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Autore: Johnee    21/05/2017    1 recensioni
"Avrebbe voluto abbracciarlo di nuovo, spingerlo contro una cassa e consumarlo di morsi e carezze, ma quelle sue parole… quelle sue parole lo incollarono sul posto. Non c’era un soldato, un agente, di fronte a lui, e forse lo era stato per davvero poco tempo in sua presenza. Davanti a lui c’era una persona che stava mettendo a rischio ogni cosa, gli artigli dei piedi immersi in una pozza di catrame e il cuore in mano, collegato al petto da un sottile filo blu, grondante dello stesso liquido nero e viscoso. Era una visione triste, quasi fastidiosa, e Rev se ne voleva impossessare a tutti i costi, per proteggerla, a modo suo."
#Original characters #Pre ME1
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Fascicolo I : Punto di rottura
 
Il finto rumore delle cicale, la proiezione di un cielo terso e rosa, la sensazione di essere sfiorati dalla brezza di un ambiente tipicamente marittimo.
Serge “Starblazer” R’lyeh aprì appena gli occhi, percependo l’illusione ancor prima che il suo cervello si mettesse in moto sul piano della realtà. Si trovava steso su un giaciglio morbido, che avvolgeva le sue forme come solo dei materiali di supporto costosissimi possono fare, aiutando schiena e arti a rilassarsi a modo durante il sonno. Si schiarì la voce, voltandosi a pancia insù per osservare il cielo artificiale. Batté un paio di volte le palpebre, lentamente, poi sollevò lo sguardo verso la testiera del letto, agitando un paio di volte il polso destro, ancora legato saldamente alla struttura in leghe plastiche che assicurava che il materasso non toccasse la parete.
-Ah già- mormorò una voce alla sua sinistra, accompagnata da uno sbadiglio rumoroso –Me n’ero dimenticato-
Con una mano appoggiata sul materasso e l’altra protesa a liberarlo dall’impiglio, il proprietario della voce si portò giusto sopra Starblazer, che ammiccò diverse volte, prima di fermare lo sguardo sul suo bacino, ricoperto di vecchie cicatrici e graffi più recenti. Sbuffò, passandosi la mano libera sul viso –Serviva fare dei nodi così stretti?- domandò, dopo essersi sgranchito la spalla destra, dolorante e intorpidita.
L’altro individuo, a sua volta turian, si portò completamente sopra di lui, rivolgendogli uno sguardo sornione –Non mi è sembrato che ti sia dispiaciuto, al momento.- lo stuzzicò, mordendogli appena una mandibola.
Starblazer inarcò la schiena, portando entrambe le mani ad accarezzare i suoi fianchi –Non mi dispiacerebbe farlo a modo mio, ogni tanto.-
L’altro gli portò una mano sulla gola, stringendo appena la presa –Verresti meno al nostro accordo, così.- mormorò, risalendo con le unghie fino alla mascella, conficcandole con fermezza nel tessuto morbido –Un favore per un favore, giusto?-
-Sfortunatamente- fu la risposta, soffiata, mentre anche le sue unghie si conficcavano nel fondoschiena dell’amante, per trarlo maggiormente verso una nuova situazione intima –Ora mi dirai dove posso trovare quello che sto cercando?- sussurrò, la voce rotta dalla perfetta emulazione di uno stato d’eccitazione. Finta, come quel cielo terso che li sovrastava.
-I dati sono già nel tuo factotum, non ti preoccupare- rispose l’altro, sollevandosi appena per recuperare qualcosa dal comodino, in preda alla voglia di continuare quello che la stanchezza e il sonno avevano interrotto. Starblazer si bloccò improvvisamente, liberandolo dalla presa. –Ah- fece, annuendo una singola volta –Ottimo a sapersi-
L’altro turian gli rivolse un’occhiata perplessa, la mano ancora protesa verso l’esterno, mentre Starblazer si divincolava elegantemente, per mettersi a sedere. –Qualche problema?- gli venne chiesto, prima che la situazione cambiasse completamente.
Starblazer, infatti, aveva attivato il factotum sul polso, per verificare la veridicità di quella notizia, poi aveva rivolto all’altro un’espressione neutra, tremenda nella sua vacuità.
-Nessuno- fece, minimizzando la schermata per sistemarsi comodamente sulle ginocchia –Anzi, direi che posso risparmiarmi il resto di questa pantomima-
Con un balzo, gli fu sopra, torcendogli un braccio dietro la schiena e spingendogli la testa con decisione sul materasso. Il contatto aveva smesso la sua utilità così, sfortunatamente, la missione avrebbe previsto un’unica, terribile, soluzione; ma se di solito lui odiava uccidere, per una volta, Starblazer non provò nemmeno l’ombra di un rimorso mentre quello che era stato il suo terribile amante per due settimane si dibatteva alla ricerca di aria. Tutta la rabbia accumulata, la frustrazione di non poter dire di no, si manifestarono attraverso un tremito violento delle sue dita in quella stretta ferrea, fino a quando quel corpo non smise di lottare; solo allora Starblazer parve ritornare in sé, raddrizzando la schiena e prendendo un respiro profondo, prima di avviare il factotum e selezionare l’icona relativa a un programma di comunicazione.
-Dati rilevati. Bersaglio terminato. Passo.- esalò, nervosamente, mentre scendeva dal letto per recuperare i suoi vestiti. Diede una breve occhiata al corpo senza vita alle sue spalle, frenando l’impulso di infierire ulteriormente, poi si infilò il completo velocemente, controllandosi quindi allo specchio per riprendere contatto con una versione di se stesso moralmente accettabile, prima di abbandonare in maniera definitiva la stanza. Una stanza che aveva odiato dal primo istante, uno squallidume artificiale che invece di indorargli la pillola, non aveva fatto altro che rendere il tutto ancora più insopportabile.
