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Autore: vesta    21/05/2017    0 recensioni
Ogni notte Luce fa incubi terribili. Conduce una doppia vita. La sua passione è la musica. Vorrebbe pensare solo a se stessa, ma ha un'animo che le impedisce di essere egoista. Max, Matt e Carmen sembrano gli unici a capirla... Ma solo una persona sa cosa si nasconde dietro i suoi incubi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CAPITOLO 2
 
Salgo nella macchina di Matt respirando affannosamente. A lui non piace che lo si faccia aspettare.
“Hey ciao piccola… Forza vieni qui, dammi un bacio!” Si avvicina in maniera brusca e rozza alla mia faccia, poggia le sue labbra sulle mie e, senza neanche chiedermelo, irrompe violentemente con la sua lingua nella mia bocca. Un sapore di fumo e alcol mi invadono e vorrei tanto vomitare, ma ovviamente mi contengo.                                                                                                                                                                                                                                                       Dopo che ci siamo staccati gli sorrido come se fosse la cosa più bella del mondo, giuro, poteri fare l’attrice! Lui mi accarezza una coscia di rimando e mi fa un sorrisino che non prospetta nulla di buono. Capendo come si sta mettendo la situazione guardo velocemente l’ora e mi sbrigo a far notare che se non partiamo subito arriveremo in ritardo. Lui allora parte sbuffando.
In fin dei conti, anche se è diventato “un cattivo ragazzo”, è sempre il secchione che non vuole arrivare in ritardo… Sogghigno divertita al pensiero. “Che cazzo hai da ridere?” Mi domanda lui scocciato, molto probabilmente sapendo perfettamente a cosa sto pensando.
“Niente, niente… Secchione” Rispondo sussurrando l’ultima parte. Lui, che evidentemente, seppur i miei sforzi, ha capito anche quell’ultima parte, mi lancia uno sguardo omicida e io non faccio altro che scoppiare a ridere più forte di prima.
Matt, ovvero, Matthew Gibran, ha 19 anni, la mia età, è alto 1,85, ha un viso ovale, ora senza barba (anche se io personalmente lo preferisco con), ha capelli lisci castano chiaro e degli occhi così verdì che ti fanno sembrare le fronde degli alberi in primavera delle mere imitazioni. Matt è sempre stato una persona molto gentile, simpatica e rispettosa, a volte fin troppo, delle regole. Se aveva un appuntamento alle 15 lui arrivava alle 14, e quando aveva la scadenza di un compito lui lo finiva sempre una settimana prima. Gli piacciono un sacco i bambini, ha un carattere così mite, gentile e puro che a volte lo sembra addirittura un bambino!                                                                                                                                                                                                                                                                           Sua madre ha lasciato lui e suo padre molti anni fa. Quasi non se la ricorda più sua madre, se non fosse per una foto che tiene nella collana dalla quale non si stacca mai, gliel’ho regalata io a 13 anni. Suo padre si è trasferito, per lavorare, vicino ad una miniera quando lui aveva 17 anni e mensilmente gli spedisce degli assegni per pagare le spese della casa. Ovviamente anche Matt lavora. Quando ha compiuto i 18 anni lo hanno assunto in un locale dalla dubbia natura; ero molto preoccupata per lui in quel periodo, avevo paura che la gente che frequentava il Postaccio (non ha un nome, tutti lo chiamano così, e solo da questo si potrebbero capire tante cose) lo avrebbero cambiato, traviato, portato su brutte strade… E questo avvenne infatti, ma non nel modo in cui credevo.
I miei ricordi si interrompono con la brusca frenata della macchina davanti a scuola.                                                                                                                        Si, scuola, Mett ed io frequentiamo una scuola serale per prenderci il diploma, visto che lavoriamo entrambi durante il giorno, siamo all’ultimo anno e io spero che finisca il più presto possibile, non ce la faccio più a vivere così.
“Muoviti scendi!” Mi urla Matt, probabilmente è ancora infastidito dall’appellativo che gli ho dato, o perché siamo davvero in ritardo…
Fatto sta che io non mi muovo. Matt può pur essere diventato più rude e truce, ma alla fine rimane sempre il ragazzo che da piccoli, quando giocavo ad essere la principessa, faceva sempre il cavallo portandomi in groppa, perché non si riteneva degno di farmi da principe o cavaliere.                                                           Qualche secondo più tardi, infatti, dopo avermi urlato, è davanti al mio finestrino che, accendendosi una sigaretta mi apre la portiera assumendo un’espressione da finto scocciato, ma in realtà so che sta sorridendo.
Scendo e, dopo aver sentito sbattere lo sportello dietro di me, mi volto e lo ringrazio con un bacio sulla guancia seguito poi da un sorriso, questa volta sincero, e che lui ricambia.
 
 
 
 
  
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