualcosa da uccidere da sola.»

Keyleth, che non mangiava da sette giorni, la fissò con gli occhi offuscati dalla rabbia e dalla fame. Theresa quasi sorrise. Molti anni prima era stata come lei, affamata e frustrata per quanto non uccidere un umano fosse difficile. Perché era quello che stava cercando di insegnarle: il controllo dei suoi istinti nonostante la fame. Era difficile, ma Keyleth era come un qualsiasi altro Forestiero e sapeva cosa l’avrebbe fatta ritornare in sé.

«Ricorda tua sorella, ricordati la vergogna e il dolore che hai provato quando i Nobili l’hanno catturata per metterti alla prova, quando vi hanno lasciate solo fino a che...»

Keyleth la interruppe tirando il polso ancora stretto nella sua presa e Theresa la lasciò andare. Keyleth fece un passo indietro e la guardò con espressione ferita. «Non parlare così di Maya.»

«Perché non dovrei? È la ragione per cui stai facendo tutto questo, no? Ti ha chiesto di continuare a vivere, ti ha chiesto di essere forte proprio mentre risucchiavi la sua vita per salvare la tua,» insisté Theresa fissandola negli occhi.

Keyleth abbassò la testa per qualche istante, fissando il terreno umido e coperto di fango e muschio. Dopo aver preso un respiro profondo tra le labbra socchiuse, alzò di nuovo lo sguardo, ora tranquillo e concentrato.

«È quello che fai anche tu per trattenerti? Ti aggrappi al dolore e al rimpianto?» le chiese Keyleth.

Theresa le rivolse un sorriso amaro. «Per me è la vergogna, il modo in cui mi sentivo dopo ogni pasto quando mi nutrivo di sangue umano. Per Aaron, che lo ha insegnato a me, è il rancore nei confronti dei Nobili che lo hanno trasformato. È sempre qualcosa che ci fa soffrire. In fondo per mantenere l’equilibrio deve pur esserci un prezzo per il nostro essere ancora vivi. Per i Nobili quel prezzo lo paga l’umano a cui tolgono la vita, per noi Forestieri… beh, nel nostro caso è soffrire ogni volta che ci rifiutiamo di prendere la vita di quell’umano.»

Keyleth la fissò per lunghi istanti, prima di annuire e dirigersi a testa bassa verso il bosco nella direzione opposta a quella in cui qualcun altro aveva già ucciso.

Theresa sospirò: il 30 settembre era di nuovo alle porte. Mancavano soltanto quattro giorni all’anniversario della sua terza nascita. Era strano provare sentimenti così contrastanti per una data in particolare, ma Theresa supponeva che fosse meglio provare qualcosa di simile per una giornata specifica piuttosto che per se stessi. E a esclusione di rari momenti di incredibile debolezza in cui doveva davvero ricorrere alla sua vergogna per non attaccare un umano, la sua nuova vita da Forestiera era abbastanza serena perché valesse la pena di essere vissuta.

 


 

Note bis: Non ho idea di preciso da dove mi sia uscita questa idea dei Nobili e dei Forestieri, ma a quanto pare avevo bisogno di mettere delle basi alla società del mondo in cui è ambietata questa one-shot e questo è quel che il mio cervello ha proposto. Non so neppure di preciso in che periodo potrebbe essere ambientata questa storia o se si suppone che sia ambientata nel nostro mondo o in un universo completamente inventato, ma sono rimasta così sul vago che direi che posso lasciare la questione a vostra interpretazione.

   
 
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