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Autore: Elayne_1812    21/05/2017    2 recensioni
Raccolta di oneshot dedicata ad Orbit
Heechul tornò a guardare Kibum che lo fissava con occhietti vispi e magnetici. -Kibummie -, sussurrò a fior di labbra con un sorriso. (da Orgel)
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Onew, Taemin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciao! Prima d’iniziare ringrazio Jae_Haw per aver commentato lo scorso episodio e chi ha inserito la raccolta tra preferite, seguite e tutti i lettori.
Vi lascio una piccola nota. Per motivi di trama ho dovuto ridurre la differenza di età tra Heechul e Kibum altrimenti riuscire a farli interagire in alcuni momenti sarebbe stato difficile.
Buona lettura
 
 
 
Our small box
 
 
 
“Aren’t you frustrated, trapped inside this small box?
Isn’t this world, crashing with waves, difficult?
I wind up the spring as I embrace your snow-white shoulder”
Shinee, Orgel
 
 

 
Sottili coni di luce filtravano dalle pesanti tende di velluto delineando granelli dorati di polvere danzanti. Heechul li guardò fluttuare in quella discesa continua a sonnolenta, mentre la sua testolina ciondolava di lato sulla spalla. Scosse il capo nel tentativo di riscuotersi, mentre il libro che teneva aperto sulle ginocchia cadeva a terra sul tappeto in un tonfo sordo. Fu proprio quel rumore ad avere il potere di svegliarlo del tutto. Con un balzo scese dalla grande poltrona, raccolse il volume e si spostò verso la finestra per sbirciare oltre le tende.
Sui giardini di Haehwan brillava ancore il sole del pieno pomeriggio, i roseti riluceva rossi, bianchi, rosa e blu mentre gli alberi slanciati del viale svettavano immoti nell’aria calda e tersa dell’estate.
Stringendosi il libro al petto, il piccolo Heechul alzò gli occhi al cielo e mentre sul suo viso andava a delinearsi un’espressione concentrata e fissò il sole con aria esperta.
-Il primo pomeriggio è passato -, disse ad alta voce.
Aveva bisogno di udire almeno un suono in quel silenzio che rimbombava nelle sue orecchie da ore.
-Ormai è quasi ora di merenda. –
Le sue labbra s’incurvarono in un sorriso, ciò significava che Kibummie si sarebbe svegliato molto presto dal suo sonnellino pomeridiano e avrebbero potuto giocare. Tornò a sedersi sull’enorme poltrona con rinnovato entusiasmo e riaprì il libro, ma nonostante quella storia l’avesse attirato ormai la concentrazione era sfumata. I suoi occhietti scorrevano veloci sulle righe d’inchiostro senza prestarvi reale attenzione, mentre i suoi piedini oscillavano nel vuoto.
Era la quarta estate che passava ad Haehwan e, ormai, Kibum aveva quattro anni. Non appena il sole iniziava a farsi più caldo e le giornate più lunghe Heechul attendeva trepidante il momento in cui lui e la sua umma avrebbero ricevuto l’invito ufficiala per recarsi alla residenza reale. In quegli anni, Heechul era sempre stato entusiasta di recarsi lì sebbene i programmi estivi, che elaborava nel corso dell’anno, fossero stati più volte costretti a sfumare.
Sbuffò.
Kibum era troppo piccolo per giocare con lui e molto spesso tutto ciò che lui poteva fare era guardarlo dormire.
-Come può una cosa così piccola dormire così tanto? -, si chiese.
Per quanto l’avesse sempre osservato con aria protettiva ed un ampio sorriso sulle labbra a lungo andare quell’attività si era rivelata estremamente noiosa, così, Heechul si era ritrovato solo come a Busan e costretto ad inventarsi nuovi passatempi.
Ma quell’anno era diverso, glielo aveva detto la sua umma.
-Pensi che quest’anno potremmo giocare? -, gli aveva domandato prima di partire.
La sua umma l’aveva guardato sorridendo. – Ma certo, ormai Kibum è un signorino. –
Heechul aveva battuto le mani, euforico.
Kibum era davvero cresciuto, ma la verità era che dormiva ancora come un gatto al sole in piena estate e gli era proibito andare a cavallo, giocare nei giardini, correre sulle scale.
Heechul sbuffò. C’erano un sacco di cose che il più piccolo non poteva fare.
Stava per riprendere la propria lettura con maggiore serenità quando dei rumori attirarono la sua attenzione. Guardò verso la porta notando che era leggermente aperta. Arricciò il naso. Era sicuro di averla chiusa.
Silenzio.
Tornò a far scorrere gli occhi sulle pagine del libro, ma altri suoni lo interruppero. Heechul iniziò ad agitarsi sulla poltrona guardandosi intorno, la stanza sembrava vuota a parte lui ed i mobili. Si grattò il capo e l’ennesimo rumore lo fece sobbalzare. Niente, lui sembrava essere l’unico essere vivente lì.
Improvvisamente sgranò gli occhi. Forse c’erano i fantasmi, era possibile? Nessuno gli aveva mai parlato di fantasmi ad Haehwan.
Come se avesse letto i suoi stessi pensieri una risatina appena soffocata giunse da oltre l’ampia poltrona. Heechul capì subito di cosa si trattava, o meglio di chi. S’arrampicò sull’alta testata e guardò in basso.