L’aspetto riflesso nello specchio era quello di un turian giovane, basso, il fisico atletico fasciato elegantemente da un completo dall’accento bizzarro, aveva marchi bianchi e neri articolati su placche grigio caldo. Lo sguardo ciano si soffermò sullo stomaco, che si alzava e abbassava in un moto irregolare, imponendo categoricamente a quell’individuo così estraneo di calmarsi.
“Ricevuto” rispose una voce femminile, freddamente. Starblazer batté le palpebre, scambiò un’occhiata determinata con se stesso, poi annuì –Cinque minuti al checkpoint. Chiudo.- fece, muovendosi velocemente verso una borsa a tracolla per assicurarsela sulla schiena.
Uscì dalla stanza, aspettando sulla soglia che l’entrata si richiudesse, poi fece scattare un polso verso l’esterno, attivando lo shortcut di un’applicazione che avrebbe messo fuori uso la porta per qualche minuto, giusto il tempo per lui di raggiungere un’uscita di servizio e abbandonare l’edificio, un albergo a ore, di quelli lussuosi, adatti per i capricci della classe benestante di quell’agglomerato commerciale turian. Si fermò di scatto, osservando che la porta che dava sulla scala era allarmata, poi scrollò le spalle, attivando il factotum –Aggiornamento: ho bisogno di un margine di sette minuti, anziché cinque.-
“Negativo Starblazer, attieniti alla scaletta” rispose la stessa voce femminile di prima.
-Perfetto- mormorò il turian, seccato, dopo aver chiuso la comunicazione. Prese un respiro, poi avviò un programma di sabotaggio, che avrebbe causato un breve blackout nell’edificio. Non avendo il tempo di isolare l’allarme e disattivarlo senza destare sospetti da parte della sicurezza, spegnere direttamente le luci gli parve l’idea meno rischiosa. Corse giù dalle scale a tempo di record, temendo che il generatore ausiliario si attivasse prima del previsto, ritrovandosi fuori dall’edificio in esattamente tre minuti; gliene restavano due per eludere i tre mercenari posti a guardia al suo veicolo e correre al checkpoint.
-Devo recuperare una cosa in macchina- esordì, con un’aria falsamente gioviale, camminando velocemente verso di loro.
Due krogan, un umano, nessun biotico fortunatamente. Ingannarli sarebbe stato difficile, se non impossibile e lui non aveva tempo; per lui, l’unica soluzione per risparmiare tempo era coinvolgerli in un corpo a corpo e proiettarsi ai comandi del mezzo quanto più velocemente possibile.
Trascorsero circa sette secondi prima della risoluzione del conflitto.
L’umano puntò una pistola nella sua direzione, dopo avergli intimato di fermarsi, mentre i due krogan avanzavano di un passo, in allerta. Starblazer ignorò l’ordine, schivando quindi rispettivamente: un colpo di pistola, una sberla e un placcaggio. Roteò il polso, facendo sovraccaricare gli scudi dell’armatura dell’umano, poi si spostò giusto in tempo per evitare un secondo schiaffo. Scavalcò il krogan, tornò a dedicarsi all’umano, spingendolo addosso ai due con facilità, poi entrò nell’abitacolo. I comandi li aveva già avviati tramite factotum, quindi non gli restava altro che attivare gli smorzatori, che proiettarono la vettura ad almeno due metri d’altezza.
-Starblazer. In viaggio. Passo.- fece, osservando con aria infastidita uno dei due krogan arrampicarsi sul cruscotto. Mentre faceva beccheggiare l’astroauto, in modo da fare perdere la presa a quell’ostacolo indesiderato, si ritrovò a fare i conti con una voce diversa.
“Sono deluso, soldato. Molto.” Esalò una voce maschile roca, melliflua.
-Mi dispiace boss- si affrettò a dire Starblazer, perplesso ma comunque accondiscendente. Con la Guardia della Legione non c’era da scherzare. Se poi partiva già arrabbiato, non valeva la pena di rischiare di renderlo addirittura furioso.
“Hai esattamente un minuto per portare il culo sulla Crixus” fu la risposta, che lo mise immediatamente in uno stato d’agitazione. –Signore, temo di non fare in tempo, il checkpoint dista cinquanta secondi dalla mia posizione, prima di arrivare sulla nave potrebbe volerci un’ora, forse un’ora e mezza…-
“Non transigo, Starblazer, un minuto.”
Il turian prese il comando manuale del mezzo, dando una rapida accelerata per poi frenare di colpo. Il krogan cadde nel vuoto, permettendogli di guadagnare velocità.
Un minuto. Starblazer gemette un’imprecazione, mentre il timer sul suo factotum confermava e riconfermava un ritardo irrimediabile. Scese dalla vettura alla velocità della luce, correndo attraverso l’hangar dove la sua partner per quella missione lo aspettava, addossata a una navetta da sbarco anonima.
Si trattava di una turian molto alta, i marchi colonici neri e intricati su un viso color avorio, avvolta da una tuta da combattimento media e completamente nera. Aveva un’aria quasi seccata, mentre faceva cenno a Starblazer di accelerare il passo.
-Sali- gli fece, tenendogli aperta la portiera e salendo subito dopo di lui. Una volta a bordo, entrambi diedero un paio di pacche alla parete che divideva il vano che occupavano dalla cabina di pilotaggio, poi si sedettero, l’una di fronte all’altro.
-Cos’ho… cos’ho fatto di sbagliato? È stata un’esecuzione perfetta!- si sfogò Starblazer, appoggiando i gomiti sulle ginocchia, per raccogliersi la testa fra le mani. Era ancora teso e rabbioso, perché quella missione aveva tirato fuori il peggio di lui, moralmente e personalmente. Inoltre, a quanto pare, nessuno stava tenendo conto di quelle importanti variabili.
