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Autore: mgrandier    22/05/2017    22 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il mio segreto
 
Emise un gemito profondo e liberatorio. Il corpo gli parve improvvisamente pervaso dalla scarica segreta della vittoria, attraversato da un brivido di onnipotenza che durò un istante, imprimendo nella sua mente un delirio di estasi e possesso, prima di sciogliersi, svanire in una anelata spossatezza.
Si sentì leggero, ma incapace di muoversi; svuotato di ogni energia, eppure invincibile; gli parve di essere all’ultimo istante di vita, ma anche immortale.
Si abbandonò su di lei, nascondendo il volto alla base del suo collo mentre, spossato, riprendeva fiato, deliziandosi del suo profumo inconfondibile, insinuandosi tra le ciocche morbide della sua nuca.
- Mi auguro che il Capitano Marval non sia nella sua cabina … - mormorò Oscar, sbuffando poi a labbra strette, per soffocare una risata - … perché in caso contrario, non avrò il coraggio di guardarlo in volto fino al momento dello sbarco a Goteborg … -
André non si trattenne dal ridere a propria volta, sussultando un poco su di lei, prima di riuscire a sfilare un braccio da sotto il suo collo per poi poggiare il palmo a terra, insinuandosi a fatica tra il capo di Oscar e il fondo panciuto di un sacco di tela grezza, da cui proveniva un intenso aroma speziato.
Sollevandosi con non poca fatica, facendo leva anche sulla parete esterna della cabina, contro la quale era incastrato, André scrutò Oscar per qualche istante, accarezzando con lo sguardo il suo viso accaldato, le sue labbra rosse e lucide di baci e desiderio appagato, i suoi occhi socchiusi che, anche nell’ombra, riusciva a scorgere scuri di passione e piacere.
- Per quanto mi riguarda, Marval potrà pensare quel che vuole, Oscar: io non avrei potuto attendere un minuto di più … - ammise scuotendo il capo - … non dopo tutto quello che è successo! –
Era la pura e semplice verità; entrambi ne erano consapevoli.
Avevano affrontato il viaggio verso Le Havre con l’animo stretto tra speranza e incertezza; avevano sfiorato la partenza assaporando l’ultima notte di attesa con il cuore rivolto al futuro … e poi erano stati gettati nell’angoscia dell’aggressione, nella disperazione nera dello spettro della separazione definitiva, fino a ritrovarsi con il peso del giudizio del Generale sospeso sulle loro teste come una immensa spada di Damocle …
Infine, erano riusciti a salpare.
Nel momento della partenza, aveva vissuto come se il tempo si fosse dilatato, rallentandosi in un estenuante stillicidio di istanti senza fine. Nonostante fossero ormai trascorsi alcuni giorni, ricordava distintamente una moltitudine di particolari … e riusciva rivedere tutto nella propria mente, fin nel minimo dettaglio.
Sentiva il vento fresco del mattino insinuarsi tra i capelli, provocandogli un brivido che dalla nuca gli risaliva sul capo, mentre le ciocche disordinate si incollavano alla fronte; aveva ancora il fiato spezzato dalle sferze energiche di quelle folate che avevano dato vita alle vele, gonfiandole di un innato desiderio di libertà. Poteva socchiudere gli occhi al sole bruciante, ancora basso sull’orizzonte dell’entroterra, e rivedere il contrasto tra i prospetti bianchi e i tetti scuri delle costruzioni affacciate sul porto, assiepate al cospetto della spianata del mercato come una folla di curiosi desiderosi di salutare le navi di in partenza e di accogliere quelle in arrivo. Udiva ancora il gorgogliare delle onde infrante contro la chiglia della Florentia, lo scricchiolare del legno provato dalla navigazione e le urla degli uomini a bordo, che con poche parole gridate in un gergo oscuro comunicavano tra loro animando il ponte di un fervore capace di agitare anche il suo animo digiuno di navigazione.
