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Autore: simocarre83    22/05/2017    1 recensioni
Secondo racconto che parte dopo l'epilogo del primo. quindi se volete avere le idee chiare sarebbe, forse, il caso di leggere anche il primo. Ad ogni modo, una brutta notizia che presto diventano due, due vittime innocenti, loro malgrado, nuovi personaggi e purtroppo nemici che compaiono o RIcompaiono. Ma sempre l'amicizia che ha, come nella vita, un ruolo fondamentale.
Genere: Drammatico, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SIMONE&MARIA: TUTTO L’AMORE DEL MONDO

Non appena Marco ebbe pronunciato quella frase, premette un pulsante e il montacarichi risalì. In quel momento Simone e Maria potevano vedersi, l’uno di fronte all’altra. Anche se erano entrambi fissati alle pareti metalliche.
Nel frattempo su ciascuna delle pareti di fronte ad ognuno, si accesero delle immagini. Erano quattro schermate. Una per ciascuno stanzone.
Simone e Maria poterono, così, vedere le prove che subirono anche gli altri. Esultarono quando Giuseppe inviò la scossa a Massimo. Si spaventarono quando videro la potenza con cui Michele colpiva, attraverso quella parete trasparente, il casco di Amaraldo, rendendolo inutilizzabile. Tremarono assieme a Roberto ed alla sua esperienza. Non potevano vedere le stesse cose create dalla sua mente, perché erano comunque inesistenti, ma quando lo videro uscirne illeso, compreso dal particolarissimo combattimento con quell’altro ragazzo, di cui conoscevano solamente il nome, Claudio, gioirono anche per loro.
Soprattutto furono felicissimi di accorgersi di come tutti e tre i loro amici, con Anna, Francesca e Simone, uscirono, più o meno illesi da quelle battaglie.
“Simone, ma Giuseppe dov’è?” chiese Maria.
“Quello nella stanza di vetro è Antonio?! E quello è Marco!” esclamò Simone “probabilmente Marco è andato a preparare la scena per lo scontro di Giuseppe. Anche se quello con la tuta non lo riconosco!”.
Poi videro Marco incominciare a picchiare, bastonare e torturare Antonio.
Poi lo rivestì. Era passata quasi un’ora, quando Marco lo lasciò e se ne andò, rientrando, dopo pochi minuti, nel locale dove si trovavano Simone e Maria.
“Perché gli hai fatto questo!?” urlò Maria.
“Ah! Ti riferisci ad Antonio? Perché così riesce ad ingannare tuo figlio. è un piacere che gli ho fatto con tutto il bene che gli voglio!” rispose Marco.
“Come fai a conoscerlo!?” chiese Simone. Anche se aveva veramente paura di conoscere la risposta a quella domanda.
“Beh! lo conosco da quando è nato, visto che è mio figlio!” rispose Marco.
Si fece silenzio in quel momento in quel locale. Mentre, in lontananza sentirono la porta di Giuseppe che si apriva, permettendogli di incominciare la sua prova, Simone scalciò con tutte le sue forze, verso quella direzione, colpendo il muro di ferro e sperando che Giuseppe, dall’altro lato della stanza lo udisse. Era l’unico modo che aveva per farlo sentire ancora vicino, anche in quel momento così difficile. Soprattutto in quel momento così difficile. Non sapeva, pur avendo visto come erano andate le cose fino a quel momento, cosa sarebbe accaduto a Giuseppe, ma sapeva che gli aveva detto tutto quello che gli serviva. E aveva abbastanza fiducia in suo figlio per poter confidare nelle sue qualità anche in quell’occasione.
Maria, invece, colse in pieno il senso dell’ultima risposta di Marco.
“Tuo figlio? Ma come puoi anche solo lontanamente pensare che io e Simone crediamo una cosa del genere! Non si tratta così un figlio! un figlio si ama! Gli si vuole bene! gli si da tutto il necessario e anche di più! Non lo si tratta così!” urlò Maria.
E Simone, in quel momento, ritornò a concentrarsi su quello che stava accadendo in quella stanza.
“Ah! Non preoccuparti Maria!” disse “Quella del figlio è una balla!”.
