7° Capitolo
Qualcosa
è cambiato
Giunse aprile, il tempo
cambiava in modo lunatico. In quei giorni pioveva in continuazione e
per Kaito era solo una scocciatura: volare con l'aliante era
pericoloso, se la pioggia peggiorava rischiava di restare a terra e
non era mai una buona cosa. Stava meditando di usare la macchina del
padre ma l'avvertimento minaccioso di sua madre urlava in un angolo
del suo cervello, come una vocina fastidiosa.
Ginnastica si svolgeva in
palestra, poiché all'aperto era impossibile. Il cielo era grigio
scuro, pozzanghere di acqua nera erano sulla pista da corsa e il
vento sferzava. Quel giorno facevano pratica di kendō,
non lo praticavano spesso, in genere c'erano altre attività sportive
ma l'insegnate di ginnastica, Arisa Shimizu, doveva essersi svegliata
incattivita, quella mattina.
Era il pensiero di Aoko, che affogava
nella tuta da kendō.
La coordinazione non era il suo punto forte e l'ora di ginnastica era
l'opportunità eccellente di Kaito per prenderla in giro. Cosa che
fece non appena si presentò infagotta, stringendo la katana aveva
una voglia irrefrenabile di dargliela in testa.
<< Sei antipatico!
>>, sbottò lei.
<< E tu permalosa!
>>, ribatté Kaito.
<< Kuroba e
Nakamori! >>, li riprese l'insegnante.
I due si guardarono in
cagnesco e si girarono la faccia.
Saguru si avvicinò ai
due.
<< Salve ragazzi >>.
<< Ciao Saguru >>,
disse Aoko. << Com'è andato il week end? >>.
<< Bene, sono stato
con mio padre a dei convegni sulle tecniche d'indagine. Erano molto
interessanti. Ho letto dell'ultimo colpo sul battello, mi dispiace
per l'ispettore >>.
Aoko sferzò l'aria con la
katana. << Se avessi qui Ladro Kid farei questo!
>>.
L'agitò di nuovo e stavolta perse l'equilibrio, cadendo faccia a
terra. Kaito iniziò a ridere e si chinò ad aiutarla.
<< Ahia >>, si
lamentò lei, toccandosi la testa. << Che botta
>>.
<< Sei proprio
imbranata >>, la prese in giro. Estrasse un fazzoletto
dalla
tuta e l'avvicinò al viso di Aoko. Avrebbe voluto diventare
invisibile perché, dal calore nelle guance, stava sicuramente
arrossendo. Kaito le strofinò il viso e poi le fece vedere il
fazzoletto sporco. << Avevi la faccia piena di polvere!
>>.
Saguru si chiese come
aveva fatto a non capirlo prima, la sua acuta mente di detective non
gli aveva permesso di vedere l'ovvio: Aoko aveva una cotta, se non
addirittura innamorata, di Kaito. Non capiva ancora se lui la
ricambiava ma poteva sfruttare quella debolezza.
Finita l'ora di ginnastica
c'era il pranzo ed Aoko non aveva stranamente fame. Kaito diceva che
il giorno in cui non l'avrebbe vista mangiare si sarebbe preoccupato,
lei aveva insinuato che le stesse dando della grassa e il discorso
era finito con un battibecco. Fuori pioveva ancora, non ritirò
nemmeno il suo vassoio. Rimase in corridoio a fissare il panorama
grigio. Era da qualche tempo che si tormentava con pensieri che la
notte diventano sempre più pressanti: ogni volta che Kaito le si
avvicinava, la prendeva in giro o anche solo vederlo varcare la
soglia di casa Nakamori la rendeva improvvisamente felice, qualunque
fosse il suo umore. E c'era qualcosa, nel suo animo, che le suggeriva
la risposta ma lei non era ancora pronta ad ascoltarla, forse per la
paura di soffrire.
<< Io non sono
niente di speciale >>, mormorò, diventando triste.
Kaito l'aveva notata alla
finestra, buttò i resti dal suo vassoio e si avvicinò. Sembrava in
trance, persa in chissà quale turbinio di pensieri. Le posò una
mano sul braccio e la scosse.
