Videogiochi > Danganronpa
Segui la storia  |       
Autore: Chainblack    21/05/2017    0 recensioni
In fuga dalla disperazione dilagante della Hope's Peak Academy, sedici talentuosi studenti vengono rapiti e rinchiusi in una località sconosciuta, costretti a partecipare ad un nuova edizione del Gioco al Massacro senza conoscerne il motivo.
Ciò che sanno è che, per scappare da lì, dovranno uccidere un compagno senza farsi scoprire.
Guardandosi le spalle e facendo di tutto per sopravvivere, i sedici ragazzi tenteranno di scoprire la verità sul loro imprigionamento sapendo che non tutti potrebbero giungere illesi fino alla fine.
Ambientata nell'universo narrativo di Danganronpa, questa storia si svolge tra i primi due capitoli della saga.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nonostante il primo giorno fosse trascorso senza incidenti, la tensione non era diminuita all'interno del gruppo.
Lawrence Grace si alzò dal letto relativamente tardi; l'orologio segnava le undici passate.
Si sciacquò la faccia, indossò abiti puliti e si diresse verso il ristorante.
Vi trovò solo Rickard Falls e Kevin Claythorne, intenti in chissà quale discussione.
- Lawrence! - lo richiamò Rickard - Tempismo perfetto! Stavamo giusto per servirci da bere -
- Buona idea. Avevo giusto la gola secca - rispose compiaciuto - Cosa abbiamo sul menu?
- C'è praticamente di tutto - iniziò ad elencare Kevin - Acqua, succhi, soda, cedrata... -
Lawrence storse il naso.
- Ah, no! Niente bibite gassate! - le sue braccia si incrociarono in segno di diniego - Un artista del suono non deve riempirsi la pancia di aria in eccesso! -
- Giusto, giusto, mi trovo d'accordo - lo spalleggiò Rickard - C'è qualcos'altro? -
Kevin sorrise sotto i baffi.
- Certo, ho trovato numerosissime bustine di thè, e si dia il caso che ne sia un ottimo degustatore. Volete favorire? -
Gli altri due annuirono, pregustando la bevanda. Kevin si recò ai fornelli e mise l'acqua a bollire.
- Allora, hai dato un'occhiata al laboratorio musicale? - chiese Rickard.
- Non ancora, mi sono svegliato da poco. Intendo andarci appena dopo colazione -
Rickard annuì con convinzione.
- Mi ricordi moltissimo un personaggio di un film che interpretai qualche anno fa - disse con reminiscenza - Il titolo era "La melodia del cuore", se non erro -
- C'è una bella differenza tra un personaggio fittizio e il vero Ultimate Musician, credimi! - si pavoneggiò Lawrence.
- Non ne dubito, ma dopotutto apparteniamo a due ambiti abbastanza differenti -
- Tu sei un attore, giusto? - domandò Lawrence, tentando di ricordare.
- In sostanza sì - ridacchiò l'altro - Ma la mia specialità è il doppiaggio. Ultimate Voice Actor: Rickard Falls! La voce giusta per ogni occasione -
- Senz'altro hai una voce ben impostata, si sente - li raggiunse Kevin, portando un vassoio con tre tazze.
Da ognuna fuoriusciva una fragranza piacevole. Lawrence si scaldò le mani a contatto con la porcellana; avvertì un dolce tepore.
- Aah, il thè caldo - sospirò Rickard - Mi ricorda uno dei miei primi lavori, tanti anni fa; un film inglese dove in quasi ogni scena si trangugiava del thè -
- Immagino tu svolgessi il ruolo del protagonista - gli occhi di Lawrence brillarono - Come è normale aspettarsi da un Ultimate student! -
- A dire il vero io interpretai una ragazzina di sette anni che versava da bere... - il volto di Rickard arrossì di colpo.
Gli altri due tossicchiarono quasi all'unisono. Kevin non riuscì a trattenere qualche risata, mentre Lawrence appariva più esterrefatto che altro.
- I-inaspettato...! -
- Oh, suvvia, hai idea di quanti bambini ricoprano ruoli femminili? Hanno una voce ancora bianca! -
- Esigo di... sentirti all'opera per soddisfare la mia curiosità! - sentenziò Lawrence - In cambio potrai godere di una delle mie performance dal vivo! -
- Mi sembra un ottimo scambio - sorrise Kevin - E io vi preparerò il mio speciale thè alle erbe -
I tre ragazzi si strinsero la mano. L'affare era concluso.