Soprattutto, rivedeva l’ultima cima sciolta dall’ancoraggio che aveva trattenuto la nave alla banchina, l’allontanarsi progressivo del molo e la figura di Girodel che, fermo tra la folla che salutava la partenza di ogni imbarcazione, aveva atteso vegliando sulla loro partenza fino all’ultimo istante, attento e determinato a proteggerli. Lo aveva visto sorridere, quando la Florentia si era finalmente liberata dall’ultimo vincolo, separandosi dal molo, librandosi leggera sull’acqua, e allora André aveva sollevato un braccio per salutarlo, mentre con l’altro aveva stretto a sé Oscar, perché quella fosse l’ultima immagine che l’amico potesse ricordare di loro.
Il profondo sospiro di Oscar lo riportò alla realtà; puntò allora le ginocchia a terra, si chinò a sfiorarle le labbra con le proprie, ancora una volta, e poi si sollevò lentamente da lei, evitando con attenzione l’incastro di casse e sacchi nel quale si erano conquistati un giaciglio di fortuna. Si mise in piedi, armeggiando con i propri abiti, riaccomodando i lembi della camicia nelle brache e poi passando le dita tra i capelli, quasi avesse premura di rendersi presentabile, pronto ad un incontro importante.
Oscar, al contrario, stava ancora distesa a terra, le ginocchia nude sollevate e poggiate l’una contro l’altra, le braccia  piegate sul ventre, il seno appena coperto dalla camicia completamente slacciata e il capo un poco reclinato all’indietro; la sua espressione rilassata e distesa, la sua naturale bellezza e il netto contrasto con lo spazio angusto e soffocante della loro cabina, lo colpirono.
Non era certamente la prima volta che poteva osservarla liberamente, era consapevole di aver già conosciuto il suo corpo e di aver oltrepassato ogni barriera potesse ancora esistere tra loro; tuttavia, lo colpì la naturalezza con cui Oscar si era esposta a suo sguardo, come al suo tocco e al richiamo del suo corpo. Era stato sorpreso nello scoprire la forza con cui lei gli si era votata, scegliendo di legarsi a lui; era stato orgoglioso del modo in cui si era esposta di fronte al Generale, difendendo con fermezza la propria scelta; e ancora, continuava a emozionarlo e spiazzarlo, per la totalità con cui riusciva a vivere il loro amore, riversando ogni energia e ogni risorsa nel loro rapporto, pur conservando la propria peculiare unicità.
In quel momento, con la mente offuscata dall’amore vissuto sulla propria pelle, anche l’ultima barriera cedette. Non seppe più attendere, quasi che gli fosse impossibile tenerle ancora nascosto qualcosa di sé e continuare a preservarla al di fuori di quell’ultimo angolo scuro del proprio passato che per tanto tempo aveva dovuto celare nell’ombra, ad ogni costo, convinto che rivelarle la verità avrebbe potuto costargli molto … forse tutto.
Pensò per un istante alla Reggia dove avevano trascorso insieme tanto tempo, all’uniforme che li aveva separati e poi alle armi che per anni lo avevano avvicinato a Oscar in duelli serrati, fino a sfiorarsi, fino quasi ad assaggiare il suo respiro, mentre un pensiero insistente pungeva come colpa e desiderio, tarpando le ali all’istinto per prendere forma di promessa di fedeltà. Rivide chiara l’immagine del Generale che al porto, dandogli le spalle, si era allontanato congedandosi con la promessa di raggiungerli, per accompagnare Oscar all’altare, e percepì ancora addosso a sé quell’ultimo sguardo, pieno di dignità e contegno, che lo aveva colpito prima di scivolare nell’ombra lontana della città. Un istante in cui aveva sentito su di sé tutto il carico di un altro sguardo, così simile a quello che, nonostante appartenesse armai ad un passato lontano, si fece vivo e pungente nella memoria, come nodo mai del tutto sciolto. Soprattutto, tornò all’istante sospeso in cui Oscar lo aveva scrutato, in una sorta di attesa inespressa, mentre anche l’ultima domanda possibile rimaneva muta, persa in un sospiro leggero, prima di svanire del tutto; allora lei gli aveva sorriso, era tornata ad abbracciarlo, quasi  rifugiandosi sul suo petto e lasciandosi alle spalle ogni ombra, perché anche l’ultimo spettro potesse trovare la sua strada, soffiando lontano, inafferrabile, come un refolo di vento della notte. In quella stretta, anche l’attimo in cui avrebbe potuto aprire il proprio animo, si era perso in un turbine di nuove emozioni, e André, travolto dal bisogno di andare oltre, aveva superato quello che ormai sembrava qualcosa di remoto, per lasciarsi finalmente trasportare nel loro futuro. Sul quel molo, aveva di nuovo scelto di tacere, portando un fardello che ormai gli parve impossibile reggere ancora.