<< Oh Kaito >>.
L'oggetto dei suoi pensieri era lì e cercò di essere naturale.
<< Non hai mangiato?
>>.
<< Non avevo fame
>>.
La prese per le spalle. <<
Aoko... stai male?! >>.
La fece ridere. <<
No, tranquillo >>.
<< Ah ho capito >>,
la lasciò andare di colpo, sembrava a disagio.
Aoko temette il peggio. <<
Cosa intendi? >>.
<< Sì, insomma...
>>, farfugliò lui. << Sono quei giorni
particolari...
>>.
<< Ma che cavolo
dici! >>, sbraitò lei.
Lui mise le mani avanti.
<< Cos'ho detto di male? >>.
<< Sei davvero scemo
Kaito! >>. Aoko ritornò in classe, risentita per l'uscita
dell'amico.
Kaito la guardò,
dubbioso. << Sì, sono quei giorni >>.
Il
pomeriggio, al bar di
Jii, Aoko era seduta al bancone e girava la sua bibita, ghiaccio
mezzo sciolto e la mano sotto il viso. Kaito stava giocando con un
cliente e aveva perso già due partite.
<< Jii >>,
alzò la testa.
<< Mi dica, le servo
altro? >>.
Aoko era titubante nel
porre quella domanda ma era l'unica persona, escluso suo padre, a cui
rivolgersi. << Secondo te... due persone che si conoscono
da
tanti anni possono... cambiare il sentimento che provano, come
l'amicizia? >>.
Il vecchio Jii finì di
sistemare i bicchieri, riflettendo sulla risposta. Aveva capito
perfettamente cosa intendeva la signorina e anche a chi si riferiva,
perciò voleva darle la giusta risposta senza metterla in imbarazzo.
<< I sentimenti
possono cambiare con la crescita. Le persone maturano e, con esse,
anche le sensazioni, i pensieri e... i sentimenti >>.
Aoko ascoltava attenta.
<< L'amicizia è un
sentimento, come l'amore, che cresce piano piano. Quindi per
rispondere alla sua domanda: sì, può succedere >>
La ragazza gli sorrise. <<
Grazie Jii, sei stato molto gentile >>.
<< Di niente,
signorina >>.
La ragazza tornò serena,
ricominciando a bere la sua aranciata. Lanciò un altro sguardo a
Kaito, la sua faccia intendeva un'altra sconfitta e cercò di non
ridere perché era davvero buffo.
Aoko
andò via una
mezz'ora dopo e poi anche il cliente. Kaito si sedette e Jii gli
passò il tablet, la pagina di un quotidiano locale era caricata sul
dispositivo.
<< Il diamante Hope
>>, lesse.
<< È uno dei
diamanti più grandi nel mondo >>, disse Jii.
<< È
di proprietà dello Smithsonian Institute, attualmente in esposizione in
un museo di Washington. Hanno deciso di portarla in Giappone per
permettere
anche al nostro popolo di ammirarla >>.
<< Rischioso >>.
<< Il direttore del
museo, Sean Lewis, pensa che la polizia giapponese saprà proteggere
il gioiello >>.
Kaito fece un ghigno. <<
Sembra che voglia proprio essere rubata >>.
<< Il diamante
giungerà in patria fra cinque giorni >>.
<< Mi dispiace per
Nakamori >>, disse Kaito. << Passerà un
altro brutto
quarto d'ora >>.
La
mattina, a scuola,
Kaito era ancora mezzo addormentato: quella notte aveva studiato le
informazioni sul diamante e dormito poco. Portava la cartella sulla
spalla, assonnato e non si accorse dell'entusiasmo dei compagni di
scuola.
<< Buongiorno
dormiglione! >>.
Il tono di voce troppo
alto di Aoko lo fece sobbalzare, come se si stesse svegliando solo in
quell'attimo.
<< Sei la solita
rompiscatole >>, sbadigliò lui. << È
prima mattina! >>.
<< Stamattina
qualcuno non voleva scendere dal letto >>, lo prese in
giro.