La sua partner incrociò le braccia, appoggiando il dorso sullo schienale del seggiolino –Hai sbagliato le tempistiche. Dodici giorni sono tanti.-
Starblazer imprecò, battendo un pugno sulla paratia –Non puoi velocizzare?- berciò, diretto al pilota, che lo ignorò. –Valkyrie, hai visto anche tu che razza di individuo era quello!- si spiegò, davvero seccato di doversi giustificare –Per un’infiltrazione del genere una persona comune ci avrebbe messo come minimo un mese-
Valkyrie lo fissava con aria neutra, tendente all’annoiato –Ma tu non sei una persona comune.-
Di nuovo, Starblazer imprecò, mentre il timer segnava che era in ritardo di almeno il triplo del tempo previsto –Mi farà il culo, come se questa settimana non me l’avessero già fatto abbastanza.-
La turian sogghignò, chinando lo sguardo verso il pavimento -Proverò a parlargli- mormorò, ricevendo uno sguardo curioso in risposta.
-Lo apprezzo, grazie- rispose Starblazer, sollevato ma anche sconvolto da quell’improvvisa gentilezza. Gentilezza che lei non esprimeva con nessuno all’infuori del fratello, attuale Guardia della Legione. Evidentemente, passare del tempo da solo con lei, in missione, l’aveva portata a ritenerlo come minimo un suo pari.
Valkyrie fece spallucce, spostando uno sguardo divertito su uno dei monitor configurati per trasmettere una visuale dell’esterno –Non mi costa niente- rispose, semplicemente, con un tono di voce quasi gentile, come se sentisse davvero importante farglielo sapere.

-Sei un fallimento-
La cabina di Helios “Hell” Heron, Guardia della Terza Legione, era un vero e proprio mini appartamento. Aveva una cucina personale, i locali divisi da paravento di tessuto colorato e un mobilio moderno e curato. Il blu notte e il porpora erano dovunque, dalla tappezzeria alle superfici.
Starblazer odiava quel posto, perché gli sembrava davvero troppo lussuoso per gli standard di una nave militare; era come una volontà di mescolare il privato con la professione, o meglio, come mergere entrambe le sfere in un unico ambito. D’altronde, Hell era così, viveva del suo grado, assorbito completamente da quel ruolo di potere tanto da plasmare la propria esistenza attorno a esso.
Seduto comodamente su una poltroncina soffice, Hell osservava Starblazer stare ritto sull’attenti, immobile e in attesa del preannunciato rimprovero. Lo divorava con lo sguardo, senza lasciar trapelare nessun tipo di emozione al di là della consueta mancanza di rispetto che provava nei suoi riguardi.
-Dodici giorni esatti.- disse, monocorde, scorrendo lo sguardo sul suo viso, alla ricerca di dettagli d’impazienza –Dodici giorni per recuperare un’informazione che la squadra al completo avrebbe recuperato in tre ore.-
Starblazer continuava a fissare il metallo della paratia di fronte a sé, come la regola esigeva. Cercò di focalizzare l’attenzione su qualcosa che lo rasserenasse piuttosto che guardare davanti a sé e smascherare il suo profondo disgusto per quell’individuo.
Hell appoggiò le mani sulle ginocchia, sporgendosi verso di lui -Sei un soldato Guardianera, uno dei migliori della Legione, a detta del Retroammiraglio, ma vuoi sapere la mia opinione? Per me sei solo avido di attenzioni, un perditempo.-
Starblazer batté le palpebre, restando perfettamente immobile a sorbirsi le peggio ingiurie.
-Sai quanti compatrioti ci costano dodici giorni?-
-Nossignore-
-Quelli che hai ucciso tu temporeggiando. Quelle persone sono morte a causa tua. Civili, probabilmente, cuccioli e anziani. Non ti vergogni nemmeno un po’?-
Starblazer prese un respiro profondo, continuando a fissare la paratia –Ho dato il massimo, signore.-
-Se quello è il tuo “massimo”, allora non voglio sapere la tua idea di “toccare il fondo”-
Starblazer chinò lo sguardo su di lui, cercando di mantenere la calma nonostante le sue unghie premessero insistentemente sulla carne dei palmi, perché per lui quei dodici giorni erano valsi un’umiliazione dietro l’altra. Aveva sofferto, fingendo di farsi piacere la situazione dal primo all’ultimo istante. I muscoli delle braccia fremettero, premendo sulla stoffa, attirando l’attenzione di Hell, che rise appena –Non sei d’accordo, vedo.-
-Ovviamente no, signore.- rispose il soldato, sentendo ogni rumore ovattato, in preda a una rabbia giusta, ma inappropriata in quel frangente. Prese di nuovo un respiro, poi un altro e un altro ancora, infine si rese conto che discutere con quell’individuo era inutile, lo avrebbe solo danneggiato. –Ho parlato a sproposito.- ammise -Scusi la mia insolenza, signore. Come posso rimediare, signore?- aggiunse, tornando a fissare la paratia.
Hell gli rivolse un sorriso malizioso, i gomiti appoggiati ai braccioli; sembrava più divertito che offeso. In realtà, il divertimento proveniva dal pensiero che presto o tardi si sarebbe liberato di quella presenza insopportabile, o avrebbe avuto la sua rivalsa, costruendo su misura per lui un’altra missione altrettanto degradante.
-Esci da questa stanza, Starblazer- fece, tornando a sedersi composto nel recuperare un datapad, appoggiato su una superficie poco distante.
Il turian deglutì, frenando un altro errore disciplinare non si sa bene come, poi rilassò le spalle, voltandosi per intraprendere la via dell’uscita.
–Visto che ci sei, datti una lavata, puzzi peggio del privé di un nightclub-.