In un nuovo contrasto di ricordi, preso da una nuova urgenza, tornò a inginocchiarsi di fronte a lei, allungandosi fino a raccogliere le sue mani tra le proprie.
- Ti devo spiegare. – le disse senza preamboli, e lei corrugò la fronte, spalancando gli occhi, disorientata.
- Voglio che tu lo sappia, perché … non ha senso che io te lo tenga ancora nascosto, anche se mi vergogno immensamente per ciò che devo dirti. – riprese tutto d’un fiato.
Oscar scosse il capo, inizialmente confusa, ma poi parve comprendere e si sollevò a sedere, liberando per un attimo le proprie mani per afferrare i lembi della camicia e sovrapporli sul seno, fino a coprirsi un poco; la vide prendere fiato, sollevando le spalle e poi rilassandosi, come volesse prepararsi al peggio – Ti ascolto. – gli disse infine e André non poté che chiudere gli occhi per un istante, prima di liberare il proprio animo.
- Io so perché tuo padre mi riteneva responsabile di quello che è accaduto a corte. – esordì, cercando di andare dritto alla questione.
Oscar lo fissò per un istante, cercando evidentemente di comprendere – A cosa ti riferisci, esattamente? –
André sospirò, prendendo immediata consapevolezza del fatto che non sarebbe stato per niente semplice affrontare l’argomento; forse sarebbe stato anche peggio di come lo avesse immaginato.
- Il Generale, quel giorno nella scuderia … quando ti comunicò il tuo congedo … e ti portò via … - cercò di spiegare, mentre Oscar annuiva seguendo con attenzione il suo discorso - … ecco lui in quella precisa occasione si adirò con me … e iniziò a parlare di tradimento … -
Oscar socchiuse lo sguardo, per poi cercare di ricordare qualche dettaglio in più – Lui non voleva che io ti portassi con me; mio padre non poteva accettare che io ti volessi al mio fianco. E’ per questo che ti fece colpire e poi … -
- No, Oscar. – la interruppe - Lui reagì alle tue parole … quando comprese che tu non … - si fermò, in difficoltà a proseguire e dovette prendere fiato, cercando il modo di esprimersi alla meglio, mentre Oscar, ormai desiderosa di comprendere, gli si fece più vicina, mettendosi a sedere sui talloni.
- Tu dicesti qualcosa in merito al fatto che lui ti aveva mandato da Hans per essere … violata. – le precisò, ricordando la parola precisa da lei pronunciata – E allora, solo allora, lui ha esploso la sua rabbia verso di me. –
Oscar fissò lo sguardo nei suoi occhi, evidentemente confusa – Io continuo a non capire. –
André ripensò allora a quando il Generale, per la prima volta, aveva affrontato Oscar dopo l’episodio del ballo a corte, quando lui stesso era intervenuto e l’aveva salvata dalle percosse del padre - Oscar … In occasione del vostro scontro, nel suo studio, tuo padre aveva parlato di ordini da eseguire, ricordi? E anche allora, quando ho cercato di difenderti, mi aveva schernito, perché proprio io cercavo di venire in tua difesa … -
Lei annuì, seguendo le sue parole e allora André riprese a raccontare, superando nuove remore – Riesci a seguirmi? Tuo padre non si aspettava che tu fossi turbata all’idea di un incontro privato con Hans, né che potessi sottrarti ad un incarico che prevedesse di … - esitò un istante, perché troppo difficile era proseguire su quel terreno, ma poi riprese, più convinto – Sosteneva che tu fossi pronta a quell’incarico, più forte di ogni uomo, proprio perché donna e consapevole delle debolezze degli uomini, ricordi? –
Oscar rimase attonita, annuendo lentamente – Lui davvero credeva che io non avessi problemi a incontrare Fersen perché istruita e pronta a … anche a … -
- Un militare al servizio di trame senza scrupoli, non si può fermare di fronte a nulla; o almeno questo era quello che deve aver creduto tuo padre pensando di avviarti alla vita militare, donna in un mondo di uomini, pronta a combattere con ogni arma in tuo possesso, per sostenere le cause di coloro che avevano creduto nelle ragioni di tuo padre, avallando la tua nomina. –
- E tu … perché prendersela con te, allora? – chiese allora Oscar, ancora confusa – Tu, forse, avresti dovuto sapere … o forse sapevi? –
Non riuscì a risponderle; rimase a guardarla, per qualche istante, prima di voltarsi, per rimettersi in piedi appoggiando una spalla al profilo superiore della cuccetta e puntando il capo sulla parete di legno, come a rimanere in attesa, con il cuore gravato dal peso della colpa che ormai aveva rotto l’argine in cui da anni era rimasta chiusa. Chiuse gli occhi, ascoltando i rumori lenti e ripetitivi con cui la nave avanzava nell’acqua e poi il sommesso fruscio in cui riconobbe il movimento di Oscar.