“Questo lo pensate voi! Ma non lui! Dopo che gli ho fatto il lavaggio del cervello con quella macchina simpatica che è il memorizzatore acustico! Adesso lui sa che io sono suo padre. E da quando l’ha imparato non ho smesso di trattarlo così! è in questo modo che Antonio può crescere degno di me!” rispose Marco.
“Ma allora Giuseppe deve lottare contro un suo amico senza che costui gli abbia fatto qualcosa? Non lo farebbe mai!” concluse Simone. Era troppo sicuro della correttezza di suo figlio.
“no! le cose sono molto più complicate di così!” continuò Marco “in realtà Giuseppe finirà per uccidere Andrea, che è l’altra persona in quella stanza! E Giuseppe non saprà, fino all’ultimo, che Andrea è nella tuta, ma la tuta viene controllata da Antonio. Il risultato è che Antonio costringerà Andrea ad attaccare Giuseppe. Lui si difenderà e in un gesto estremo Giuseppe lo ucciderà. Tanto non serve a nulla, perché la chiave non c’è in quella stanza per uscire, quindi Giuseppe comunque morirà, mentre Antonio sarà l’unico a salvarsi. Questo è l’unico motivo per cui vi ho tenuti in vita fino ad ora. Ed è l’unico motivo per cui adesso me ne vado. Quando si apriranno i boccaporti del locale dove c’è Giuseppe si apriranno anche qui. almeno, se vi va bene, morirete insieme. Addio!” e così dicendo, premette un pulsante ed il montacarichi si sollevò. Partendo. E lasciandoli soli.
Maria incominciò a piangere. Tutte quelle cose dette da Marco stavano incominciando ad avere effetto su di lei. Simone lo capì e comprese come aiutarla.
“Maria! Guardami! Vedi come sono tranquillo?” gridò, rivolgendosi a sua moglie, legata ad una decina di metri di distanza.
“Come puoi rimanere tranquillo in un momento come questo!?” urlò Maria.
“Perché conosco nostro figlio! e conosco Marco! E so che Marco è molto più astuto e ingannatore di nostro figlio, ma Giuseppe è più intelligente! Sono assolutamente sicuro che Giuseppe non farebbe mai del male ad Andrea. E neanche ad Antonio! Non ne ha motivo”.
“Allora moriranno tutti e due!? E che cosa ci sarebbe da non piangere!?” rispose sarcasticamente.
“Non moriranno! Ci sono almeno un paio di modi di utilizzare con intelligenza la tuta per uscire da queste stanze, anche nel caso in cui queste si allagassero! E Giuseppe, secondo me, uno dei modi se lo sta immaginando o lo immaginerà presto! non preoccuparti! Giuseppe e Andrea si salveranno!”
“E come fai ad esserne così sicuro?!” continuò Maria.
“Hai visto quello che è successo con Giuseppe? Ti ricordi come sono andate le cose con Giovanni? È Giovanni che ha progettato questo posto. E quando l’ha fatto era a conoscenza di tutto quello che gli avevano fatto! Infatti si è premunito nascondendo l’arco con cui Giuseppe ha messo fuori gioco Cosimo. questo significa che Giovanni ha realizzato delle vie di fuga, quanto meno alternative, per non rimanerci qui dentro!”
“Beh! speriamo! E noi come facciamo?”
“Non preoccuparti! Ci salviamo anche noi! anche io sono abbastanza intelligente” rispose Simone.
Poi incominciò a sbattere i polsi contro gli anelli di metallo a cui erano legati. Dopo circa dieci secondi udì che l’involucro di vetro si era rotto. Dopo un paio di minuti le saldature degli anelli al muro metallico si erano completamente sciolte. Finalmente Simone poté abbassare le braccia e riprendersi il casco gettato imprudentemente lì affianco da Marco.
“Ma come hai fatto?!” esclamò Maria.
“Frem ha installato degli aggeggi interessanti nella tuta di ciascuno di noi! la mia è rivestita di una sostanza che la rende completamente inattaccabile dagli acidi. Il risultato è che mi sono premunito con un po’ di acido. Ed è servito. Ovviamente non mi sono fatto niente!” rispose sorridendo Simone.
“E non potevi farlo prima?” chiese Maria, mentre suo marito, indossando il casco, si disfò velocemente delle sue manette metalliche e si avvicinò a lei per liberarla.