Starblazer fece ricorso a tutto l’autocontrollo che gli era rimasto in corpo, forse ne pescò dell’altro in qualche angolo recondito della sua memoria muscolare. Continuò a muoversi verso la porta della cabina senza rispondere altro che un –Sì, signore- a denti stretti, mentre l’altro lo osservava allontanarsi con gli occhi melliflui di chi adora mettere in difficoltà chi gli sta sull’anima.

Fuori dalla cabina della Guardia, in un corridoio stretto e austero, Demetrio “Doc” Vanni faceva avanti e indietro in una marcia compulsiva. Si trattava di un turian discretamente giovane, basso e smilzo, le creste ocra del viso s’intersecavano su un colorito terra di siena bruciata. Non aveva marchi, perché non era mai stato sottoposto ad alcun rituale della maggiore età, al loro posto c’era una pittura articolata color verde oliva scuro che si articolava lungo le placche della gabella e la cresta frontale. L’espressione del turian era facilmente riconducibile a uno stato d’animo inquieto, dato che a colloquio con il suo diretto superiore non c’era solo un suo compagno di squadra, c’era il suo migliore amico. Doc provava un affetto smisurato per Starblazer e saperlo in difficoltà, senza poterlo in nessun modo sostenere direttamente, lo faceva sentire inutile, impotente. Per quello non riusciva a stare fermo ad aspettare, preferendo consumare il pavimento con una marcia nervosa e costante.
Quando Starblazer uscì, per poco non si scontrarono. Si guardarono a lungo, in silenzio, poi Doc si sporse in avanti e lo avvolse in un abbraccio, perché quell’espressione truce nel viso dell’amico non ammetteva domande o spiegazioni, solo un immediato contatto fisico. Starblazer affondò il viso nell’incavo del collo dell’amico, lasciandosi consolare in quel modo per qualche minuto prima di schiarirsi la voce. -Com’è andata in mia assenza?- domandò, sorridendogli appena.
Doc gli circondò il dorso del carapace con un braccio, per guidarlo verso l’ascensore, sito qualche metro più avanti -Il solito- rispose, misurando il tono di voce -Dimmi che non ti ha strapazzato troppo, Serge, o è la volta buona che inizio a sabotargli il pranzo.-
Starblazer ridacchiò, passando il pollice sul pulsante di chiamata dell’ascensore -Lo renderebbe ancora più nervoso. Apprezzo il pensiero, comunque.-
-Stai ignorando la mia domanda, stella- protestò Doc, sciogliendolo dalla stretta per poterlo fronteggiare, un’espressione preoccupata. L’altro turian si passò una mano dietro al collo per sgranchirlo -Mi ha detto che ci ho messo un’eternità, e che puzzo incredibilmente.-
Doc schioccò la lingua sul palato, scuotendo velocemente la testa -Dopo quello che hai passato, mi stupirei se profumassi di rugiada.-
Si infilarono nel vano dell’ascensore non appena le porte si aprirono, accaparrandosi un angolo prima che il locale si riempisse. Quando le porte si furono richiuse attorno a un ambiente di privacy, Starblazer ruggì un gemito, contraendo le dita davanti a sé per sfogare la tensione accumulata in un gesto impulsivo -Ho fatto tutto quello che mi era stato ordinato, consegnando il pacchetto dati addirittura in anticipo. Risultato?- si voltò verso l’amico, drizzando la schiena in un’imitazione grottesca del loro leader –“Il tuo ritardo ha causato la morte di migliaia di persone, disonore su di te!”
Doc soffocò una risata sul nascere -Ha fatto lo stesso con Armstrong, quando ha consegnato il suo pacchetto dati, ieri mattina.-
Starblazer rilassò i muscoli della schiena, spostando lo sguardo verso le porte dell’ascensore -Fatico a crederci, stella. Io non sono Armstrong, non sono un armadio di due metri e tre ante. Scommetto venti crediti che non si è perso in commenti, nel suo caso.-
Doc allungò il palmo della mano nella sua direzione -Sgancia, allora. Armstrong è in cella d’isolamento dalle undici di ieri, molto probabilmente salterà il briefing delle diciassette.- ridacchiò -Gli ha detto che è buono solo a sfondar porte, Armstrong gli ha risposto a tono, dandogli prova del contrario nello sfondare un tavolo.-
Starblazer sbuffò sonoramente, mentre attivava il creditometro sul polso -Avrebbe dovuto sfondarglielo in testa- commentò, mentre l’ascensore si fermava per permettere ad altra gente di salire. Entrarono due marine, ancora in tuta termica dopo la sessione di decontaminazione di routine, uno di questi diede un cenno di saluto a Starblazer, esibendo un sorriso enorme e imbarazzato. Doc scagliò un’occhiata di puro fastidio all’amico, mentre quello rispondeva al saluto senza metterci troppo animo. Scese il silenzio, mentre i due marine bisbigliavano animosamente a proposito di una missione recente, alzando lievemente il tono per accentuare quanto pericolosa fosse stata la situazione e quanto eroicamente avessero messo al sicuro un carico importante, salvando vite e ammazzando i cattivi. Starblazer, dopo aver minimizzato la finestra del suo account bancario, si sporse verso Doc, che osservava i due con disgusto crescente -C’è un briefing alle diciassette, hai detto?- domandò.