- Te lo aveva ordinato lui, mio padre? –
Udì la sua voce, sommessa, giusto alle proprie spalle, e capì che l’aveva seguito, sollevandosi a propria volta dal pavimento; sospirò e poi annuì lentamente, certo che lei avesse ormai compreso.
- Quando? – chiese poi lei, controllando la propria voce, e André sollevò il capo dalla parete, voltandosi per risponderle a viso aperto.
- Molto … molto tempo fa … - le rispose, vago.
- QUANDO? – chiese ancora lei, perentoria, stringendo le dita sui palmi, con i pugni serrati e le braccia tese, lungo i fianchi.
André esitò ancora, prima di rispondere, consapevole del fatto che, rispondendo, l’avrebbe in qualche modo ferita; ma poi scosse il capo e non si oppose oltre – Prima del tuo incarico. – ammise.
- Cosa? – si stupì allora lei – Vuoi dire che già prima che io accettassi di divenire Comandante della Guardia Reale, lui ti aveva … –
- Sì. – confermò semplicemente – Ancora prima di accettare il supporto del partito e di invischiarsi nelle trame di quella gente senza scrupoli, era consapevole di quale fosse l’ambiente in cui ti avrebbe mandata in servizio. In ogni caso, avresti potuto essere impiegata in qualche missione delicata per la protezione della Principessa, agire come spia … o chissà cos’altro; il Generale voleva che tu fossi pronta. A tutto. -
- Era questo che avresti dovuto fare quel giorno … quando mi raggiungesti al fiume? – gli chiese allora lei, a bruciapelo, e non poté che sorprendersi di fronte a quella domanda, che gli mostrava quanto avesse davvero compreso le circostanze di quella vicenda e quanto desiderasse comprendere fino in fondo l’accaduto.
- Io avevo spiato il vostro incontro – riprese allora Oscar, seguendo il proprio ricordo - e avevo udito mio padre mentre ti chiedeva di convincermi ad accettare l’incarico; ma poi ero fuggita, colpita da quello che avevo visto … -
Incrociò il suo sguardo, aspettandosi un riflesso di accusa o delusione, ma ancora dovette arrendersi, alla sua espressione sincera e semplicemente desiderosa di chiarezza.
- Già … - ammise allora ancora – … probabilmente non hai udito tutto: avrei dovuto convincerti ad accettare l’incarico e … provvedere al resto, in qualche modo; e anche quando andai a riferirgli che non avrei mai potuto convincerti ad adattarti una vita che non desideravi, lui non volle sentire ragioni. Tu, d’altra parte, in quel frangente avevi già compiuto la tua scelta … – le ricordò allora - … e per tuo padre, da quel momento, tutto doveva essere fatto a suo modo. –
Lo fissò ad occhi sgranati, fragile, colpita, nonostante tutto, da quello di cui era venuta a conoscenza e che non aveva ancora metabolizzato completamente; dischiuse le labbra, inumidendole rapida, prima di tornare a lui, chiedendo in un sussurro – Perché tu, André? -
- Per la stessa ragione per cui ha ordinato a me di convincerti ad accettare, Oscar. – le spiegò, con un sorriso mesto – Sapeva che tra noi c’era una confidenza … speciale; probabilmente aveva intuito che avrebbe potuto accadere in qualunque momento, anche senza che mi fosse ordinato di farlo, e mi disse chiaramente che aveva … fiducia in me, che tu mi avresti ascoltata e che anche il resto sarebbe stato possibile. –
Lasciò il suo sguardo, imbarazzato, e scorse le sue mani, i gesti nervosi con cui le chiudeva una sull’altra, senza sosta; allora si fece coraggio e prese ancora quelle mani tra le proprie, accarezzandole e placando quel movimento inquieto con un contatto calmo, amorevole.