Mugugnò e poggiò i libri
sul banco. Ora che era sveglio si accorse nel fermento che
serpeggiava tra i compagni.
<< Come mai così
eccitati? >>.
<< Ma dove vivi tu?
>>, disse Keiko. << È
la notizia del giorno! >>.
Kaito inclinò la testa di
lato, confuso, e la ragazza gli passò il suo smartphone bianco,
aperto su un quotidiano. Quella mattina si era alzato troppo tardi,
buttato giù tre sorsi di succo e corso a scuola, non aveva nemmeno
acceso il telefono.
La prima cosa che vide fu
la faccia di un uomo anziano, con grossi baffi, folte sopracciglia e
l'aria fiera. Poi lesse la didascalia.
<< Jirokichi Suzuki
sfida Ladro Kid a rubare il diamante Hope... >>,
farfugliò. <<
Che cosa?! >>.
<<
Kaito! >>.
La voce di Aoko risuonò
cristallina. Dopo aver appreso della sfida di Suzuki, Kaito aveva
passato tutto il pomeriggio al bar, copertura usata come tana di
Ladro Kid. Era rientrato giusto per togliersi la divisa scolastica e
memorizzare le prime informazioni per progettare un paio di piani.
<< È pronta la
cena! >>.
Il ragazzo annuì, prese
le chiavi e s'infilò la felpa. Fuori pioveva ancora e prese
l'ombrello, anche se erano pochi metri. Aoko aveva lasciato la porta
aperta, posò l'ombrello all'ingresso e si mise le pantofole. Avvertì
l'odore della cena e sperò che avesse cucinato qualcosa di semplice.
Quando entrò nella sala
da pranzo vide apparecchiato per due.
<< Dov'è tuo padre?
>>, aggrottò le sopracciglia.
<< Fa gli
straordinari, pare sia stato convocato da quel riccone... Come si
chiama?>>, rispose, mescolando qualcosa nella pentola.
Un'altra
era sul fornello più piccolo, il fuoco sotto era spento
<< Suzuki >>.
<< Esatto! >>,
esclamò lei. Prese un po' di riso sul mestolo e lo porse a Kaito.
<<
Riso e curry! >>.
<< Scotta! >>,
si lamentò.
<< Cosa ti
aspettavi? Che fosse freddo? >>, rise.
Si misero a tavola e
quella pietanza era una delle cose che Aoko sapeva cucinare bene.
Accese la televisione e il notiziario parlava della sfida di Suzuki.
Aoko non riuscì a trattenere un verso di rabbia. << Spero
che
Saguru gli metta le manette >>.
<< Ci sarà anche
lui? >>.
<< Pare di sì >>,
rispose, ingoiò il boccone. << Il vecchietto facoltoso
vuole i
migliori detective >>.
Il telefono fisso squillò.
Aoko si alzò per rispondere: all'ispettore serviva un documento e
chiese alla figlia di cercarlo, sarebbe passato più tardi a
prenderlo e di lasciarlo sul mobile dell'ingresso. La figlia obbedì
ed entrò nello studio del padre. In verità non era altro che una
piccola stanza con una finestra striminzita oscurata da una tenda
bianca, pareti tinteggiate avorio e parquet rovinato. C'erano due
grosse librerie, zeppe di volumi, e una bacheca di legno dove c'erano
affissi articoli su Ladro Kid, foto di qualità scadente e appunti di
vario genere.
Aoko frugò nei cassetti e
sotto le cartelle. Kaito la raggiunse, rimanendo sulla soglia.
<< Ti serve una
mano? >>.
<< No grazie >>,
rispose. << Mio padre è molto disordinato
>>.
Kaito notò la bacheca e
si mise ad osservarla. Tra le foto attaccate con degli spilli ce ne
erano quattro piuttosto datate.
<< Papà >>,
disse piano, per non farsi sentire dall'amica. Ritraevano Toichi
Kuroba che volava con l'aliante o in piedi su un palazzo. Fece un
sorriso triste.
<< Eccolo! >>,
esclamò lei, mostrando il foglio, trionfante.