L’amico annuì, infilandosi le mani nella tasca della divisa, lo sguardo ancora fisso verso gli eroi del giorno -A quanto pare, Hell sta progettando questa nuova missione da un po’ di tempo- mormorò, cercando di non farsi sentire dagli altri occupanti dell’ascensore -Riguarda le informazioni che tu e Armstrong avete raccolto, anzi, è strettamente connessa.-
-E tu come l’hai scoperto?- la voce di Starblazer si fece un sussurrio -Di solito Lui è avido di informazioni.-
Doc gli lanciò un’occhiata falsamente contrariata -Non sono uno dei migliori hackers sul mercato per niente. Mentre eri via ho dato un’occhiata al suo motore di ricerca, poi al suo database personale, infine ho preso a seguirlo… vista la mole di documentazione che ha raccolto, temo che dovremmo prepararci ad affrontare qualcosa di grosso.-
Starblazer annuì -La cosa mi consola in parte, significa avere la possibilità di dare una conclusione migliore a una missione finita atrocemente.- Spostò lo sguardo a terra, dove si ritrovò di nuovo a fare i conti con la proiezione mnemonica di ciò che era accaduto un’ora prima, una settimana prima, due settimane prima… rivide le sue nocche sbianchite dalla rabbia omicida, le unghie che premevano sulla testa di quel tipo, i graffi e le impronte di costrizione che ancora tormentavano il suo corpo. E non era nemmeno la prima volta.
Un luogo comune vuole che mano a mano che si faccia la stessa cosa, che si sopravviva a certe situazioni, la mente e il corpo si abituino e rendano meno atroce determinate azioni. Per lui non era così. Migliorava come agente, diventava più efficiente, certo, ma la notte non gli riusciva comunque di chiudere occhio.
-Ehi, Serge-
Doc lo risvegliò da quella stasi color catrame, traendolo in salvo nell’afferrargli una spalla dolcemente, davvero preoccupato -Abbiamo ancora un paio d’ore prima del briefing. Vuoi che ti prenda qualcosa da mangiare?-
Starblazer si sforzò di rivolgergli un sorriso -Ho solo bisogno di una doccia, stella, non stare a preoccuparti.-
Doc diede un gemito di rassegnazione -Posso darti una mano a compilare il rapporto, almeno?- domandò, mentre le porte dell’ascensore si aprivano sul ponte principale, dov’erano situati gli alloggi dell’equipaggio -So bene quanto odi stare da solo dopo missioni di questo tipo.- aggiunse, dopo che gli altri ebbero abbandonato il locale.
Starblazer sollevò lo sguardo verso il marine che l’aveva salutato, poi sorrise -Ti ricordi i vecchi tempi, quando anche noi eravamo così? Vorrei ritornare ad avere il loro entusiasmo.-
Doc lo osservò con aria triste, poi, così come l’aveva guidato all’interno dell’ascensore, lo spinse dolcemente a uscire, il braccio attorno al dorso e un desiderio incommensurabile di un cielo rosa e sabbia fresca sotto i piedi nudi, condiviso.

L’aria era pregna di nervosismo, in sala briefing.
Il tavolo, solitamente utilizzato dagli ufficiali come tavola rotonda, era stato spostato a mo’ di cattedra nella zona nord del locale, giusto di fronte all’unica finestra panoramica presente sul ponte di comando. Le sedie erano disposte in una riga perfetta di fronte alla cattedra, i soldati disposti secondo ordine alfabetico anziché per grado. In una Legione come la Terza il grado non esiste, c’è solo una partnership mutuale tra il leader e il suo gruppo. Peccato che la Terza fosse l’eccezione che conferma la regola: c’era una gerarchia ferrea, quasi fosse un regime totalitario, la Guardia comandava, nessuno doveva contraddirlo.
Con grande sorpresa di Doc, Armstrong avrebbe partecipato alla riunione. Si presentò per ultimo, una divisa da lavoro perfettamente abbottonata e in ordine e la sua solita presenza massiccia e ingombrante. Diede un cenno di saluto alle due femmine della squadra per prime, poi prese posto tra Doc e Starblazer, dando una pacca sul braccio di quest’ultimo in segno di bentornato. -Ho sentito che ti sei preso un giorno di ferie- scherzò una femmina turian, che in quanto a stazza non aveva niente da invidiare ad Armstrong. -Fa’ meno la spiritosa Haestrom, quanti giorni di vacanza ti sei presa tu, l’ultima volta? Ecco, appunto, stai al tuo posto.-
-Non la trattare male- intervenne Doc, ridendo -Scusalo, Haestrom, è solo tanto nervoso perché non può fare il piccioncino quanto vorrebbe.-
-Ah, già- quella Haestrom recuperò un datapad dalla tasca dei pantaloni, allungandolo verso Armstrong -Ho ricevuto un permesso per comunicare a priorità alta, se vuoi puoi usarlo tu, io posso aspettare.-
L’altro turian afferrò il datapad, spalancando lo sguardo dalla sorpresa -Sei sicura, Cretia?-
-Oh, nessun problema. Papà dovrebbe ottenerne uno fra qualche settimana.-
-Quand’è che la tua bimba partorisce, a proposito?- intervenne Doc, sporgendosi verso il suo compagno di squadra.
-La bimba partorisce fra tre mesi, se tutto va come deve- rispose Armstrong, armeggiando con quel datapad -Sono indeciso sul nome, avete qualche pagina extranet da consigliarmi?-
-Sì. Zitto e muto punto com, è un dominio specifico fatto apposta per le chiacchiere da massaie nel posto e nel momento sbagliato.- esalò Valkyrie, zittendo in quel modo i presenti.
Infatti, il silenzio si appropriò della stanza immediatamente, perché l’orologio digitale segnalava che la Guardia sarebbe arrivata di lì a poco; Hell odiava sentirli parlottare, anche se non c’era assolutamente niente di male in quel gesto.
Starblazer batteva un piede a terra ritmicamente, le braccia incrociate davanti allo sterno e l’espressione di chi preferirebbe camminare sopra un tappeto di bombe piuttosto che sottostare a quell’atmosfera.