- Oscar … - la chiamò, pronunciando il suo nome lentamente, perché la voce risuonasse calda e giungesse al suo cuore, e lei avvertì quel richiamo e sollevò lo sguardo, affondando nel suo - … Ricordo come fosse ora il tono con cui mi parlò: mi fronteggiava, mi pareva un gigante; era perentorio, non ammetteva replica e io ero solo un giovane uomo che non voleva altro che il tuo bene, ma che nulla poteva immaginare del proprio futuro. – attese un istante, scorgendo nei suoi occhi il proprio riflesso e trovando in essi il desiderio e l’invito a proseguire – Avevo solo te e niente altro, ma lui mi stava ordinando di sfruttare la tua fiducia per … per renderti diversa; stava esercitando il suo potere su di te … e per farlo aveva scelto di usare me. – le spiegò poi - Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo, evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama, allora forse, avrei avuto la libertà. La libertà di obbedire. –
La avvertì improvvisamente docile tra le braccia, le dita fattesi morbide all’udire quelle parole, e allora rese la propria presa più salda, sollevando le sue mani fino alle proprie labbra e depositandovi un bacio delicato, là dove il suo anello era visibile. Indugiò sull’argento, riconoscendo nel metallo il tepore del corpo a cui era legato, fino a sciogliervi il proprio.
– Tuttavia io non ero libero. – riprese, muovendo le labbra ad un soffio dalle sue mani e poi sollevandosi, tornando ad affondare lo sguardo nel suo – E da quel giorno ne ebbi l’assoluta consapevolezza: io ti amavo già allora e non avrei mai osato nulla al di fuori di un amore pieno e consapevole anche da parte tua. –
La vide tremare, scossa da un brivido, e sollevare le mani fino a portargliele alle spalle, per poi intrecciarle sulla nuca, facendosi ancora più vicina.
- Era questo il tuo tradimento, André? – lesse la domanda sulle sue labbra, ormai così vicine da poterle sfiorare, e annuì in risposta, mentre lei stessa riprendeva a parlare – Era questo il tuo scegliere tra lui e me, la sua resa e la tua vittoria. – affermò infine, ormai sciolta in una calma caldissima che divenne carezza morbida e vellutata sulle sue stesse labbra.
Ne assecondò la lusinga, prima di fermarsi un istante, mormorandole in risposta – Ed era questa la mia colpa, Oscar, perché se io avessi fatto quello che mi era stato ordinato, tu quella notte, non saresti fuggita … -
- Forse avresti dovuto semplicemente parlarmene … - ipotizzò allora lei, in sospeso, tra un bacio e l’altro.
- … e tu in qualche modo saresti cambiata, Oscar. - intervenne, in risposta, agitandosi un poco - Non saresti stata più la stessa che conoscevo e chissà cosa avresti potuto scegliere … Forse non sarebbe accaduto niente di tutto questo, oppure saresti rimasta al ballo a compiere il tuo dovere … -
Oscar si irrigidì, all’udire quell’ipotesi; si morse le labbra e scosse appena il capo, corrugando la fronte – In questo caso, non sarei nemmeno tornata da quel ballo! – commentò con tono di accusa, prima di riprendere, più dolcemente – O forse, più probabilmente, a quel ballo non sarei mai nemmeno andata, perché ormai presa da ben altri pensieri. –
Sorrise, in risposta a quella semplice idea e non poté che annuire, cullando l’idea che nonostante tutto, in un modo o nell’altro, il loro amore avrebbe comunque trovato la strada per realizzarsi.
