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Autore: Orunida    22/05/2017    0 recensioni
Questa è la storia di un paese, delle sue tradizioni secolari, è un racconto di vecchie abitudini, di vicende quotidiane e di amori. Lidia è una ragazza qualunque che trascorre ogni estate al paese in compagnia della sua vecchia e saggia nonna. Ma c'è un evento che spezza la monotonia del luogo, un vecchio rito estivo che profuma di magia e che farà conoscere a Lidia qualcuno di veramente speciale ...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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San Vito, 20/08/2006, nell’abitacolo.
 

Un ticchettio di scarpe alte, vestiti che frusciano ad ogni passo, risate argentine e portiere che sbattono. Alla radio i The Calling cantavano:

“If I could, then I would,
I’ll go wherever you will go
Way up high or down low, I’ll go wherever you will go …”

Il rombo del motore ruggì e dal finestrino gli alberi e la collina di Inna cominciarono a muoversi, così come la luna sopra di loro, sembrava seguirli ed illuminarli in quel viaggio.
Lidia si strinse sul sedile posteriore, nell’abitacolo c’erano lei ed Edi, sui sedili anteriori Simone e Federico. Ginevra e Giacomo facevano strada di fronte a loro nella sera ormai inoltrata.

Era felice che avessero fatto amicizia con ragazzi più grandi, anche solo per la comodità dell’auto. Fino all’anno scorso per andare alla festa di San Vito, il paese sotto la collina sulla quale sorgeva Inna,  le tre amiche e molti altri giovani dovevano farsi dare un passaggio dai propri parenti e la libertà di muoversi, una volta arrivati era sempre stata poca a causa della presenza ingombrante degli occhi di un genitore o di una nonna come Lora.

Edi stava sul sedile accanto al suo, fissava il telefono ed era completamente assente ed imbronciata, lei e Simone non avevano ancora fatto pace; non le era andata giù la versione del ragazzo riguardo alla sera precedente ed aveva parlato a Lidia di un sesto senso femminile, della sensazione che l’avesse tradita e che lui e Federico la sera precedente avessero fatto baldoria con qualche ragazza, sebbene entrambi, negassero.

A Lidia non dispiaceva molto. Non le importava se Federico fosse andato con un’altra la sera prima, le importava solo di parlare con lui quella sera. Aspettava solo quel momento.
Al pensiero il cuore di Lidia fece un sussulto, si strinse la mano sul petto, sfiorando il suo vestito leggero di lino bianco e senza pensarci con l’altra mano strizzò con forza quella dell’amica. Edi la guardò e sorridendole le fece cenno di stare tranquilla.

<< Ehi ma … Che silenzio lì dietro ! >> Aveva sentenziato Federico che terminò così la conversazione calcistica intrapresa con Simone.

Edi e Lidia, un po’ in imbarazzo biascicarono qualcosa.

<<  Stavamo parlando male di voi . >> disse infine Edi, provocatoria .

<< Mmm molto bene allora, adesso ci vendichiamo . >> disse Federico girando la testa verso di loro e ammiccando alle ragazze.

<<  Simò, accelera .>>  Continuò tirando una pacca sulla spalla all’amico.

Simone fece una risata goliardica e mentre Edi e Lidia si guardavano già molto preoccupate, i ragazzi al contrario si scambiarono uno sguardo da vecchi complici intenti in efferati misfatti.

La macchina fece uno scatto quasi impercettibile per la velocità già molto elevata. Superarono subito la macchina di Ginevra e Giacomo e cominciarono a correre per le curve della collina zigzagando in maniera folle. Edi e Lidia urlavano divertite e spaventate allo stesso tempo, i loro capelli volavano impazziti sopra le teste, sferzati dall’aria fredda e pungente della sera proveniente da quei finestrini dove ormai non si vedevano altro che sagome sfocate e fugaci impressioni di paesaggio.

“Back in black
I hit the sack
I’ve been to long I’m glad to be back …”

La voce ruggente degli AC/DC cominciò ad uscire dalle casse dell’auto e sulla schiena di Lidia salirono brividi di adrenalina che la scossero più di quella inebriante velocità;  guardò Federico in uno slancio di coraggio e lo trovò piacevolmente rivolto verso di lei, con un sorriso bianco e bellissimo stampato in volto.

 La macchina cominciò a frenare dopo poco e Lidia riprese con forza il respiro, i suoi capelli ricaddero fluidi sulle spalle nude, gli occhi ancora in quelli di Federico, le mani aggrappate allo schienale del suo sedile.

<< Yeaaaaah. Siamo arrivati ! >> Disse Simone estasiato.

Il rombo di un’altra macchina li raggiunse fermandosi con una sgommata fragorosa accanto a loro.

<< Ma io dico, siete completamente USCITI FUORI DI TESTA ?! >> Urlò Ginevra affacciata dal finestrino dell’altra macchina con la paura negli occhi .

<< Avevamo bisogno di una scossa . >> Urlò Lidia con lo sguardo ancora rivolto su Federico. Stavolta fisso sulle sue mani che si giravano in tranquillità una sigaretta.

Tutti risero e sbattendo le portiere uscirono e si incamminarono verso il centro del paese.
 
