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Autore: SirioR98    21/05/2017    0 recensioni
Qualcuno d’importante ha detto che non ha senso vivere la vita se non si ha modo di raccontarla. O forse non lo ha detto nessuno, e a dire il vero non è un gran che di aforismo. Però penso contenga un fondo di verità: se non la si organizza in maniera logica, la nostra esistenza è solo un susseguirsi di episodi più o meno casuali. O forse la casualità è un qualcosa che, in qualche modo, è già scritta da qualche parte e che demolisce la logica? O ancora, è forse meglio vivere la vita per quello che dà? E se... scusate, sto divagando. Ricominciamo.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Caveat: per un'esperienza di lettura migliorata, leggere mentre si ascolta la canzone One More Light dei Linkin Park.

Capitolo 14
A fine serata, crollo sul letto.
Non posso credere che Yesmallion mi abbia scelto come suo sostituto!
Cioè, io? Io che a stento riesco a gestire la mia di giornata?
Meglio non pensarci… dormiamoci sopra.
Poggiata la testa sul cuscino, crollo in un sonno profondo.
Quanto adoro il mio letto! Così morbido, così gentile da farmi riposare ogni notte! Fra tutte le invenzioni, il letto è di gran lunga la migliore. Se un giorno dovessi rinascere, rinascerei letto! Deciso, domani scrivo la mia “Ode al letto” e la tramanderò nei secoli dei secoli…
“Greg.” Mi giro nel letto.
“Greg, svegliati.” Mugugno. Qualcuno mi alza una palpebra. La luce di una candela, puntata direttamente verso la mia pupilla, mi acceca.
“Non vedo dove sparo!” Mi metto ad urlare.
Mi arriva uno schiaffo, questa volta mi sveglio seriamente. Mi tiro su a sedere di scatto. Sbatto la testa contro quella di Kyle. Si massaggia la fronte.
“Buongiorno anche a te... iniziamo bene...” dice Kyle alzandosi. Muovo le labbra per pronunciare una parola, la bocca ancora impastata dal sonno. Mi passo una mano sul viso.
“Perché....perché mi hai svegliato così?” Riesco a chiedere. Scrolla le spalle.
“Perché ti devi alzare. È il tuo primo giorno di apprendistato.” Annuisco, cercando di ricordare di cosa parli.
“Sì, giusto. Hai ragione...  che ne dici di spegnere la candela e aprire le tende?” Mi guarda stranito.
“A che pro? Non è ancora sorto il sole.” Ridacchio.
“Certo... buonanotte!” Mi tiro le coperte addosso. “Finché non vedrò la luce prodotta da una massa incandescente, non mi alzerò da qui.”
“Desiderio esaudito” Schiocca le dita e... il cuscino prende a fuoco. Urlo e lo butto a terra. Ci salto sopra per spegnere le fiamme.
Prendo un respiro profondo.
“Intendevo il sole.”
“Medesimo effetto. Hai visto la massa incandescente e ti sei alzato, sei stato di parola.” Sorride a mezza bocca.
“Ora che sei sveglio, che ne dici di renderti presentabile e seguirmi?” Gli lancio in faccia il cuscino bruciato, sporcandolo di cenere. Sospira.
“Cinque minuti. Se non esci da questa camera entro cinque minuti, ti do fuoco ai capelli.” Detto questo, esce sbattendo la porta. Sobbalzo.
“Gngn, suscettibile...”  Il comodino vicino a me prende fuoco. “Sì, signor capitano!” mi metto sull’attenti e corro a vestirmi.
Chiudo la porta aggiustandomi la giacca. Kyle è appoggiato al muro del corridoio, mi squadra dalla testa ai piedi. Alza un sopracciglio.
“Cosa?”
“Ma ti sei vestito con le tende?” Mi guardo.
“Che c’è che non va?” Mi indica.
“Ti sei buttato nella colla e poi dritto nell’armadio, vero? Cioè... dorato e verde? Seriamente?” Si mette un braccio sul fianco.
“E vogliamo parlare degli stivali rossi?” Sento dei passi. Passa uno dell’archivio, mai visto prima. Alto, magro, pelato. E mi osserva. Giudicandomi. Lo guardo male. Scuote la testa.
“Ma come ti vesti?” Mi passa accanto snobbandomi. Apro le braccia e gli urlo: “Ma come cazzo mi pare!”.
Kyle grugnisce e mi tira per un braccio verso lo studio di Yesmallion.
Santa pazienza.
Lo studio è ancora buio quando entriamo. Do una gomitata a Kyle.
“Kyle... ma Yesmallion si è svegliato?” Scuote la testa.
“E si può sapere allora perché mi hai svegliato?! Torno a letto!” Mi sento tirare per il collo e cado a terra.
“In questo momento sono grato che tu porti i pantaloni.” Si mette a cavalcioni su di me e mi punta il dito sul naso.
“C’è una leggera differenza fra te e Yesmallion: tu sei tu, Yesmallion ha un tot di anni di cui non ricordo il numero e di cui di certo non mi interessa alle quattro di mattina. Quindi smettila di lamentarti e poltrire e mettiamoci al lavoro! Altrimenti mi farai arrabbiare, tu non mi vuoi vedere arrabbiato, vero?” Mi copro le sopracciglia.
“Agli ordini.” Indica la scrivania.
“Li vedi quei fogli sulla scrivania?” Annuisco.
“Bene, devi impararli a memoria uno a uno. Quello è tutto il regolamento scolastico.”
“Perché?!”
“Perché gestirai l’accademia, cretino! Come puoi gestirla senza conoscerne il regolamento?! Ora, a lavoro! Entro le sette ti interrogo.”
“Ah certo, perché tu lo sai tutto a memoria, il regolamento.”
“Ovvio. Ora a lavoro” Mi dà un frontino e si alza. Mi tende una mano per aiutarmi. Accetto e... mi spinge verso la sedia, neanche il tempo di alzarmi completamente.
“Buon divertimento.” Mi dice spingendo verso di me l’enorme pila di fogli. Mentre si avvicina alla porta, entra Yesmallion. Lo guarda.
“E tu dove credi di andare?” Kyle alza le spalle.
“A fare colazione? Quindi a dopo...” Lo prende per un orecchio.
“Non credo proprio. Il qui presente Gregory deve imparare a memoria il regolamento, giusto?” Il ragazzino annuisce.
“Non ce la farà mai da solo, sappiamo che è incapace.” Annuisco... un momento....
“Ehi!” Alza una mano per zittirmi.
“Senza offesa, figliolo. Ma ti servirà aiuto. Adesso: io sono il rettore, quindi decido che fare. Moralmente dovrei aiutarti io, visto che ti passerò il ruolo. Ma, sinceramente mio caro, me ne infischio.  Quindi resterai con lui per aiutarlo. Se non impara il regolamento entro la giornata, la punizione ricadrà su tutti e due.”
“Ma...io... non vale! Avevo fame...”
“Guarda che chiamo tua sorella.” Kyle ci pensa su un attimo.
“Eeehm... Greg, passa il foglio.” Si gira di nuovo e si siede accanto a me. Rido. Alza un sopracciglio. Sta per schioccare le dita, ma lo fermo.
“E quanto sei permaloso...”
“Puoi dire addio alle sopracciglia, coso.”

