Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Ricorda la storia  |      
Autore: Razu    21/05/2017    1 recensioni
Melkor è stato ormai preso e incatenato nel Vuoto, e il suo amato allievo è rimasto solo, senza il suo maestro. Sono passati pochi giorni dalla sua cattura, eppure Sauron sente sempre più forte la mancanza del suo amante, fino a che non trova in un cassetto una lettera per lui...
"Devi essere forte, piccolo lupo, so che ce la puoi fare. Devi andare avanti senza di me, nonostante tu abbia affrontato tutto assieme a me. Devi portare a compimento ciò che abbiamo iniziato, e punire i Valar per la loro arroganza nel governare ciò che ci è sempre spettato. So che ce la puoi fare, piccolo lupo, ho piena fiducia in te e nelle tue capacità. Io credo in te, Mairon."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Melkor, Sauron
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sauron entrò nella sua stanza, stanco nella mente ma non nel corpo.


Eppure, riposare era tutto quello che voleva. Si sentiva più stanco di quanto si fosse mai sentito nella sua lunga vita, e dire che era quasi più vecchio del mondo.


Sciolse i lacci dei suoi abiti, e li lasciò scivolare a terra, rimanendo completamente nudo. Si diresse verso l'armadio, dove teneva gli abiti da notte. Si rivestì e andò verso il letto.


Nel farlo, passò davanti allo specchio posto sul comò. Un Maia dai capelli rossicci, la pelle pallida e il volto scavato dal dolore ricambiò il suo sguardo. Nulla a che vedere col fiero, possente e gagliardo luogotenente che un tempo, risalente a soli pochi giorni prima, guardava tutto ciò che non fosse il suo maestro con arroganza e malcelato disprezzo.


Sauron si fermò a guardare il suo riflesso. Si toccò le guance, fino a pochi giorni prima rosee e piene di vita, poi sfiorò un punto appena sotto gli occhi, segnati da profonde occhiaie.


Sono davvero io? La cattura di Melkor mi ha segnato così profondamente? Si chiese.


È impossibile, io sono forte, non debole. Sono invincibile, non posso lasciarmi sopraffare da queste...quisquilie, si disse. Ma una parte di lui, gli diceva che non era così. Era proprio quello che lo rendeva triste, malinconico e addolorato.


No, si disse, io non sono un debole. Io sono forte. Ma più continuava a mentire a se stesso più capiva che era la mancanza di Melkor a ridurlo così.


Cercò di riacquistare lo sguardo arrogante e minaccioso che aveva sempre avuto, ma fallì.


Sauron distolse lo sguardo dallo specchio e si stese nel letto, tirandosi le coperte fino al collo.


Chiuse gli occhi, in un vano tentativo di dormire, ma il sonno non arrivò. Si rigirò a lungo nel letto, senza riuscire ad assopirsi.


L'oscurità era totale nella stanza, eppure questo non gli conciliava il sonno.


Da quando Sauron e Melkor si erano uniti la prima volta, il Maia non aveva mai dormito da solo. Era sempre stato fra le braccia del suo maestro, cullato dal suo corpo caldo e dai baci sulla sua chioma rossa.


Era dalla cattura di Melkor che non riusciva più a dormire decentemente.


Rinunciò al sonno, e accese una candela. Si alzò e si sedette davanti allo specchio del comò.


Osservò di nuovo il suo riflesso, senza nemmeno provare a nascondere il suo dolore. Nell'ombra dietro di sé, gli pareva di vedere la figura di Melkor stagliarsi nel buio. Se chiudeva gli occhi, gli pareva di sentire le mani del suo amante esplorare e massaggiare il suo corpo, andando a toccare quei punti così sensibili, così giusti, che gli facevano accelerare il respiro e battere più forte il cuore. Gli pareva quasi di sentire l'eccitazione di Melkor premere contro le sue natiche, in una muta domanda. Vuoi?


Sospirò. Sapeva che non era reale, ma questo non lo rendeva meno doloroso. Anzi.


Chinò il capo. Le lacrime minacciavano di uscire, ma lui le trattenne. Era Sauron, dopotutto, allievo del Signore del Male, colui che uccideva e seminava distruzione senza batter ciglio. Non doveva piangere.


Distrattamente, e senza nemmeno rendersene conto, cominciò a giocherellare con i pomelli pendenti di uno dei cassetti del comò. Li tirava e li solleticava. Continuò fino a che il cassetto non fu aperto del tutto.


Sauron sospirò. Abbassò lo sguardo sul cassetto aperto. Inarcò le sopracciglia nel vedere un foglio di pergamena arrotolato. Era stretto da un nastro rosso sangue. Sopra vi era scritto per Sauron. Il Maia riconobbe la calligrafia dura e spigolosa del suo maestro.


Aggrottando le sopracciglia, Sauron sciolse il nodo che assicurava il laccio e srotolò il foglio. Era scritto da cima a fondo, con quella calligrafia che Sauron conosceva bene.


