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Autore: vero511    21/05/2017    1 recensioni
Ellie Wilson 24 anni, appena arrivata a New York insieme alla sua gioia più grande: il figlio Alex. Lo scopo della giovane è quello di ricominciare da zero, per dare la possibilità ad Alex di avere un futuro diverso dal passato tumultuoso che lei ha vissuto fino al momento del suo trasferimento. Quale occasione migliore, se non un prestigioso incarico alla Evans Enterprise per riscattarsi da vecchi errori? Ma Ellie, nei suoi progetti, avrà preso in considerazione il dispotico quanto affascinante capo e tutte le insidie che si celano tra le mura di una delle aziende più influenti d’America?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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“Ti permetterò di aiutarmi…ad una condizione” rompo il momento armonico e quasi romantico che si era creato, anche se la mia mano, da poco nella sua, non ha alcuna intenzione di sciogliere la stretta. “Sono tutto a orecchi” afferma appoggiandosi alla scrivania dietro di lui e fissandomi intensamente. “Questa volta le regole del gioco le decido io”. “La terrò d’occhio signorina Wilson”. Mi fa l’occhiolino e mi lascia tornare alle mie mansioni.
Non ho parole per descrivere esattamente come me mi sento in questo momento. Sono felice, forse è un po’ riassuntivo, ma coincide con i fuochi d’artificio che stanno scoppiando nella mia testa e nel mio petto. Mi sento anche leggera come non succedeva da tempo; sembra quasi che io possa aprire le ali e spiccare il volo da un momento all’altro. Risolvere con Zack era molto più importante di quanto pensassi e anche se il pericolo non è ancora definitivamente scampato, una nuova speranza si insidia in me.
“Ellie!” Jennifer corre verso di me picchiettando i tacchi a spillo sul pavimento lucido. “Ehi Jen” la saluto. “Ti trovo raggiante, hai risolto con Zack?” Ammicca e non posso fare a meno di scoppiare a ridere. “Si, ma non nel modo in cui pensi tu” la fermo subito quando il suo sguardo si fa sempre più accattivante. “Ooh andiamo, quando vi deciderete a concludere qualcosa voi due?” La guardo senza capire. “E non fare la finta tonta con me, si vede lontano un chilometro che vi piacete” mi sento a disagio, così decido di spostare l’attenzione su di lei. “E tu e Matt invece?” Le sue gote si colorano di rosso all’istante e la vedo impacciata come non l’avevo mai vista prima. “E-Ecco…a proposito di questo…lui…mi ha chiesto di uscire questa sera….” “COSA?” “Shh…non urlare” mi prende il braccio e mi trascina nel mio ufficio, lontano da occhi e orecchie indiscreti. “Matt finalmente ti invita fuori e tu me lo dici così? Non sei contenta?” “Certo che lo sono!” Grida esaltata, per poi darsi un contegno. “Cioè, volevo dire…ovviamente sono felice, ma sono nervosa” “Tu nervosa per un’uscita? Davvero?” La guardo scettica. “Devi aiutarmi a decidere cosa indossare” parla molto velocemente e non sta ferma neanche un secondo. “E stai anche chiedendo a me consigli di moda? Hai la febbre per caso?” “Ellie! Smettila di scherzare! Ho bisogno del tuo aiuto” afferma istericamente portandosi le mani tra i capelli. “Va bene, va bene, manteniamo la calma. Siediti” la faccio accomodare e le poso una mano sulla spalla. “Veni da me subito dopo il lavoro, porta i vestiti più belli che hai e decideremo insieme” finalmente riesco a tranquillizzarla e entrambe possiamo tornare al nostro lavoro.

Tra poco potrò andare a casa e devo ammettere che come primo giorno dopo la mia assenza, è stato piuttosto movimentato. Mi sono sciolta i capelli e ci ho passato le mani parecchie volte, stanca per aver perso l’abitudine ad un’intera giornata lavorativa. Bussano alla porta e non mi premuro nemmeno di darmi una sistemata pensando che sia la mia amica. “Avanti”. “Mi sembrava di aver lasciato detto di non affaticarti con le scartoffie” afferma una voce lievemente roca e profonda. Sobbalzo sulla sedia girevole e cerco di darmi una sistemata. “Z-Zack cosa ci fai qui?” Mi liscio le pieghe del tubino e decido di restare seduta, così che la scrivania possa offrirmi una sorta di riparo dallo sguardo del capo. “Sono venuto a controllare se avevi finito e ho pensato che stasera potremmo vederci per discutere di… tu sai cosa, se non sei troppo stanca” si affretta ad aggiungere notando il mio viso sciupato. “Oh…beh, va bene…solo, ecco io devo aiutare Jennifer a fare…una cosa, quindi…” non so se posso dirgli dell’appuntamento dei nostri amici, quindi preferisco restare vaga. “Non c’è problema, vuoi mangiare fuori?” “NO!” Mi guarda stranito e subito faccio in modo di rimediare alla figuraccia che ho fatto. “Volevo dire…preferirei di no, sarebbe meglio qualcosa di più tranquillo…magari un ambiente in cui posso restare più….comoda”. “Quei tacchi ti stanno uccidendo dopo essere stata per un paio di settimana praticamente scalza dal mattino alla sera?” Wow, ha capito. “Si, ti ringrazio”. “Lascia fare a me” gli sorrido e lo guardo uscire.