Hell mise piede nella stanza senza nemmeno annunciarsi, come era d’uso fare, e la situazione iniziò a prendere una piega decisamente strana. Entrò infatti accompagnato dal Retroammiraglio Actius, che ordinò immediatamente il riposo, anziché soffermarsi sulle formalità. Era un turian spaventoso, a dir poco: le creste nere del viso erano grandemente divorate da una cicatrice risalente a un’avventura poco piacevole durante l’Incidente del Portale 314; il portamento fiero e lo sguardo cremisi inoltre incutevano un senso di timore negli occhi di chi gli stava davanti. Quando Actius entrava in una stanza, nessuno poteva fare a meno di zittirsi e guardarlo, sempre che riuscisse a sostenere quello sguardo deciso quanto un montante sotto al mento.
-R’lyeh, Valorum. Volevo farvi i complimenti personalmente per la buona riuscita della vostra missione.- ammise l’ufficiale, con un’impercettibile punta di orgoglio nel tono di voce –Anche se separati dal gruppo, siete riusciti a brillare di luce propria. Davvero, congratulazioni.-
Sia Starblazer che Armstrong diedero un cenno del capo, in segno di ringraziamento, come era d’uso fare quando la parola non era stata prima concessa da un ufficiale di grado superiore.
-Vorremmo spiegarvi il prossimo tassello che dovrete unire al quadro generale della questione. La vostra Guardia mi ha chiesto espressamente di presenziare, dato che è un’operazione che stiamo preparando da mesi.-.
Hell aprì il factotum, attivando un drone multiuso dalla forma cilindrica che andò a posizionarsi giusto in mezzo al tavolo, fluttuando qualche secondo prima di comporre un mosaico di immagini e informazioni. L’immagine centrale, più grande delle altre, mostrava un giovane turian sorridente, le placche color testa di moro e i marchi pastello. Era un sorriso puro, contagioso addirittura, perché quasi tutti i presenti si ritrovarono inavvertitamente a sorridere a loro volta, in risposta a quell’immagine.
Hell, come al solito, ruppe ogni sorta di legame empatico con il gruppo che comandava, indicando la foto con un gesto sommario del braccio –Vi presento René Reveree. Asari d’adozione, Summa cum laude in Astrofisica, anni 23. Dopo il diploma di laurea ha continuato la sua ricerca in una celebre università di Illium, procedendo a pubblicare due studi brillanti in una rivista di settore. La nostra divisione armamenti ha bisogno del proseguo di uno di essi, al fine di perfezionare una certa situazione strutturale per un possibile nuovo mezzo di sbarco, del quale solo lui è riuscito a venire a capo qualche giorno fa.- fece una pausa a effetto, per prendere fiato, stringendo al contempo lo sguardo su Starblazer, che divorava con aria curiosa i dati che passavano a fianco dell’olo-fotografia, seriamente interessato alla controparte scientifica della questione. Hell si decise a proseguire quasi immediatamente, con un’espressione tremenda, indecifrabile, dipinta in viso, che fece rabbrividire persino il Retroammiraglio.
-Missione di incursione, recupero dati ed eliminazione del bersaglio- decretò, facendo una pausa ad effetto nel notare lo sguardo di molti spalancarsi –Abbiamo un giorno di preparazione, dato che dopodomani il soggetto parteciperà una fiera biennale del settore. Si troverà in spazio neutro, lontano dalla giurisdizione del Consiglio e delle Repubbliche, là potremmo svolgere la missione senza che nessuno possa pestarci i piedi, come invece avverrebbe in qualsiasi altro pianeta Asari.-.
Il Retroammiraglio drizzò le spalle, scorrendo velocemente uno sguardo attento sui soldati, che sembravano aver appena ricevuto uno schiaffo pesante sulla collottola. Starblazer non faceva eccezione, forse la sua espressività era ancora più accentuata, data la connessione che sentiva con il background culturale e professionale di quel ragazzo. Erano infatti entrambi culturalmente legati, innamorati delle stelle, della fisica che regolava lo spazio, nonché quasi coetanei, con un profilo caratteriale molto simile. Scagliò uno sguardo rabbioso verso Hell, che lo fissava con aria compiaciuta, ricevendo conferma visiva che sì, quello era un attacco diretto a lui, era personale.
Era una situazione degradante, così come lo erano state quelle ultime due settimane, e dopo gli avvenimenti di quella giornata terribile Starblazer non si sentì proprio di tenere la testa bassa. Fece scattare la mano in alto, chiedendo la parola.
-Concesso- fece il Retroammiraglio, precedendo la Guardia, davvero incuriosito da quell’intervento.
Starblazer si schiarì la voce -Non c’è una via alternativa all’omicidio?- domandò, attirandosi addosso sguardi allibiti, o di paura, da parte del gruppo intero. Actius intrecciò le braccia davanti a sé, inclinando la testa verso la Guardia, che osservava il suo sottoposto con aria seccata. –Tenerlo in vita significa permettere ad altre organizzazioni, altre specie, di estorcergli le stesse informazioni successivamente. Ti è chiaro questo, soldato?-
-Avremmo comunque la priorità sul pacchetto di ricerca- intervenne deciso Starblazer, indicando i dati alla destra dell’immagine con un gesto deciso della mano –So come funzionano queste fiere, ho partecipato a diverse edizioni prima di entrare a far parte della Legione. In più, so come funzionano le modalità di finanziamento delle Repubbliche: il ragazzo ha bisogno di fondi, è ben disposto a vendere il suo progetto per continuare la ricerca. Chiunque abbia a che fare con la scienza è disposto a dare l’esclusiva dei suoi studi, nel caso che l’acquirente si dimostri interessato e disposto a offrire in cambio un guadagno giusto e appropriato. Non serve usare la forza, basta solo sfoderare il creditometro. Facciamoci furbi, quel ragazzo è una risorsa, non un bersaglio!-
-Parlo una dialetto Volus per caso, Starblazer?- intervenne Hell, aprendo le braccia, ora realmente irritato –Il problema si ripresenta, lui sa comunque troppo, se qualcuno dovesse acquisire le nostre stesse informazioni, non saremmo più in grado di sfruttare il progetto a nostro vantaggio o peggio, lasceremmo che altre fazioni mettano le mani sulla sua ricerca completa, superandoci addirittura. Il soggetto va eliminato, non posso permettermi di vagliare altre opzioni!-
-Proteggiamolo, allora! Diamogli la possibilità di comunicare con noi anziché decretare la sua morte a prescindere!- intervenne Starblazer, cercando di sembrare ragionevole –Possiamo ottenere molto di più. Consideriamo la sua vita un investimento, invece di una minaccia!-
Il Retroammiraglio Actius fece un passo avanti, intrigato da quel punto di disaccordo, dato che avveniva di rado che le decisioni della Guardia venissero messe in discussione. –Questo individuo, Reveree, ha una valenza pratica interessante, effettivamente. Chiamarlo a lavorare con noi sarebbe un atto di lungimiranza.- ammise, scorrendo uno sguardo sulle schermate di dati, per poi voltarsi direttamente verso Starblazer –Ora capisco perché gli specialisti della divisione armamenti premono per mettere le mani sulla sua ricerca. Disponi già di un’idea che preveda la messa in sicurezza del soggetto, sottoufficiale R’lyeh?-.