 
Buio. Chiusura del sipario.
‘Ci siamo appena ritrovati, ci stiamo per dividere di nuovo. Sto per sopravvivere a mio figlio. Ho abbandonato tutto per garantirgli la vita... eppure. No, non può essere. Mi rifiuto di crederlo. Ti prego, prendi me, non lui. Ha ancora tutta la vita davanti, ha appena iniziato a vivere. Ti prego, non lui. Ho fatto la mia vita, ho poco da tramandare, la mia perdita non sarebbe una tragedia. Ti prego, non lui.’
‘No, se muore così, giuro che lo resuscito e poi lo ammazzo con le mie mani! Non può morire così. Non lui! Ma perchè tutti quelli che voglio bene devono andarsene: mio padre, mia madre, la mia famiglia...e adesso Greg. Potrei  non riuscire a trattenerlo...’
‘Perché? Perché ora? Perché il mio migliore amico? Eravamo salvi, si stava sistemando tutto! Non è giusto... Era solo un’esercitazione! Non doveva morire nessuno! Perché...”
“GREG!”
Ai piedi dell’altura, il corpo di Gregory giace inerme, il lupo su di lui. Sotto, una pozza di sangue. Kyra gli corre incontro, nonostante il tentativo di Kyle di fermarla. Nicholas mette una mano sulla spalla del ragazzino, il quale abbassa la testa, i capelli sul viso. Kyra prende il lupo per la collottola e lo lancia a muro, ricade senza vita. In ginocchio, le tremano le spalle. Batte rabbiosamente un pugno sul petto di Greg.
“Svegliati. Non di nuovo. Svegliati. SVEGLIATI!” Appoggia un orecchio al petto. Mette una mano sotto il naso di Gregory. Si copre la faccia con le mani, chinandosi sul corpo inerte, poggiando la fronte sul petto.  Si gira per guardare il fratello, immobile come una statua, lo sguardo fisso su un punto indefinito. Capisce. Si china due volte sul petto di Gregory, l’ultimo saluto, e, come di rito, batte il pugno sul cuore del defunto. Una, due, tre volte, ritmicamente, aumentando la velocità. I tamburi che accompagnano l’anima del guerriero nell’aldilà.