Kaito notò qualcosa
brillare sulla scrivania. Era un tagliacarte con il manico d'oro,
l'unico bell'oggetto della stanza.
<< Non credevo che a
tuo padre piacessero cose del genere >>.
<< Infatti è un
regalo di laurea, da parte di un vecchio compagno di college
>>.
Lasciò il documento sul
mobile come richiesto e tirò fuori un dessert dal frigo.
<< Hai preparato
anche il dessert? >>.
<< Ehm... in verità
l'ho comprato >>, disse lei. << Ma è
buonissimo! >>.
Kaito mangiava il suo
dessert al cioccolato e Aoko era distratta dal notiziario.
Mordicchiava il cucchiaino di plastica, guardando la ragazza ogni
tanto. Non era la prima volta che mangiavano da soli, aveva perso il
conto. Da quando Aoko era entrata alle medie si occupava della casa e
Chikage si era raccomandata di avere cura di Kaito, dai pasti alla
sveglia presto la domenica. Si chiese come sarebbe stata la sua vita
senza di lei, senza quel richiamo dall'altra parte del giardino. La
odiava quando lo buttava giù dal letto alle sette di domenica
mattina, ingurgitava i suoi esperimenti culinari e gli metteva uno
straccio in mano per pulire la villetta. Ma senza di lei vedeva
solitudine e desolazione, colorava la sua vita e cominciò a
chiedersi se l'amicizia per lei non fosse altro.
<< Non era male >>.
Aoko si pulì il viso dalle tracce di cioccolato, la bocca era sporca
come quella di una bambina.
<< Meglio di quei
pancake del mese scorso >>, buttò il cucchiaino nella
confezione vuota, ridotto a un pezzo di plastica inutile.
<< Ehi! Cos'hai
contro i miei pancake? >>, si arrabbiò lei, minacciandolo
con
il cucchiaino del suo dessert.
<< Erano talmente
duri che per poco non mi sono rotto un dente! >>.
<<
Stai sempre a
lamentarti! >>, sbuffò lei, ritirando i piatti sporchi.
<<
Se non ci fossi io saresti denutrito! >>.
Buttò le stoviglie nel
lavandino e si mise il grembiule per lavarli.
Kaito prese uno straccio.
<< Tu lavi ed io asciugo >>.
<< Quale miracolo
stasera? Di solito devo pregarti di pulire la tua stanza
>>.
<< Non fare la
difficile! >>.
Aoko gli passava i piatti,
Kaito li asciugava e rimetteva nel mobile, in silenzio, con solo la
televisione come sottofondo. La ragazza aveva fatto sgocciolare
l'acqua sul parquet, Kaito si spostò per rimettere le posate nel
cassetto e scivolò, finendo addosso ad Aoko, il piatto le cadde nel
lavandino e inzuppò entrambi. Aoko si appoggiò al bancone per non
cadere, Kaito le passò un braccio intorno alla vita per non
rischiare di perdere l'equilibrio e lei si aggrappò alla sua spalla
con una mano. Tremavano per i brividi di freddo, non riuscivano a
interrompere quello sguardo.
Aoko non capiva cosa
stesse accadendo, quegli occhi blu erano una calamita e Kaito
riusciva a contare tutti i battiti del suo cuore, nemmeno quando
indossava i panni del suo alter ego si sentiva in quel modo. Non
c'era paragone con la sensazione che stava provando in quel
frangente. Con l'altra mano tolse i capelli dal viso di lei e Aoko
era certa che il cuore le scoppiasse da quanto batteva veloce.
<< Aoko? >>.
L'incantesimo andò in
frantumi e lui la lasciò andare subito. Aoko aveva la sensazione di
svegliarsi da un bellissimo sogno e cercò di ricomporsi. L'ispettore
Nakamori entrò in cucina, vide la pozza d'acqua e i due ragazzi
composti e distanti.
Li guardò con uno strano
sguardo sospettoso. << Buonasera Kaito! Tornerò a notte
fonda
Aoko, non mi aspettare sveglia >>.