Era un evento degno di essere messo nel diario di bordo della Crixus, quello, perché il Retroammiraglio mai e poi mai si era permesso di scavalcare la Guardia, prima di allora. Starblazer era riuscito a piegare la situazione a proprio vantaggio, e la vena d’irritazione che trapelava appena dal viso di Hell confermava che avrebbe fatto pesare a vita quella ribellione al suo sottoposto. Doc, seduto poco distante dal suo migliore amico e collega, frenò l’impulso di espletare una battuta completamente fuori luogo per allentare la tensione, mentre Armstrong invece osservava Hell con aria di sfida, contento di quella proposta, per una volta supportata anziché punita.
-Missione sotto copertura, signore.- rispose semplicemente Starblazer –Ho diversi contatti tra gli espositori, potrei ottenere un invito ufficiale senza destare sospetti, poi avvicinare il soggetto, comprare le informazioni e metterlo direttamente in contatto con la nostra squadra di ricerca. Affronteremmo una modalità analoga a quella di una missione di recupero dati, solo che, in questo caso, la squadra proteggerebbe un individuo anziché un pacchetto dati digitale.-
-Suona come una sfida- mormorò Valkyrie, interessata, sporgendosi in avanti, le braccia tese tra le ginocchia –Però, ci sono davvero troppe variabili: dovresti convincere il soggetto a vendere e nel frattempo tenerlo lontano da eventuali acquirenti senza destare sospetti, mentre noi visioneremmo la situazione dall’esterno, pronti a eliminare eventuali minacce. Nel frattempo, dovremmo essere già disposti al recupero in tempistiche altrettanto rapide, ma non definite. Insomma, rapidi ma pazienti? È un’occasione per testare la squadra in un ambito diverso dal solito, perché di solito queste sono operazioni che svolgiamo in coppia, massimo in tre.-
Starblazer annuì, poi le rivolse uno sguardo sorridente –“Dovresti”?- ripeté, a mezza voce.
-Beh- la turian rivolse un’occhiata veloce al fratello, poi chinò lo sguardo –Non mi sembra che altri, qui dentro, abbiano la possibilità concreta di mescolarsi in maniera credibile tra gli specialisti del tuo settore, non senza attirare la curiosità di chi è abituato a eventi di quel tipo.-
-Grazie per la fiducia, Valkyrie- replicò Starblazer, accompagnato da un cenno del capo –Lo apprezzo.-
-Sono d’accordo- ammise Armstrong, ancora perplesso dall’atteggiamento permissivo di Valkyrie, dato che quello era stato il suo primo e unico intervento in sede di riunione, da sempre –Io e Haestrom potremmo mimetizzarci tra gli agenti della Security, vigilare direttamente su di loro senza attirare l’attenzione. Doc potrebbe visionare le registrazioni e coordinare le manovre. Valkyrie…-
-Valkyrie è sempre stata la vostra ombra.- esalò la diretta interessata, con aria seccata per essere stata presa in considerazione senza averlo richiesto -Se fallirete, o tarderete a eseguire un passaggio della strategia, sarò pronta a rimediare e a formulare una soluzione alternativa e immediata.-
Il Retroammiraglio annuì; aveva preso posto giusto di fronte a loro, ammirato da quello spirito di iniziativa e coesione.
-Guardia, Lei è d’accordo per procedere secondo questa strategia?- chiese, voltando la testa verso il soggetto di quella richiesta. Hell restava immobile, un sorriso falsamente cordiale dipinto in viso. Se prima la squadra si stava dimostrando davvero entusiasta per una nuova sfida, ora ripiegava inevitabilmente verso un silenzio terrificato. Hell aveva trovato un modo per punirli, sicuramente!, pensò Starblazer, già al corrente di quell’eventualità. Sperò che la colpa per quel suo moto di ribellione ricadesse completamente verso di lui anziché coinvolgere i suoi compagni, anche se era chiaro che chiunque sarebbe stato propenso a condividere un’eventuale punizione anziché lasciarlo solo dopo che si era esposto.
-Sono d’accordo-. Hell annuì, a dispetto delle aspettative, pronto a sganciare la bomba da un momento all’altro. –Così d’accordo da lasciare il comando dell’operazione interamente nelle mani di R’lyeh.- aggiunse, inclinando la testa, un’espressione melliflua dipinta sul viso.
Starblazer perse almeno tre tonalità di colore sul collo, le palpebre a dare brevi contrazioni, date da una profonda agitazione interiore.