- Sei arrabbiata con me? – le chiese d’impulso, improvvisamente preoccupato; ma l’ombra del dubbio non poté nemmeno insinuarsi oltre il limite di quelle parole.
- No! – gli rispose lei immediatamente, stringendo ancora un poco l’intreccio dei polsi dietro alla nuca, quasi temesse che lui potesse allontanarsi da lei – Non potrei mai esserlo … non per una cosa simile! –
- Ma tuo padre mi ritiene responsabile di quello che è accaduto. – precisò allora.
- Mio padre è un uomo d’onore: accettò di scioglierti da qualunque accordo, senza ritorsioni, quando glielo chiesi, e così è stato, nonostante ora io abbia compreso quanto possa essergli costato accettare il fatto che tu non abbia eseguito i suoi ordini. – riprese Oscar – Forse fatica ad accordarti il suo perdono … ma le sue parole mi hanno fatto capire quanto, a modo suo, abbia agito spinto dall’amore per me, anche quando ha tentato di allontanarmi da te. -
Posò le mani aperte sulla sua schiena, trattenendola a sé, in un gesto istintivamente possessivo – Credi che io sia stato … uno stupido, allora? – le chiese; ma lei di nuovo non lasciò spazio a quel pensiero, scuotendo il capo decisa.
- Non lo penso e non lo sei stato, André. – lo riprese subito sollevandosi un poco dal suo petto – La tua è stata una scelta coraggiosa che rende merito all’uomo che eri e che sei diventato mantenendo fede ad una scelta difficile, che ti è costata molto più di quanto io possa immaginare. – proseguì poi tornando più vicina - … ma forse mio padre avrà bisogno di tempo per accettarlo. – concluse poi, sulle sue labbra.
Allora cedette a quella lusinga appoggiando la schiena alla parete, sotto la spinta sensuale con cui Oscar lo aveva indotto ad arretrare un poco, in quello spazio ristretto, fino a aderire completamente al suo corpo; portò le mani ai suoi fianchi, risalendo in una carezza lenta e insinuandosi sotto la stoffa della camicia, mentre le loro labbra si rincorrevano in una danza morbida e calda che sembrava non lasciare tregua.
In un istante, si trovò a pensare al tempo trascorso ad osservarla di nascosto, soffocando ogni pensiero che non fosse il più puro e amichevole, perché anche il minimo dubbio sulla sua condotta fosse fugato; sorrise tra sé, tra un bacio l’altro, ricordando le notti di tormento, i sogni proibiti e le lacrime versate in silenzio, nascosto nell’ombra della propria camera … e poi fece scivolare ancora le mani sulla schiena, seguendone la curva morbida fino e riempirsene i palmi.
- Cosa faremo, laggiù? – gli chiese d’un tratto lei, strappandolo alla sua pace e riportandolo alla realtà.
- Io … - esitò un istante, mentre recuperava qualche riferimento, e il ricordo di discussioni già avvenute in un momento indefinito - … Hans ha parlato di famiglie che cercano istitutori per i propri figli … forse anche alcuni parenti suoi potrebbero aiutarmi a trovare un impiego simile, raccomandandomi a dei conoscenti. – riuscì poi a spiegare, continuando ad accarezzare la sua schiena con la punta delle dita, quasi non volesse lasciare il filo di ciò da cui lei l’aveva strappato.
- Capisco … - commentò allora lei, con lo sguardo assottigliato - … io invece ti vedrei a fare altro, sai? – lo provocò.
- Sì? – rise di rimando, incuriosito dalla sua espressione quasi concentrata – E cosa, di grazia? –
Non lo fece attendere ed espresse immediatamente quella che, probabilmente era davvero un’idea sulla quale aveva avuto modo di riflettere - Dovresti scrivere. – affermò decisa, per poi riprendere, senza lasciargli il tempo di esprimere i propri dubbi – Hai sempre avuto talento nella scrittura; tieni un diario fin da quando eri un ragazzo e so per certo che sai esprimere al meglio quello che senti, ciò che provi … -
L’idea di Oscar lo sorprese quasi quanto l’entusiasmo che aveva colto nelle sue parole; rise tra sé, nel tentativo di immaginarsi scrittore e intimamente lusingato dalla fiducia che lei gli aveva espresso con tanta genuina energia – E … cosa potrei mai scrivere, secondo te? Di cosa potrei mai raccontare, io? – le chiese infine, accarezzando appena l’idea di avvicinarsi davvero alla scrittura.