-Kibummie! –
Kibum era rannicchiato ai piedi della poltrona e si premeva le manine sulla bocca trattenendo a stento una risata, alla fine si rotolò sul tappeto ridendo. Heechul lo guardò adorante. Il più piccolo indossava dei pantaloncini azzurri di cotone e una camicetta bianca con un molle fiocco che pendeva sul davanti. Gli occhi di Heechul s’illuminarono, sembrava una bambola.
-Chul -, fece Kibum rialzandosi in piedi - ti ho spaventato? –
Udendo quel nomignolo Heechul sorrise. Non appena Kibum aveva iniziato a pronunciare le prime parole aveva tentato d’insegnargli il suo nome. Tuttavia i risultati non era stati il massimo della perfezione.
-Hee chulll -, aveva detto più volte scandendo bene ogni singola lettera.
-Chul -, era stato tutto ciò che il più piccolo era stato in grado di dire.
Heechul le aveva provate tutte, ma il risultato era rimasto invariato, alla fine lui stesso aveva finito per affezionarsi a quel nomignolo che ormai usavano comunemente tra loro.
Il più piccolo lo raggiunse rivolgendogli un’occhiata sottile e luminosa da oltre bracciolo della seduta foderata di velluto.
-Oh ero terrorizzato -, fece Heechul per stare al gioco.
Kibum rise di nuovo aggirandosi all’intorno e lanciandogli occhiate studiate. Con sguardo furbo iniziò a giocare nascondendosi ad intervalli irregolari dietro al bracciolo della poltrona.
Heechul lo guardò incuriosito. -Ti sei svegliato –, osservò.
Kibum annuì rimanendo semi nascosto, solo i suoi occhietti magnetici l’osservavano da sotto la frangia corvina. Tuttavia, Heechul lo conosceva abbastanza bene da sapere che nascondeva un sorriso.
-Ho dormito -, confermò a voce il più piccolo.
Kibum picchiettò l’indice paffuto sulla copertina del libro. –Chul -, fece dubbioso, - capisci cosa c’è dentro? –
-Certo. –
Kibum batté le mani e ridacchiò. –Sai fare sempre tante cose, Chul hyung. –
Heechul sorrise orgoglioso scompigliando la chioma corvina dell’altro.
-Umma dice che sono troppo piccolo per farlo. –
La fronte di Kibum si corrugò alla ricerca di un pensiero, poi le sue manine si mossero indecise per poi mostrare due dita paffute.
-Due anni, umma dice che potrò imparare tra due anni. –
Heechul fece i conti. Tra due anni Kibum ne avrebbe avuti sei, la stessa età che aveva lui quando gli avevano insegnato a leggere. Sì, aveva senso.
-Ma io voglio imparare prima –
Kibum si arrampicò sulla poltrona sedendosi al suo fianco. Rivolse ad Heechul uno sguardo deciso e disse: - insegnami. –
Heechul si lasciò sfuggire un verso strozzato. Non era esattamente il tipo di gioco che aveva in mente, era ore che leggeva o quanto meno tentava di farlo.
-Perché non facciamo qualcos’altro? –
Il labbro inferiore di Kibum iniziò a tremolare.
Oh no, pensò Heechul temendo il peggio, ora inizierà a miagolare come un micio al quale hanno pestato la coda. E io sarò sgridato!
Finiva sempre così, Kibum piangeva e lui veniva rimproverato.
Heechul sospirò. Non ne faceva una colpa a Kibum, era piccolo, ma forse avrebbe dovuto imparare a piangere un po' meno.
O in modo più silenzioso, osservò tra sé.
-Bummie – disse correndo ai ripari, - se prima giochiamo, poi t’insegno a leggere, va bene? –
Kibum si stropicciò con le manine gli occhietti umidi e l’osservò valutando attentamente la proposta del più grande, alla fine annuì.
-A cosa giochiamo? – domandò curioso.
Heechul picchiettò un dito sulle labbra fingendosi pensoso. In realtà aveva già un gioco in mente. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di scatenare risate del più piccolo, non solo perché udirle gli piaceva, ma anche perché era orgoglioso di essere lui a causargliele.
-Cosa ne pensi…-
Lasciò la frase a metà, desideroso di vedere l’espressioncina curiosa di Kibum animarsi e la sua testolina arrovellarsi per capire le sue intenzioni.
-Cosa Chul, cosa? – fece Kibum tirandogli una manica.
Heechul sogghignò e senza preavviso si getto su Kibum, facendo scorrere le dita da bambino sul corpicino paffuto dell’altro, provocandogli così risate incontrollate.
-Nooo – strillò acuto Kibum, - il solletico! –
Heechul rise a sua volta e rincarò la dose.
-Chullll –
Kibum cercò di riprendere fiato, ormai aveva le lacrime agli occhi ed il viso arrossato. –Il solletico -, tentò di dire. – Mi…mi ucce! –
-Si dice mi uccide, Kibummie –
-Ucc- ucc-ideeee aaaahh –
Kibum rotolò dalla poltrona e con uno scatto improvviso sfrecciò verso la porta.
-Vieni a prendermi! – gridò al più grande facendogli una linguaccia.
Il cuore di Heechul perse un battito non appena vide il più piccolo fiondarsi fuori dalla stanza e correre per i corridoi. Quella era proprio una cosa che non potevano fare! Nonostante desiderasse dare seguito alla provocazione dell’altro una vocina gli suggeriva che sarebbe potuta finire molto male. Lo seguì a ruota.
Se si fa male piangerà, pensò, e mi sgrideranno!
-Kibummie non puoi correre sulle scale! –
 