Mi ricordo improvvisamente di Alex e del fatto che se Matt dovrà andare a cena con Jennifer non potrà stare con il bambino: devo trovare una soluzione. Vorrei restare io con lui, ma non ho un vero e proprio appuntamento con Zack, dobbiamo discutere di un’importante questione. Esporrò il problema a Jen non appena arriverà, lei ha sempre idee brillanti.
Non appena arrivo a casa, Alex mi corre incontro e nonostante io sia ancora piuttosto dolorante, riesco a prenderlo in braccio all’istante. “Grazie Matt, ti devo un favore” “Ma figurati, è stato un piacere aiutarti e mi sono divertito a passare la giornata con questo ometto, ora devo andare” ammicca e io lo lascio con un cenno di assenso, conscia del suo incontro con la mia amica.
Quest’ultima arriva poco dopo che il ragazzo è uscito, ha con sé un’enorme borsa e quando la apre, un’esplosione di colori invade il mio letto su cui decidiamo di posare gli abiti. “Forse avresti dovuto fare una selezione più severa” la rimprovero. “Stai scherzando? Più severa di così! Ci ho messo una vita a scegliere tra i miei tesori. Ho dovuto abbandonare uno Chanel che mi stava implorando dall’armadio di non andarmene mentre uscivo di casa” la spingo in bagno ridendo, avvisandola di farsi una bella doccia calda per distendere i nervi, dopodiché inizio ad analizzare minuziosamente ogni capo d’abbigliamento che mi passa tra le mani. Sono tutti strepitosi e mi rendo conto che forse la ragazza, seppur esagerata, non abbia avuto tutti i torti nell’affermare che sia stato difficile scegliere. Alla fine, ecco il prescelto: nonostante non sia un abito lungo, è molto elegante e sono sicura sia perfetto per una prima cena; è senza spalline e la parte più alta riporta delle decorazioni dorate che si abbineranno perfettamente alle scarpe oro, il resto è un morbido tessuto nero, più stretto nel punto vita che ricade poi in modo ampio sulle gambe.
Jennifer spunta dal bagno con un turbante in testa e solo un accappatoio a coprirla: “Ti prego, dimmi che sei riuscita a trovare quello giusto” sbuffa esasperata. “Confermo. Eccolo qui” glielo mostro e per un attimo mi osserva poco convinta. “Corto? Sei sicura? Non sarebbe meglio qualcosa di più coprente?” “Assolutamente no, sarebbe troppo pretenzioso, fidati di me” annuisce e quasi un’ora dopo è finalmente pronta. Nel frattempo le ho raccontato di Zack e del mio problemino di stasera. “A proposito di questo, mi sono scordata di dirti che qualche giorno fa ho trovato il numero di una certa Kim, se non ricordo male è la babysitter…perché non provi a chiamarla?” “Con così poco preavviso?” “Be…tentar non nuoce” “Hai ragione”. Telefono subito alla ragazza in questione e la sua voce suona dolce e famigliare. “Ellie! È un piacere sentirti, ho saputo dell’ospedale…stai bene?” Le racconto a grandi linee della mia temporanea perdita di memoria, dopodiché lei si rivela molto disponibile e accetta di venire qui all’istante.

Mentre aspetto, vengo avvisata dell’arrivo di Zack, così indosso delle meravigliose scarpe da ginnastica che al contrario dei tacchi, fanno rinascere i miei piedi e attendo che arrivi anche Kim. Come se l’avessi chiamata, bussano alla porta e quando la apro, davanti a me trovo una giovane donna dall’aria decisa che mi sorride raggiante. “Tu devi essere Kim, accomodati” ci abbracciamo e si avvicina subito ad Alex. “Io ora devo scappare, ti ringrazio davvero di cuore!” Saluto mio figlio e corro verso l’uscita del St. Regis. Non mi sono fermata tropo ad osservare la ragazza a causa della fretta, ma ho avuto una strana sensazione quando l’ho abbracciata.
Il clacson della macchina di Zack mi distoglie dai miei pensieri. “Buonasera” ci salutiamo e noto che lancia un’occhiata alla mia tuta grigia e alle mie Stan Smith bianche. “Te l’avevo detto che mi sarei vestita comoda” “E ci ho creduto, infatti ti sto portando nel mio appartamento e ho intenzione di ordinare una pizza da Giovanni, la pizzeria italiana più buona di tutto il quartiere”. Rido di gusto e il mio stomaco brontola a sentir nominare il mio cibo preferito.