***
San Vito, un’ora dopo, alla fiera
 

San Vito non era come Inna. Scendendo la collina un po’ di quella magia del paese era già scomparsa. Si respirava un’aria diversa, già molto più cittadina. Le persone si muovevano in modo confusionario, affrettato e assordante. Le macchine sfrecciavano per la strada cementata; ad Inna non ne vedevi mai, l’auto si usava solo per arrivare e al momento di andarsene.

La festa di questo paese era una semplice fiera di città. Non era legata a qualche ricorrenza particolare.
Banchi di venditori ambulanti ricoprivano la via principale, luminarie appariscenti e sfarzose facevano scomparire le stelle del cielo, le persone si affollavano nei bar e nei ristoranti,  qualcuno stava ancora mangiando. La maggior parte dei ragazzi beveva nei pub.

Insieme si diressero in un locale dove un gruppo suonava del blues, su un piccolo palco traballante e improvvisato.
Edi chiese un cocktail al bancone, gli altri la seguirono a ruota, tranne Federico e Lidia che si erano fermati di fronte al palco ad ascoltare.

Erano uno accanto all’altro;  Lidia si accorse che le loro mani, se solo uno dei due avesse mosso un dito, avrebbero potuto sfiorarsi. Federico fu assuefatto dal profumo fresco e fiorato di lei . Entrambi erano immobili, imbarazzati, sospesi fra musica e sensazioni di piacere, in una bolla densa e fragile.  Nessuno dei due sapeva come rompere il ghiaccio.

Federico prese coraggio. Afferrò la mano di Lidia con forza, si avvicinò al suo orecchio trattenendo l’impulso di baciarle il collo.

<< Prendiamo una birra e usciamo, ti va ? >>

Lidia non ebbe la forza di rispondere, scosse semplicemente il capo. Sentiva la mano calda di Federico, avrebbe voluto stringerla per tutta la sera, avrebbe voluto averla anche quella notte, nel suo letto.

Federico la trascinò al bancone ed ordinò due birre, lasciò la mano di Lidia e le cinse con tocco leggero un fianco. Mentre aspettavano, senza guardarla le sfiorò i capelli dalla nuca fino alla schiena, poi glieli scostò piano e toccò la sua pelle nuda.

Presero le birre e si diressero fuori.  Lidia si sentì riavere, fra le mani di Federico che la sfioravano, il caldo e il chiasso del locale le sembrava di essere stata in apnea per un bel po’.
Scelsero una panchina sopra la via principale, non molto lontana dal locale che si erano appena lasciati alle spalle. Era un posto più tranquillo. Accanto a loro c’era il piccolo gazebo chiuso di un fioraio, di fronte a loro, in lontananza, la lunga strada della fiera inondata da luci e colori.

Lidia sospirò forte, senza accorgersi di averlo fatto in maniera tanto sonora. Si scolò velocemente un sorso di birra e come al solito le andò di traverso, facendola cominciare a tossire. Non poteva essere successo di nuovo!

Federico cominciò a ridere e a tirarle piccole pacche affettuose all’altezza del torace, poi le cinse le spalle con un braccio.

<< Perché sei così meravigliosamente imbranata ? >> Si avvicinò tantissimo al suo viso, il suo orecchino scintillava alla luce notturna, Lidia non sapeva dove guardare ora. Così cominciò a fissarsi i piedi che calzavano semplici sandali in cuoio.

Federico si adagiò sulla clavicola di Lidia, con il naso si fece strada lungo il suo collo, immergendo le mani nei capelli foltissimi di lei ; li massaggiava sensualmente e ne assaporava tutto il profumo, lei sentì le sue labbra schiudersi piano, le stava baciando un orecchio; chiuse gli occhi e sentì salire un calore dentro di sé, si accorse che le sue gambe si stavano aprendo leggermente, in modo involontario.

Federico salì con le labbra sulle guance di Lidia, lei aveva la pelle morbida e liscissima.

Lidia invece si sentì sfiorare dalla sua barba corta e un po’ pungente.

I loro nasi cominciarono a toccarsi, lei aveva gli occhi ancora chiusi e li aprì nell’attimo in cui le loro labbra stavano per sfiorarsi, Federico la guardava dolcemente dai suoi occhi a mandorla, un angolo della sua bocca si incrinò leggermente in un mezzo sorriso.

<< Adesso no, dobbiamo parlare >> Le sussurrò sulle labbra.

Lidia si morse il labbro, aveva immaginato di farlo con le labbra di lui, soffocando la voglia irrefrenabile di avvinghiarsi al suo petto.

Si ricompose e sistemò i capelli, entrambi sorseggiarono un altro sorso di birra, lei imbarazzatissima lui con un espressione di piena soddisfazione sulle labbra.

<< Va bene, parlami. >> Disse Lidia con occhi dolcissimi.

Si accorse che il volto di Federico si rabbuiò, sebbene la sua carnagione bianchissima rilucesse al tocco candido della luna.

Cosa stava per dirle ?
 
***
Cari lettori,  spero che questo capitolo vi abbia trasmesso le stesse forti sensazioni provate dai protagonisti.

Magari vi ha rievocato teneri sguardi, baci rubati o vi ha fatto sognare la persona che avete sempre  desiderato … Per me scriverlo è stato esattamente così.

Vi lascio sulle spine ma vi informo che, impegni permettendo, tornerò giovedì per un nuovo capitolo.

Restate connessi.

O.
   
 
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