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Autore: elizabethrowell    21/05/2017    0 recensioni
Lei è indomita e temeraria.
Si chiama Kahire ed è una giovane lupa.
Lui è dotato di pazienza e polso fermo.
È un lupo che di esperienza ne ha da vendere e le insegnerà a lottare per potersi prendere il suo posto nel mondo.
-Ambientazioni e personaggi ispirati alla saga di Twilight-
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Embry Call, Leah Clearweater, Nuovo personaggio, Paul Lahote, Sam Uley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Quella mattina si era svegliata completamente stravolta.
Quando si era alzata per andare in bagno aveva incrociato la sua figura nello specchio della camera. 
I capelli arruffati le davano un look selvaggio, più di quanto non fosse solitamente, e quel pigiama stropicciato la diceva lunga sulla sua agitazione notturna.
Entrò in doccia e con tutta la calma del mondo iniziò ad insaponarsi con movimenti lenti e conciliatori tanto che si ritrovò persa nei suoi stessi pensieri nel giro di qualche secondo. 
E così la sua mente vagò alla sera prima e le immagini iniziarono a ripetersi veloci nella sua testa.
 

 

Non le sembrava una buona idea. Infondo stavano infrangendo le regole che Xavier aveva dato loro, ma cosa poteva succedergli di male se si fossero solamente sfidati senza che lui sapesse nulla? Kahire voleva imparare qualche tecnica di attacco fisico e dopo una settimana di solo apprendimento, Seth, fremeva per insegnarle qualunque cosa avesse recentemente appreso. Se avessero saputo che di lì a poco sarebbe capitato un incidente che riguardava entrambi, forse non sarebbero stati così superficiali nel lottare vicino ad un dirupo, lievemente scosceso e piuttosto basso, e magari avrebbero capito prima che c'era un motivo se Xavier non voleva che lottassero senza la sua supervisione. 
E fu proprio per quello che Kahire si ferì alla zampa. Non a caso, nei primi mesi dopo la trasformazione, i lupi venivano definiti cuccioli, perché proprio come essi non sapevano dosare la loro forza. Decisamente Seth non ne fu capace quando colpì con violenza la sua coetanea. Non era stato intenzionale ma non per questo fece meno male. Il colpo la scaraventò lontano e rotolò giù da quella che sul momento le sembrava essere una semplice discesa troppo ripida.
La zampa della lupa, appena colpita, cedette sotto il suo peso per la posizione in cui era atterrata e lei stessa sentì le sue ossa assumere una strana disposizione innaturale. In quel momento non osò guardare.
Udì nascere nella sua gola il guaito più doloroso che ebbe mai emesso.
 

 

Tornò bruscamente al presente, rabbrividendo a quel ricordo. Non aveva mai provato un dolore tale in vita sua. 
Si passò delicatamente la mano sul braccio. Se lo era fratturato solo la sera prima e fu ancora una volta sorpresa di trovarlo integro, come se nulla fosse successo. Non riusciva a capacitarsi delle sue abilità di guarigione. Non era stata tutta opera sua però.
Sorrise per il ricordo che le stava tornando in mente in quel preciso istante, quando sentì l'odore della foresta scivolarle via dai capelli e fu a quel punto che, senza rendersene conto, riprese a vagare tra i ricordi della sera precedente.
 

 

Seth era corso via immediatamente. Lei aveva visto a mala pena la sua testa spuntare dal capo del dirupo. Non era sceso per aiutarla e questo la ferì non poco.

"Gli amici non si abbandonano, Seth."

Quelle parole le erano scappate di mente.
Seth l'aveva spinta per scherzo, ma la situazione era precipitata in un battito di ciglia. Si erano spinti ad ovest per lottare lontano dagli occhi di Xavier, ma come avrebbe detto lui, quella si era era rivelata essere una pessima mossa. Nessuno dei due giovani lupi conosceva la zona e il risultato era stato quello: Kahire scagliata lontano da un colpo forte di Seth. L'ultima cosa che il lupo ricordava di aver visto era proprio il manto bianco della lupa che ruzzolava giù per il dirupo con bruschi colpi al terreno sconnesso.

"Devo chiamarlo, Kahire. Ti prego, perdonami."