POV Kyle
Vuoto. Non penso a nulla. Il battito del cuore mi rimbomba nelle orecchie.
È colpa sua.
Una mano sulla spalla.
È colpa sua.
Non è giusto.
Sento i colpi.
Alzo la testa.
Perché? Perché ha iniziato il rito funebre?
Iniziano a cadere le lacrime.
Qualcuno mi mette un braccio intorno alla spalla.
Alzo lo sguardo alla mia sinistra.
Nicholas.
Mi stringe.
È colpa sua. È colpa sua.
Stringo i pugni.
Con una spinta, lo allontano. Inizio a tremare.
“Non mi toccare.”
I battiti cessano. Kyra si è alzata, mi si avvicina. Mi poggia una mano sul braccio.
“Kyle...” sta piangendo. Le allontano bruscamente la mano.
Mi volto verso Nicholas.
“È colpa tua. È tutta colpa tua.” Mentre parlo, le lacrime mi entrano in bocca, riesco a sentire solo il loro sapore. Non penso. Non ne ho la forza.
“È solo colpa tua se è morto! Se tu.... se tu avessi fatto solo uno sforzo... se avessi collaborato, lui... lui...”
Scoppio a piangere.
“...Gregory non sarebbe morto.” È il vecchio a finire la frase.
“Non. Osare. Dire. Il. Suo. Nome.” Lo sputo fra i denti. Lo guardo negli occhi, la rabbia mi acceca. Lo prendo per il colletto.
“Perché non te ne sei andato immediatamente? Perché sei rimasto se sapevi di non essere in grado di fare il padre? È COLPA TUA! PERCHÈ NON SEI TU QUELLO STESO A TERRA?!”
Lo prendo a pugni sul petto. Non si muove, mi lascia fare. Gli afferro la camicia, appoggio la testa sul petto, lancio un urlo.
Urlo finché la gola non brucia e non esiste altro rumore oltre la mia voce.
Lascio cadere le braccia. Non ho più la forza di far nulla.
“Perché dovevi essere il padre del mio migliore amico?”