Pierce Lesdar si aggirava con estrema cautela tra i corridoi del primo piano.
L'essersi svegliato in ritardo aveva fatto in modo che giungesse al ristorante dopo che tutti se ne erano già andati ad esplorare.
L'idea di rimanere da solo non gli andava per niente a genio.
Non appena svoltava un angolo, si guardava attorno per assicurarsi di non essere stato preso di mira da chissà quale incombente pericolo.
"D-dove saranno tutti quanti...?"
Tirò un altro respiro e proseguì lungo l'ala est del piano. Nemmeno la sua febbrile cautela poteva, però, salvarlo dalla carica di una ciclista troppo entusiasta.
Pierce avvertì il suono di un campanello leggermente in lontananza, ma quando si accorse di cosa si trattava era troppo tardi.
Una bicicletta rossa fiammante, dal colore acceso quasi quanto i capelli della sua proprietaria, gli si parò davanti all'improvviso.
Il ragazzo non riuscì a trattenere un grido di terrore. Il suo sguardo incrociò quello di Refia per appena un istante prima che questa premesse sui freni con tutta la forza che aveva. 
La bicicletta si fermò ad appena un metro dal suo volto terrorizzato, e Pierce capì di avere salva la vita.
- Pierce! Santo cielo! - esclamò Refia, correndo in suo soccorso - Mi hai fatto prendere un colpo! -
- S-s-sto bene... - gemette lui.
Hayley Silver arrivò di corsa. Teneva in mano quello che sembrava essere un cronometro.
- Aww! Maledizione! - sbuffò l'Ultimate Hiker - Ero sicura che stavolta avresti battuto il record! -
- Riproviamoci, Hayley, sono certa che la prossima sarà la volta buona -
Pierce, ancora impaurito e sempre più confuso, rinunciò a comprendere la situazione corrente fino a quando non intervenne qualcuno a spiegarla per lui.
Quel qualcuno era June Harrier, che suscitò immediatamente timore nelle sue due spericolate compagne.
- Che state facendo voi due...? - chiese inviperita l'Ultimate Archer.
- Acc... - sussurrò Refia - June ci ha beccate... -
- Stavamo testando la bicicletta...! - si giustificò Hayley - Refia va fortissimo! Hai visto che velocità!? -
- E vi sembra il caso di farlo per i corridoi!? Abbiamo una palestra per questo genere di cose! - le rimproverò June.
La ragazza dai capelli bianchi sentiva di star dando una strigliata a due sorelle minori particolarmente ribelli e poco sveglie.
- Una semplice palestra è un teatro troppo piccolo per me! - disse infine Refia - I corridoi del piano sono lunghi e ampi: una perfetta pista artificiale! -
- E poi se non ci teniamo in forma ingrasseremo in un batter d'occhio! - la spalleggiò Hayley, con determinazione.
June scosse il capo, stremata.
- Stavate per far del male a Pierce... - disse, aiutandolo a rialzarsi - E poi la tua frenata ha sporcato il pavimento! Guarda i segni delle gomme! -
Refia si grattò il capo, sbuffando. In effetti vi erano marchi evidenti di ruote lunghi un paio di metri.
- Hai... ragione... - sospirò lei - Ti prometto che pulirò tutto più tardi! -
- No, voi due prendete acqua e stracci e pulite ADESSO! -
- Sissignora... - la ciclista e l'avventuriera dichiararono apertamente la loro sconfitta.
Pierce guardò le tre ragazze allontanarsi. June teneva le altre due per le orecchie.
- Cosa... cosa è successo? - si chiese l'Ultimate Sewer, incapace di darsi una risposta definita.


Pearl Crowngale decise di dare un'occhiata nell'area dei laboratori artistici.
Durante la giornata precedente non le era stato possibile esplorare le zone che preferiva, e una volta liberatasi dai vincoli del team poté finalmente cercare nelle zone che più stuzzicavano il suo interesse.
Alvin era stato chiaro al riguardo: "Anche nei giorni in cui non esploriamo, evitate di rimanere da soli".
- Bah, come se avessi bisogno di qualcuno che mi guardi le spalle... - disse tra sé e sé.