- Beh … potresti scrivere un racconto, una sorta di romanzo dove si intrecciano sentimenti, aspettative, avventura … - gli suggerì lei, restando vaga, ma evidentemente mossa da un’idea precisa, e allora lui non perse tempo incalzandola.
- Dimmi di più. Dimmi di cosa vuoi che io scriva, Oscar. -
Lei lo fissò per un istante, improvvisamente seria; le sue labbra serrate si ritrassero in un gesto nervoso, mentre lei rimaneva concentrata, e lo sguardo si puntava nel suo, sempre più intenso. André trattenne il respiro, rimanendo immobile, con i palmi caldissimi aperti su di lei e il suo corpo morbido poggiato addosso; riuscì ad intuire il ritmo del suo respiro, il battito del suo cuore e il pulsare leggero dell’emozione che la vece vibrare un attimo prima di tornare  parlare.
- Scriverai la tua storia, André, la nostra storia; e so già come potrai chiamarla: il titolo sarà Il mio segreto. –
 
Fine
 
 
Una piccola nota … Ho preso in prestito il personaggio di Madame Adelaide e l’ho dipinto a mio piacimento, rendendola sicuramente più perfida e sgradevole di quanto non potesse essere stata. La vera Madame Adelaide probabilmente lasciò Versailles con la sorella Victoire in seguito alla marcia delle donne parigine alla Reggia, nell’ottobre del 1789; le leggi contro la chiesa cattolica le indussero a lasciare la Francia e dopo essere state persino arrestate, riuscirono a riparare in Italia. Madame Adelaide morì nel 1800 a Trieste.
Il racconto, tuttavia, non ha alcuna pretesa di carattere storico né divulgativo e qualche licenza dalla realtà mi sembrava accettabile.
 
 
Angolo dell'autrice
Ebbene … l’ho davvero portato a termine!

Questo racconto era nato molto tempo fa da un’idea decisamente balzana che poi si è progressivamente arricchita di contenuti e dettagli, ma proseguendo sempre lungo il tracciato originario, fino a raggiungere il finale che, incredibile a dirsi, doveva avere fin dal principio. Chiacchiere tra amiche con la passione della storia e con chi condivide con me l’hobby della scrittura e per Oscar e André, letture parallele e interessi personali, hanno aggiunto spunti e argomenti, e pure determinato il taglio del racconto, fino a creare il caleidoscopio definitivo.
Quello di Oscar e André è stato un percorso lungo … ma anche il mio non è stato da meno! Credevo di cavarmela con pochi capitoli (ma questa l’ho già sentita in passato e non avrei dovuto caderci di nuovo) e ho finito per scriverne una infinità, molti più di quelli che avrei immaginato e voluto. Per questo, quando l’entusiasmo è venuto meno e gli impegni, al contrario, si sono affollati sulla mia tabella di marcia, ho davvero creduto di non avere energie a sufficienza per portare la storia fino alla sua naturale conclusione.
Ho davvero faticato, ma ho anche avuto fortuna e ho trovato chi mi ha fatto un grande dono, accompagnandomi fino all’ultimo capitolo con dritte e consigli, ma soprattutto con un laborioso e costante supporto morale (che in un caso come il mio, è davvero impegnativo, ve lo assicuro).
Mi permetto una menzione speciale per chi ci ha messo la matita … e le ringrazio sentitamente per essersi lasciate ispirare dal racconto creando splendidi disegni.
Ad ogni modo, mi avete fatto compagnia in tante con i vostri commenti e le vostre emozioni … e non posso che ringraziarvi tutte, una per una, per avermi dedicato il vostro tempo sia nella lettura che nel lasciarmi il vostro pensiero. So che restano tante imperfezioni da sistemare sparse lungo tutto il racconto: quando troverò il coraggio di farlo, cercherò di porvi rimedio. Per il momento, ho bisogno di una luuunga pausa …
Un abbraccio a tutte
 
Maddy
  
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