Un mugolio gli sfuggì dalle labbra. -Maestro...-


Caro Sauron,


Se stai leggendo questa lettera vuol dire che quel maledetto di mio fratello Manwë e dei suoi amici leccapiedi sono riusciti a catturarmi. Credimi, avrei voluto che questa lettera non arrivasse mai nelle tue mani, perché vuol dire che io non sono più lì con te, e tu sei solo, senza una guida. Ed è per questo che voglio dirti alcune cose:


Innanzituttosono sicuro che in questo momento sarò prigioniero da qualche parte, tormentato dalla tua mancanza. Lo sai quanto io abbia bisogno delle tue carezze, dei tuoi baci e del tuo amore. Sentire il tuo calore, avere il tuo corpo fra le braccia, sentire il tuo respiro sul collo...sono sicuro che dove sono ora tutto questo non potrò averlo prima di addormentarmi. Ti amo, Sauron, nonostante si creda che io non possa provare sentimenti del genere. Ti amo ora e ti amerò per sempre, mio piccolo lupo. È strano, lo so. È contro natura, ma noi abbiamo bisogno l'uno dell'altro almeno quanto necessitiamo di aria per respirare. Pensavamo di essere forti, ma non lo eravamo, non abbastanza almeno. Insieme siamo più forti, insieme siamo più potenti, insieme dominiamo. Divisi cadiamo, ma non quando siamo uniti. In quel momento siamo più forti di quanto potremmo mai sperare di diventare. Ora siamo divisi, ma presto non lo saremo più. Io tornerò da te, mio piccolo lupo, e allora faremo pentire quegli stupidi Valar di essersi messi contro di noi. Tornerò. È una promessa. Ti amo, piccolo lupo. Non dimenticarmi...


Secondo, sii forte. So che puoi, me lo hai dimostrato più di una volta. Devi essere forte, piccolo lupo, so che ce la puoi fare. Devi andare avanti senza di me, nonostante tu abbia affrontato tutto assieme a me. Devi portare a compimento ciò che abbiamo iniziato, e punire i Valar per la loro arroganza nel governare ciò che ci è sempre spettato. So che ce la puoi fare, piccolo lupo, ho piena fiducia in te e nelle tue capacità. Io credo in te, Mairon. Combatti, non arrenderti mai, MAI, fagli vedere chi sei, fagli vedere che hanno commesso un errore a farci del male, a separarci così. Credono di aver tagliato la testa al serpente, ma invece hanno solo gettato legna su un fuoco già acceso. Un fuoco che li brucerà tutti, li consumerà dal primo all'ultimo e raderà al suolo il loro orrido operato. E sarà allora che sorgerà il nostro, il nostro sarà migliore del loro. Vedrai, un giorno saremo noi a dominare, e non loro, noi, io e te, e nessuno potrà né oserà ostacolarci. So che continuerai a combattere, so che continuerai a seguire la via che hai scelto di seguire, so che non mi deluderai, so che non vacillerai, io lo so.


Non aspettarmi, vai avanti, lotta e strappa dalle loro grinfie ciò che è nostro. Non ci fermeranno mai, MAI. Usa tutto quello che hai, ma fallo con saggezza. Annienta il nostro nemico, fagli pentire di ciò che ha fatto. Fallo per me, ti prego.


Non ho più niente da dirti, a parte che ti amo. Ma quante volte ti avrò detto queste due parole, perso nel delirio del piacere che ci davamo l'un l'altro? Forse queste due parole suoneranno vuote e prive di senso, così, scritte su carta e non mormorate nel tuo orecchio dopo intensi momenti passati assieme, o gridate in preda al piacere assoluto, ma ciò non cambia il loro significato.


Ti amo, Mairon. Non dimenticarmi mai, ti prego.


Tuo,
Melkor, il tuo possente maestro.


Quando Sauron alzò lo sguardo dal foglio, si rese conto di avere il viso fradicio. Vide qualche goccia sparsa qua e là sulla pergamena. Si accorse di essere in lacrime.


Guardò la sua figura piangente allo specchio. Essa si contorse in una smorfia furiosa. Io non piango, si disse Sauron, ma poco dopo smise di nascondere le sue emozioni.


Poggiò il viso sulle braccia incrociate, e prese a singhiozzare per un tempo indefinito.


Si alzò dalla sua posa e, tenendo la lettera in mano, si diresse verso la finestra. La aprì. L'aria fresca della notte si insinuò lentamente nella stanza, facendo rabbrividire lievemente il Maia.


La luna splendeva pallida e austera nel cielo, non una nuvola a oscurare la sua perfetta rotondità.


Sauron si strinse la lettera al petto. Guardò l'orizzonte lontano, quasi invisibile nel buio.


Con le labbra sillabò due mute parole, due mute parole che dicevano più di quanto avrebbero dovuto.


Ti aspetterò.








































































Spazio autrice
Volevo solo scusarmi per l'OOC (ne troverete molti nelle mie storie purtroppo), io cerco di mantenere il carattere originale dei personaggi, ma non è mai facile, specialmente quando si tratta di scrivere fanfictions d'amore fra personaggi come questi...scusate ancora

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Razu