La sua prima tappa fu la sala di disegno.
Entrò all'interno solo per scoprire di essere stata preceduta.
Vivian Left era seduta su di uno sgabello davanti ad una tela; la sua mano teneva saldamente un pennello già sporco di vernice.
Pearl rimase a guardare in silenzio l'artista all'opera: il suo tratto era dolce e delicato. Le piccole mani di Vivian sembravano quasi carezzare la tela con la liscia e morbida punta del pennello.
Pearl ammise a se stessa che stava assistendo ad uno spettacolo interessante. Dopo qualche attimo, l'artista si accorse della presenza della spettatrice.
- Pearl! Non ti ho sentita entrare -
"Se la prima che passa mi sentisse arrivare, sarei la vergogna del mio campo lavorativo..." osservò la ninja.
- Stai dipingendo qualcosa? - chiese.
- Nulla di elaborato - sorrise l'altra - Giusto un po' di esercizio con elementi casuali -
La giovane mostrò la tela: aveva ritratto degli oggetti comuni che aveva visto sulla scrivania. Lo stile era pulito e lineare, sebbene il disegno fosse stato appena abbozzato. La ninja intuì che il suo talento consisteva anche nel rendere speciali le cose più insignificanti.
- Prego, continua. Non intendo disturbarti - annuì - Ti va se resto a guardare? -
Vivian sorrise caldamente. 
- Affatto! Mi fa piacere avere del pubblico -
Pearl passò ad osservare il laboratorio di pittura. Era una stanzetta quadrata piuttosto piccola, ma sembrava più stretta a causa della confusione.
Vi erano tele bianche dappertutto, accatastate. Sulla sinistra, una scrivania riempiva l'intero lato del muro.
Sopra vi era ogni sorta di colore in vernice e pennelli assortiti, più matite, compassi e alcune squadre.
In mezzo alla stanza vi era un ingombrante tavolo di marmo con sopra numerosi fogli e strumenti.
Pearl intuì che potesse servire come ripiano da disegno, ma la sua grandezza risultava comunque fuori posto rispetto ad una stanza così piccola.
L'entrata della stanza era costituita da un minuscolo atrio che dava direttamente sulla stanza.
Pearl lo percorse in appena due passi, e quando fu effettivamente dentro si accorse di non essere l'unica presente, oltre a Vivian.
Seduta su una sedia nell'angolo destro della stanza, Hillary Dedalus la fissò senza battere ciglio.
"E' così minuscola e silenziosa che non ne ho avvertito la presenza..." osservò la bionda.
- Ah, non fare caso ad Hillary - le disse l'Ultimate Painter - E' molto taciturna. Le piace la mia compagnia, e a me piace la sua -
- Sicuramente la compagna ideale per un esercizio che richiede concentrazione - osservò Pearl - Ma non capisco se la sua è pura timidezza o c'è dell'altro -
Vivian scosse il capo. Si alzò dallo sgabello e si diresse verso Hillary porgendole la mano; quest'ultima la afferrò senza pensarci.
- Hillary è semplicemente spaventata. E' perfettamente normale se consideri la situazione in cui ci troviamo - asserì la pittrice, carezzandole il capo.
- Lo immagino, ma prima impara a cavarsela da sola e meglio è -
Lo sguardo di ghiaccio di Pearl penetrò a fondo negli occhi di Hillary, che passò a nascondersi dietro Vivian, gemendo flebilmente.
- Pearl! - il tono di Vivian era colmo di rimprovero.
La ragazza sospirò.
- Sto cercando di farle capire che forse non potremo proteggerla in eterno... -
Calò un ulteriore silenzio nella stanza. Vivian Left deglutì con sforzo. Passò la mano tra i capelli di Hillary una seconda volta, con molta dolcezza.
Pearl non riuscì a capire se lo fece per dare coraggio all'amica, o a se stessa.


Un altro giorno era trascorso, e il dormitorio era calato nuovamente nel silenzio del riposo notturno.
Le luci della scuola erano ancora mezze spente, segno che il mattino non era ancora giunto.
Karol Clouds diede uno sguardo all'orologio non appena si alzò dal letto: erano le sei a quarantacinque.
Fece una doccia rapida e indossò uno dei suoi completi. Sistemata la cravatta, il giovane insegnante uscì dalla propria stanza e girò la chiave.