“E poi?! nella migliore delle ipotesi, prima che riuscissi ad indossare il casco e accendere la tuta, lui mi aveva ucciso. Nella peggiore delle ipotesi lui aveva ucciso anche te!” disse mentre passando le mani sugli anelli metallici, li aprì in due, grazie alla tuta, come se fossero cioccolatini.
“Allora grazie!” rispose Maria, una volta libera, finalmente in grado di sorridere.
“Ti amo! Non avrei mai permesso a niente e nessuno di farti del male!” rispose Simone.
“Si ma adesso Giuseppe come farà?!” chiese Maria, ancora evidentemente preoccupata per quella situazione.
“Stiamo a guardare!” concluse Simone.
Giuseppe era appena entrato nella stanza dove si trovava Andrea.
Coscienti di tutto quello che gli aveva raccontato Marco, soffrirono per quello che stava succedendo a loro figlio. poi Maria dovette ricredersi sul conto di Giuseppe. Perché suo figlio ebbe veramente una fantastica pensata, quando gli videro realizzare il siluro, con cui portò in salvo anche Andrea.
Poi fu ora di agire. Simone e Maria, abbracciati, seguirono il livello dell’acqua che si alzava. E, praticamente, con il minimo sforzo giunsero a destinazione. Fuoriuscendo dall’acqua alla radura, giusto qualche metro sotto la superficie della spiaggia. E con l’ultimo volo, Simone e Maria atterrarono fuori dalla buca, da cui, solo poco più di due ore prima, Simone era entrato assieme ai suoi amici.
Rilevando con i propri sensori i campi magnetici residui delle tute degli altri, Simone comprese dove si trovassero e così, due minuti dopo che Giuseppe se ne era andato, giunsero da tutti gli altri.
“Ma voi come avete fatto a uscire così tardi?” chiese Giuseppe.
“Il locale dove eravamo si è allagato assieme a quello da cui è fuoriuscito Giuseppe. A proposito, dov’è?” rispose Maria.
“Se ne è andato appena dopo aver lasciato Andrea qui. Michele ha accompagnato Andrea al pronto soccorso. Hai idea di dove sia andato?!” chiese Roberto.
Simone e Maria si guardarono. Poi Simone guardò Giuseppe. Il suo amico. Poi guardò Roberto. Cercava, in realtà, di ragionare per capire dove potesse essersi diretto suo figlio, ragionando su tutto quello che aveva visto. Poi comprese, e per la prima volta temette seriamente per la vita di suo figlio.
Preferì comunque perdere qualche secondo a spiegare ai suoi amici quello che pensava.
“È andato alla ricerca di Antonio. È convinto che sia il figlio di Marco. Perché gliel’ha detto Antonio stesso. Ma Marco ha usato il memorizzatore acustico per fargli il lavaggio del cervello. Se solo Giuseppe vuole vendicarsi per quello che Antonio ha fatto ad Andrea, rischia di fare del male ad una persona innocente. E soprattutto rischia di subire l’attacco diretto di Marco. Ecco perché se ne è andato prima del necessario. Perché aveva capito che poteva fare qualcosa direttamente contro mio figlio!”
Perso qualche secondo, in un attimo Simone prese il volo.
“Frem! Rintraccia il segnale della tuta di mio figlio, per favore!” chiese Simone.
“SE RINTRACCIO IL SEGNALE DELLA SUA TUTA, QUALCUNO NELLE SUE VICINANZE PUO’ SCOPRIRE CHE GLI E’ COSI’ VICINO. DEVO PROPRIO FARLO?”
“Si! anche perché altrimenti come faccio a trovarlo?!” rispose Simone.
Neanche mezzo secondo dopo, Simone si fu edotto della posizione di Giuseppe. E la cosa gli piacque parecchio, se non altro per la scaltrezza e la furbizia che dimostrava Giuseppe. così, come suo figlio qualche minuto prima di lui, si diresse verso il lido di Policoro.
Si era fermato verso i parcheggi dove di solito lasciavano loro la macchina, il posto che, a parte la spiaggia, conosceva meglio di quella zona.
Soprattutto il posto maggiormente frequentato a quell’ora in quel periodo dell’anno. Dopo le otto, infatti, il lido ed il relativo lungomare incominciava a riempirsi di gente, soprattutto in quella, che era la settimana di Ferragosto.
E quindi il posto più intelligente in cui, nel caso, farsi intercettare da dei nemici.