Così dicendo l'aveva lasciata lì, sola e ferita in un luogo che non conosceva affatto.
Si sentiva male. Qualcosa non andava in lei, aveva subito troppi colpi durante la caduta.
La lupa provò a mettersi in piedi ma una fitta lancinante le attanagliò la zampa anteriore più di altri dolori e la costrinse a terra. Ma quella non era una lupa qualsiasi. La sua resistenza le suggeriva che avrebbe potuto spingersi oltre e in caso di necessità addirittura mettersi in salvo da sola.
E così fece, dopo minuti interi passati nel tentativo di tirarsi su, finalmente ci riuscì. Gettò un veloce sguardo in basso, alla sua zampa, e con orrore vide le sue ossa sporgere fuori dalla carne lacerata. Non poteva guarire in questo modo, ma il suo lato animale si rifiutava anche solo di pensare di trasformarsi. Il dolore sarebbe stato immane e lei doveva proteggere se stessa ad ogni costo.
Percorse qualche metro zoppicando, a fatica e con i denti stretti. Non si sarebbe lasciata buttare giù da niente, figurarsi da un incidente di percorso.
E fu così, poco alla volta, si fece coraggio e contando solo e soltanto sulle sue forze iniziò a risalire il dirupo.
Non avrebbe aspettato i soccorsi riversa in terra, al contrario avrebbe lottato per portarsi in salvo lei stessa. 
Nonostante la sua immane forza di volontà, Kahire iniziò a risentire gravemente del suo stato fisico verso metà percorso. Non poteva tornare indietro e non poteva fermarsi lì per cercare di raccogliere le forze.
Quello fu davvero difficile, dovette provare a rimanere forte anche se era vicina al punto di rottura.
Dopo sforzi immensi e un dolore ormai onnipresente, era quasi arrivata in cima quando si bloccò. Frastornata da una sensazione di calore che sentì forte e chiara.
Lo percepì prima ancora che si chinasse su di lei e l'afferrò per la collottola tirandola a lui. Con quel movimento mise fine alla sua agonia. La scalata era finita, ormai si era lasciata il dirupo alle spalle.
Quando il lupo si fu assicurato di averla allontanata da quella trappola, la lasciò andare e Kahire alzò la testa incrociando due bellissimi occhi nocciola. Xavier la stava fissando, severo. Lei aveva immaginato quella esatta espressione facciale nel momento preciso in cui era stata ferita. Se ci avesse pensato su avrebbe anche potuto indovinare le parole che era in procinto di dirle, ne era sicura.
Ma lui non le disse nulla di ciò che si sarebbe prospettata. Lo sguardo del lupo si fissò subito sulla sua figura, la analizzò, constatando ad occhio che il male maggiore risiedeva proprio nella zampa anteriore.
Le si avvicinò cauto inizialmente, perché era ferita e un lupo ferito era da sempre una delle creature più pericolose al mondo da avvicinare. Ma doveva, doveva assolutamente fare qualcosa per lei. Non riusciva a vederla così. Aveva fatto un gesto da folle risalendo il dirupo da sola ma questo glielo avrebbe contestato più tardi.
Kahire sostenne il suo sguardo e rimase in piedi, con occhi orgogliosi e il suo bellissimo manto bianco, chiazzato di sangue.
Lesse negli occhi di Xavier che qualcosa era stato spezzato in lui, in quel momento.
Per la prima volta vide le orecchie del lupo piegarsi fino ad appiattirsi contro la nuca. Quella visione le scosse il petto. Pur in quella condizione sottomessa, lei riusciva a scorgere l'animale fiero che si agitava in lui. Lo vide vulnerabile proprio lì, ad un passo da lei, tangibile come le foglie degli alberi scosse dal vento. Quell'immagine le si impresse nella memoria. 
La parte fragile di Kahire, che veniva sopita dal suo forte carattere, avrebbe solamente voluto correre da Xavier e rifugiarsi contro il suo folto manto, per dimenticare quel dolore fisico che la stava distruggendo. 
Ma non lo avrebbe fatto, perché era una giovane donna dannatamente consapevole della sua forza psicologica e fisica. Aveva badato a se stessa per tanto tempo e avrebbe continuato sulla sua strada. Solo che... quel bisogno le tolse il respiro.

"Kahire," Xavier le sussurrò piano, per calmarla "devi riacquisire l'aspetto umano, sei stata troppo tempo in questa condizione."

La vide reticente ancora una volta, non voleva dargli ascolto. Quella lupa dannatamente testarda non si tradiva mai.
Cercò il suo sguardo e quando lo ottenne fece in modo che non lo distogliesse più da lui. 
Lei a quel punto lo vide distruggere tutte le barriere e andarle paurosamente vicino. 
E in quel momento lo guardò negli occhi ancora più intensamente e si lasciò andare. Alla voce nella sua testa, la lupa, sentì gli ultimi fili di resistenza crollare ai suoi piedi. Si rese vulnerabile anche lei a sua volta e gli comunicò tutto ciò che di importante aveva da sapere.

"Il corpo non mi risponde, Xavier..." la voce le uscì roca, quasi non si riconobbe.