Kaito ricambiò il saluto,
rigido.
La figlia annuì. <<
Va bene papà >>.
Salutò e rimasero soli.
L'imbarazzo era devastante e nessuno dei due riusciva a spiccicare
una sola parola. Aoko riprese il piatto caduto nel lavello e ci passò
la spugnetta. Kaito finì di asciugare il resto delle stoviglie e
gettò lo strofinaccio accanto al lavello.
Lui sfuggì ai suoi occhi.
<< Credo... credo che andrò a dormire >>.
Nemmeno la ragazza
riusciva a rivolgergli lo sguardo. << Anch'io...
>>.
<< Be', buonanotte
Aoko >>.
Gli augurò la buonanotte
anche lei e Kaito uscì dalla casa. Sola, rimase in piedi, ripensando
a quei sessanta secondi e la mano che sfiorava la sua
fronte. Meno di
un minuto ed era stato il più intenso mai vissuto.
Per quanto ancora voleva
mentire a se stessa?
Kaito
rientrò nella sua
stanza, tirò le tende e si sedette sul letto. Cos'era successo?
Vedeva Aoko tutti i
giorni: a scuola, nel tempo libero, nei pasti e in tanti altri
momenti della giornata. Ma nessun incontro con lei era stato intenso
come quel minuto, in cui la teneva stretta e non avrebbe mai voluto
lasciarla andare, sfiorarle il viso, sentire la sua pelle era stato
quasi un bisogno.
Il cervello lo rimandò ad
altri episodi, meno piacevoli: Aoko che inveiva contro Ladro Kid,
Aoko che diceva frasi rabbiose, che gli augurava la prigione. Il suo
odio era troppo grande, non poteva nemmeno darle torto.
<< Ma io non lo
faccio per umiliare l'ispettore >>, si disse. Aoko non
avrebbe
mai capito, come odiava Ladro Kid avrebbe odiato anche Kaito Kuroba,
per le bugie e gli inganni. Si buttò sul letto, mani in faccia,
totalmente confuso sul da farsi.
Dentro di lui aveva una
guerra interiore, forse peggiore della missione che stava portando a
termine e la posta in palio era la persona più importante della sua
vita...
Scuola,
altra giornata di
pioggia.
Aoko era andata da sola,
era uscita prima per non incrociare Kaito: non se la sentiva di
affrontarlo. Non erano mai stati così vicini e sentiva che si era
creata, nella loro amicizia, una crepa.
Quando Kaito fece scorrere
la porta era in compagnia di Keiko e un'altra amica. Aoko lo vide e
si guardarono per qualche secondo, cosa che non sfuggì a Keiko e al
resto della classe, li guardavano curiosi.
<< Ciao >>,
dissero, tesi. Kaito si sedette al suo banco e i compagni gli furono
addosso, peggio di una congrega di vecchie pettegole.
Keiko prese da parte
l'amica, in un angolo. << Aoko, è successo qualcosa tra
te e
Kaito? >>.
<< No! >>.
Aveva risposto con troppa enfasi e non era credibile.
L'amica alzò un
sopracciglio. << Eppure c'era una tensione che si
tagliava con
il coltello >>.
<< Davvero... Non è
successo niente! >>, chiuse in fretta il discorso, grazie
all'arrivo dell'insegnante. Vicini di banco, non si guardarono per
tutta la lezione. Aoko si tormentava le dita, la matita, la penna,
qualsiasi cosa avesse a tiro. Erano abituati a chiacchierare,
scherzare o litigare, quelli erano comportamenti atipici.
Kaito non voleva che la
loro amicizia si riducesse al silenzio e al disagio, solo l'idea gli
fece mancare il respiro, doveva risolvere la questione subito. Anche
perché non era lucido, era distratto e non poteva permetterselo
assolutamente, fra quattro giorni avrebbe rubato il diamante Hope.
A ricreazione ignorò i
compagni pettegoli e richiamò l'attenzione di Aoko.
<< Hai un minuto?
>>.