Giuseppe percepì immediatamente il segnale di una tuta in arrivo. Quando poi si avvicinò sempre di più a lui, riconobbe anche chi stava arrivando. Spense la tuta, e levò il casco. Il sorriso più vivo, felice, gioioso che avesse mai visto sul suo viso, fece capolino fin negli occhi di Giuseppe. Simone atterrò, spegnendo immediatamente dopo la tuta, e levandosi anche lui il casco. Suo figlio gli corse incontro.
“Papà! Sono felicissimo di rivederti!” esclamò.
“Anche io Giuseppe! Anche io!”
“Ma allora significa che siamo tutti usciti vivi da quella trappola infernale!” continuò Giuseppe sorridendo.
Il volto di Simone si adombrò. “No! Noi siamo tutti vivi! Purtroppo Cosimo, Giovanni, Massimo, Amaraldo, Dorian, Jonathan e Claudio, hanno perso la vita!” rispose Simone, guardando seriamente Giuseppe.
Allora anche Giuseppe comprese la crudeltà di quella sua affermazione. Ma ancora una volta la sua immaturità si fece sentire.
“Ma come fai ad essere dispiaciuto per delle persone che fino all’ultimo hanno cercato di ucciderci?!” chiese stizzito Giuseppe.
Simone lo guardò dritto negli occhi. Il suo non era uno sguardo severo. Non avrebbe mai potuto esserlo nei confronti di suo figlio, in quel momento così particolare. Certo era che Giuseppe ne aveva passate parecchie in quegli ultimi mesi. E tutto per colpa di quelle persone, che adesso, finalmente, non costituivano più un pericolo. Però era necessario farlo ragionare, non fosse altro per il pericolo che stava correndo in quel momento.
“Forse hai ragione!” gli rispose con il tono più gentile e rilassato possibile “Però non smetto mai di pensare al fatto che quando ero ancora un ragazzino, stavo per cascarci io con Marco, diventando il suo braccio destro. E che mi sono ritirato giusto in tempo. Poi, quando Marco ci ha provato con Michele, con l’appoggio e l’aiuto di Amaraldo, è riuscito a fargli fare delle cose bruttissime. O perlomeno a provare a farle a noi. e se non fosse stato per la sua umiltà probabilmente oggi noi, qui, non ci saremmo stati. O comunque non ne saremmo usciti vivi. Alla fine, Giovanni, uno dei Tre Fratelli, si è ravveduto, rendendosi conto della malvagità dei suoi stessi fratelli. È stato lui a predisporre le quattro stanze in modo da permetterci di trovare una via d’uscita. Anche se poi Giuseppe non è riuscito a salvarlo, perché Giovanni è morto quando Giuseppe ancora non aveva liberato Anna. E non so fino a che punto, anche gli altri, siano stati succubi della volontà e del carisma estremo posseduti da Marco!”
Giuseppe era visibilmente scosso per quelle cose che aveva appena sentito.
“Ma come fai a sapere tutte queste cose?” chiese.
“Ho visto e sentito tutto. Sia io che la mamma! Ti abbiamo visto anche soffrire per quello che stava succedendo ad Andrea!”
“Già! Andrea! Poverino! E tutto per colpa di quell’animale di Antonio! Ah! Ma appena lo trovo, non me lo lascio sfuggire. Me la deve pagare, sia per Andrea che per avermi ingannato! In tutto questo tempo, ha agito alle nostre spalle, comportandosi da amico mentre tramava subdolamente! Anche se mai avrei potuto immaginare che si trattava proprio del figlio di Marco!”
“Ecco! Proprio a proposito di questo, sono venuto fin qui per dirti una cosa!” cominciò Simone. Ma non fece in tempo a finire. L’unica cosa di cui si accorse prima di cadere a terra addormentato, fu vedere suo figlio che faceva la stessa e identica cosa. Poi il buio.
Anche se aveva avuto l’impressione di averla già vissuta quell’esperienza.

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Buongiorno a tutti!! Eccomi con questo penultimo capitolo. il prossimo, sarà quello conclusivo, quello dei fochi d'artificio.
Grazie a tutti coloro che stanno seguendo questo racconto, ha chi l'ha recensito e anche a chi mi ha fatto, in altri modi, sapere cosa ne pensa!
Ciao
  
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