-Il comando di uomini e mezzi, ovviamente. Hai carta bianca e tutte le responsabilità connesse a un ruolo del genere- proseguì Hell, muovendosi verso il Retroammiraglio –Per una volta, mi sembra opportuno premiarti per la tua iniziativa, dato che ha riscosso un evidente successo.-
Il Retroammiraglio, confuso dall’espressione spaventata di Starblazer, annuì appena –Sono d’accordo con questa misura. Te la senti di accettare quest’onere, soldato?-
-Oh non deve sentirsela, deve farlo e basta- intervenne Hell, allungando un braccio nella sua direzione, per consolidare virtualmente quel passaggio di consegne. Starblazer prese un respiro profondo, per dissolvere abbastanza panico tanto da poter concludere quel gesto e accettare quella responsabilità. Hell strinse forte la presa, affondando le unghie nel tessuto della divisa da lavoro del suo sottoposto –Studia i dati, poi procedi con la stesura di una strategia calzante, considerando l’ambientazione in relazione a ogni membro della squadra.- Ci rivediamo in questa sala alle…- diede una rapida occhiata all’orologio digitale, sito al margine di una delle schermate -Alle 19 esatte.-
Starblazer imprecò mentalmente, perché aveva esattamente un’ora e quaranta per imparare a memoria ogni passaggio e ridisporre una strategia che Hell aveva stilato con mesi d’anticipo.
-Sì, sissignore- rispose, cercando di sembrare deciso, mentre si sollevava in piedi assieme agli altri per decretare chiusa quella riunione.
Il Retroammiraglio, che tutto era fuorché stupido, si attardò a osservare quella manovra, gli occhi puntati sul dorso di Hell, che aveva appena sciolto la stretta. Diede una rapida occhiata al gruppo, poi si soffermò su Starblazer, l’aria spaventata. Gli fece un cenno con il capo, indicandogli con un gesto delle braccia di poter disporre di due minuti del suo tempo, una volta che gli altri sarebbero usciti. Il sottoufficiale attese che Hell si voltasse in un’altra direzione, poi annuì un paio di volte, confermando al Retroammiraglio di essere propenso a quella soluzione.
Chiunque, nel passare al suo fianco, una volta conclusa la seduta, si affrettò a stringergli il braccio, in un gesto dovuto, ma pregno comunque di supporto e solidarietà; ognuno di loro era conscio delle ripercussioni di quel cambio direzionale di Hell, Doc per primo, che gli regalò addirittura un abbraccio, fregandosene delle conseguenze di quell’azione.
Il Retroammiraglio restava immobile, il dorso e le mani appoggiati al tavolo, dove ancora fluttuavano le schermate olografiche, definendo l’outline di una moltitudine di difetti fisici consistenti, perché Thace “Scevola” Actius era una persona che preferiva indossare le cicatrici, piuttosto di correggerle.
-Puoi parlare liberamente, Serge- mormorò, una volta che furono rimasti da soli nella stanza –Cos’è appena successo?-
Starblazer si lasciò ricadere sulla sedia, prendendosi la testa tra le mani, davvero disperato. Sapeva di potersi fidare di Actius, il quale era stato come un secondo padre per lui, da quando l’aveva convocato personalmente sulla Crixus, prendendolo direttamente sotto la sua ala. Non c’era un’amicizia vera e propria, tra loro, solo un grande rispetto reciproco che permetteva a entrambi di esprimersi francamente in privato. Nei limiti del grado e del rispetto per l’anzianità, ovviamente.
-Thrace, non posso comandare la squadra, non ne ho le competenze, non ho assolutamente l’attitudine per organizzare situazioni di alto livello come questa.- gemette Starblazer, gettando un braccio verso di lui –Ammiraglio, Hell vuole punirmi, cerca solo un pretesto per buttarmi fuori dalla Legione, dopo questa sua azione ne sono certo al cento percento. Vuole l’errore e vuole ottenerne uno grandioso.-
Thrace Actius si mosse nella sua direzione, chinandosi su di lui per afferrargli le ginocchia –Non credo che il tuo comandante voglia pregiudicare una missione pur di trovare un pretesto per cacciarti. Usa metodi discutibili per tenervi sotto controllo, concordo, ma la situazione è molto meno macchinosa di quanto tu creda.-
-E quando fallirò, quando avrò fatto uccidere uno per uno i miei compagni?- ribatté Starblazer, lanciandogli un’occhiata scettica –La penserai ancora in questo modo?-
Il Retroammiraglio scosse la testa –Non fallirai, Serge, non hai rivali in questo campo e vedo che gli altri la pensano esattamente come me, o non avrebbero supportato la tua idea fin dall’inizio. Pensa solo a creare una strategia, gli altri ti verranno in aiuto come possono.- batté una mano sulla sua coscia, rialzandosi in piedi e porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
-Retroammiraglio, un’ultima cosa.- Starblazer gli si avvicinò appena, la voce ridotta a un mormorio –Grazie per avermi ascoltato.-
Thrace Actius strinse le palpebre, l’espressione rassicurante in un viso martoriato dalle cicatrici -Rendimi orgoglioso di te, Serge.-
Starblazer gli rivolse un sorriso, poi fece il saluto, restando impettito finché il Retroammiraglio, con un’espressione fiera, non se ne uscì dalla stanza, lasciandolo solo con le sue responsabilità. Il turian osservò per qualche istante i frammenti di proiezione che ancora fluttuavano sopra il tavolo, poi diede un ampio sorriso.
-Non ce la farò mai.-
 



Nota:
Ciao a tutti,
erano anni che non scrivevo in maniera “seria”, speriamo di non incartarci strada facendo :’D è stato davvero davvero davvero difficile rientrare nel mood, ma volevo comunque completare questa cosa informe che non è altro che il punto di partenza di due personaggi che a me e alla mia compagna d’avventure stanno a cuorissimissimo e che ci hanno accompagnate durante un periodo delle nostre rispettive vite abbastanza brutto.
Dita incrociate e tanti arcobaleni ❤
Un abbraccio
   
 
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