 
Heechul aveva passato un pessimo quarto d’ora. Come immaginava la sua umma l’aveva sgridato ricordandogli quando Kibum fosse piccolo e di come fosse pericoloso per lui correre nei corridoi e sulle scale. Mentre lui, Heechul, era un ometto grande e responsabile e non poteva permettere che accadessero certe cose. Aveva passato tutto il tempo con la testa bassa a fissarsi le punte lucenti dell’ennesimo nuovo paio di scarpe, poi aveva sospirato.
Al termine della ramanzina trovò subito il più piccolo ad aspettarlo.
-Ti hanno sgridato? – domandò Kibum, contrito.
Heechul annuì tenendo la testa bassa. Era una fortuna che non ci fosse stato lì il suo appa, perché appa gli avrebbe fatto male. La umma invece lo sgridava e basta. Comunque non era stato piacevole.
-E’ colpa mia, non avrei dovuto proporti di giocare. –
Questo non parve migliorare l’umore di Kibum che continuò a singhiozzare e a fissarsi i piedi. Heechul gli accarezzò il capo e lo prese per mano.
-Vieni, ora ti insegno a leggere -, disse.
Subito Kibum alzò gli occhi, sgranandoli.
-Davvero? –
Heechul annuì.
Passarono il resto del pomeriggio nella piccola biblioteca raggomitolati sull’ampia poltrone, troppo calda e pesante per quella giornata estiva che erano costretti a passare al chiuso. Sfogliarono ogni tipo di libro a loro disposizione e quando furono stanchi si limitarono a guardare le figure.
-Secondo te questo posto esiste davvero? – domandò ad un tratto Kibum.
Il più piccolo era rimasto attratto da una serie di stampe che ritraevano immense architetture immerse nella vegetazione. C’erano colonne monolitiche, fregi con girali vegetali e geometrici, capitelli scolpiti con un realismo tale da dare l’impressione che le loro foglie riprodotte nella pietra fossero vere[1]. Kibum aveva osservato tutto questo a bocca aperta.
 -Credo di sì. –
Kibum alzò lo sguardo sul più grande. -Ci possiamo andare? -
Heechul arricciò le labbra. Non gli piaceva quando non sapeva dare una risposta, tanto meno rimanere senza parole davanti al più piccolo, voleva mostrarsi grande, ma in realtà dubitava potessero raggiungere quel posto. Tanto meno Kibum, era troppo piccolo per troppe cose.
Non può nemmeno correre sulle scale, rifletté con una punta di nervoso.
Anche se Heechul iniziava a sospettare non fosse solo per quello. Più passava del tempo con l’altro, più aveva l’impressione che vivesse rinchiuso in una bolla di vetro. Era come un gioiello segregato in una piccola scatola luminosa e melodica.
-Forse -, disse alla fine.
-Quando?- insistette l’altro.
Heechul sospirò.  - Non penso potremmo farlo tanto presto. –
Kibum s’adombrò e sospirò lasciando spaziare gli occhietti sottili sulla biblioteca, come se improvvisamente quel mondo perfetto e confortevole si stesse rimpicciolendo. Troppo piccolo e vuoto.
-Però un giorno mi porti? –
Heechul annuì. Dopotutto che cosa gli costava una promessa?
-Promesso? –
Kibum allungò un ditino verso di lui ed Heechul unì il suo.
-Promesso. –
 
 
 
Spero vi siate divertiti, se vorrete essere così gentili da lasciarmi un commentino mi farà molto piacere e vi ruberà solo due minuti, inoltre salverete un’autrice da tendenze ansiogene e suicide XD
Colgo l’occasione per comunicarvi che il prossimo capitolo di Orbit. The universe in your eyes dovrebbe riuscire a vedere la luce il prossimo fine settimana!
 
Alla prossima!
 
[1] Sto facendo riferimento ai lavori di Piranesi, se non lo conoscete fate un salto a guardare (deformazione professionale XD). 
   
 
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