Si guardò attorno nel piazzale; di certo non si aspettava di trovare qualcun altro già in piedi, come lui.
L'enorme sagoma di Alvin Heartland fece capolino in fondo al piazzale, accanto al gigantesco portone elettronico dove, appena due giorni prima, Monokuma aveva fatto il suo ingresso in scena.
Karol gli si avvicinò e lo salutò con un sorriso.
- Buongiorno -
- Altrettanto, Prof - lo salutò lui - Spero che non ti dispiaccia se utilizzo il nomignolo coniato da Lawrence. Tutti gli altri lo hanno trovato divertente -
Karol si sentì in leggero imbarazzo.
- Al contrario, mi scalda il cuore - ammise - Ciò che voglio è stabilire un legame di affabilità con il resto del gruppo. Un buon insegnante sa porsi al livello dei propri studenti -
- Parli davvero come un vero professore - annuì Alvin - Sono certo che quel titolo te lo sei meritatamente guadagnato -
- Così come non deve essere facile ottenere la nomea di "Ultimate Guardian", dico bene? -
Alvin, a braccia conserte, guardò verso il soffitto come per cercare una risposta.
- Sì, mi sono impegnato molto - disse, socchiudendo gli occhi - Ma c'è chi, nemmeno con la mia forza, riesco a proteggere -
- Non puoi pretendere di essere perfetto. Nessuno lo è -
- Ma dal mio lavoro dipendono le vite dei miei protetti - continuò Alvin - Non posso permettermi errori. E spesso questa cosa non mi fa dormire -
- E' per questo che sei sveglio così presto? - gli chiese Karol.
Alvin Heartland ponderò una risposta.
- In parte sì, ma oramai sono abituato a questi orari. Quasi sempre mi sveglio alle quattro, e spesso non dormo neppure, se ho qualcosa per la testa -
- Il tuo zelo è lodevole, ma non esagerare - lo ammonì Karol con empatia - Come tuo insegnante temporaneo, ho a cuore la tua salute -
- Prometto di riguardarmi - sorrise il grosso guardiano - Ma piuttosto, volevo sottoporre un dettaglio alla tua attenzione -
Karol Clouds lo guardo con fare interrogativo.
- Di che si tratta? -
- Di questo -
La mano di Alvin indicò un'immagine digitale comparsa su un display appena di fianco al portone.
Sullo schermo era raffigurato quello che l'Ultimate Teacher intuì essere un disegno.
Vi erano sedici, piccoli riquadri; ognuno di essi presentava all'interno una sagoma stilizzata dalle sembianze più o meno umane.
Il tratto era approssimativo, sembrava quasi prodotto dalle mani di un bambino. Ma Karol capì subito che cosa rappresentavano quei sedici omini raffigurati.
- Siamo... siamo noi? -
- Sì, è una sorta di... strano disegno che ci rappresenta -
- Lo avrà fatto Monokuma? - ipotizzò l'insegnante.
- O chiunque ci sia dietro quella sciocca mascotte - sbuffò l'altro - Ma c'è qualcosa di più preoccupante. Leggi la frase scritta appena sotto... -
Karol aguzzò la vista. Un brivido gli percorse la schiena.
Appena sotto la griglia quattro per quattro vi era un messaggio: "SOPRAVVISSUTI".
I due rimasero in silenzio.
Il significato di quell'immagine appariva scontato.
Karol scosse il capo.
- Non mi lascerò intimidire da queste stupidaggini - rispose con decisione - Alvin, ho intenzione di tenere alcune lezioni in una delle aule del primo piano -
- Lezioni? - si chiese il guardiano.
- Sì. Anche in queste condizioni, un liceale deve avere la possibilità di tenersi al passo con i programmi senza svalutare la propria istruzione. Metterò una nota al ristorante; tu potresti dirlo a quelli che incontri? Siete tutti invitati a partecipare -
Alvin Heartland sorrise.
- Un'iniziativa niente male, Prof -
- Dobbiamo cementare il nostro rapporto - spiegò Karol, entusiasta - Prevenire qualunque possibile problema è prioritario. Tutte le mattine alle nove in punto. Non tardare! -
Karol si congedò, avviandosi verso il ristorante. Alvin lo salutò con un cenno, promettendogli di presenziare alla prima occasione.
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Danganronpa / Vai alla pagina dell'autore: Chainblack