L’appartamento di Zack è meraviglioso, si trova in un attico ed i temi sono simili a quelli del St. Regis. Resto in sala e mia accomodo sul divano nero in pelle. “Cosa bevi?” “Se hai della Coca Cola sarebbe perfetto, le medicine che sto prendendo non mi permettono di bere alcol” “E Coca Cola sia, a lei Madame” e mi porge un bicchiere contenete il frizzante liquido scuro, poco dopo la cena arriva e ci accomodiamo sul tavolino basso davanti al sofà. Mi sembra incredibile essere a casa del mio capo, sempre così rigido e professionale, seduti a terra sul tappeto persiano a mangiare pizza da un cartone e sorseggiando Coca Cola. “Non ti facevo un tipo così spartano” affermo di punto in bianco. “Non hai idea di cosa facciamo io e Matt il sabato sera” ammicca. “Oh non fare quella faccia, non voglio sapere quello che fate” affermo immaginando i peggiori scenari. Ride rumorosamente e io non posso fare a meno di seguirlo. “Forse sarebbe ora di parlare di questioni importanti”. “Non vuoi la torta al cioccolato prima?” Mi osserva mentre butta i cartoni della cena. “Mi sta tentando Signor Evans?” “No, ti sto corrompendo con pizza e cioccolato per non farti fare sciocchezze” alzo gli occhi al cielo e attendo che porti il dolce. “È buonissima” parlo a bocca piena. “L’ho fatta io” “Non ci credo” “E invece dovresti” Lo osservo scettica a lungo finché non cede. “E va bene, l’ho comprata in pasticceria” “Fammi indovinare, la migliore del quartiere?” “Ovviamente.”

I toni spensierati vengono presto smorzati dalla questione che affligge entrambi. “Hai un piano?” “Diciamo che non è studiato nei minimi dettagli, però pensavo di dar corda ad Allen, ecco. Insomma, se lui pensa che io sia convinta che stiamo insieme, magari sarà più vulnerabile e potremo arrivare a capo di questa faccenda.” “Non mia piace molto la tua idea…” “A-a-a ricordi cosa avevamo detto?” “Le regole le fai tu…solo, non esagerare e stai attenta” afferma guardandomi intensamente, di nuovo. Mi ucciderà prima o poi con questi sguardi. “Agli ordini capo” scherzo. “Ehi, parlo sul serio…non dimentichiamo che pare che gli aggressori fossero più di uno” la sua frase mi riporta al rapimento e il mal di testa inizia a farsi strada mentre flashbacks sconnessi invadono la mia memoria. Vedo dei capelli lunghi e castani che non possono essere quelli di un uomo. “Ellie, va tutto bene?” La voce di Zack giunge ovattata alle mie orecchie e mi sforzo di ricordare anche i lineamenti della donna. Le tempie mi pulsano e stringo le palpebre così forte tra loro che mi pare di non poter scorgere mai più la luce. Poi ecco che i miei sforzi e il mio dolore danno i loro frutti: la figura femminile si gira e vedo una ragazza dal viso noto, così famigliare che mi sembra di averla vista molto di recente.
Spalanco gli occhi e trascino Zack verso la porta. “Portami a casa! Alex è in pericolo!” Non se lo fa ripetere due volte e mi sorregge mentre arriviamo alla macchina, dove chiamo immediatamente la polizia mentre il ragazzo accanto a me non si preoccupa minimamente di stop e semafori. “911, qual è l’emergenza?” “Mio figlio è in pericolo, si trova al St. Regis” “Manderemo subito la polizia”.  
Arriviamo prima di loro ed io mi fiondo in ascensore seguita da Zack. Devo avere il panico negli occhi perché fa di tutto per tranquillizzarmi anche se con scarsi risultati. Appena usciamo, sento il lontananza le sirene degli agenti e spalanco la porta del mio appartamento. “ALEX?! ALEX?!” Io e Zack ci muoviamo in ogni stanza, ma nulla, di mio figlio e della babysitter, non c’è più alcuna traccia.




-N/A-
Buonasera ragazze! Ecco il nuovo capitolo che spero vi piaccia, c'è un nuovo colpo di scena quindi fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto, vi chiederei di essere più attive, vorrei davvero capire cosa ne pensate della storia :) un bacio.
  
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