POV Nicholas
Kyra comincia il rito funebre.
È vero.
Se n’è andato.
Se n’è andato...
Dentro di me, sento un vuoto.
Una parte di me ha smesso di esistere.
Mio figlio è morto.
Non riesco a parlare.
Abbasso lo sguardo verso il ragazzino. Sta guardando a terra.
Non un rumore. Completo silenzio, come se la natura avesse capito il nostro dolore e lo stesse rispettando. Questo silenzio è assordante.
Passo un braccio intorno a Kyle, lo avvicino a me. Alza gli occhi, è inespressivo, ma le lacrime gli rigano le guancie. Mi allontana con una spinta.
“Non mi toccare.”
Non riesco a ribattere. Nei suoi occhi, una rivelazione.
“È colpa tua. È tutta colpa tua.”
Le sue parole mi colpiscono, affilate come la lama di un coltello.
“È solo colpa tua se è morto! Se tu.... se tu avessi fatto solo uno sforzo... se avessi collaborato, lui... lui...”
Se non mi fossi comportato in quel modo...
“...Gregory non sarebbe morto.”
Qualcosa cambia nel suo sguardo. Rabbia cieca e dolore, molto dolore.
Vengo afferrato per il colletto.
“Perché non te ne sei andato immediatamente?”
Perché non me ne sono andato immediatamente?
“Perché sei rimasto se sapevi di non essere in grado di fare il padre?”
Perché sono rimasto se sapevo di non essere in grado di fare il padre?
“ È COLPA TUA!”
È colpa mia...
“PERCHÈ NON SEI TU QUELLO STESO A TERRA?!”
Perché...
Non ho le risposte. Non lo so. Tanti se non avessi e se non fossi.
Ma non ho risposte. E non posso tornare indietro. Non posso rimediare. È finita.
È finita...
Mi prende a pugni.
Lo lascio fare. Ha ragione.
Afferrandomi per la camicia, appoggia la testa su di me. E urla.
Il silenzio era assordante.
L’urlo è sordo.
Quando la sua voce si spezza, riesce a dire un’ultima cosa.
“Perché dovevi essere il padre del mio migliore amico?”
Lo guardo. È sconfitto.
Le parole di Greg, ciò che mi ha detto durante il nostro ultimo litigio, mi si ripresentano.
‘Hanno avuto solo l’un l’altro per sette anni’
Guardo Kyra. È tornata sul corpo di Gregory.
Avevano trovato qualcuno. Ora l’hanno perso.
Per colpa mia.
Sono di nuovo soli.
A quanto pare è un mio vizio, lasciare sole le persone che meno se lo meritano.
Sorrido amaramente fra me e me.
Lo abbraccio. Questa volta non si allontana. Piange a singhiozzi.
“Mi dispiace.”
Ricambia l’abbraccio, aggrappandosi disperatamente a me, come se ne dipendesse della sua vita.
Il cielo si schiarisce.
Rimaniamo così finché i primi raggi del sole mi toccano la schiena.
Quando le forze lo abbandonano e non trova più lacrime da piangere, mi lascia andare.
Kyra ricomincia il rito.
Si inginocchia, poggia due volte la fronte sul corpo di Greg.
I battiti ricomnciano, lentamente.
Io e Kyle ci drizziamo, avvicinandoci a loro due.
Batto il pugno sul mio cuore, seguendo il ritmo.
Dopo un momento di esitazione, il ragazzo si unisce.
Il ritmo velocizza, bussiamo alla porta del Valspéir, il paradiso dei guerrieri, per far entrare la sua anima.
Il ritmo si affievolisce, per poi ammutolirsi del tutto.
È ora di concludere la cerimonia.
In silenzio, cerchiamo dei rami asciutti e qualcosa per far prendere il fuoco.
Costruiamo una pira, molto semplice.
Ai piedi, mettiamo l’arco e le frecce.
Ci guardiamo, abbiamo lasciato gli utensili nel bosco, non sappiamo con cosa accendere il fuoco.
“Ci penso io.”
Kyle fa un passo avanti. Congiunge le mani, mormora qualcosa in una lingua che non capisco.
Si inginocchia e, con massimo sforzo, riesce a evocare una fiamma, molto tenue, ma pur sempre una fiamma.
Prendo dell’erba secca e l’avvicino per farle prendere fuoco. La poggio sotto il legno.
Si alzano le fiamme, il sole nascente dietro la pira, mio figlio al centro.
Le prime ceneri si alzano verso il cielo.

**Angolo degli autori**
CI stiamo avvicinando alla fine, miei cari 7 lettori fissi... circa. O unico lettore così pazzo da rileggere i capitoli. Ridendo e scherzando (sterminando) sono passati due anni dal primo capitolo. Ci scusiamo ancora per quegli otto mesi di silenzio, ma il quinto anno non perdona nessuno. Vi ringraziamo in anticipo per aver letto fino a qui.
Gae & Eli

p.s. scrivendo abbiamo ascoltato in loop one more light... almeno una trentina di volte... di seguito... e altre dieci solo per piacere. Quant'è bella quella canzone!
p.p.s. Gaetano saluta con la manina.
  
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