Fuggi,
fu il primo pensiero ma non sarebbe stato utile. Annuì, bocca
completamente secca. Si appartarono in un angolo delle scale desolato
poiché portava al tetto e fuori diluviava.
<< Aoko >>,
cominciò, anche se non sapeva esattamente cosa dire. <<
Ieri... >>.
Lei non disse niente.
Perché mi caccio in
queste situazioni?!
<< Ieri... è stata
una situazione, diciamo, equivoca >>.
<< Equivoca? >>.
Il cuore le scese nello stomaco.
Kaito si chiese perché
fosse tanto difficile ammettere la verità. Quale situazione
equivoca? Erano due persone attratte l'una dall'altra che si erano
trovate vicine, non era nient'altro.
<< No! >>,
esclamò, aveva iniziato male. << Intendevo che ci siamo
trovati in una situazione in cui si trovano due persone adatte alla
situazione >>. Ma
che sto dicendo?!
Aoko era confusa quanto
divertita, si portò la mano alla bocca e soffocò la risata.
<< Non c'è niente
da ridere! >>.
<< Scusa... ma sei
così buffo mentre cerchi di spiegare quello che provi >>,
disse, continuando a soffocare la risata. Entrambi avvertirono la
situazione sciogliersi e diventare più leggera.
<< Sto cercando di
dirti che io ti voglio bene e... difficilmente riuscirei a vivere la
mia vita senza di te >>.
La ragazza smise di ridere: non
aveva mai detto che le voleva bene. Doveva essere stato
difficilissimo ammetterlo, Kaito era sempre troppo sbruffone per dire
cose tanto dolci. Quella che era accaduto la sera precedente fu
accantonato, per il momento.
Aoko osò un gesto che non
aveva mai fatto, proprio come Kaito: l'abbracciò. Inizialmente lui
rimase basito e poi la strinse. Riuscì a sentire tutto quello che a
parole e per l'emozione non riusciva ad esprimere.
Metà della classe si era
messa a guardarli dal fondo delle scale, Keiko aveva gli occhi a
cuoricino, i ragazzi ridacchiavano e Akako si allontanò, stizzita.
Sciolto l'abbraccio, avvertirono gli sguardi puntati addosso, si
arrabbiarono moltissimo e Aoko, con il suo carattere irascibile, fu
quella che reagì peggio.
<< Fatevi gli affari
vostri! >>.
Una
figura seduta era su
una sedia di pelle, dietro una scrivania. La parete davanti a sé era
una finestra che ricopriva l'intera superficie e c'era uno spettacolo
mozzafiato. Aprì una busta e dentro c'erano delle foto di Ladro Kid,
gli aveva messo un paio di scagnozzi alle costole e aveva un
infiltrato tra i poliziotti che gli forniva tutte le informazioni
necessarie.
Dopo il furto dello
smeraldo cardinale era giunto alla conclusione che non poteva essere
Toichi, le ricerche lo davano per deceduto nell'incidente
commissionato da lui otto anni prima. Ricordava che aveva un
assistente, mai visto in volto.
Aveva deciso di ricercare
quell'uomo, Ladro Kid aveva un aiutante e doveva essere lo stesso di
Toichi. Gettò la busta da lettere nel cestino e poi si accese un
sigaro, prendendo la prima boccata di fumo. Scrisse un messaggio dal
portatile posato di fronte a lui, per mettersi in contatto con Snake.
L'ordine era di continuare a studiare il ladro.
Posò il grosso sigaro e
infilzò la foto con un tagliacarte dal manico d'oro, con odio,
immaginando il giorno in cui l'avrebbe ucciso personalmente, dopo
aver avverato i suoi peggiori incubi.
Angolo autrice!
Ecco un nuovo
capitolo!
Nel prossimo ci sarò una sfida tra il nostro Ladro e
una vecchia conoscenza ;)
LadySherlock=
Ti ringrazio
per la tua recensione! Siamo in due ad essere grandi fan di Ladro Kid
:D
Shinici e Ran amore=
Grazie per tutte le tue recensioni, le ho
lette con molto piacere e sono contenta che la storia ti piaccia! :)
Alla prossima!