Il lupo colse al volo quella muta richiesta che gli aveva rivolto e vedendola così forte nonostante il dolore e lo stordimento, prese in mano la situazione.

"Fa quello che ti dico, immediatamente." Non lo dovette ripetete due volte, il suo tono si era fatto ferreo, e non ammetteva repliche. Era un ordine. In quanto secondo a comando del branco, in assenza dell'alpha, la sua parola era legge.
Per quanto arrogante potesse sembrare, aveva appena fatto il gesto più altruista che potesse regalarle in quel momento. 
Se Kahire non fosse riuscita a trasformarsi ne avrebbe presto pagato le conseguenze. E Xavier dandole quell'ordine l'aveva obbligata a tornare umana, che lo volesse o meno. Ad una volontà personale si può disobbedire, ma neanche lei riusciva a sottrarsi ad un comando di quella portata. 
Lei lo guardò, grata. Perché quella scelta era stata sua, era stata lei a chiedergli tra le righe di costringerla, altrimenti non sarebbe riuscita da sola. Non sarebbe bastata la sua forza di volontà in questo caso, perché il suo corpo si rifiutava sistematicamente di risponderle pensando di agire per lei secondo il meglio.
E proprio sotto lo sguardo del suo maestro, Kahire sentì le sue ossa piegarsi, dolorosamente intorpidite, tornare alla loro forma originaria. Lo fecero tutte, tranne quelle del suo braccio, che riversava in condizioni preoccupanti.
Umana, si accasciò a terra e si chiuse a riccio, con solo i capelli a coprirle il corpo.
Il dolore della trasformazione, in quelle condizioni, fu talmente forte che la stordì tanto da lasciarla tramortita a terra per qualche secondo, inerte. 
Intorno a lei sentiva la voce di Seth come un lieve sottofondo.
Non lo aveva percepito fino a quel momento perché era stata rapita dalla presenza di Xavier.
Lo percepì distante, ma le arrivò lo stesso, quel rumore che precedeva la trasformazione altrui. Ne ebbe la conferma quando due occhi umani, di un nocciola dolcissimo, si chinarono sulla sua figura raggomitolata. In quel momento si sentì in pace e il bisogno di chiudere le sue palpebre divenne fisico, irrefrenabile.
Fu nel secondo successivo che sentì una testa posarsi contro la sua, in una muta richiesta che non riusciva a comprendere, e percepì una mano forte farsi strada tra le sue dita affusolate, fino a stringerle.

"Kahie," Xavier, non aveva dubbi.

Avrebbe potuto riconoscerlo tra tanti altri anche ad occhi chiusi.
Ma in quel momento non era abbastanza lucida per poter comprendere cosa le stesse dicendo.
Gli occhi della giovane non riuscirono più a rimanere aperti.

"resta"

Lei percepì con ogni fibra del suo essere quel corpo, in cui era nata, farsi pensante come un macigno. Ogni singolo muscolo sembrava pesare come il mondo.

"con"

E poi arrivò quella sensazione di vuoto che la estraniò dalla realtà ulteriormente. Era arrivata ad una soglia di dolore talmente alto che quasi non lo percepiva più. Stava per perdere conoscenza, lo sentiva. Le forze la stavano abbandonando.

"me"

Quando sentì il modo in cui Xavier pronunciò quelle parole, come se ne andasse di una cosa a lui estremamente cara, avvertì il calore che aveva sentito prima sul ciglio del dirupo invaderle il corpo e darle una scarica di adrenalina che iniziò a carburare lentamente. Era pur sempre un inizio.
E al diavolo, poteva essere difficile resistere, se non la cosa più ardua di tutta la sua vita fino a quel momento.
Ma se glielo avesse chiesto in quel modo, sarebbe restata. 
Sempre.
 

 

L'acqua della doccia divenne improvvisamente gelida e solo in quel momento Kahire si rese conto di essersi appoggiata alla maniglia di regolazione. Da quanto era rimasta lì, persa nei ricordi? 
Si scosse immediatamente ricomponendo quel poco di coscienza che le era rimasta. Uscì dalla doccia e si avvolse un asciugamano intorno al corpo, ancora sovrappensiero.
Quando si rese conto dei ricordi ai quali stava andando incontro sentì la pelle d'oca affiorarle in superficie.




 

Occhi a me, yuhu!

Questo capitolo è piuttosto sentimentaloso, lo ammetto.

Non so perché sia uscito così, in realtà la situazione mi è sfuggita di mano.

I personaggi mi hanno spodestata e si sono messi loro stessi a scrivere la storia, ecco tutto.

Antipatici loro, gne gne.
Perdonatemi per la lunghezza del capitolo, il prossimo lo farò più corto, i promise.

   
 
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